Capitolo 9

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

L'AUTENTICITÀ DEL CASO

giorno dopo, nella sera

Gli investigatori con i ragazzini Luka e Sophie fecero ritorno alla villa Cruise appena calò il buio della sera su Mistown, alle ore sette e un quarto, per potersi preparare al meglio e gestire l'incontro con il misterioso signor James Brown e ricevere informazioni sul caso delle sparizioni di persone in città.

Il sole era tramontato, avvolgendo Mistown in un'atmosfera misteriosa e inquietante. Le sue strade erano deserte, e solo il lontano lamento del vento si faceva sentire tra gli alberi. La villa Cruise, trovandosi in un quartiere non tanto centrale, sembrava ancor più imponente nella penombra della notte, con le ombre che si allungavano lungo il viale alberato.

Carlo entrò nella sua nuova stanza con Tommaso ed entrambi si stupirono del lusso tanto da rimanere per lungo tempo a bocca aperta. Charles invece si affrettò a raggiungere il bagno per farsi una doccia, mentre Jackson e Margaret sistemavano ancora delle cose nelle loro camere.

Steven con Faust si fermarono prima a prendere un caffè gentilmente offerto dalla signora Emily, poi andarono anche loro nella loro stanza a cambiarsi d'abito per l'incontro con James Brown.

Intanto passarono i minuti, e ogni ticchettio dell'orologio sembrava un'eternità, dando la stessa impressione di tensione quando erano nell'hotel dei Librai. Finalmente, quando furono le otto meno dieci, suonò il campanello, annunciando l'arrivo di James Brown.

I ragazzi si erano già riuniti nel salotto, chiacchierando del nuovo taglio di Vittorio Terzo e la tinta di Carlo. Sophie, seduta sul divano accanto a Luka, si agitò leggermente mentre tutti gli altri si guardarono, poi con un'aria di risoluzione, Emily si alzò dal divano e si diresse verso la porta d'ingresso e la aprì lentamente, rivelando l'uomo alto e distinto che si trovava di fronte a loro.

James Brown si presentò con un sorriso enigmatico sul volto, i suoi occhi scuri scrutavano attentamente ognuno dei presenti, lasciando trasparire un'aura di mistero e intelligenza.

I suoi capelli castani chiari erano pettinati con cura all'indietro, conferendogli un aspetto sofisticato e affascinante. Indossava un elegante completo scuro, che gli conferiva un'aria da uomo d'affari di successo.

Emily lo invitò ad entrare cordialmente, facendolo accomodare nel salotto. Tutti gli investigatori e i ragazzi poi si alzarono in piedi per salutarlo, mentre James si sedette con grazia su una delle poltrone, mantenendo sempre un'aria di distacco e controllo.

«Buonasera, detectives della Smith & Company, sono grato che avete accettato il caso», disse.

«Buonasera, signor Brown», disse Jackson con un sorriso professionale, «Non ci ringrazi, è il nostro lavoro, e siamo qui per fare tutto il possibile nel risolvere questo caso delle sparizioni. Ogni informazione che avete da condividere sarebbe estremamente utile».

James annuì con un cenno del capo, «Comprendo la vostra dedizione, e sono qui per fornirvi tutte le informazioni che ho raccolto finora sulle sparizioni».

Con gesti misurati, si portò una mano al mento, ponderando le parole da dire.

«Prima di tutto, è importante capire che le sparizioni non sono un fenomeno isolato», iniziò, «Ci sono diversi elementi che suggeriscono un legame tra i casi, ma è necessario procedere con cautela. Ci sono molte persone influenti e potenti coinvolte».

Gli investigatori annuirono.

«Non ci dice nulla di nuovo, prego, prosegua...», accennò Faust.

«Certo. Sono riuscito a risalire a una serie di eventi sospetti e incontri inusuali, e ho motivo di credere che dietro ci sia un'organizzazione segreta, operante nell'ombra...».

«Non la Lugubre Unità d'Influenza, spero», interruppe Margaret, con ironia nel tono della voce.

James guardò Margaret con un sorriso sottile, «La Lugubre Unità d'Influenza è stata solo uno dei tanti nomi che circolavano a Enigley, ma anche qui a Mistown e a Ceniville, signorina, lo sapete».

«Sì, purtroppo lo sappiamo troppo bene», disse Carlo con un sospiro.

James sforzò un sorriso genuino, «Ma non dovete allarmarvi, l'ipotesi dell'organizzazione è vaga, però ci sono altre ipotesi che accusano un misterioso assassino in maschera che uccide tutte le persone che rapisce, e ho scoperto che ognuno di loro comprava sigarette in una tabaccheria comune, la Eagle's Tobacco, quindi potreste partire da lì con le vostre indagini».

Jackson annuì, seguito dal resto degli investigatori.

«Non ha altro da dirci?», domandò in seguito Edoardo.

James sospirò, alzandosi dalla poltrona mentre prendeva la sua cartella dal manico, «No, non ho altro, vi lascio l'indirizzo della tabaccheria. Vi auguro buona fortuna», disse, girandosi di schiena e procedendo verso l'uscita, quando Vittorio lo chiamò.

«Mi scusi, e lei ci ha fatto venire fin qui per dirci queste poche informazioni? Avrebbe potuto comunicarle al telefono come si fa al giorno d'oggi... Posso chiederle il motivo, buon uomo?».

La domanda con tono visibilmente ironico non sfuggì alle orecchie del signor Brown, che girò di scatto verso l'altro uomo dai capelli non più tanto lunghi e neri come la pece, «Certe informazioni è meglio comunicarle faccia a faccia, per come la penso io».

«È stato utile anche per avvertirvi del pericolo che state affrontando, miei cari investigatori, non prendete nulla sotto gamba. Questo caso è più complesso di quanto sembri, e vi consiglio vivamente di fare attenzione a chi vi fidate», avvertì con un espressione enigmatica sul volto.

Subito dopo, uscì dalla porta e la signora Emily lasciò il salotto con i due ragazzini, lamentando la stanchezza e invitando i figli a dormire, lasciando gli investigatori rimasero soli nel salotto con i loro dubbi.

«La buona educazione non esiste più...», commentò Vittorio, riferito a James Brown.

Adriano lo riprese, «Nemmeno a corte era tanto gettonata da certi elementi, di quel che ricordi».

«Ragazzi ascoltatemi», intervenne Jackson, invitando gli altri ad avvicinarsi a lui a cerchio.

«Ci sono troppe cose da chiarire, e la prima è sapere se il caso su cui dobbiamo lavorare è vero o no. Ho visto molta titubanza negli occhi di Brown. Poi, ci ha chiamato qui per alloggiare qui, non ci ha invitato a casa sua... e la signora Emily se ne è subito andata dopo che Brown ha chiuso la porta, dicendo di avere sonno, tutto troppo sospetto», sussurrò.

«Io penso che dovremmo esaminare attentamente ogni dettaglio, e dovremmo partire prima dal capire chi è veramente questo uomo che ci ha parlato poco fa», suggerì Margaret, «Non possiamo dare nulla per scontato, l'inganno è nell'aria».

Steven si passò una mano tra i capelli, sospirando, «Ah, abbiamo bisogno di più informazioni, e dobbiamo essere pronti a fare tutto il possibile per ottenerle. Non possiamo permettere che nulla ci sfugga di mano, quindi dobbiamo spiarlo», sussurrò.

«Concordo», disse Faust, «Dobbiamo capire chi è veramente e quali sono le sue reali intenzioni. Potrebbe essere coinvolto più di quanto sembri».

«E intanto andiamo anche alla tabaccheria, dovremmo dividerci i compiti», rispose Jackson.

Mentre discutevano sul da farsi, si sentì un leggero scricchiolio provenire dalla porta d'ingresso. Adriano si alzò di scatto, «Oh bazzecole! Qualcuno sta ascoltando?», esclamò a bassa voce.

Vittorio si avvicinò silenziosamente alla porta, cercando di non fare rumore. Poi, con un rapido movimento, aprì la porta di colpo, ma lì davanti non c'era nessuno, solo il buio della notte.

«Nessuno nelle vicinanze», sussurrò, poi, dopo l'ultima sbirciata, tornò indietro.

«Suggerisco di fermarci per il momento con le discussioni, forse abbiamo attirato l'attenzione di qualcuno... perché non andiamo a dormire, è mezzanotte, e io ho bisogno di rilassare le membra...», aggiunse, stiracchiandosi e sbadigliando.

«Sì è meglio, riposiamoci per affrontare al meglio la giornata che verrà», disse Faust.

I detectives allora si alzarono dal divano e poltrone e si diressero ognuno nelle rispettive stanze per la notte, lasciando che il silenzio della villa Cruise li avvolgesse.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro