Capitolo 8

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DOCUMENTI SBAGLIATI

un giorno prima

La luce grigia dell'alba filtrava attraverso le tende semiaperte dell'ufficio di Mark Simons al distretto di polizia di Enigley. La città era appena sveglia, ma per Cameron Steele, la nuova recluta, la giornata era già in pieno svolgimento.

Nervosa e altezzosa, Cameron si diresse verso l'ufficio di Mark di fronte al suo con passo deciso e aria determinata, e trovandolo ancora immerso nel sonno, con le braccia incrociate sulla scrivania e la testa appoggiata sopra, decise di prendere provvedimenti.

Senza alcuna cerimonia, ella sbatté una pila di documenti sulla scrivania di Simons, facendolo sobbalzare improvvisamente dalla sedia, «Buongiorno, caro giovane collega, sono le otto e mezza! Ti sembra l'ora di dormire ancora?».

Mark si svegliò di soprassalto, sbadigliando rumorosamente mentre cercava di riprendere contezza della situazione. Il suo sguardo si aprì lentamente, ancora annebbiato dal sonno.

«Che diavolo è sta roba...», mormorò, guardando incredulo la pila di documenti.

Cameron alzò un sopracciglio, osservando Simons con impazienza, «Sono documenti su documenti che ti dovrebbero ricordare il coinvolgimento dei Lavoglia nel caso della Giovane Vecchiaia! Allora, vediamo cosa abbiamo qui...».

La donna raccolse i fogli e cominciò a sfogliarli e gettarli su Mark mentre ne enunciava il contenuto ad alta voce, «Primo, collaborazione per il furto del siero del signor Lancaster di Ceniville, utilizzo clandestino di laboratori non autorizzati, utilizzo di cavie per gli esperimenti della suddetta G. V. 32, oh! C'è anche il figlio spacciatore, collaborazione con la mafia...».

Mentre Cameron parlava ed elencava le accuse su Edoardo e Charles Lavoglia, Mark seguiva poco il suo discorso, e questo lo portò a udire solo il suo ultimo grido, «... Quindi, al fine, perché non è stato arrestato? Lui e anche il figlio dovrebbero conoscere i luridi muri della prigione già da un anno!!».

Mark cercò di riprendersi dallo stato di sonnolenza, poi, scuotendo la testa per riacquistare lucidità, guardò Cameron con confusione e cercando di elaborare le informazioni che gli venivano gettate addosso.

«Cameron, calma! Cosa stai dicendo?», chiese, cercando di mettere ordine tra i fogli.

Cameron lo fulminò con uno sguardo tagliente, «Sto dicendo che abbiamo abbastanza prove per mettere i Lavoglia dietro le sbarre, Mark, da almeno un anno, e tu non hai fatto nulla! Li hai lasciati andare liberi alla Smith & Co! Ti rendi conto?!».

La donna colpì la testa di Mark con uno schiaffo.

Mark rimase scioccato dall'azione improvvisa di Cameron si portò una mano sul capo, sentendo il bruciore dello schiaffo, «Ma che ti è preso? Ti sei alzata male oggi?».

Cameron lo guardò intensamente, con occhi infuocati, «No, voglio solo fare bene il mio lavoro, e con te come collega non riesco, visto il tuo modo negligente di gestire i casi. I Lavoglia sono dei criminali e tu li hai lasciati scappare a fare gli investigatori da Smith! Proprio come Maximilian e Julia Sendel, Carlo e Tommaso Davanti...».

La donna raccolse altri fogli e li gettò addosso a Mark, il quale, preso dalla rabbia, si alzò dalla sedia, e respinse i fogli buttandoli a terra.

«Hai lavorato tu con colleghi corrotti fidandoti di loro? Hai pensato che forse mi hanno confessato tutto, giurando di non fare più nulla? Io mi fido di loro!», gridò.

Cameron lo guardò, sconcertata per la sua reazione, poi, dopo un lungo sospiro, si avvicinò ai fogli sparsi per terra e li raccolse uno per uno, «Sei ingenuo, Mark, oltre che troppo giovane ed evidentemente stupido. Ti vuoi mettere contro di me che ho molta più esperienza di te?».

Mark si fermò con le braccia conserte.

«Ormai sono parte di un'agenzia investigativa e finora non hanno fatto nulla. Tu non puoi saperlo, non hai seguito il caso della G. V., quindi non potresti mai sapere esattamente ciò che è successo. Lavoglia è innocente, coinvolto contro voglia da Davanti».

Spiegò, poi si risiedette sulla sedia e sfogliò i vari documenti, trovandone uno e mostrandolo alla donna, «L'hotel dei Librai, per esempio... è lì dove Lavoglia conduceva gli esperimenti, ed è stato smaltito, non ne è rimasta alcuna traccia, se non solo poche prove delle sue vittime».

«Ti seguo...», la donna si atteggiò.

Mark raccolse un secondo foglio dalla pila di documenti, «Tommaso Torres, acquisito dai Davanti, in passato, ha ucciso il figlio del boss mafioso Varuso in Italia quando aveva diciassette anni: pena scontata con soldi dati per il debito. Carlo, ha ucciso Paolo due volte... e lo biasimi?».

Mostrò in seguito un secondo foglio dove erano elencate tutte le accuse su Paolo Davanti, compresi gli omicidi a Ceniville e gli omicidi di Richard e Laura Sendel, specificando che David Fiesta era agli arresti domiciliari.

Cameron sollevò un sopracciglio, intrigata dalle informazioni appena ricevute. 

«Interessante... ma cosa c'entra tutto questo con i Lavoglia?».

Mark esaminò il foglio con attenzione prima di rispondere.

«I Lavoglia potrebbero essere coinvolti in più modi di quanto pensiamo, così come i fratellastri Davanti e i figli Sendel, questi documenti certamente non dicono tutta la verità, essendo vecchia proprietà di Antony Kinger. Perciò è approvata l'innocenza di tutti!», spiegò.

Cameron annuì lentamente, capendo la complessità della situazione, «Quindi vuoi dire che potremmo avere mal interpretato le azioni e che non sono i colpevoli che pensavamo fossero?».

«No cara», rispose Mark puntando lo sguardo al volto di Cameron con presunzione.

«Tu l'hai pensato, e chissà questi fogli dove l'hai trovati, che sono praticamente... inutili...».

Il giovane poliziotto corvino si rialzò dalla sedia e gettò i documenti addosso alla donna, la quale fu colta di sorpresa quando si ritrovò di nuovo a doverli raccogliere rapidamente dal pavimento, sentendosi frustrata per l'atteggiamento arrogante del suo collega.

«Non hai il diritto di trattarmi così, sono una donna, sono più grande di te di un po' d'anni, e ti ripeto che ho molta più esperienza rispetto a te, giovincello», disse con voce fredda.

Mark la guardò con un sorriso sardonico, «Davvero? E tu non hai il diritto di entrare nel mio ufficio e darmi ordini come se fossi il capo qui! Ricorda, sei appena una recluta».

Cameron cercò di mantenere la calma nonostante fosse irritata dall'atteggiamento di Mark.

«Non mi importa se sei un veterano, Mark Simons. Io so cosa sto facendo e non lascerò che tu mi tratti come una donna incompetente!», lamentò.

Mark sorrise sarcastico, quella donna lo attraeva più di quanto potesse immaginare, ma ormai non riusciva più a trattenersi, allora le si avvicinò, quasi involontariamente, fino a trovarsi a pochi centimetri da lei.

«Cameron...», disse, tenendo il sorriso sornione, «Calmati, per favore...».

La donna rise nervosamente, «Non provarci, ragazzino».

«Ragazzino a chi? Ho ventiquattro anni, donna», rispose lui con un mormorio stuzzicante.

Cameron lo guardò con uno sguardo penetrante, riconoscendo la sfida implicita nelle sue parole, poi ribatté, «E io ho quarantadue anni, quindi tu sei un ragazzino per me, potresti essermi anche figlio! Anzi, ricordo di aver sentito dire da terzi che hai anche una fidanzata, quindi sarebbe ancora peggio!».

Mark la squadrò da cima e piedi con fare malizioso, quasi mangiandosela con gli occhi. 

«Oh, quindi hai fatto le tue ricerche su di me? Sono impressionato», provocò.

«È parte del mio lavoro, conoscere i miei colleghi», rispose Cameron, mentre il suo viso arrossì.

«Bene, allora sai che non sono solo un ragazzino con una fidanzata», disse lui, con un ghigno compiaciuto, toccandole il viso leggermente, «Sappi che sono anche un ottimo poliziotto».

Cameron lo guardò dritto negli occhi, sentendo il contatto della sua mano sule gote rosse. Anche se la sua parte razionale gli suggeriva di allontanarsi, un'insolita sensazione di attrazione e curiosità stava nascendo dentro di lei.

«Lo vedremo», rispose, cercando di mantenere il controllo.

«Ottimo», sibilò lui appena, prima di allontanarsi da lei.

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