Capitolo 5. Il mausoleo (1)

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Il corteo sfilava lungo il sentiero sterrato che fendeva l'ampia prateria pianeggiante. Avevano appena oltrepassato il ponte di pietra, ingrigito dal tempo e dalle intemperie, che valicava il modesto fiumiciattolo che scorreva lungo il parco della tenuta dei Maverick; la leggera pioggerellina che cadeva dal cielo plumbeo disegnava un'intricata rete d'increspature sulla superficie verdastra del rigagnolo.

Il sentiero aveva piegato a gomito seguendo il contorno di una macchia boscosa e, subito dopo aver svoltato, la vista si era aperta in una larga e verde prateria al cui centro svettava il mausoleo della famiglia Maverick. Pareva un gigantesco proiettile appoggiato sull'erba e la colorazione opaca del marmo con cui era costruito quasi si confondeva contro il cielo tetro di quella giornata.

David Maverick camminava dietro la bara, retta da alcuni energumeni dell'impresa di pompe funebri che aveva organizzato il funerale di Martha. Al suo fianco camminava Jacob e, dietro di sé, sentiva i passi strascicati di Robert Kendrick e di sua moglie Julia. Come era comprensibile, la morte dell'unica figlia era stato uno shock per l'anziana coppia di maghi e, per tutta la giornata, i loro sguardi erano stati vacui e intellegibili: parlavano e si guardavano intorno come se si fossero ritrovati teletrasportati in un pianeta alieno, circondati da un popolo di omini verdi che non parlava nemmeno la loro lingua.

Alexander aveva deciso di mantenere il riserbo sulla questione con chiunque non rientrasse nella stretta cerchia della famiglia e pareva che i consuoceri non rientrassero in quell'élite di persone. Per Robert e Julia, loro figlia era stata stroncata da un infarto fulminante giunto durante il pomeriggio precedente senza motivo apparente; una morte inutile e stupida, a cui nessuno avrebbe potuto credere, men che meno un abile mago come lo era Robert. Ma Alexander era un vecchio stronzo calcolatore e aveva immaginato che il dolore per la perdita di un figlio avrebbe offuscato il giudizio dei Kendrick: sarebbero passati molti giorni prima che l'anziana coppia fosse riuscita a riflettere logicamente sulla questione e a rendersi conto che le parole di un Maverick nascondono sempre una menzogna. Sempre.

Il mausoleo era una vecchia struttura a pianta circolare, un gigantesco cilindro di marmo che culminava con una cupola di metallo color cielo. Il perimetro esterno era circondato da una fitta fila di alte colonne che sorreggevano la volta del portico grazie ai loro capitelli dorici. La costruzione poggiava su una base rialzata rispetto al terreno circostante, raggiungibile grazie a una bassa rampa di scale, sotto la quale si celava una piccola porta in legno rinforzato che conduceva alla cripta. Ma non era nel sotterraneo che erano diretti quel giorno: la moglie del primogenito dei Maverick aveva, da sempre, l'onore di essere sepolta insieme ai più grandi nomi della storia della loro stirpe.

David inclinò l'ombrello di lato e un generoso rivolo d'acqua colò oltre il bordo impermeabile, impattando contro l'erba smeraldina. I respiri dei presenti erano coperti dal rumore delle gocce che si schiantavano contro gli ombrelli e contro la dura superficie del feretro di legno chiaro. Jacob tirò su con il naso e David si voltò a guardare il resto del corteo alle spalle; era alla ricerca di una sola persona in particolare, e la trovò quasi in fondo, insieme ad alcuni uomini in abiti scuri e sguardi torvi. Alexander fissava davanti a sé con gli occhi di carbone del tutto asciutti; ogni tanto le labbra si muovevano brevemente, come se stesse mormorando qualcosa agli uomini che lo affiancavano. David non li aveva mai visti, ma presumeva fossero esponenti di alcune famiglie di maghi influenti del Regno Unito; suo padre aveva una fitta rete di conoscenze nell'ambiente e solo di rado ne aveva condivise alcune con lui. Perché lui era ancora poco più di un bambino, per Alexander Maverick; nient'altro che un ennesimo strumento per accrescere il potere della famiglia.

Mentre tornava a volgere lo sguardo sulla bara, non riuscì a non ripensare alle parole di Martha. Era eccitata e allegra quella sera, avevano fatto sesso dopo molto tempo e David la conosceva abbastanza bene da aspettarsi qualche strano discorso o confessione nel giro di breve tempo. Mai si sarebbe aspettato che avrebbero virato su quell'argomento.

«Sai,» aveva esordito Martha, attorcigliandosi l'indice intorno a una ciocca di capelli castani. «Credo che tuo padre abbia in mente qualcosa di strano.»

David si era tirato le coperte sul petto e aveva corrugato la fronte. Alexander aveva sempre in mente qualcosa di strano, era la normalità per lui, ma qualsiasi cosa avesse potuto attirare l'attenzione di sua moglie doveva essere per forza una cosa anomala, fuori dall'ordinario.

«In che senso?» le aveva chiesto.

«Non so, ho sentito alcune voci.» Aveva mentito. Si tirava la ciocca di capelli con aria nervosa, faceva sempre così quando voleva evitare un argomento. «Solo, penso che dovremmo fare attenzione, David.»

Non aveva voluto chiederle altro, quella sera.

Poi non erano più entrati in argomento per alcune settimane, fino al giorno precedente, quando aveva ricevuto la telefonata di Alexander che gli comunicava, con clinica freddezza, che Martha era stata uccisa da Justin.

Credibile, plausibile e comodo, molto comodo. Comodo perché Alexander non sopportava la vista di Justin: era il suo più grande fallimento come manipolatore d'eccezione. David era giovanissimo quando aveva sposato Clarissa Mitchell, e lei lo era ancora più di lui; ovviamente il loro matrimonio era già stato deciso da svariati anni dai loro genitori che vedevano in quell'unione un ottimo modo per rinsaldare un'amicizia che si sarebbe trasformata in alleanza politica. Perché era quello che importava all'anziano Maverick: il potere politico all'interno della loro comunità.

David non l'aveva presa male, dopotutto era sempre funzionato in quel modo, fin dall'alba dei tempi. Gli italiani avevano lo Statuto, mentre i tedeschi avevano la figura dell'Oberster Magier che regolava le relazioni e gli intrecci di potere tra le varie comunità locali di maghi; nel Regno Unito, invece, non c'era nulla di tutto quello e chi aveva il potere se lo doveva gestire da solo, senza dover rendere conto a nessuno. Se non alla Corona, ovvio. Discendenti di remote stirpi di druidi di tempi passati, i maghi inglesi moderni erano più che altro vetuste famiglie, una volta nobili, che avevano ereditato o rubato quelle antiche conoscenze, usandole per ottenere il loro rango e il loro potere nel corso degli anni. C'erano state lotte, faide, alleanze, tradimenti; tutto era terminato solo con l'intervento dei Servizi Segreti che aveva creato un ufficio apposta per fare da paciere in queste burrascose situazioni. Quindi, per anni, l'equilibrio di potere tra le famiglie privilegiate dotate della magia si era basato su matrimoni d'interesse e fragili alleanze politiche, tutto sotto l'attento sguardo del MI-0.

Quindi il giovane David non era rimasto disturbato da quel matrimonio su cui aveva avuto ben poco da ridire, così come non lo era stata Clarissa che, anzi, pareva genuinamente attratta dal ragazzo di bell'aspetto che era il giovane Maverick. Clarissa era una donna intelligente e simpatica, forse un po' troppo narcisista, ma era piacevole parlare con lei, e David, seppur convinto di non provare amore nei suoi confronti, era ben disposto ad averla come compagna per il resto della vita. I gemelli erano arrivati poco dopo e tutto sembrava andare alla perfezione tra loro due.

Poi aveva incontrato Sheila O'Hara.

Diavolo, ricordava ogni colore, suono e odore di quel giorno, come se fosse successo solo poche ore prima.

I ricordi di lei andavano ormai di pari passo con quelli di sua mamma, con quegli occhi tristi e le grevi parole che gli aveva riservato.

"Tu sei un Maverick; proprio come lui, in fondo."

E lo era davvero? Che cosa significava essere un Maverick, per lei? Senza dubbio aveva una valenza ben diversa rispetto a ciò che poteva credere Alexander. Era accaduto ciò che Carmen temeva: David era stato un Maverick per tutta la vita, seguendo le orme del padre, crescendo come il futuro capo della famiglia. No, non per tutta la vita. Gli anni in cui era stato con Sheila erano stati i migliori: lui era solo David, non era un mago, non era il figlio di Alexander Maverick. Era solo un giovane uomo che amava una giovane donna, e nient'altro aveva più importanza di quello.

Poi era nato Justin, e David era giunto alla conclusione che aveva degli obblighi da rispettare nei confronti della sua famiglia e una dignità da onorare. Non si sarebbe nascosto come un ladro e, allo stesso modo, non avrebbe ingannato quella che era, agli occhi del mondo, la sua legittima sposa: avrebbe raccontato tutto quanto, avrebbe confessato di essersi innamorato per davvero e che aveva deciso di seguire i suoi sentimenti, almeno una volta nella vita. Avrebbe potuto presumerlo, ma non era andata bene. Clarissa aveva pianto, aveva urlato e aveva rotto uno specchio, mentre Alexander lo aveva guardato con quegli occhi fiammeggianti che avrebbero indotto perfino Caronte a prendere il largo lungo lo Stige.

"Mi hai profondamente deluso, David", aveva detto suo padre, quella stessa sera, dopo che Clarissa se n'era andata. "Lo dovevo sapere: sei troppo simile a lei".

In quel frangente, in piedi al centro dello studio di Alexander Maverick, come un imputato che viene sottoposto al processo, David si era chiesto chi tra i due avesse ragione. Era un Maverick o non lo era? Assomigliava di più alla madre o al padre? Era come se entrambi lo avessero definitivamente escluso dalle loro vite, troppo intenti a pensare alla ridicola faida che andava avanti ormai da troppi anni. Quando Carmen aveva lasciato Alexander per tornare in Irlanda, aveva troncato i rapporti persino con i suoi stessi figli: li considerava persi, alberi ormai storti che non si sarebbero più potuti raddrizzare. Però li aveva lasciati entrambi a lui, decidendo di andarsene e di non combattere per loro. No, David non era come Carmen, ma, allo stesso tempo, non era neanche come Alexander. Ma aveva imparato che, se voleva cambiare le cose, essere un Maverick gli avrebbe fatto più comodo.

Clarissa aveva chiesto il divorzio ed era solo grazie all'influenza di Alexander che David aveva ottenuto l'affidamento totale sui gemelli. Clarissa non ne era stata per nulla felice ed erano passati anni prima che la donna decidesse di tornare a rivolgere la parola all'adultero ex marito.

David si voltò verso sinistra e intravide la snella figura di Clarissa che procedeva insieme al corteo, al suo fianco camminavano Sandy e Eugene, entrambi in silenzio e con il volto chino. Era stata gentile a venire, nessuno l'aveva obbligata: era segno che la ferita si stava rimarginando e che forse, un giorno, si sarebbero potuti parlare senza temere l'ombra che il passato disegnava sopra di loro.

Il mausoleo si era ormai fatto vicino e torreggiava sul piccolo corteo come una minacciosa torre. Gli inservienti dell'agenzia funeraria salirono le scale di pietra e appoggiarono il feretro di Martha proprio davanti alla porta d'ingresso serrata che conduceva alla sala dove generazioni di Maverick riposavano. Quei ragazzi avevano ricevuto istruzioni precise dal loro capo e sapevano come comportarsi in quella situazione: erano secoli che i Maverick si appoggiavano alla Taylor & Palmer's Funeral Home, e i titolari erano a conoscenza delle esigenze particolari e della natura poco ortodossa di quel loro cliente di lunga data. Dopo aver appoggiato la bara, i sei corpulenti ragazzoni salutarono con un cenno e si allontanarono a passo spedito lungo il medesimo sentiero che avevano appena percorso, senza dubbio ansiosi di trovare riparo dalla leggera ma fastidiosa pioggerellina che si era abbattuta su di loro per tutto il tempo.

Alexander si era staccato dai suoi amici e si era avvicinato alla testa del corteo, che ora era immobile davanti ai primi gradini delle scale. C'era una precisa etichetta da rispettare in momenti come quello: doveva essere il capofamiglia a spalancare le porte del mausoleo, in quanto collegamento tra il mondo dei defunti e quello dei vivi. Conoscendo il vecchio Maverick, quell'usanza doveva dargli sui nervi in modo terribile: gli ricordava la sua età e il fatto che non avrebbe camminato sulla nuda terra ancora a lungo.

David sentì la dura mano del padre poggiarglisi sulla spalla e si voltò a cercarne gli occhi, oscure finestre verso un mondo fatto di buio e fiamme.

«Quando vuoi, David,» gli disse l'anziano Maverick, con voce affettata e meccanica. Non ci sarebbe mai cascato nessuno, ogni persona lì presente conosceva molto bene la sua reale natura.

Quella recita da genitore amorevole era la cosa più ridicola a cui David aveva mai assistito in tutta la vita. Proprio da lui, dalla persona che gli aveva detto che crescere la prole era un lavoro, non un piacere, e che i figli non dovevano essere trattati come amici, ma come subordinati. "Loro non devono amarti, David", quelle dure parole ancora gli rimbombavano nella testa, come il fastidioso ronzio di una zanzara che ti vola nell'orecchio a notte fonda; "loro devono temerti". E lo avevano fatto; oh sì, lo avevano fatto. Eugene e Clarissa lo detestavano nel profondo, Justin lo odiava così tanto che sentiva quei sentimenti vibrargli intorno, come quando ci si trova troppo vicino a uno strumento a percussione. Mentre Jacob... beh, Jacob era molto simile a lui ed entrambi avevano percepito quel loro legame, ma David aveva sempre fatto in modo di tenerlo a distanza, perché sapeva che il vecchio lo guardava e lo giudicava: ai suoi occhi non sarebbe mai dovuto risultare un debole, o sarebbe stata la fine persino per i suoi figli. Per fortuna, David era stato dotato dal creatore di una spiccata intelligenza e aveva capito subito l'antifona quando aveva deciso di stare dalla parte di suo papà: se voleva proteggere i figli, doveva dare ad Alexander ciò che voleva. Doveva farsi odiare da loro.

David annuì e, insieme, i due Maverick salirono i gradini che conducevano dinanzi all'ingresso del mausoleo. Si fermarono davanti alla bara poggiata sulla pietra lavorata e attesero qualche secondo, mentre il resto del corteo rimaneva immobile ai piedi della scalinata a guardare le loro schiene.

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