11. Inchínati al re

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Il rumore proveniva esattamente da dietro Nym, sulla collina sopra la grotta nella quale si era nascosto con gli altri. Il ragazzo si voltò di scatto, ma si rese conto che il turdo della notte non era scappato, aveva solo smesso di cantare.

Socchiuse gli occhi quasi subito e si portò la mano vicino al viso per coprirlo dall'accecante luce che aveva inondato la foresta. Ci mise un po' perché il suo sguardo si abituasse a tanta luce empirea. Improvvisamente, una sensazione di calore lo travolse riempiendogli le membra. Non sentiva più il peso dei sensi di colpa, non sentiva più la stanchezza di quel viaggio. Amore e quiete si erano oramai impossessati di lui. Chiuse gli occhi e si beò di quel raggio caldo che lo investiva.

Quando poi riaprì li riaprì, la vide bella e forte come non aveva mai visto nessuna creatura. Era alta e snella, tanto che le si vedevano le costole; le quattro zampe terminavano con degli zoccoli dorati come il Sole, mentre il candido manto ricordava l'argento della Luna. Sulla testa le cresceva un'impalcatura di corna dorate che si diramavano eleganti come una corona. A ogni movimento, delle pietre argentate appese alle sue corna tintinnavano insistenti, ma quando camminava, sembrava che i suoi zoccoli sfiorassero appena il terreno. Era una visione aurea, magnifica e immeritevole.

Era Uttara, unica figlia del Sole e della Luna, incarnazione della foresta e re di tutte le creature. Nella vita tutti sperano di vedere questo spirito almeno una volta, ma quasi tutti muoiono con la consapevolezza di non potere mai avere il cuore toccato dalla sua luce.

Dopo un primo momento di stordimento, Nym fece l'unica cosa che avrebbe dovuto fare sin dall'inizio: si inchinò. Fu l'inchino più bello che fece in tutta la vita e anche quello con più significato e si vergognò di essere così malmesso e stanco di fronte a Lei. Sapeva che quello era un privilegio per il quale molti non avrebbero mai potuto esprimere gratitudine. Eppure, Uttara era davanti a lui. Tra tutte le creature del mondo aveva scelto un elfo triste e arrabbiato con sé stesso e un turdo che aveva rallegrato una notte infinita.

Nym ebbe paura a rialzarsi. Uttara era apparsa a lui, ma se lo avesse ritenuto indegno, allora nessun gesto di redenzione avrebbe potuto salvarlo. Il terrore crebbe nel suo cuore. Gli tornarono alla mente Nimue e Toots, entrambe abbandonate quando avevano più bisogno di lui. Ma Uttara mosse uno zoccolo per tre volte sul terreno bagnato invitando Nym ad alzarsi.

Titubante, il ragazzo lo fece.

Nym rimase sorpreso quando, alzando lo sguardo, vide Uttara inchinarsi di fronte a lui. Sicuramente era la stanchezza; Uttara non si sarebbe mai piegata di fronte a un elfo come lui. Ma Lei era lì, più vera che mai, davanti ai suoi occhi e si sarebbe inchinata solo di fronte a un vero re, a qualcuno con il cuore abbastanza puro da poter regnare.

Un brivido corse per tutta la schiena dell'elfo. Sapeva che non sarebbe mai diventato re e la cosa lo spaventò non poco. C'era Cyran prima di lui ed Elasha, la sua gemella più grande di qualche minuto.

Un forte vento lo colpì in faccia e fece tintinnare le pietre appese alle corna di Uttara. Il ragazzo si coprì il volto con le mani perché le foglie volate via lo colpivano con forza. Quando poi tornò a vedere bene, lo spirito era davanti a lui. Era molto più alto di lui e risplendeva di luce propria.

Uttara piegò la testa e la mosse un paio di volte invitando il ragazzo a prendere una delle pietre cristalline che le scendevano dalle corna. Tremante e pieno di speranza, il ragazzo prese una delle pietre e la guardò. Era argentata, del colore delle stelle, e rifletteva la luce di Uttara. AL sol toccarla ogni problema sembrò sparire dal suo cuore. Ma quando la luce si spense, Nym si rese conto di essere rimasto da solo con il turdo della notte che intanto aveva ripreso a intonare la sua triste canzone. E nel suo animò ritornò la paura.

Nym tornò alla grotta che del fuoco erano rimaste solo le braci e il Sole stava ormai sorgendo. Il ragazzo riaccese in fretta le fiamme tornando a riscaldare la siris e i suoi vestiti bagnati.

Guardò il fuoco per diverso tempo, ogni tanto stuzzicandolo e ogni tanto alimentandolo. Aveva molto su cui riflettere. Cosa sarebbe successo una volta tornato a casa? Certamente suo padre l'avrebbe ascoltato, il problema era se gli avesse poi creduto. Aveva detto così tante bugie che non era poi tanto sicuro che qualcuno avrebbe più avuto fiducia in lui. Forse Leena, ma lei non aveva nessun tipo di rilevanza nel Consiglio degli anziani.

Le fiamme gli mostravano immagini, scene di un futuro forse lontano, forse che mai sarebbe accaduto. Scene di distruzione, di guerra e di morte. Il ragazzo ebbe paura. Come avrebbe potuto affrontare tutto se quelle erano le possibili conseguenze?

«È già mattina?» Il risveglio di Hul fu provvidenziale. «Potevi chiamarmi e avrei fatto un altro turno di guardia.»

Nym sorrise ringraziandolo.

«Ho dormito a sufficienza. E poi era la tua prima notte di libertà dopo tanto, era giusto che dormissi di più.»

Ma in realtà era terribilmente stanco. Era entrato nelle grotte degli orchi, aveva abbandonato Nimue, aveva visto Toots quasi perdere la vita sotto i suoi occhi e il re di tutte le creature gli si era inchinato. Nessuno sarebbe riuscito a dormire dopo tutte queste cose.

Mentre Nym dormiva, Hul aveva controllato le ali e la zampa di Irlyd che non fossero rotte e l'aveva aiutato con un impacco di erbe. Per essere sicuro di stare bene, trovarono un'altura poco più lontano del luogo nel quale si trovavano, al di sopra di tutti gli alberi e, con l'aiuto del suo flauto, Nym fece alzare una leggera brezza che passava loro delicata sul viso.

Irlyd spiegò le ali e invitò l'elfo e il fauno a salire sulla sua groppa con un leggero ruggito.

«Sarà meglio che ci alziamo sopra le nuvole, non vogliamo di nuovo trovarci ospiti degli orchi.»

Irlyd seguì le parole del suo cavaliere e si alzò di quota.

Sulle nuvole tutto quel grigiore che circondava la foresta era sparito. Alla loro destra il nuovo Sole li inondava di una calda luce che si rifletteva sul bianco delle nubi creando giochi colorati. Era ancora presto ed erano troppo a sud perché potessero incontrare un branco di wispi.

Hul, dal canto suo, aveva spalancato le braccia e ululava felice al Sole.

«Com'è questa libertà?» Rideva Nym.

«Ha il gusto più dolce che abbia mai assaporato.»

I raggi dell'astro lo inondavano riempiendolo di nuova vita. Poteva finalmente sentire il suo calore sulla pelle e il vento passargli tra i peli. Era riuscito ad ottenere la libertà e avrebbe fatto qualunque cosa per tenersela ben stretta.

Dopo quell'esperienza Nym era sicuro che non gli piacesse volare. Aveva fatto l'eroe troppo a lungo, era più un tipo da biblioteca.

Nimue.

Quel nome gli si materializzò davanti agli occhi. Non poteva lasciarla li. Avrebbe dovuto fare l'eroe ancora per un po', giusto il tempo di salvarla.

Iniziarono a sentire la musica dopo qualche ora dall'inizio del loro viaggio. Ogni tanto Hul dava un'occhiata a Toots per essere sicuro che respirasse ancora.

Atterrarono al centro dell'arena nel bel mezzo delle esercitazioni. Le ali di Irlyd alzarono tutta la polvere rossa quando si avvicinarono al suolo.

«Ma dico, vuoi stare atte...»

Alwin si interruppe quando vide scendere dal drago un fauno. La sua treccia era diventata rossa per la polvere, così come la sua faccia. Aveva la bocca aperta dallo stupore e gli occhi spalancati. Fece qualche passo indietro dimenticandosi di Nym.

Zafira lo spinse da un lato facendolo cadere e gli passò accanto gettandosi ai piedi di Nym e scodinzolando. Leena le stava correndo dietro con una redine incastrata nel piede.

«Sono felice anche io di vederti.»

Nym accarezzò il mento della draghetta mentre Hul si nascose dietro di lui, spaventato da tanta esuberanza.

«Prometto che non ti farà niente.» Lo rassicurò l'elfo che riusciva a sentire come si stava aggrappando alla sua maglia. Ma il fauno era in un nuovo territorio, circondato da creature che non sapeva se sarebbero state veramente sue amiche oppure avrebbero deciso di renderlo nuovamente prigioniero. Loro erano tanti, lui solo uno e nessuno l'avrebbe salvato questa volta.

«Finalmente ti sei deciso a tornare.» Leena era seduta a terra e provava a liberarsi il piede dalla redine «Pensavamo ti fossi perso e... oh! Io sono Leena.» La ragazza dagli occhi verdi e vispi si presentò al fauno con tutta la naturalezza del mondo, come se non fosse il primo che vedeva in tutta la sua vita. «Certo che siete proprio mal messi. E voi che avete da guardare? Tornate ad allenarvi!» Bacchettò tutti quelli che intorno a loro si erano fermati a fissarli.

Il Consiglio degli anziani era al completo nella loro sala delle riunioni. Sette elfi tra i più longevi lo presiedevano con saggezza. Illithor era l'unico seduto al suo scanno intagliato mentre gli altri erano in piedi a chiacchierare tra di loro. Le loro voci erano un piacevole brusio alle orecchie dell'anziano re che guardava stanco il cielo da una delle aperture nel tronco.

«Chiedo scusa sire...» Una delle guardie entrò di fretta ma venne spostato da Nym che entrò insieme al fauno e all'amica.

A quell'apparizione il silenzio calò nella sala e il re sembrò risvegliarsi dal suo torpore. Ma il silenzio venne ben presto rimpiazzato da un nuovo chiacchiericcio: tutti parlavano di Hul che spuntò fuori, timidamente, da dietro le spalle di Nym.

«Buongiorno padre.» Nym si inginocchiò di fronte al tavolo e invitò Hul a fare lo stesso mentre Leena, alle loro spalle inchinava la testa tenendo Toots con entrambe le mani. «Sono appena tornato dalle terre degli orchi.» Le voci aumentarono di volume.

«Le terre degli orchi?» Illithor si alzò dal suo scanno.

«Gli orchi non hanno delle terre.» Intervenne in maniera non richiesta un grosso elfo calvo con la barba che gli ricopriva l'intera mascella.

«Così credevamo tutti,» riprese Nym guardando suo padre. «ma ho imparato a mie spese che non è più così. Si sono impossessati della foresta di Oròtonas e ben presto si prenderanno anche la nostra.»

Molti anziani del consiglio iniziarono a ridere alle parole di Nym, ma non il re e tanto meno i due elfi che avevano consegnato le lettere a lui e ad Elasha e che si erano seduti lontani da tutti, Cerulea e il vecchio Lotus.

«Suvvia principe, non vorrete mica farci credere che gli orchi sono diventati tanto potenti da poterci attaccare?!» Riprese Essos massaggiandosi la grossa pancia e muovendo nell'aria un calice pieno di liquido viola «Il principe Cyran, nostro futuro sovrano,» fece una pausa per rivolgere un leggero inchino a Illithor «è in viaggio dalle terre dell'ovest dopo aver sistemato affari con gli ultimi goblin ribelli rimasti che facevano razzie nelle contee vicine. Non pensate che, se i goblin, creature più intelligenti di quanto si creda, siano riusciti a trovare un accordo con il nostro illustre principe, gli orchi siano abbastanza intelligenti anche solo per pensare di volerci attaccare?»

Gli altri due elfi annuirono alle sue parole mentre Lotus e Cerulea si scambiavano sguardi preoccupati.

«Suvvia Essos,» Intervenne l'elfa dalle lunghe trecce del colore della luna «lasciamo che sia il nostro principe a spiegarci cosa ha visto.»

Illithor annuì e tornò a sedersi.

«Padre, lasciate che vi presenti il mio nuovo amico Hul. Viene dalla foresta di Oròtonas.»

Nym diede una leggera spinta al fauno che avanzò.

«È per me un onore essere davanti a voi, vostra altezza. Io sono Hul, un fauno della tribù della Luna. Da secoli viviamo nella foresta di Oròtonas o almeno, ci vivevamo prima che gli orchi arrivassero e decidessero di attaccarci.» Si voltò verso l'amico «E ora sarei ancora loro prigioniero se non fosse stato per il coraggio di Nym.»

«È il principe Nym, chiamatelo con rispetto.» Essos alzò il mento in segno di superiorità lasciando che Hul abbassasse la testa di fronte a lui.

Nym avanzò di un passo ma il fauno intervenne prima ancora che potesse dire qualcosa.

«Vogliate accettare le mie scuse. Il coraggio del principe Nym ha permesso a me e altre creature tenute prigioniere di scappare. La nostra foresta ha bisogno del vostro aiuto o anche Aeon finirà sottomessa.»

Il fauno mostrò i polsi segnati da anni di catene, ma Essos e gli altri due elfi risero di lui.

«Credi davvero che l'esercito della foresta di Aeon sia debole come dei selvaggi fauni?»

«Suvvia Essos,» la voce del re era calma «siate abbastanza saggio da non insultare il nostro ospite.»

«Vi chiedo perdono maestà, ma questo fauno è venuto qui a prendersi gioco di voi e del nostro popolo. Non sappiamo se quei segni se li sia fatti veramente nelle cosiddette terre degli orchi o è semplicemente un fuggiasco della sua tribù. Come possiamo fidarci?» Nonostante l'inchino le parole di Essos erano acide.

«Niente ma. E non dovete le vostre scuse a me, è Hul che avete insultato. Dimostrate di essere un degno partecipante di questo Consiglio.» Illithor non si era scomposto, ma la fiamma nei suoi occhi era più viva che mai. «Se il principe Nym garantisce per lui, allora sarà un ospite gradito di questa foresta e dei suoi Antichi. E ora,» Questa volta si rivolse direttamente a Hul «lasciate che Nym vi mostri le vostre nuove stanze. Siete un ospite ben gradito ad Aeon, fate come se foste a casa vostra... vogliate scusare la mia dimenticanza.»

«Si figuri maestà,» Hul si prodigò in un nuovo inchino «essere vostro ospite per me è un grande onore.»

Essos dal canto suo, continuava a borbottare.

«Avete qualcosa da dire, Essos?»

Chiese il re stanco.

«No maestà, non...»

Ma le porte della sala si aprirono e una guardia entrò di corsa ansimando. Il copricapo a punta gli era finito sugli occhi e la colorata corazza fatta di scaglie gli si era storta addosso.

«Maestà!» Esordì «Maesta!»

«Suvvia, parlate.» Lo spronò il sovrano.

«Maestà, un'armata!» Riprese quello recuperando fiato a ogni parola «Un'armata si sta avvicinando.»




Ci ho messo tantissimo tempo a scrivere questo capitolo, mi sono fermata molte volte durante la scrittura trovandolo pesante. 

Punti da affrontare:
-Lo so, le cerve non hanno le corna, ma immaginatevi Uttara più come uno spirito che come un "cervo" vero e proprio. Guardatela come se fosse senza genere. Non potevo scegliere altro animale se non questo che per me incarna la regalità e magnificenza più di tutti, anche più del leone. 
-Mi rendo conto di non aver mai detto come si legge Leena. Non leggetelo all'inglese, è Leena letto con due "e" di seguito (all'italiana per intenderci).
-Questo capitolo nasconde un segreto che capirete verso la fine della storia.

Comunque sia, io e Nym non possiamo fare altro che ringraziarvi altre millemila volte per aver scelto di continuare la nostra storia☀️

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