12. Ritorno a casa

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Corsero tutti ad affacciarsi alle aperture nel tronco. Potevano benissimo veder venire verso di loro un'armata che camminava compatta tra gli alberi.

Vedendo qualcosa avvicinarsi dal cielo, Leena lasciò Toots in mano a Hul e corse con Nym verso l'arena. I due tirarono un sospiro di sollievo quando videro i cavalieri dei draghi scendere.

Il primo ad atterrare fu un grosso drago blu, dall'armatura argentea e le scaglie che risplendevano al sole; accanto a lui, una draghessa, leggermente più minuta ma dal collo lungo, arrivò elegantemente. I loro cavalieri scesero insieme mentre alle loro spalle altri draghi atterravano alzando quanta più polvere possibile.

Cyran scese dalla sella con agilità e atterrando con un salto. I capelli lunghi e neri gli uscivano da sotto l'elmo a punta, mentre l'armatura nera gli fasciava il corpo alto e snello. Si tolse l'elmo scuotendo la chioma rimasta perfettamente intatta. Ysildea, invece, scese dal suo drago scivolandogli sul collo. Anche lei aveva l'armatura e l'elmo a punta, ma quando se lo tolse, i suoi capelli erano un disordinato ammasso di ricci rossi. Solo un'altra persona aveva quella stessa capigliatura in tutta Aeon.

Nym corse incontro al fratello che avanzava elegantemente discorrendo con Ysildea amabilmente.

«Sei tornato, e con un giorno d'anticipo!»

Anche Leena corse incontro alla sorella che subito cambiò espressione non appena la vide diventando fredda.

«Sono felice anche io di vederti, fratellino. Ma che ti è accaduto? Cos'è questo graffio sulla tua guancia?»

Nym si portò una mano alla ferita sporcandosi le dita di sangue.

«È una lunga storia. Ma vieni, c'è qualcuno che voglio presentarti e che sicuramente saprai aiutare.»

La tentazione di prenderlo per mano e trascinarlo via da quell'arena come quando era piccolo era tanta, ma con la coda dell'occhio vide Alwin e il suo gruppo inginocchiati alla loro sinistra. Non avrebbe dato loro un ulteriore motivo per prenderlo in giro.

«Sono appena tornato da una riappacificazione politica e la prima cosa che mi dicono di fare a casa è aiutare qualcuno. Credo di dovermici abituare, non credi Ysildea?»

La ragazza accennò un sorriso «Dopo tutto è il tuo destino.»

«Hai ragione. Però è bello essere a casa.» Cyran allargò le braccia e inspirò a lungo. «Bene, chi è che ha bisogno di me?»

Illithor e il Consiglio erano usciti dalla loro sala e attendevano trepidanti Cyran nella sala del trono.

Il principe si inginocchiò di fronte al padre, Ysildea sempre qualche passo dietro a lui.

«Bentornato figliolo. Ammetto che sono sorpreso di vederti, tutti noi ti aspettavamo per domani.»

Illithor si guardò intorno cercando il consenso di quelli che lo circondavano.

«Chiedo scusa, padre, per il mio improvviso ritorno, ma la mia missione si è conclusa meglio di quanto era stato previsto. Chiedo, quindi, di farvi rapporto il prima possibile.» L'elfo alzò la testa e solo in quel momento si rese conto del fauno accanto a suo fratello. «E voi chi siete?» Chiese tirandosi in piedi.

«Lui è Hul, della tribù della Luna. Viene dalla foresta di Oròtonas.» Lo presentò Nym orgogliosamente. «È lui che ha bisogno del tuo aiuto.»

«Sciocchezze.» Intervenne nuovamente Essos senza un invito a farlo «È un fauno, non può stare qui.»

Lo sguardo di Cyran si spostò da Hul a Essos, poi nuovamente sul fauno che nel frattempo aveva abbassato la testa e stava nervosamente giocando con le mani.

«Hul è per caso entrato qui dentro di prepotenza, Essos?»

Gli chiese Cyran avanzando nella sua direzione. L'azzurro dei suoi occhi si fece più freddo.

«No, altezza.» L'anziano non sapeva da che parte guardare.

«Vi ha offeso in qualche modo?» Continuò il principe.

«No, altezza.»

«Si è imposto con forza sul vostro pensiero o diritto di parola?»

«No... altezza.» Essos si guardava i piedi imbarazzato.

«Bene.» Terminò il principe prima di incamminarsi verso Hul e appoggiargli una mano sulla spalla. «Avremo tutto il tempo per discutere della vostra questione. Ma questa sera, voglio festeggiare il mio ritorno con la mia famiglia, in un banchetto al quale voi siete invitato.»

Le orecchie di Hul si alzarono e la sua bocca si aprì in un sorriso. Gli occhi di Illithor erano colmi di orgoglio e quelli di Nym di ammirazione. Cyran sarebbe diventato certamente un ottimo sovrano, nessuno aveva dubbi.

Dopo aver accompagnato Hul nelle sue nuove stanze, Nym aveva appoggiato Toots su un morbido cuscino rosso nella sua camera. L'aveva sistemata sul tavolo accanto a una fiamma perenne verde che l'avrebbe tenuta costantemente al caldo.

«Tra pochi giorni ti risveglierai e tutto tornerà come prima.»

Nym le accarezzava con delicatezza le scaglie gialle che avevano perso un po' del loro colore.

«Come sta?»

Leena gli si avvicinò silenziosamente cogliendo il ragazzo alla sprovvista.

«Dorme. Ma, mentre eravamo a Oròtonas, Hul le ha dato l'antidoto. Tra qualche giorno dovrebbe risvegliarsi.»

La ragazza gli appoggiò una mano sulla spalla avvolgendolo in un caldo abbraccio mentre Nym si asciugò una fugace lacrima.

«Sai che lei non ti lascerebbe mai da solo. Vedrai che si risveglierà prima del previsto. E quando lo farà ti leccherà tutta la faccia.»

Leena gli saltò addosso provandogli a leccargli una guancia. I due finirono a terra ridendo. Fu allora che l'amica notò il ciondolo.

«E questo?» Chiese.

Nym lo prese in mano e un sorriso malinconico gli comparve sul volto.

«Questo me l'ha regalato Nimue.» Il volto della ragazza si rabbuiò «Non sono riuscito a salvarla, ma tornerò da lei e la porterò in salvo.»

Leena si alzò districandosi dagli arti di Nym che l'avevano impigliata nella caduta. Mostrò un sorriso sereno e sinceramente contento, ma gli occhi erano lucidi.

«Torneremo insieme lì e la salveremo. Salveremo tutti loro.»

Poi si voltò ed uscì dalla stanza velocemente tenendo i pugni chiusi.

Per tutta la cena Leena evitò di parlare o di alzare lo sguardo dal suo piatto. Nym, seduto alla sua sinistra, le diede una gomitata cercando di attirare la sua attenzione, ma la ragazza si limitò ad alzare il viso e sorridergli prima di ritornare a fissare il cibo che aveva davanti.

«Cos'ha?» Gli chiese Hul alla sua sinistra.

«Non ne ho idea.» Gli sussurrò Nym di rimando.

«Allora Hul,» Re Illithor fu il primo a rompere il silenzio «avete detto di provenire dalla tribù della Luna. Un giorno mi piacerebbe venire a farvi visita.»

«Per noi fauni sarebbe un onore sire.» Il fauno si portò una mano sul petto inchinando la testa in segno di rispetto. «Purtroppo, non credo siano rimasti più fauni a cui fare visita, a dire il vero. Siamo stati tutti catturati anni fa.»

«Com'è possibile che non ci siamo mai accorti di nulla?» Cyran sbatté con rabbia un pugno sul tavolo ottenendo solamente un'occhiata di disapprovazione da parte della sorella.

«Credo sia per il nostro modo di vivere, maestà. Noi, come le ninfe, siamo sempre stati popoli schivi. Abbiamo vissuto per secoli chiusi nella nostra magia evitando di entrare in contatto con altre creature che non vivessero nella foresta di Oròtonas. E anche in quel caso abbiamo sempre cercato di non confrontarci troppo con loro.»

«Ma come hanno fatto gli orchi a sopraffarvi?» Elasha sembrò interessarsi all'argomento.

«È un'ottima domanda principessa.» Hul le sorrise «Nessuno se li aspettava. Sono sempre stati chiusi nelle loro grotte, non hanno mai espresso la loro violenza in questo modo. Si sono sempre e solo limitati a cacciare piccoli animali la notte. È come se fossero stati convinti da qualcosa di esterno o da qualcuno.»

«Effettivamente è piuttosto strano.» Intervenne il re «Tutto quello che credevamo di sapere sugli orchi sembra quindi essere sbagliato.»

«No maestà.» Lo interruppe Hul «Quello che sapevate era giusto, ma prima che ci attaccassero. Dovete davvero fare attenzione perché, se dovessero arrivare qui, si impadronirebbero della foresta e non importa quanto il vostro esercito sarà preparato o se dalla vostra parte ci saranno i draghi, gli orchi arriveranno quando meno ve l'aspettate e colpiranno come se non avessero niente da perdere.»

Il silenzio calò nella sala.

«Conosco la sensazione di impotenza che si prova.» Le parole di Cyran arrivarono come un dardo avvelenato. «Io e Ysildea l'abbiamo vissuta sulla nostra pelle.» La giovane donna annuì guardando teneramente la sorella seduta di fronte a lei. «Ad ovest la situazione non era tanto diversa da quella che ci avete descritto voi. I goblin ribelli avevano distrutto tutto e quello che era rimasto era oggetto di lotte.»

«Per quale motivo quei goblin erano insoddisfatti?» Elasha, nel suo silenzio, ascoltava e parlava solo quando riteneva che le sue parole avessero una qualche importanza.

«Elfi di sangue.» Le rispose Ysildea destando uno stupore collettivo. «Hanno dominato in quelle lande per secoli prima di andare via e lasciare solo le rovine dei loro vecchi palazzi di pietra. Anche lì i goblin erano ridotti in schiavitù, ma una schiavitù diversa da quella raccontata dal fauno. Erano sì servi e padroni, ma erano liberi di andare dove volevano. Naturalmente alcuni goblin erano riusciti a conquistare cariche importanti. Quando gli elfi di sangue se ne andarono, lasciarono il popolo dei goblin allo sbaraglio, senza nessuna guida o indicazione. I goblin che un tempo erano stati importanti presero il comando di ciò che era rimasto. Ma ben presto il resto del popolo si ribellò, dopo tutto erano la maggioranza, e vinsero. Eppure, alcuni goblin di élite non si sono mai arresi e si sono trasformati in criminali.»

«Come avrebbe potuto il loro popolo dire che sarebbero stati degli ottimi leader se erano dei malviventi?» Negli occhi di Nym si accese un fuoco, lo stesso che albergava negli occhi del padre quando si trovava di fronte a un'ingiustizia.

«Non avrebbero potuto.» Tornò a parlare Cyran «Il loro era solo un inganno. Avrebbero fatto credere che senza di loro le terre non sarebbero state al sicuro. Quelli che depredavano e razziavano erano i loro sicari. Quando poi sarebbe stato il momento, avrebbero salvato tutti e sarebbero tornati a comandare da eroi.»

«Un piano piuttosto articolato per dei semplici goblin.» Pensò Illithor a voce alta bevendo dal calice di fiore.

«C'è più di qualcosa sotto. Io e il principe Cyran abbiamo ipotizzato ci sia qualcuno che comanda i fili.» Gli occhi ambrati di Ysildea cercarono conferma in quelli ghiaccio di Cyran il quale annuì.

«Se così fosse,» Leena, che fino a quel momento era stata in silenzio, destò nei loro animi leggero ma giustificato timore «gli orchi-dorki e i goblin sono l'ultimo dei nostri problemi.»




So che questo capitolo è molto statico, ma è fondamentale ai fini della trama. Se vi dicessi di più capireste anche il finale che ho in mente

Adoro il nome Ysildea. Vorrei che avesse più scene solo per poterlo scrivere. E si, Cyran è un figone ma è anche estremamente gentile, per questo motivo mi piace tanto come personaggio.

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