13. Nuovi inizi

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Quella che doveva essere un'allegra cena di famiglia si era ben presto trasformata in una triste riunione durante la quale parlare di guerra.

«Se davvero sono così forti,» Illithor cercò di mettere fine a tale argomento che li aveva rabbuiati abbastanza «l'unica cosa che possiamo fare è chiedere aiuto al banchetto di domani e sperare di avere quanti più alleati possibili.»

«Faremo di tutto per salvare la foresta di Oròtonas.» Concluse Cyran sollevando un calice di fiore e proponendo un brindisi.

Tutti bevvero e festeggiarono il ritorno di Cyran e Ysildea e la nuova amicizia con Hul.

Di buon'ora il re aveva chiesto a Hul di presentarsi nella sala del trono. Nym era già lì, in piedi accanto al padre. Mentre, dall'altro lato del trono era immobile un elfo molto alto e magro. I capelli lunghi e castani erano raccolti in un basso codino, mentre sul lungo naso erano appoggiati dei piccolissimi e tondi occhiali.

«Mi avete fatto chiamare, maestà?»

Hul si inginocchiò di fronte a lui

«Sì Hul. E vi prego, alzatevi.» Lo accolse il re «Lui è Ignis, il nostro alchimista.» L'elfo alzò la testa fiero «Nym mi ha detto che nella vostra tribù eravate un alchimista, ho pensato vi sarebbe piaciuto tornare a esercitare la vostra professione.»

Un enorme sorriso si formò sul volto di Hul.

«Per me sarebbe un onore. Non so davvero come ringraziarvi.»

«Per noi sarà sufficiente che trovi un antidoto quanto più veloce possibile al veleno di quei fiori.» Nym si fece avanti «Se davvero gli orchi-dorki arriveranno, lo faranno armati e noi dovremo essere pronti.»

Lo sguardo di Hul si fece serio e il fauno annuì.

«Metterò tutto l'impegno possibile per riuscirci. Se però posso avanzare una pretesa, maestà...»

«Ditemi pure.» Il re gli fece un cenno con una mano.

«Datemi del tu, non merito tutto questo rispetto da parte vostra. Siete un sovrano, dopotutto.»

Illithor sorrise davanti a quelle parole.

«Sono re perché gli Antichi hanno deciso che fossi degno. Io sceglierò il mio successore, ma toccherà agli Antichi reputarlo meritevole di tale compito. Nessuno di noi è più importante di un altro, nessuno deve arrogarsi il diritto di sentirsi superiore. La tua modestia dimostra che sei una creatura con un livello di saggezza che a molti è precluso e ti meriti tutto il rispetto che possa esistere in questo mondo. Ma se la tua richiesta è quella di essere considerato alla pari, ti prego, considerami tuo eguale.»

Il re inchinò la testa lasciando tutti in quella stanza con un enorme sorriso sul volto.

«Lo farò, maestà.»

Nonostante fosse arrivato solamente il giorno prima, Hul aveva ritrovato in Illithor un re giusto e buono come non ne aveva mai visti e si sentì grato di aver potuto essere alla sua presenza e di considerarsi suo pari.

Ignis si muoveva tra le strade serrate del villaggio con goffaggine nonostante si sforzasse di non farlo notare. La lunga tunica viola che indossava gli arrivava fin sotto i piedi e di tanto in tanto lo faceva inciampare. Inoltre, gli elfi intorno a lui sembravano non notare la sua presenza e lo urtavano continuamente sballottolandolo da una parte all'altra della strada. Ma tutto questo non gli impediva di camminare davanti a Nym e Hul, impettito e con le mani incastrate nelle larghe maniche della tunica.

«Ma è sempre così?»

Domandò Hul. Il fauno non si preoccupò di abbassare la voce in quanto, in mezzo a tutta quella gente, era sicuro che l'alchimista non l'avrebbe sentito.

Nym annuì.

«È uno degli elfi più dotti nel nostro villaggio, per questo motivo si crede di intelletto superiore agli altri.»

Ma anche se Ignis era uno spettacolo piuttosto divertente, Hul era più interessante di lui, almeno per gli elfi che lo circondavano. Nym era l'unico a stargli vicino, mentre gli altri si allontanavano non appena lo vedevano. I loro occhi erano catturati dalla sua figura così come le loro parole.

«Mi stanno fissando tutti.» Constatò Hul camminando a testa bassa.

Nym si guardò intorno. Anche gli elfi che camminavano sui ponti sulle loro teste si affacciavano a osservarli.

«Credo stiano guardando me, non mi capita spesso di uscire dalla biblioteca.» Provò a tirargli su il morale. «E poi, anche se stessero guardando te, lasciali guardare. Ben presto impareranno che non sono solo loro a vivere nella foresta, ma che esistono tantissime altre creature con le quali dobbiamo rapportarci. Se fossi un fauno camminerei a testa alta, non è una roba da tutti avere le corna.»

L'elfo si portò due dita sulla testa e simulò gli ossi che uscivano dalla testa dell'amico facendolo così ridere. L'ultima cosa che Nym voleva era che si sentisse rinchiuso e triste come a Mushville.

Arrivarono al laboratorio di Ignis situato in una stradina laterale e tranquilla. Entrarono nel tronco di un alto albero e salirono le scale intagliate nel tronco. Ignis aprì loro la botola e li fece accomodare nella sua dimora.

Hul rimase a bocca aperta.

«Non è per niente come a Oròtonas.» Affermò meravigliato. «Qui è tutto così magnifico.»

Il fauno iniziò a guardarsi intorno, ad avvicinarsi agli scaffali ricolmi di libri, alle provette e ampolle pieni di liquidi fumeggianti posti sul tavolo e alle bottiglie contenenti insetti morti.

«Spero che tutto sia di tuo gradimento.»

Nonostante il suo fare altezzoso, Ignis era davvero un bravo elfo che teneva più al cervello delle creature piuttosto che al loro aspetto.

«Decisamente.» Hul era entusiasta

«Spero allora che riusciremo a lavorare bene insieme.» L'elfo gli allungò la mano. Hul la fissò qualche secondo prima di stringerla contento.

«Ne sono sicuro.»

I loro sguardi si persero raggiungendo una connessione perfetta. Nym, intanto, li osservava felice e sicuro che Hul avrebbe presto trovato ad Aeon una nuova casa.

«Non voglio interrompere,» Nym rovistò all'interno della sua sacca e ne tirò fuori un fazzoletto «ma credo che questi vi serviranno.» Porse il fazzoletto a Hul che lo aprì «Sono i fiori rossi provenienti dalla foresta di Oròtonas.»

Ignis si affrettò in un leggero ed elegante inchino.

«Vi ringrazio principe, il vostro aiuto sarà prezioso per le nostre ricerche.»

Rimasero senza parlare qualche secondo prima che Nym rompesse il silenzio.

«Ora è meglio che io vada. Avrete sicuramente tanto di cui parlare, robe scientifiche, robe erboristiche.»

Mentre scendeva le scale lanciò un'ultima occhiata a Hul e Ignis. Si erano già messi al lavoro e sembravano andare d'accordo fin da subito.

Una stretta gli attanagliò il petto. Nym non si era mai sentito così.

Mentre camminava, sentiva i piedi pesanti e la voglia di fare qualsiasi cosa abbandonarlo.

Si guardò intorno. Era solo. Non era mai stato solo come in quel momento. Sulla sua spalla c'era sempre stata Toots, al suo fianco Leena e ora anche Hul era entrato nella sua vita. Ma adesso Toots dormiva avvelenata, Leena forse non voleva più parlargli e Hul aveva di nuovo la sua alchimia.

Era egoista da parte sua volere qualcuno accanto? Aveva sempre amato la sua solitudine, ma si rese conto non l'aveva mai veramente vissuta fino a quel momento.

L'elfo si appoggiò alle corde di uno dei ponti sospesi tra gli alberi e guardò giù gli elfi che passavano. Si sentì in colpa ad essere così tanto egoista.

«Farò di tutto per salvarli e, forse, alla fine di tutto non mi sentirò così solo.»

Corse verso l'arena, sicuro che lì avrebbe trovato Leena ad allenarsi per quando sarebbe entrata nei cavalieri dei draghi. Ma, mentre correva, qualcosa catturò la sua attenzione. Elasha camminava sospettosamente avvolta da un mantello scuro. Nonostante se lo fosse messo per nascondere la sua identità, era evidente a tutti si trattasse della principessa: nessuno camminava così aggraziatamente come lei, i suoi piedi sembravano volare. Seguì la ragazza con lo sguardo fino a quando non si fermò vicino la bottega del fabbro. Si guardò un paio di volte le spalle, per vedere se qualcuno la stesse seguendo. Nessuno le avrebbe vietato di uscire dal castello, per questo motivo Nym si chiese se ci fosse altro dietro. Rimase ad osservare.

Elasha bussò tre volte prima che la porta si aprisse e lei si gettasse dentro.

«È piuttosto strano.» Nym parlò a Toots prima di rendersi conto che la siris non c'era. Avrebbe, però, seguito la sorella per cercare di capire cosa stesse succedendo.

Scese, quindi, dal ponte e si nascoste sotto la finestra di legno per cercare di sentire.

«Non pensavo saresti venuta.» La voce era quella di Ryfon, il giovane fabbro.

«Si beh, avevo bisogno che mi riparassi questa.»

«È veramente bellissima, ma forse un fabbro non è l'elfo migliore per aggiustare questa spilla. Dovresti chiedere all'orafo.»

Elasha rise gentilmente.

«Ma certo, che stupida sono stata. Ti ringrazio lo stesso e magari riusciamo a vederci in giro.»

Nym sapeva che la sorella era intelligente, non avrebbe mai portato a un fabbro una spilla da aggiustare. Era decisamente tutto troppo strano. Decise, però, di andarsene prima che Elasha uscisse, così non sentì altro.

Lungo tutto il fiume Arbor erano state messe lanterne colorate, così come stendardi erano stati posti al lato della strada principale. Molti elfi stavano lavorando duramente per la parata che si sarebbe tenuta al tramonto.

Le risate e la presenza dei bambini che correvano felici rimbombavano particolarmente forti nella sua testa e lo facevano sentire ancora più solo.

«Ho bisogno che ti svegli Toots, ho bisogno di te.»

Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, quindi corse a nascondersi dietro una casa e si accucciò nascondendo il volto tra le mani. Si spaventò quando una mano gli toccò una spalla.

«Che ci fai nascosto qui?»

Era Elasha, ancora avvolta nel suo mantello viola ma con un enorme sorriso sul volto.

«Io stavo... ho accompagnato Hul da Ignis.» Nym si alzò e si asciugò il naso con il dorso della mano procurando il riso della sorella.

«Le buone maniere non sono mai state il tuo forte.»

«Sei sempre più stata regale di me.»

La ragazza lo guardò con gli occhi intensamente azzurri. Assomigliava così tanto a loro madre, anche nei modi di fare, che a Nym le venne spontaneo prenderla per mano.

«Torniamo a casa.»

E Nym annuì.

Alla fine, Nym riuscì a vedere Leena solo da lontano; la ragazza era così tanto impegnata che non voleva disturbarla. Decise, quindi, di andare in biblioteca a cercare informazioni riguardo gli orchi-dorki. Qualsiasi cosa sarebbe stata utile. Già dal secondo libro si rese però conto che le informazioni che avevano non si avvicinavano minimamene alla realtà. Gli orchi erano cambiati e quei libri non l'avrebbero aiutato.

Incontrò Leena al tramonto. Era già schierata insieme agli altri allievi dell'Accademia. In realtà lei e Zafira erano le uniche due schierate ai lati della strada. Nym si avvicinò a loro sorridente.

«Prima ti ho vista allenarti.» Le disse, ma la ragazza e il drago non si mossero.

Per un attimo gli occhi di Zafira si voltarono nella sua direzione e la draghetta uscì la lingua felice. Ma Leena si voltò verso di lei così dovette riportare la lingua in bocca.

«Volevo solo dirti che mi sei mancata oggi. Ma ora è meglio che vado,» Il ragazzo si girò verso il balcone sul quale Illithor ed Elasha si erano già sistemati «mio padre mi starà cercando.»

Nym si sentiva incredibilmente meglio dopo averle detto quelle parole, più leggero e sereno. Si meravigliò quando due braccia lo avvolsero da dietro. Leena nascose in suo viso nella schiena dell'amico e non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.

«Sono stata una vera stupida, mi perdonerai mai?»

Anche se lei non poteva vederlo, il ragazzo sorrise e annuì.

«Non potrei mai essere arrabbiato con te nemmeno se lo volessi.»

Nym si voltò e l'abbracciò felice di avere di nuovo la sua amica. Anche Zefira si unì all'abbraccio facendoli cadere tutti e due a terra.

«Tuo padre ti aspetta.»

Lo lasciò andare tornando al suo posto tra le righe.

Elasha indossava la sua tiara di stelle, così come Illithor la sua corona di foglie dorate. Nym prese la sua corona da un cuscino vicino l'apertura nel tronco e si cinse la testa di sottili fili dorati che si intrecciavano e gli cadevano sulla fronte lasciandola scoperta.

Il Sole stava ormai calando velocemente mentre la musica, che si diffondeva abitualmente nella foresta, aumentò la sua intensità.

I primi ad arrivare furono i druidi. Vennero fuori dagli alberi, come se le loro figure si staccassero dai tronchi. A ogni loro passo piccolissimi fiori colorati crescevano dal suolo. Erano estremamente magri e assomigliavano ad alberi, con pezzi di corteccia che crescevano loro sulle braccia e sulla faccia. Il più anziano di loro camminava avanti a tutti, la sacchetta delle ossa appesa al collo, una pianta che gli cresceva sulla testa e un bastone intrecciato con sopra una gemma contenente il respiro della foresta in una mano. Il vecchio druido salì sul balcone insieme alla famiglia reale.

«Grim, vecchio mio. Sono felice tu sia riuscito a venire.»

Illithor e Grim si abbracciarono

«Non potevo di certo mancare a una parata del genere per il giovane Cyran, poi.»

Intanto, da dei fiori sparsi nella valle, saltarono fuori i folletti, creature verdi e minuscole, dai lineamenti appuntiti e le ali fragili come quelle degli assik. Il re e la regina avevano la pelle verde più accesa di tutti e volarono fino la balconata. Tutti si salutarono con un inchino.

«Sono lieto che siate riusciti a raggiungerci.»

Re Illithor sussurrò, ma la risposta che ottenne proveniva da una voce così flebile, che nessuno capì cosa i sovrani dei folletti avessero detto. Improvvisamente la terrà tremò sotto i loro piedi. Crepe si formarono e molte creature caddero a terra. Un'enorme voragine si aprì al centro della strada e, dopo qualche secondo di silenzio, dei nani uscirono dal terreno. Erano esattamente come Nym se li ricordava: bassi, tozzi e sporchi di terra e fuliggine. Il ragazzo arretrò di un passo quando ripensò alla fine che avrebbe fatto se non fosse stata per la pelliccia di krix.

I nani passavano in mezzo alla folla non curandosi della strada principale libera. Spostavano chiunque con la forza e camminavano barcollando e urtando tutti.

«Fatemi passare, sono il re io. Vero che sono il re? Ho la corona, sono il re.» Goldwin avanzava avanti a tutti cercando conferme a destra e manca, conferme che nessuno, oltre gli altri nani gli dava.

Goldwin e il nano anziano che aveva dato a Nym il fiore di nevischio salirono sulla balconata.

«Re Goldwin, è un onore avervi qui con noi.»

«Illithor, anche tu con una corona.» Il nano lo guardò storto «Immagino sia normale, sei un re anche tu. Te la concedo, siamo a casa tua dopotutto. Oh, ma chi abbiamo qui!» Goldwin si girò verso Nym «Il giovane elfo che ci ha portato le stelle.» Gli si avvicinò e gli prese con forza la mano agitandogliela con foga «Quando vorrai ancora fare affari con noi saremo ben lieti di accoglierti, te e la tua siris, naturalmente.»

Gli occhi di Goldwin si strinsero in uno sguardo avaro. Nym non avrebbe mai più portato Toots con sé in un luogo tanto pericoloso, non dopo l'ultima volta.

«Sarò ben lieto di tornare alle vostre Montagne Innevate.» Mentì Nym con un sorriso.

E il ragazzo si trovò a ringraziare quando un vento gelido dal Nord interruppe quella conversazione. Tutti si coprirono gli occhi ma, quando la tempesta fu passata, la regina degli elfi delle nevi, Evie, era comparsa sul balcone in mezzo a loro mentre le sue guardie e i suoi consiglieri erano apparsi tra la folla. Sulle loro teste una nuvola galleggiante faceva cadere in testa a loro della neve che, una volta toccata terra, scompariva.

«Evie, la regina più bella che abbia posato piede su questa terra.» Illithor si inchinò a baciare la mano della regina che di rimando sorrise compiaciuta dei complimenti. Probabilmente l'unico a non essere a conoscenza della vanità della regina era proprio Nym.

«Immagino di essere stata l'ultima ad arrivare, non è vero?» Evie si sistemò accanto a Illithor oscurando gli altri regnanti con la sua altezza.

«Proprio così.» Le risposte Illithor gentilmente e con un dolce sorriso.

«Bene.» La sovrana sembrava soddisfatta di ciò. «Lei deve essere vostra figlia.» Mise un dito sotto al mento di Elasha e le alzò la testa esaminandola.

«Sono la principessa Elasha della Foresta di Aeon.» La ragazza aveva gli occhi freddi, ma non lasciava che il suo spirito elegante venisse sopraffatto.

Sulle labbra di Evie si accennò un sorriso.

«Bene.» Concluse infine e tornò a voltarsi verso la foresta dando le spalle a tutti gli altri.

Il sole continuava a calare e quando poi i suoi ultimi raggi colpirono la punta degli alberi, da lontano, Cyran e la sua armata avanzarono verso il castello. I cavalieri dei draghi volavano sulle acque del fiume Arbor, mentre i soldati a piedi camminavano sulle sue sponde.

Cyran, su Marveom, il suo drago, era in testa a tutti, fiero e nobile avvolto nella sua armatura nera. Ysildea, alla sua destra, cavalcava Eoria con forza.

Avanzavano portando con loro l'oscurità della notte che veniva rischiarata dalle lampade ai lati del fiume e della strada.

La musica risuonò a festa per tutta la foresta, trionfante per l'arrivo del futuro re e degli altri elfi. Ma mentre l'armata avanzava, la musica cambiò intensità e tonalità. Diventò più grave e oscura, poi uno squillo irruppe tra le altre note. Era l'allarme di un attacco.



Da lettrice voglio chiedervi: che ne pensate della coppia Hul-Ignis? Mi piacciono davvero tanto, ma non so se sviluppare una loro eventuale relazione o lasciarli semplicemente colleghi di lavoro.

La litigata tra Leena e Nym non era nei miei programmi, spero non abbia appesantito troppo il capitolo.

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