5. La ninna nanna del bosco

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Le fronde degli alberi attutirono la caduta, ma l'impatto fu ugualmente doloroso.

«State tutti bene?» Domandò Nym che, come risposta ottenne, un leggero brontolio sia da Toots che da Irlyd.

Si tirarono su e si guardarono intorno. La foresta nella quale erano finiti non era per niente come la loro. Gli alberi e i cespugli erano grigi, il terreno fangoso e ovunque crescevano rampicanti con grosse spine e, simili a quello che gli era stato regalato dai nani, piccoli fiorellini rossi a cinque petali che puzzavano.

La pioggia continuava a cadere imperterrita e sottile, il vento ululava minaccioso, ma oltre questo, il silenzio regnava sovrano. Non un uccellino cantava, non un insetto ronzava. Erano come caduti nel nulla.

«Dobbiamo trovare un riparo per questa notte.» Disse Nym alzando la testa «E poi tu hai bisogno di riposare.» Aggiunse accarezzando il drago.

Camminarono lentamente, Nym avanti a scostare le erbacce e i tronchi che avrebbero potuto rallentare ancora di più Irlyd.

L'aria in quella foresta era diversa da quella di Aeon; gli alberi, il terreno, tutto intorno a loro sembrava respirare in maniera affannosa. A ogni passo Nym poteva sentire la sofferenza di quel luogo.

Irlyd emise un leggero ruggito e attirò l'attenzione del ragazzo che drizzò le orecchie a punta.

In lontananza, quasi come un sussurro appena accennato, era possibile udire un canto, una melodia triste e lenta.

Come attratto, Nym le corse incontro.

Tramontata è la luna
Dimentica di quel che è stato.
Come degli assik le ali
O dei krix il canto,
Dolce è il mio lamento
In questa valle intrappolata.

Aspettami e ci rivedremo
Alla fine di questo sogno.
Dimentico che il tormento
Mi fa da compagno.

Specchio d'acqua cristallina
Accogli ancora le mie preghiere.
Non abbandonarci al nostro fato
Illumina le vie del nostro canto

Arrivarono ai margini della radura al centro della quale era seduta una creatura che di così belle Nym non ne aveva mai viste. Era una giovane ragazza, la sua pelle, di un verde acceso, sembrava muschio morbido; i capelli che le circondavano il corpo erano i rami di un selcio disperante, alberi dalle lunghe fronde che cadevano piangenti a terra, e si muovevano insieme al vento. Gli occhi grandi occupavano la maggior parte del viso dimostrando la gentilezza che la melodiosa voce aveva già accennato.

Sedeva triste al centro della radura grigia, solo il lembo di terra dove si appoggiava sembrava essere verde.

Incantato, Nym mosse qualche passo nella sua direzione, ma Irlyd lo bloccò con una zampa.

«Cosa fai? Lasciami!»

Disse il ragazzo, ma il drago non aveva la minima intenzione di obbedire. Invece emise un leggero brontolio e indicò qualcosa dall'altro lato della radura con il muso: era un cucciolo di nakabi. Si dondolava furtivo sui rami degli alberi con le quattro e lunghe zampe piumate più simili a braccia. Avanzava portando avanti il musetto piatto e annusando l'aria.

Anche lui era come attratto da quella voce, ma si guardava bene intorno.

Quando gli sembrò non ci fosse nessuno a parte loro due, uscì allo scoperto e si avvicinò furtivamente. Nonostante potesse andare molto più veloce, avanzava lentamente poggiandosi solamente su due braccia invece che tutte e quattro.

Chiudi gli occhi e lasciati andare
Come fiore di creanto accarezzato dal vento
Rugiada mattutina
Sotto al sole dorato

Mostra a me i tuoi segreti
D'oro e d'argento sprigiona scintille
Fate intrecceranno i tuoi capelli
Le memorie di chi è passato

Le tristi parole entrarono nel petto di Nym. Lo accarezzarono e lo scaldarono avvolgendolo di malinconia. Sentiva la tristezza dei giorni passati, vide davanti a sé scene felici di elfi che giocavano sulle acque del fiume Arbor. Quasi arrivò a sentire l'acqua fresca che gli spruzzavano in faccia.

Attratto dalla ninna nanna, il nakabi non si accorse però di essere osservato. Orchi-dorki erano in agguato dietro ogni tronco e acquattati dietro ogni arbusto. La loro puzza veniva coperta dai fiori e dal marciume della foresta, ma lo sguardo e il sorriso cattivo spiccavano come puntini bianchi su uno sfondo nero.

Nym avrebbe voluto urlare, avvertire il nakabi che era in pericolo e doveva tornarsene nella foresta, ma mosse un piede troppo tardi. Un burrone si aprì intorno alla creatura che aveva smesso di cantare e il nakabi vi cadde dentro.

«NO!»

Urlò Nym, ma gli orchi non lo sentirono. Uscirono invece dai loro nascondigli saltando e gridando.

«Preso. Preso. L'abbiamo preso. Preso.» Dicevano euforici grugnendo.

Cinque orchi-dorki si avvicinarono al bordo del precipizio. Uno di loro si accovacciò sulle gambe e tirò fuori dal gonnellino che portava una piuma marroncina, dello stesso colore del nakabi.

«Coraggio. Coraggio prendila se ci riesci. Riesci.» Lo provocava tra un grugnito e l'altro.

Tre, invece, ridevano sguaiatamente mentre saltellavano per la radura con i loro grossi piedi. L'ultimo aveva saltato la buca fatta e aveva preso la creatura che cantava per delle catene arrugginite che aveva strette intorno ai polsi delicati. In confronto alla dolce creatura, gli orchi erano grossi e bassi. Avevano le orecchie a punta tagliate in più punti, come se avessero ricevuto dei morsi. I nasi tondi colavano continuamente, per questo motivo erano obbligati a tirare su il muco che vi usciva. Le mani avevano solo tre dita rugose sporche. Gli occhi erano di un grigio annacquato, tanto che sembrava si sarebbero messi a piangere da un momento all'altro. Indossavano solamente un gonnellino di pelle con una sola tasca dalla quale usciva un coltello arrugginito. Il verde della loro pelle era molto più scuro di quello della creatura, incrementato dal fatto che lo sporco regnava sovrano su quei corpi così grossi e sudati mentre i capelli neri crescevano radi sulla testa a punta.

«Forza. Forza bella ninfa. Ninfa.» L'orco la strattonò.

La creatura si alzò e lo seguì a testa bassa.

«Tonk. Tonk, prendi la gabbia. Gabbia.» Ordinò quello piegato che nel frattempo aveva preso il nakabi tenendolo sollevato per le quattro braccia.

«Eccola. Eccola qui Yak. Yak.»

Nym aveva notato che nel momento in cui dicevano qualcosa, ripetevano sempre la prima e l'ultima parola, come una sorta di tic.

Gli orchi se ne andarono portando con sé la ninfa e il cucciolo di nakabi che continuava a lottare per la sua libertà. La ninfa, invece, sembrava ormai rassegnata.

«Chissà da quanto tempo è rinchiusa.» Rifletté Nym. «Devo seguirli, devo riuscire a salvarli.»

Quando il gruppetto fu andato via, il silenzio tornò sovrano, accompagnato solo dal rumore della pioggia sulle foglie secche.

Poi Nym si rivolse a Irlyd «Tu rimani qui. Sei troppo grande e ti vedrebbero. Cerca di non fare rumore e non uscire mai e poi mai.»

Il drago rispose con un leggero ruggito.

Nym seguiva gli orchi a un albero di distanza, abbastanza vicino da ascoltare i loro discorsi e abbastanza lontano da non essere visto.

«Cammina. Cammina stupida ninfa. Ninfa.»

Gridavano mentre strattonavano la povera creatura.

Nym mosse un passo. Non poteva permettere che ci si comportasse in quel modo. Ma il suo piede schiacciò un rametto secco che si spezzò sotto il suo peso e immediatamente tornò a nascondersi. Per fortuna quegli orchi erano troppo intenti a ridere di ogni cosa che vedevano per accorgersi di lui. Se fosse stato preso anche lui avrebbe perso qualsiasi opportunità di salvare la ninfa e il nakabi.

«Forse. Forse il re questa volta ci darà un pezzettino. Pezzettino.»

Disse quello che doveva essere Tonk. Era difficile distinguerli, se non per qualche crosta che avevano in faccia: Tonk ne aveva una rossa e sporgente sulla punta del naso, Yak all'interno dell'orecchio ed era arancione sporco.

«Io. Io voglio una delle zampe. Zampe.» Disse uno degli altri avvicinando il faccione alla gabbia che portava in mano.

«E. E sentiamo, cosa te ne faresti, Unak? Unak?»

Unak, che aveva una crosta verde sul sopracciglio destro grugnì tenendo sempre vicina la gabbia.

«Così. Così catturerò altri begli animaletti. Animaletti.»

Camminarono ancora un po' prima di arrivare a un albero più grande rispetto agli altri. Non era molto alto, anzi era più basso degli altri che crescevano intorno a lui, ma era grosso il triplo. Il suo tronco era formato da molti più alberi attorcigliati insieme, i rami si intrecciavano creando nodi in più punti mentre le radici erano aggrovigliate in intricate geometrie. Si estendevano di molto in lunghezza tanto da rendere il terreno irregolare in molti punti.

I cinque orchi si fermarono ai piedi dell'albero e si guardarono attorno. Subito Nym si nascose meglio, ma quando uscì dal suo nascondiglio, gli orchi erano spariti.

«Com'è possibile?» Si chiese Nym. «Erano qui un attimo fa.»

Il ragazzo si avvicinò all'albero e vi girò intorno quando, tra le radici intrecciate, non vide un buco, come una tana. Nym ci guardò dentro qualche secondo prima di sentire una specie di risata, più simile a un grugnito.

«Sono senz'altro entrati qui dentro.»

E senza aspettare oltre, entrò anche lui.

Venne avvolto dall'oscurità del tunnel. Il terreno era scivoloso e istintivamente si appoggiò con le mani alle pareti che scoprì essere ricoperte di una melma appiccicosa.

«Che schifo!» Esclamò e subito si tappò la bocca spaventato dall'eco che si era creata.

Ma gli orchi non si erano ancora accorti di lui.

«Non. Non vedo l'ora di far vedere questo bell'animaletto al re. Re.» Altri grugniti.

«Muovetevi. Muovetevi voi altri, non restate indietro. Indietro.»

Nym avanzò un passo reggendosi alle pareti, ma sentì il terreno scivolargli sotto i piedi. Fu inutile reggersi all'appiccicume. Finì con la schiena all'aria e cominciò a scivolare proprio verso gli orchi.

Sentiva un nodo in gola, esattamente il punto in cui un urlo di terrore gli si era incastrato. Tutto il mondo gli scorreva veloce intorno e una luce gli si avvicinava pericolosamente. Aveva gli occhi sbarrati per la paura e sentiva qualcosa agitarsi nel suo stomaco.

Voleva urlare, ma la voce gli si era bloccata.

La caduta non durò molto. Andò a colpire con la pianta dei piedi qualcosa di duro e la botta lo ci fece finire sopra. Era un grosso masso che ingombrava metà del corridoio. La botta lo prese dritto in pancia e, senza accorgersene lanciò un lamento.

Gli orchi erano appena davanti a lui, quindi si sbrigò a tapparsi la bocca e ad accucciarsi dietro la pietra.

«Avete. Avete sentito? Sentito?»

Chiese uno girandosi.

Nym trattenne il fiato, preso dalla paura di poter emettere un altro rumore. Oramai era finita. L'orco si avvicinava sempre di più ma Nym era in grado solo di sentire il suo cuore pulsargli nella testa. Vampate di calore lo avvolgevano ininterrottamente. Se l'avessero scoperto, non sarebbe riuscito a tornare a casa. E allora la ninfa e il nakabi sarebbero rimasti prigionieri. Chi li avrebbe salvati? Ma soprattutto, chi avrebbe salvato lui?




Grazie a tutti quelli che hanno deciso di dare una possibilità a questa storia leggendola e aggiungendola agli elenchi di lettura. Spero vi stia piacendo così come a me sta piacendo scriverla🌿

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