8. Un semplice bardo

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L'orco guardava Nym attraverso i suoi piccoli occhi neri, tanto chiusi che l'elfo si domandò se effettivamente ci vedesse qualcosa.

Avanzò di qualche passo che fece arretrare Nym. L'elfo si guardò intorno spaventato cercando una via di fuga da quella situazione.

«Ti. Ti ho fatto una domanda. Sei sordo per caso? Caso?»

Gli domandò nuovamente l'orco alzando la voce e facendo tremare le ampolle sul tavolo.

Nym arretrò ancora di qualche passo, ma quando vide gli animali in gabbia tremare, Hul abbassare la testa e stringersi nelle spalle e Nimue nascondere il volto, raccolse il coraggio che non aveva e indurì il viso. Si mise dritto e guardò l'orco fisso negli occhi. La paura sembrava essere sparita come di colpo e solo per loro che erano stati imprigionati. Doveva proteggerli a qualunque costo.

«Sono Bri,» mentì Nym «sono il bardo chiamato per intrattenere il banchetto di sua maestà questa sera.» Si dilettò in un leggero inchino «Qui per servirvi.»

L'orco sembrò senza parole, stupito di fronte a quelle parole che non si sarebbe mai aspettato. Provò a tornare serio, non facendo trasparire le sue emozioni di incertezza.

«Si. Si, certo. Lo sapevo venivi. Il re ti aspetta. Aspetta.» Poi si girò verso Hul e gli lanciò contro una piccola gabbia con tre folletti rossi all'interno. «Il. Il re vuole questi domani mattina. Falli croccanti, bruciati. Bruciati.»

Finì contento l'orco completando il quadro con una risata composta solo da grugniti.

Nym arricciò il naso schifato e guardò l'orco con riluttanza.

«Ehi. Ehi che hai da guardare tu? Tu?» Domandò l'orco rivolgendosi nuovamente a lui «Ora. Ora vieni. Ti porto dal re. Re.»

L'orco allungò una delle grosse mani con quattro dita per afferrarlo ma Nym gli scivolò andando a finire vicino la gabbia di Numue.

«Non posso andare da nessuna parte senza la mia cantante.» L'orco sembrò perdersi per un momento e Nym ne approfittò «Sono un bardo piuttosto rinomato in tutta la contea, e avevo espressamente chiesto che Nimue fosse la mia cantante e mi era stato detto che così sarebbe stato.»

L'orco si grattò la testa spaesato.

«Certo. Certo. Certo.»

Rispose questi staccando un mazzo di chiavi dalla cinta. Erano tutte arrugginite, come se non venissero usate da anni e tenute insieme da un grosso anello di metallo rosso legato alla vita dell'orco con una spessa corda sfilacciata. Bastava un leggero taglio che le chiavi sarebbero cadute.

L'orco si avvicinò alla gabbia di Nimue che, d'istinto si rannicchiò tutta, più di quanto non fosse già, e si coprì come meglio poteva con le braccia. Noncurante della paura della ninfa, l'orco allungò la mano sporca nella gabbia e le afferrò il braccio sottile che, tra le sue mani, sembrava un ramoscello pronto a spezzarsi, e la tirò fuori borbottando qualcosa tra sé e sé.

«Vieni. Vieni fuori bell'uccellino. Uccellino.»

Nimue si andò a riparare dietro Nym, ma l'orco li prese entrambi per le spalle e li spinse fuori dalla cucina.

«Ci vediamo presto.» Sentì dire Nym da Hul prima che la porta della sala si chiudesse alle loro spalle. Era fatta. Ora Nym doveva solamente trovare un metodo per spiegare alla ninfa il piano che aveva avuto.

L'orco camminava dietro di loro nel tunnel buio. Nym non vedeva dove metteva i piedi, anche se, ogni tanto, qualche gruppo di funghi luminosi faceva la sua comparsa dalle pareti rocciose.

«Sei impazzito?» Nimue gli si avvicinò «Cosa credi di fare?» Parlava sottovoce per non farsi sentire dall'orco che comunque non avrebbe capito le loro parole data la grandezza del suo cervello.

Ogni tanto dava loro qualche spintone seguito da un «Muovetevi. Muovetevi uccellini. Uccellini.»

«Fidati di me,» le rispose Nym «tutto quello che devi fare è incantarli con il tuo canto così da avere il tempo per far scappare tutti.»

Il rumore del fango sotto i loro piedi attutiva la loro conversazione, ma lo stesso parlavano a voce molto bassa.

«Posso incantare tutti, ma incanterei anche te.» Rifletté la ninfa

«Non preoccuparti per questo.» Nym fece strisciare una mano lungo la parete e le mostrò la sostanza vischiosa che gli ricoprì le mani sorridendo.

«Sei davvero intelligente Nym.» Le rispose Nimue sorridendogli di rimando.

Durante il tragitto Nym non perdeva occasione di indicare sulle pareti, con il succo luminoso dei funghi, tutte le svolte che prendevano ogni volta che entravano in un nuovo tunnel. Erano finiti in un vero e proprio labirinto e non sarebbero mai riusciti ad uscirne contando solamente sulla loro memoria.

Ogni tanto lanciava un'occhiata all'orco alle loro spalle, assicurandosi che non si accorgesse di nulla. Ma quello aveva gli occhi così piccoli che Nym dubitò riuscisse a vedere qualcosa oltre quello che si trovava davanti a sé.

Nel buio delle gallerie videro venire verso di loro qualcosa di scuro e grande che barcollava distrattamente.

«Ciao Stan.» Disse la creatura che veniva nella loro direzione. La voce era stranamente gentile e sul volto sereno era dipinto un sorriso dolce.

L'orco che li scortava, e che doveva chiamarsi Stan, si fermò e fece fermare anche Nym e Nimue appena accanto a un ciuffetto di funghi che illuminavano il volto dei due orchi di rosa.

Nonostante quello che avevano di fronte fosse un orco, ai due ragazzi non sembrò il solito conquistatore che provava divertimento nel procurare dolore. Oltre le sembianze, non assomigliava per nulla a un orco: il viso era pulito, sulle spalle non c'era l'ombra di una crosta, le unghie erano curate e il sorriso era sereno e felice.

«Vedo che ti sei fatto dei nuovi amici Stan.» Poi si resero conto che non ripeteva la prima e ultima parola «Ciao piccolini» continuò avvicinando il grosso faccione a loro due «Stan vi porta a fare una passeggiata?»

«Ma. Ma quale passeggiata. Li porto dal re per farli cantare. Cantare.»

La bocca dell'orco gentile si aprì leggermente mostrando stupore e i suoi occhi si illuminarono.

«Allora piccolini se avete bisogno chiedete pure al vostro Mug, sarò più che lieto di aiutarvi.» Disse rivolgendosi nuovamente a Nym e Nimue.

I due ringraziarono con un leggero cenno del capo prima di essere nuovamente spinti via da Stan.

Sulla strada non incontrarono nessun altro. I tunnel sembravano vuoti e Nym iniziò a chiedersi se gli avessero davvero il coraggio di attaccare la foresta di Aeon.

Ma quando grida e risate iniziarono a sollevarsi dalla fine della galleria nella quale si trovavano iniziarono a diventare sempre più forte e Nym si trovò di fronte a centinaia di orchi euforici, il ragazzo sentì le ginocchia cedergli e la paura farsi strada nel suo cuore.

I tre erano finiti sulla balconata di quella che doveva essere una sala da pranzo. Nym guardò sotto meravigliato e terrorizzato in egual misura. L'enorme caverna nella quale si trovavano era illuminata da delle piccolissime lucine fluttuanti, delle aerie catturate come tutti gli altri animali tenuti prigionieri lì sotto.

Gli orchi-dorki emettevano urla e grugniti insopportabili. Nessuno di loro rimaneva fermo, seduto ai tavoli di legno ricolmi di cibo.

«Muovetevi. Muovetevi. Muovetevi.»

Disse loro Stan spingendoli verso una scalinata di pietra alla loro destra. Nimue si avvicinò di più a Nym prendendogli la mano tremante e tenendola stretta tra le dita affusolate.

«Non mi lasciare.» Sussurrò la ninfa.

«Mai.» Le rispose di rimando stringendole la mano ancora più forte.

Inizialmente nessuno sembrò accorgersi della loro presenza, quindi Nym poté osservare i loro comportamenti in maniera più libera, senza sentirsi osservato. Gli orchi erano seduti intorno a dei tavoli di legno su panche anch'esse di legno. Il cibo davanti a loro era più di quanto Nym avesse mai visto in vita sua, tanto che strabordava dai piatti. Alcuni orchi lo divoravano come se non avessero mai mangiato in vita loro. Altri, invece, sembrava trovassero divertente sprecarlo: se lo lanciavano come se fosse un gioco e lo rimangiavano anche se era caduto a terra, su quei pavimenti di roccia ripieni di fango.

"E pensare che nelle cucine gli altri animali muoiono di fame." Pensò Nym tra sé e sé lanciando occhiate a destra e manca.

Piccole aerie luminose gli volavano intorno. Alcune gli si appoggiavano sulla spalla e Toots ne approfittava per mangiarne un paio afferrandole con la lingua.

Avevano fatto solo pochi passi quando gli orchi iniziarono ad ammutolirsi e a voltarsi nella loro direzione. Istintivamente Nimue abbassò la testa coprendosi con i lunghi capelli di selce. Nym, allora, le strinse più forte la mano.

«Non ti lascio andare.»

Le disse sottovoce.

Tutti gli occhi presenti in quella sala erano puntati su di loro.

«Perché vi siete ammutoliti tutti tutti?»

Chiese una voce profonda e roca dal fondo della caverna che rimbombò sulle pareti. Solo a sentirla si percepiva la potenza che derivava dalla persona alla quale apparteneva. Ma una volta arrivati dal suo proprietario, la paura, che fino a quel momento aveva albergato nello stomaco di Nym, si trasformò in disgusto.

L'orco seduto alla lunga tavolata era nauseante.

Aveva due grossi pezzi di carne unta tra le mani e le addentava entrambe con voracità. Il succo che ne usciva gli cadeva copioso dagli angoli della bocca finendo sul gonnellino di pelle che portava stretto in vita. A ogni suo movimento la collana di piccole ossa che portava intorno al collo tintinnava.

Era l'unico che ancora mangiava.

«Oh bene.» Riuscì a dire tra un boccone e l'altro «Chi abbiamo qui?»

L'orco appoggiò le mani sulle assi di legno, senza mai lasciare la carne che teneva ben stretta, e si affacciò oltre il bordo per guardare meglio Nym e Nimue che non avevano smesso di tenersi per mano.

«E questi questi cosa sono, Stan?» Neanche lui, come Mug, ripeteva la prima e l'ultima parola, in compenso compiva uno strano movimento con la testa che gli faceva ripetere una parola a caso della frase.

«Ecco. Ecco, sire, questi uccelletti dicono di essere cardi e li ho portati da voi che sapete cosa farci con i cardi. Cardi.»

La sicurezza che aveva caratterizzato Stan fino a quel momento svanì, mostrando di nuovo la grandezza del suo cervello, piccolo quanto una meletta.

Il re degli orchi lasciò andare la carne e si asciugò il succo sul mento peloso con il dorso della mano. Dopodiché si grattò la testa e si portò le tre dita al naso per annusarle. Nym ebbe i brividi.

«Cardi dici? Dici?» Lanciò ancora un'occhiata a Nym e Nimue squadrandoli da cima a fondo. «Non so cosa sono sono i cardi. Ma gli uccelletti mi piacciono molto, soprattutto al forno.» Una scintilla brillò nei suoi occhi.

Presa dalla paura, Nimue strinse ancora più forte la mano di Nym. Così il ragazzo fece quello che sapeva fare meglio: mentì per tirarsi fuori dai guai.

«Io sono Bri vostra altezza,» Questa volta l'inchino era degno di un re «un semplice bardo.»

«Un bardo?» L'orco si guardò intorno meravigliato prima di far uscire dalla sua bocca un profondo grugnito divertito. Anche gli altri orchi lo seguirono spargendo in giro i pezzi di cibo che uscivano dalle loro bocche disgustosamente aperte.

«Si maestà» proseguì Nym senza farsi scoraggiare «sono un bardo, un cantastorie e sono nella vostra terra per omaggiare la vostra magnificenza.»

Le lusinghe solitamente funzionavano con i sovrani pieni di sé e quello sembrava decisamente un re pieno di sé.

«Ma dico, dico, l'avete sentito? Vuole orcheggiarmi.»

Molti orchi si guardarono confusi mentre altri si unirono in grugniti insieme al loro re.

«E sentiamo Bri Bri, come vuoi orcheggiarmi o quello che è è?» Per un attimo l'orco tornò serio.

«Omaggiarla, sire. Volevo dedicarle una canzone.» Il re sembrò perdere l'attenzione per un attimo, poi Nym iniziò a tessere le sue lodi tanto da confonderlo «Nella foresta dalla quale provengo non abbiamo un sovrano autorevole come voi. La mia musica è quindi messa da parte e non ho la possibilità di elogiare un re come più gli si confà.»

L'orco si sistemò meglio sulla panca sulla quale sedeva appoggiando il gomito sul tavolo. Elasha avrebbe disapprovato. Ma a Nym non importava, aveva catturato la sua attenzione e questo bastava.

«Si sono piuttosto bravo nell'essere un bravo re, non è vero?» Chiese e un urlo generale si alzò nella sala «L'ultimo era era un pappamolle, così io Xorag lo spacca ossa ossa» si alzò in piedi sollevando i pugni in aria «ho deciso di prendere il suo suo posto. Se fosse per lui oggi saremmo ancora rintanati come krix e costretti a cacciare solo solo di notte.» Gli orchi intorno a lui esultarono contenti. «E questo è quello che di lui è rimasto. Una vuota cavità.»

Con un gesto del piede Xorag lanciò verso Nym e Nimue qualcosa di bianco, un teschio vuoto. Nym guardo le orbite vuote nelle quali il buio regnava sovrano. Era più piccolo della testa di Nym e il ragazzo si chiese cosa gli fosse successo, sicuro che la realtà non gli sarebbe piaciuta.

«È stato buono fino la fine il dolce dolce e gentile Viggo.» Xorag guardava al teschio con aria sognante «Ricordo ancora come la sua carne mi si scioglieva in bocca bocca e il suono dolce delle ossa che si spezzavano sotto i denti. Oggi, invece, siamo costretti a mangiare carne dura e insapore insapore di piccoli animali. Beh, che ci possiamo fare, non è colpa nostra dopo tutto.» Il re si perse in una sonora risata formata solamente da grugniti. Poi si alzò in piedi e si rivolse a tutti i suoi sudditi allargando le braccia «Ma non vi preoccupate amici amici miei, molto presto otterremo molto di più di quello quello che abbiamo già. I nostri confini si estenderanno arrivando alla fine del mondo e insieme banchetteremo della carne dei nostri nemici! Nemici!»

Tutti gli orchi presenti nella stanza gridarono, sbatterono i piedi sul terreno e colpirono i piatti contro i tavoli. Lì dentro era il caos.

Se avessero davvero conquistato il mondo sarebbe stata la fine di tutto, anche di loro stessi, ma di questo non se ne rendevano conto. Una volta uccisi tutti gli abitanti e mangiati tutti gli animali presenti al mondo, quanto tempo sarebbe passato prima che avessero finito per mangiarsi a vicenda?

Nym strinse forte la mano di Nimue e la guardò. Avrebbe così tanto voluto rispondere a tanta cattiveria, ma non poteva permettere che facessero del male alla ninfa.

Passò qualche minuto prima che Xorag si ricordasse di avere ospiti. L'attenzione degli orchi era così labile, ma di un torto o una promessa si sarebbero ricordati per tutta la vita.

«Dovete scusarmi scusarmi, mi ero completamente dimenticato di voi.» Grugnì Xorag. «Hai detto che vuoi orcheggiarmi. Orcheggiami allora.»

La sua voce aveva cambiato energia, era sempre profonda, ma quasi dolce.

Nym sorrise e gli rivolse nuovamente un inchinoapprofittando del momento per tapparsi le orecchie. Poi lasciò la mano di Nimue e tirò fuori il suo flauto. Con le prime note un freddo e gelido vento entrò nell'antro investendo tutti. Gli orchi si guardavano intorno spaventati: non c'erano ingressi, per questo motivo non capivano da dove provenisse quel vento improvviso.

Ma non Xorag. I suoi occhi erano catturati da Nym e dalla sua musica e nient'altro aveva più importanza.


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