9. La grande fuga

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La Luna ci benedirà questa notte
Danzeremo sotto i suoi raggi blu
Il vento accarezzerà il nostro viso
Asciugherà gli occhi dal pianto

Torneremo a riveder le stelle
Bearci della loro luce
Chiusi in un abbraccio senza tempo
Asciugherai le mie lacrime

Quando Nimue aveva iniziato a cantare, il vento si era fermato, come a voler ascoltare anche lui la magnifica voce cristallina.

Uno ad uno gli orchi erano caduti preda di Nimue. Lei rivolgeva alla Luna le sue preghiere mentre Nym si guardava intorno per capire quando tutti sarebbero crollati.

Il ragazzo non sentiva nulla, era come se fosse richiuso in una bolla. Ma poteva benissimo vedere la ninfa muoversi con leggiadria in mezzo a tutti quegli orchi. Nimue era diventata un'altra, si era trasformata. I capelli si muovevano nell'aria come mossi dal vento, i piedi danzavano a ritmo della musica, e il suo corpo si muoveva per sedurre.

Aveva messo da parte le sue paure e aveva accolto la sua natura da ninfa ammaliatrice. Se avesse voluto avrebbe potuto essere la creatura più pericolosa del pianeta.

Anche Xorag era rimasto affascinato, eppure non guardava Nimue. No, lui aveva occhi solo per Nym. Lo guardava dentro, con gli occhi color fango puntati in quelli bosco di Nym.

L'orco aveva il mento appoggiato sulla mano e dalla bocca aperta gli colava un filo di saliva. Nym distolse lo sguardo disgustato.

Puntò, invece, la sua attenzione su Stan che dondolava distrattamente sul posto. Aveva le gambe piegate e le spalle ricurve.

Sarai padrone dei miei sorrisi,
Accarezzerai la mia anima,
Custodirai i miei sogni.
Bacerai ogni parte di me.

Credimi se questa è felicità
Amami attraverso le imperfezioni
Disegna sul mio corpo costellazioni
In un mare di stelle

Dopo aver fatto un giro intorno alla stanza, Nimue gli si avvicinò e gli ballò intorno un paio di volte, il tempo necessario di staccargli le chiavi dalla cintura.

Lentamente e senza fare movimenti bruschi, i due ragazzi si allontanarono dalla sala. Risalirono le scale e si inserirono nel tunnel dal quale erano venuti. Continuarono a suonare e cantare il tempo necessario ad allontanarsi, poi iniziarono a correre e a ridere a perdifiato seguendo i segni che Nym aveva fatto sulle pareti.

«Ce l'abbiamo fatta!» Esultava la ninfa correndo e tenendo in aria le chiavi.

Nym le sorrideva contento.

«Dobbiamo ancora liberare gli altri.» Le ricordò il ragazzo. «Quanto hai detto che dura l'incanto?»

«Non l'ho detto. Ma ci darà tempo sufficiente.»

Arrivarono alla cucina con il fiatone. Quando aprirono la pota trovarono Hul nel bel mezzo di un discorso che stava affrontando con gli altri animali chiusi in gabbia e che non potevano rispondergli.

«...guardando il lato positivo, se li hanno mangiati, questa sera non dovrò cucinare nessuno di voi.» La sua risata era isterica «Guardando quello negativo, invece, se li hanno mangiati vi dovrò cucinare nei prossimi giorni.»

«È bello vedere come hai ancora fiducia in me, Hul.» Nimue entrò e andò ad abbracciare il fauno che fece cadere un pentolone sul pavimento provocando un gran fracasso.

«Io ero sicuro ce l'avreste fatta.» La voce gli era diventata stridula dall'agitazione, quindi tossì cercando di farla tornare normale fallendo. «Stavo giustappunto dicendo che sareste tornati sani e salvi da un momento all'altro.»

«Non abbiamo tempo da perdere.» Li interruppe Nym prendendo le chiavi dalla mano di Nimue e dandogliene qualcuna «Prova queste, io proverò le altre.»

Ci misero qualche minuto a trovare le chiavi corrispondenti ai lucchetti. Per di più molti erano arrugginiti da anni, era, quindi, molto più difficoltoso aprirli.

In un primo momento gli animali erano titubanti, un chelone si nascose nella folta coda arricciandosi. Poi il cucciolo di nakabi prese coraggio. Per lui Nym era andato ad affrontare degli orchi e questo non avrebbe mai potuto essere un segnale pericoloso. Era entrato a Mushville solo per salvarlo.

Il nakabi non aspettò un invito. Saltò fuori dalla gabbia e si strinse intorno al collo di Nym. Gli era debitore per la vita.

Con un leggero strillo, l'animale incitò tutti gli altri ad uscire dalle loro gabbie. E così fecero quelli.

«So che avete paura, sono terrorizzato anche io,» Dal momento in cui era stato liberato, Hul non aveva fatto altro che andare girando per la stanza saltellando e riempiendo una borsa tracolla di ogni cosa ritenesse utile «ma questo è il momento nel quale ritorniamo liberi. È un primo passo per riavere la nostra casa. Coraggio, andiamo!»

Il fauno fu il primo a correre fuori dalla cucina e tutti gli altri lo seguirono.

Nym fu l'ultimo ad uscire, dopo essersi assicurato che nessuno fosse rimasto indietro. Erano rimasti solo lui e Nimue nella cucina, oltre Toots sulla sua testa e il nakabi ancora attaccato al collo.

«Andiamo Nimue, ce l'abbiamo quasi fatta.»

Prese la ragazza per le mani, ma questa le lasciò cadere rimanendo ferma sul posto.

«Non posso.» Disse in un sussurro che Nym pensò di aver solo immaginato. «Non posso.» Ripeté a voce più alta «Non posso andarmene da qui.»

«Come non puoi?!» Nym le riprese le mani stringendosele al petto. «Non hai aspettato così tanto tempo rinchiusa in quella gabbia per rimanere qui alla prima occasione di libertà che ti capitasse.» Gli occhi di Nym brillarono «Vieni via con me, ti porterò ad Aeon, potrai vedere gli Antichi. O troveremo un rifugio qui a Oròtonas. Faremo quello che vuoi, ma per favore, vieni via con me.»

La ninfa sorrise, uno di quei sorrisi ricolmi di malinconia che attanagliano il cuore e non lo lasciano più. Si liberò nuovamente dalla presa di Nym e andò verso il tavolo.

«Le mie sorelle sono tenute ancora prigioniere da qualche parte a Mushville. Se ora me ne andassi, gli orchi se la prenderebbero con loro e io non posso permettermelo.»

La ragazza prese un piccolo medaglione ovale dal tavolo e lo aprì a scatto. Grosse lacrime iniziarono a sgorgarle dagli occhi, grosse lacrime verdi e brillanti che prontamente rinchiuse nel pendente. Asciugò le guance bagnate con il dorso della sottile mano e tornò da Nym.

Aprì la catenina alla quale il ciondolo era appeso e la legò intorno al collo di Nym. I suoi capelli sapevano di petricore e Nym inspirò profondamente. Amava l'odore della pioggia e amava sentirlo su di lei. Avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre.

«Questo ti proteggerà.» Gli disse mentre lo liberava dalla sua presa.

Nym girò il ciondolo tra le dita per guardarlo, ma Nimue gli prese il volto tra le mani e lo baciò. Durò un attimo o forse un secolo, Nym non ne era sicuro. Certo, però, voleva che quel momento durasse per sempre.

Le loro labbra si toccarono delicatamente, come petali che cadono dai fiori. L'elfo poteva sentire l'energia di quel momento esplodergli nel petto. Chiuse gli occhi, beandosi di quella sensazione. Ora era sicuro che non l'avrebbe mai lasciata.

Ma Nimue si staccò e l'incanto finì.

«Anche questo ti proteggerà. E ora vai.»

Gli diede una delicata spinta verso la porta. Nym si fermò sull'uscio, gli occhi sognanti.

«Tornerò a prenderti, è una promessa.» E avrebbe dato anche la vita pur di mantenerla.

Nym si chiuse la porta alle spalle, appena in tempo per sentire quella dall'altro lato della cucina aprirsi e degli orchi-dorki entrare di prepotenza.

«Dove. Dove sono finiti, stupida ninfa? Ninfa?»

Riuscì a sentire prima di allontanarsi con rammarico.

Corse seguendo i segni che aveva lasciato sulle pareti e che non si erano cancellati. La gomma vischiosa aveva assorbito il colore e ne era diventata pregna.

I passi degli orchi si facevano sempre più pesanti e vicini alle sue spalle.

Aveva il fiatone quando arrivò a un incrocio al quale incontrò Hul e gli altri animali scappati.

«Cosa ci fate ancora qui?» Chiese piegandosi in due sulle ginocchia.

«C'era una ronda di orchi e ci siamo dovuti nascondere. Abbiamo poi deciso di aspettarti, questo piccolino non se ne voleva andare senza di te.» Il fauno gli indicò un fenellope che gli si era appoggiato sulla spalla e che squadrava Nym piegando la testa sui lati.

«Siete stati davvero gentili, ma ora ce ne dobbiamo andare da qui.» La preoccupazione e la paura erano ben visibili negli occhi di Nym. Sapeva che gli orchi erano vicini. «Seguitemi.»

Andò avanti al gruppo e seguì i segni che lui stesso aveva tracciato. Sapeva che gli orchi avrebbero potuto capire il trucco, così prese il fungo di un altro colore e segnò le pareti sulle quali non aveva scritto nulla.

«Questo li confonderà.» Spiegò a Hul rispondendo al suo sguardo interrogativo anche se era piuttosto sicuro che nessuno di quegli orchi se ne sarebbe mai accorto.

Si fermarono un paio di volte quando sentirono passi provenire da alcune gallerie laterali. Si nascosero tutti dietro a massi abbastanza grandi posti lungo la strada.

«Cosa ci fate nascosti lì dietro piccolini?»

La calda voce gentile li colse alla sprovvista. Gli animali si spaventarono, così come il fauno e scapparono tutti in uno dei tunnel laterali mentre il nakabi si strinse forte al collo di Nym e Toots si nascose nella sua borsa..

Nym strinse gli occhi prima di voltarsi.

«Ciao Mug.» Rispose educatamente.

Il fauno fu il primo ad affacciarsi. «Conosci quest'orco?»

Nym annuì.

«Io e Bri siamo amici. Vero piccoletto?» Anche la sua risata non era come quella degli altri orchi, era quasi armoniosa.

Il ragazzo sorrise. «Certo Mug. Noi ora siamo di fretta. Ti saremmo grati se ora ci lasciassi andare.»

Mug si avvicinò al tunnel nel quale si erano nascosti gli animali e il fauno.

«Voi siete amici di Bri, quindi siete amici di Mug. La prossima volta che passate da queste parti, venite a trovarmi. Sarò felice di vedervi.»

Allungò una mano verso Hul che aveva incavato la testa nelle spalle e gli diede un buffetto affettuoso sulla testa. Poi si girò e se ne andò come se non fosse successo nulla.

Quando uscirono fuori, una fresca brezza li travolse scompigliando loro le pellicce e le piume. Hul fu l'ultimo a lasciare quell'antro buio. Appena il suo naso annusò l'aria ventilata e sentì i peli rizzarsi sulle braccia e sulla schiena, non gli importò più nulla di essere rincorso.

Solo si fermò.

Credette di sentire le ginocchia cedergli tanta era la felicità in quel momento. Affondò gli zoccoli nel terreno e si beò di tanta morbidezza. Aprì le braccia e si lasciò avvolgere dalla notte. Poteva sentirla. Poteva sentirla tra le dita, poteva sentirla accarezzargli una guancia, poteva sentirla arrivargli in gola e accidenti se gli era mancata. Aveva sentito la mancanza della notte per anni, ne aveva sofferto la lontananza. E ora era finalmente libero di poterla vivere di nuovo.

«Se non ce ne andiamo ora da qui, gli orchi-dorki ci prenderanno.»

Fu in quel momento, quando riaprì gli occhi e si accorse di essere rimasto da solo con Nym che si rese conto di non avere nessun posto dove andare.

Guardò Nym, in ginocchio a salutare il cucciolo di nakabi. Gli accarezzava delicatamente i ciuffetti grigi che gli crescevano tra le piume marroni sulla testa. Il ragazzo sorrideva gentilmente e sussurrava qualcosa all'animale ma che il fruscio delle foglie celava alle orecchie di Hul.

«Andiamo.» Annuì il fauno.

Il nakabi andò a nascondersi tra i rami degli alberi, nel cuore della foresta, e davanti all'albero cavo rimasero solo un fauno e un elfo. In tutta la foresta regnava il silenzio, eccetto per il frusciare delle foglie sugli alberi e grugniti che si avvicinavano sempre più velocemente.

«Devo ritrovare il mio drago.»

«La foresta è un luogo insidioso, è meglio se ti accompagno.» Non era una vera e propria bugia, ma era il modo migliore che Hul aveva per non dire di non voler rimanere solo. Oramai quella foresta gli faceva solo paura e tornare alla sua casa voleva dire rimanere solo. E rimanere solo era l'ultima cosa della quale aveva bisogno.

Nym non fece domande. Gli piaceva la compagnia del fauno. Gli animali erano tornati liberi nella foresta, mentre Nimue era ancora intrappolata lì sotto. Aveva bisogno della presenza di qualcuno e aveva bisogno che questo qualcuno stesse bene.

Entrarono nella foresta che gli orchi-dorki uscirono dalla loro tana.

«Dove. Dove sono andati? Andati?» Riuscirono a sentire, ma erano già troppo lontani perché quelli potessero seguirli. Certo avrebbero potuto seguire il fiuto, ma la foresta era così impregnata di puzzo, e così impregnati erano loro due, che gli orchi avrebbero fatto un'estrema fatica a seguire le tracce.

Inoltre, lo sapevano tutti che gli orchi-dorki sono tanto violenti quanto pigri. Non si sarebbero mai dimenticati di Nym, ma avrebbero trovato un altro modo per recuperarlo. Probabilmente, un giorno, sarebbe tornato da loro sulle sue gambe.

Intanto Hul e Nym avanzavano veloci tra gli alberi. Toots era uscita dalla borsa di Nym nella quale si era nascosta e si era arrampicata sulla testa del ragazzo.

Le felci arrivavano sulle loro facce forti come fruste, ma a loro non importava. Volevano solo allontanarsi il più possibile da quel luogo di dolore e violenza.

Erano così impegnati e preoccupati a correre, che non si accorsero che i fiori rossi percepivano la loro presenza. Quelle piante si erano cibate da così tanto tempo della linfa vitale di quella foresta, che erano diventate più vive che mai. Non potevano di certo permettersi di lasciar andare un così succulento pasto come un elfo e un fauno entrambi in forza e salute. Li avrebbero storditi, li avrebbero presi con le loro liane e li avrebbero assorbiti.

Così uno di essi lanciò un aculeo. E sicuramente quella spina avrebbe preso Nym, se il ragazzo non si fosse abbassato per evitare un ramo e Toots non fosse finita nella sua traiettoria. 




Nonostante sapessi da tempo come sarebbe finito questo capitolo, rimango sorpresa ogni volta che lo rileggo e un po' mi sento anche in colpa. 
Ammetto, inoltre, che in origine Nimue e Nym non si sarebbero dovuti baciare. Non era mia intenzione creare una storia romantica all'interno di questo libro, o almeno non questa storia
🤫. Nym e Nimue sono bravi amici, non ce li vedo in altro modo. Che ne pensate?☀️


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