Capitolo 11 "Ti nascondo"

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La piccola crepa che si era formata dopo il passaggio di Jimin aveva iniziato ad espandersi, si era diramata lungo tutto il confine.
Al momento nessuno si era accorto di quanto, ed era solamente perché nessuno si avvicinava ad esso, ne stavano tutti a debita distanza.
Seppur la crepa si era estesa il suo spessore era rimasto il minimo, come se per il momento volesse solo marcare ulteriormente il confine.

Dall'accaduto era passato qualche giorno, Jungkook si era affacciato molte volte alla sua finestra, sperava di vederlo.
Jimin  invece continuava a chiedersi cosa sarebbe potuto succedere se avessero azzerato le distanze, arrivando a toccarsi.

Quello che non sapevano era che ormai il processo si era avviato a loro insaputa.
Erano destinati, e il loro primo incontro aveva suggellato la connessione tra di loro, al momento era al primo stadio.
Il loro pensiero in comune era quello di rivedersi, e  il loro legame fece scattare entrambi.
Involontariamente vennero guidati da una forza inspiegabile, condotti fino al confine.
Erano uno di fronte all'altro, nel limite della divisione dei due regni.
Alzarono il braccio, Jimin il sinistro e Jungkook il destro.
Aprirono la loro mano e la distanza tra loro non era molta.
Si guardarono negli occhi e i loro corpi vennero pervasi da una leggera scossa, una sorta di elettricità visibile tra lo spazio delle loro mani.
La terra sotto i loro piedi iniziò a tremare, la crepa si allargò di un millimetro.
Non smettevano di guardarsi, sembravano dentro una bolla, perfino il tremolio sembrava che fosse percepito solo da loro.
L'unico campanello d'allarme era quella maledetta crepa, ma nemmeno quella destava interesse o preoccupazione da parte dei due.
Anzi, si spinsero oltre, mentre continuavano a guardarsi avvicinarono i loro palmi, cancellarono la distanza e si toccarono.
Esattamente nello stesso istante la crepa si allargò diventando una voragine, zolle di terra finirono all'interno togliendo stabilità da sotto i piedi dell'angelo.

Jungkook perse l'equilibrio e rischiò di finirci risucchiato, precipitando chissà dove.
Venne salvato dalla tempestività di Jimin che afferrò la sua mano, mise l'altra sul suo braccio e lo tirò verso di se.
Per quell'azione perse anche lui la sua stabilità cadendo all'indietro, portando con se Jungkook che finì sopra di lui.

Nemmeno la caduta ruppe il contatto visivo tra i due, nemmeno la distanza ravvicinata tra i loro volti, il loro corpo subì di nuovo una scossa dovuto al contatto.
Si staccarono solo perché sfortunatamente qualcuno aveva sentito cos'era successo.
Iniziarono a sentire delle voci in avvicinamento da entrambi i regni.

Jimin doveva nascondere Jungkook.
L'angelo si tolse da sopra il demone, il secondo si alzò, gli prese la mano e lo trascinò nella direzione del suo castello.

Jungkook non oppose resistenza, si lasciò trascinare all'interno di quelle mura che vedeva per la seconda volta.
Puntò lo sguardo sulle loro mani unite e provò un leggero imbarazzo, ma non si sentì a disagio.
Nemmeno quando entrò nel castello, non si sentiva fuori luogo, provava una strana sensazione, come se una parte di lui appartenesse a quel posto, forse molto di più del Regno Celeste, la sua casa.
Quando i due passarono in corridoio vennero notati dai fratelli di Jimin ma non si scomposero, in realtà sapevano già che sarebbe accaduto qualcosa, forse era accaduto prima del previsto.

Jimin arrestò la sua camminata veloce quando arrivò nella sua stanza.
Si voltò e lo guardò tenendo la mano unita alla sua.

"Al momento starai qui".
Disse in maniera autoritaria.

Jungkook ghignò.

"Non pensare che visto che io sono un angelo abbia un fare angelico".
Disse ridacchiando.

"Tranquillo, non lo avrei mai pensato".
Disse deciso Jimin.

Sciolsero le mani e si sedettero entrambi sul bordo del letto in silenzio.
Stavano elaborato quello che era successo, si erano toccati, erano insieme.

Avevano creato una voragine, molto probabilmente Jungkook non avendo le ali non sarebbe potuto ritornare nel suo regno senza aiuto.

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