Capitolo 4 "Scossa"

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In una stanza in penombra, qualcuno stava suonando il piano, una musica tetra, era il sottofondo della canzone che amava intonare.

Muoveva le dita sul pianoforte, cantava e fissava un quadro che raffigurava una coppia, precisamente due demoni, una donna ed un uomo.
Il suo sguardo era su di loro, non lo distoglieva mentre suonava.
Era un modo per collegare quella melodia a quella raffigurazione.

Era perso nel suo mondo, racchiuso nei ricordi che lo avevano fatto sentire così sbagliato in passato, accusato di essere difettato perché diverso, per la sua colorazione degli occhi anomala ma che a lui piaceva così tanto.
Pochi avevano avuto quella tonalità ed ora era l'unico nel suo mondo, era sbagliato sentirsi speciali invece che strani?.

Fortunatamente solo la sua famiglia conosceva anche l'altra sua particolarità. Se fosse venuto a galla non aveva idea di come avrebbero reagito gli altri demoni, soprattutto perché già lo vedevano come qualcosa da evitare, come un virus.

Erano demoni, la malvagità era la loro caratteristica dominante,ma rifiutare o denigrare la loro stessa razza non era contemplata come cosa.
Peccato che era la loro famiglia contro l'intera popolazione.
Erano in vita perché nessuno osava avvicinarsi, pensavano che avessero poteri particolari, che potessero annientarli con facilità.
Non era una cosa del tutto sbagliata da pensare, provenivano da una famiglia di demoni Alfa, loro erano la categoria più potente.

Mentre il demone difettato continuava a suonare qualcuno entrò nella sua stanza, si sedette sul bordo del suo letto osservandolo.

"Amo sentirti suonare, quella canzone rispecchia perfettamente ciò che è successo". Disse l'intruso.

"Lo penso anch'io. L'ho scritta quella stessa notte". Disse smettendo di suonare voltandosi verso di lui.

"Ultimamente sei più strano del solito. Che ti succede?". Disse con un tono preoccupato Jin.

"Ho sentito una scossa, qui". Disse indicandosi il petto.

"Jimin, lo sai cosa vuol dire quella scossa vero?". Disse Jin guardandolo dritto negli occhi.

"Lo so, lo so, ma è impossibile. Deve essere stata solo una mia impressione". Disse Jimin non del tutto convinto.

"Quando è successo?". Chiese curioso Jin.

"Quando ero seduto ai piede dell'albero al confine. Ho sentito quella scossa poco dopo aver finito di cantare". Disse ricordando quella sensazione, una vibrazione che aveva invaso il suo cuore facendogli mancare il respiro per qualche secondo.

"Non sei più andato lì?". Chiese Jin non sapendo se questa fosse una buona cosa o meno.

"No. Non volevo più provare quella sensazione, soprattutto vicino al nemico. Non vorrei poi che qualcuno si facesse strane idee. Hanno già cattivi pensieri su di noi, non vorrei aggiungerne altri". Disse deciso Jimin.

"Io sarei curioso se fossi al tuo posto, vorrei scoprire se era stata solo una mia illusione o se era dell'altro". Disse ghignando accavallando le gambe guardando suo fratello.

"Non posso dire di non essere curioso ma temo che la mia curiosità mi possa portare guai". Disse sbuffando Jimin.

"E da quando ti allontani dai problemi? Di solito ti piace sguazzarci in mezzo". Disse ridacchiando Jin.

"Non vorrei peggiorare la nostra situazione con il popolo". Disse stringendo i pugni, pensando a quei demoni che li rineggavano in ogni modo.

"Non ti preoccupare per quei rifiuti demoniaci. La nostra famiglia è molto più forte di loro. Non diventare noioso fratellino, ho sempre adorato il tuo lato ribelle". Disse con un sorriso sghembo.

"Noi saremo sempre dalla tua parte fratellino". Disse Nam che si era palesato sulla soglia della porta dopo aver origliato metà discorso.

"Che mi sono perso?". Disse Hobi ridacchiando sbucando dietro Nam.

"Forse presto ci saranno delle novità in arrivo". Disse Jin alzandosi dal letto avvicinandosi a Jimin.

"Cioè?". Chiese Hobi curioso entrando nella stanza.

"Lo scopriremo". Disse Jin con un ghigno mentre osservava i suoi fratelli.

"Dovete proprio stare tutti qui in camera mia?". Chiese Jimin sbuffando.

"Siamo i tuoi fratelli, siamo i tuoi incubi". Disse Nam entrando anche lui.

Si sedettero tutti e tre sul letto a gambe incrociate.

"Suona per noi fratellino, allieta la serata con la tua maestria". Disse Hobi.

"Ok, vi accontento". Disse Jimin per poi girarsi dandogli le spalle e riprendendo a suonare il piano.

L'aria si riempì di nuovo di quella melodia tetra,intrisa dalla dolcezza della voce di Jimin.
L'oscurità e la luce, la crudeltà e la dolcezza.
Questo era quello che aleggiava in quella stanza.



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