Capitolo 14

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Il resto del pomeriggio passò veloce e allo stesso tempo più lento di quanto volessi, non sapevo cosa dovevo sentire, a tratti ero arrabbiata per la sua prepotenza e a tratti euforica perché per la prima volta avrei passato del tempo con un uomo bellissimo, ero così in ansia, non sapevo cosa significava tutto questo, come dovevo considerarlo? Un appuntamento? Mi passai le mani sulla faccia... ero confusa, non si avevano appuntamenti con chi non ti piaceva e da come mi trattava di solito (a eccezione di oggi a pranzo) direi che l'appuntamento era da escludere, dovrei sentirmi sollevata no? Allora perché mi sentivo così giù di morale dopo questa considerazione?

‹‹Hai finito di arrovellarti il cervello?›› Abbie era di fronte a me con le mani sui fianchi ‹‹Sono sicura che ti stai facendo mille paranoie e in questo momento sei arrivata alla parte... "Perché vuole uscire con me?" e "Cosa ci fa uno così bello con una come me?" Eccetera ecc... la devi assolutamente smettere, sei bellissima, molto più di quanto lo sarà mai nessuna, anzi dovrebbe essere illecito, so che non lo noti ma tu fermi il traffico, meriti di uscire con lui punto, anzi è lui a non essere alla tua altezza ma per iniziare va più che bene.›› disse con tono malizioso.

‹‹Guarda che non è un appuntamento, e in ogni caso io non ho detto di sì.››

‹‹Ah non è un'uscita?... Kate!›› chiamò ad alta voce e lei arrivò quasi subito, avevo l'impressione che assumendo Kate Abbie si fosse trovata un'alleata contro di me ‹‹Abbiamo un problema!››

‹‹Will?››

Abbie annuì.

‹‹Si sta facendo mille problemi, dice che non è un'uscita e che non ha acconsentito comunque, ah dimenticavo pensa di non essere all'altezza di tuo fratello, tu che ne pensi?›› in tutta risposta si mise a ridere, e avrei voluto sprofondare.

‹‹Scusa ma sei seria? Punto primo, a mio fratello non serve che tu dica di sì, a rischio di doverti caricare su una spalla e metterti in macchina di peso, punto secondo›› faceva anche il conto con le dita per rimarcare il concetto ‹‹sei stupenda e se non sapessi che siete destinati a stare insieme passerei all'altra sponda... scherzo.›› questo punto mi lasciò interdetta ‹‹Comunque faresti venire i complessi a tantissime donne.››

‹‹Ma quale destino?›› erano una più pazza dell'altra, destino poi era un parolone, secondo me il massimo che uno come Will aspirava a condividere con le donne era qualche ora nello stesso letto.

‹‹Non ci provare che so che ti piace, veramente lo vedrebbe anche un cieco, vedo come lo guardi e come litighi con lui, te la prendi se t'ignora e anche se non lo fa, punto terzo, sì, e un'uscita non ci sono dubbi, ma se preferisci pensare che non lo sia sei libera di farlo, sul perché vuole uscire con te deve essere lui a spiegartelo, puoi approfittare del fatto che ti accompagnerà a casa e chiederglielo.››

‹‹Ha ragione Kate, stai facendo solo la scema, e giusto perché tu lo sappia non ti vestirai da barbona per sabotare la vostra uscita, passo da te uscirò di qui verso le 18:30.›› il sabato pomeriggio rimaneva una delle due fino alle 18:00 per fare l'inventario e l'altra andava via verso le 15:00.

‹‹Posso venire anch'io?›› chiese Kate battendo le mani, troppo entusiasta per i miei gusti.

‹‹Sappiatelo fin d'ora che non intendo lasciare che mi trasformiate in Barbie, e Kate posso chiederti di non riferire a tuo fratello questo mio momento?››

‹‹Parola di scout!›› disse lei facendosi la croce sul cuore, non aveva idea che quello non fosse il giuramento degli scout.

Presi la borsa e uscii dal negozio lasciando le due a sghignazzare per la mia mancanza di spina dorsale. Fuori non c'era nessuno, forse qualcuno lassù mi voleva bene, stavo quasi per andarmene a piedi anche se con un po' di paura, quando sentì la sua voce:

‹‹Dove stai andando?›› era uscito dall'ingresso laterale del palazzo, era la seconda volta che lo faceva.

‹‹E tu che ci fai lì?››

‹‹Ci lavoro, la mia agenzia di sicurezza è là sopra.›› indicò il terzo piano della palazzina.

‹‹Come scusa, sei sopra di me?››

‹‹No ma conto che succederà.›› disse a voce appena udibile, non era un commento che voleva farmi sentire, e in un primo momento io non colsi il senso, ma quando capii avrei voluto scomparire, forse ero io che avevo capito male, anzi sicuramente, lui non era interessato a me "in quel senso".

‹‹Non sapevamo cosa c'era là sopra, abbiamo fantasticato parecchio.››

‹‹Hai fantasticato parecchio su di me?›› il tono malizioso della sua voce era nuovo per me, ero abituata al suo distacco.

‹‹Non su di te›› dissi arrossendo, dovevo togliermi questa pessima abitudine ‹‹ma sulla tua attività.››

‹‹Capito, vogliamo andare?›› disse non riuscendo a nascondere un sorriso.

‹‹Ma sei sicuro che non sia un problema, ti è di strada?››

‹‹Anima sali in macchina e parleremo, che io ti accompagni è un dato di fatto non un argomento di discussione, e per rispondere alla tua domanda, non mi è di strada vivo al secondo piano.›› e segnalò la casa sopra il negozio...

‹‹Cosa? Pensavamo fosse libera, volevamo affittarla.››

‹‹Non ti preoccupare è solo una sistemazione temporanea mentre finiscono di sistemare la mia casa e non vedo l'ora, dividere i miei spazi con Tom mi sta facendo impazzire.››

Mi fece strada fino alla macchina, la stessa che avevo visto qualche giorno prima, solo che da vicino era ancora più imponente, per salire avrei dovuto arrampicarmi. Lui sbloccò la sicura e mi fece salire, si sistemò al posto di guida con molta meno fatica di me questo era sicuro, aveva un'eleganza innata e per la sua mole sembrava incredibilmente leggero. Per togliermi la bava dalla bocca continuai il discorso.

‹‹Tom è troppo allegro per i tuoi gusti?›› lo punzecchiai, ma me ne pentii subito ‹‹Scusa.››

‹‹Scusa lo pensavo ma non volevo dirtelo?›› disse, ed ecco che diventavo nuovamente color bordeaux, aveva ragione.

‹‹Ti dona.›› disse accarezzandomi il viso ed io presi fuoco, se fossi stata più intelligente mi sarei sottratta al suo tocco.

‹‹Se non ti è di strada perché lo fai? Guarda che non sei obbligato!››

‹‹Lo so, e dovresti calmarti, ti accompagno perché mi fa piacere e perché c'è qualcuno che ti molesta, non è il caso tu vada da sola.››

‹‹Solo per questo? Non è sicuro che ho uno stalker.››

‹‹Sembri delusa.››

‹‹Ma che dici?››

‹‹Vuoi sapere anche perché voglio portarti a cena?››

‹‹Sì, sono molto curiosa e la risposta è no per la cena.››

‹‹Allora non lo saprai.››

‹‹Mi stai ricattando?›› ero scioccata.

‹‹Sì, ma ti dirò una cosa, è un'uscita, un appuntamento e voglio che tu lo consideri come tale, il perché lo scoprirai stasera a cena anche se non è impossibile da capire, devi solo guardarti allo specchio.›› il suo sguardo era intenso, m'imbarazzava, pareva mi stesse radiografando.

‹‹Ok.››

‹‹È un sì?›› disse incredulo alzando un sopracciglio.

‹‹Non la fare tanto lunga. Come mai sai l'indirizzo di casa mia?›› eravamo a metà strada e non avevo dovuto dargli indicazioni.

‹‹Abbie.›› rispose.

‹‹Ha proprio la lingua lunga quella traditrice, comunque sappi che non ha senso tutta questa storia, non so cosa vuoi ma non mi bevo che vuoi uscire con me, quando ogni volta che mi vedi ho la sensazione che vorresti farmi sparire.››

‹‹Hai un'immaginazione molto fervida, te l'ha detto mai nessuno? Aspetta stasera e capirai!››

‹‹Sembra una minaccia.››

‹‹Non lo è... è una certezza dolcezza.›› quel nomignolo usato da Tom detto da lui aveva tutto un altro suono, avrei voluto sentirglielo dire in eterno, anche se sapevo che lo aveva iniziato a usare per prendere in giro il fratello e perché io avevo affermato che lo detestavo ‹‹E togli la benda ormai non hai più niente e con me non devi fingere.›› mi vergognai, ieri avevo visto la mano ed era sana, cosa stranissima data la portata della scottatura, era impossibile e avevo quei famosi disegni sul palmo, quelli che aveva visto lui qualche giorno fa, erano dei tribali in rilievo ma bianchi, quasi non si vedevano ma c'erano ed io non sapevo come spiegare l'ennesima stranezza, ma lui sembrava saperne qualcosa, stavo per chiederglielo ma lui mi fermò.

‹‹Non ora dolcezza, a cena, anche perché le cose stanno andando diversamente da come avevo previsto.››

E questo cosa voleva dire? La diffidenza fece capolino nuovamente, quanto ne sapeva Will di me? Stavo per tornare alla carica con le domande ma il suo sguardo mi fermò. Forse era meglio cambiare argomento tanto non voleva dirmi niente.

‹‹Dov'è la tua nuova casa?››

‹‹Una villetta a Palmetto Bluff.››

‹‹Wow! È molto bella come zona, un po' isolata ma stupenda.›› la natura da quelle parti era incontaminata per non parlare della bellezza delle case, erano quasi tutte costruzioni enormi e costosissime.

‹‹Mi fa piacere che ti piaccia, mi auguro che anche per la casa sia così.››

‹‹E se non lo fosse?›› buttai lì per stuzzicarlo un po', ma fu lui a lasciarmi a bocca aperta.

‹‹La cambierei.››

Parlava sul serio? Sicuramente no, il mascalzone se la rideva sotto i baffi, sapeva di avermi lasciato senza parole e non riusciva a nascondere la soddisfazione.

‹‹Ti piace proprio prenderti gioco di me.››

‹‹Cosa ti fa pensare che non sia vero?››

‹‹Il fatto che non mi conosci veramente per esempio, e che non c'è un solo straccio di motivo per il quale debba importarti cosa mi piace o meno.››

‹‹Calma tigre, siamo arrivati!››

Guardai fuori dal finestrino e in effetti eravamo di fronte casa mia, non avrei voluto che quel momento finisse, una piccola tregua, non era stato così drammatico come mi sarei immaginata. Uscì dalla macchina e mi aprì la portiera, ma non come chi vuole fare colpo ma come chi è abituato a fare questo genere di cose, mi aiutò a scendere, mi sentivo un'impedita, ma perché comprare una macchina tanto alta?

‹‹Mmm grazie.›› non sapevo cos'altro dire, ero impalata di fronte a lui che mi sbarrava la strada e mi dondolavo sui talloni come una cretina.

‹‹Anima sei uno spasso, se tu potessi vederti come ti vedo io in questo momento capiresti, ci vediamo alle 20.30, passo a prenderti e per piacere se senti qualunque cosa di strano chiamami.››

Dicendo questo entrò in macchina, mise in moto e se ne andò, mi resi conto che non avevo il suo numero di telefono, lo avrei chiesto a Kate più tardi.

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