Capitolo 21

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Sparecchiammo ed io ero un fascio di nervi per quello che sarebbe successo d'ora in poi.

‹‹Rimani?›› domandai con un filo di voce.

‹‹Sì, non è il caso che tu rimanga da sola, ma respira, dormirò sul divano.››

‹‹Non devi.››

‹‹Invece sì, devi ancora sentirti a tuo agio con questo cambiamento, anch'io vorrei starti vicino e avremo tempo per quello, ma ora a nanna.›› mi baciò la fronte e mi accompagnò di sopra, dovette intuire le mie intenzioni di protestare perché mi baciò nuovamente fino a quasi farmi svenire ma quando aprii gli occhi vidi solo la sua schiena allontanarsi verso il piano di sotto.

Mi addormentai quasi subito, ma quello che mi aspettava non fu così piacevole come la situazione che avevo lasciato da sveglia. Sentii delle fitte di dolore alla testa che si propagarono lungo tutto il corpo, mi sentivo lacerare, avrei voluto urlare con tutto il fiato che avevo ma la voce non usciva. I sogni erano tornati, mi sentivo come se mi stessero squarciando o peggio, se avessi potuto svenire sarebbe stata una salvezza ma neanche questo mi era permesso, dovevo patire fino alla fine. La parte di me che lottava per uscire non era stata per niente clemente questa volta.

Mi sentii come catapultata da un'altra parte, e quando aprii gli occhi ne ritrovai diversi a guardarmi, mi scavavano dentro. Dio! Mi faceva così male la testa, ma come le altre volte le sensazioni erano divise tra quelle mie e quelle del mio corpo che in questo momento non sentiva il mio dolore, "tutto bene stai tranquilla devi solo ascoltare e provare a capire, ogni cosa appresa ti aiuterà", sentì una voce nella mia testa che stava per scoppiare, era la mia ma non ero stata io, ogni volta più assurdo, la "me" del sogno sapeva che ero lì a spiare e voleva che io vedessi? Questa situazione era sempre più intricata. Riconoscevo alcune delle persone nella sala, le avevo viste nel bosco durante l'assurdo rituale che sognai qualche sera fa, era forse il consiglio di cui parlavano le lettere?... "esatto"... ma perché farmi vedere questo? "perché fu questo il momento in cui tutto cambiò" ed ecco la risposta, cominciavo a capire diverse cose che nella vita reale non avevano senso ma nella mia assurda quotidianità mettevano apposto qualche tassello.

‹‹Cosa ti dà il diritto?›› disse un uomo che non ricordavo di aver mai visto in nessun altro sogno, era seduto accanto a quello che uccise la ragazzina nel sogno, mi faceva tremare le ginocchia di paura anche standosene in disparte, sembrava che la discussione non lo toccasse minimamente.

‹‹Voi mi avete dato il diritto perché non eravate in grado di non sterminarvi da soli, io mantengo l'equilibrio, non siete in grado di non comportarvi come delle bestie.›› era sempre la mia voce ma avevo usato un tono severo come una mamma che rimprovera i figli ‹‹Un villaggio intero, centinaia di vite umane stroncate per mano vostra e per cosa? "Fame", non erano questi i patti›› c'era rabbia nella mia voce e incredulità nei loro volti ‹‹le regole non sono state fatte per essere infrante, voi non dovete uccidere, mai!›› dissi categorica.

‹‹Ragazzina non puoi dirci quello che possiamo o non possiamo fare.›› proseguì questo indispettito, sembrava che io avessi toccato il suo fragile ego.

‹‹Questo è il problema, ancora non avete accettato che non siete al comando, pensate che il mondo fosse migliore prima dell'unione? Sangue, vittime e guerre, eravate ad un passo dall'autodistruggervi, dal distruggere tutti, sì, io posso dirvi cosa fare. Una decina dei vostri hanno infranto il codice, la legge più importante, quella che avete siglato con il vostro sangue.››"Lo sapevo io e lo sapevano tutti i presenti che ero nel giusto, ma ogni razza avrebbe difeso i suoi simili nonostante sapessero di aver sbagliato e questo in un certo senso lo ammiravo, la mia razza non lo avrebbe fatto, eravamo legati alle regole più che ai nostri simili, ma io non potevo permettere un tale oltraggio o avrebbero perso il rispetto del consiglio e delle regole".

‹‹Davos›› guardai chi aveva parlato che ora sapevo chiamarsi in quel modo ‹‹portami i responsabili entro stasera, saranno giustiziati all'alba, e tutti quelli che faranno qualcosa per impedirlo faranno la stessa fine.›› feci quest'ultima precisazione più al caro Davos che agli altri. C'era un silenzio surreale nella sala, nessuno fiatava, avevano capito che era una sentenza, non c'era nulla da fare.

Tornai con gli occhi al ragazzo che avevo trovato nel bosco, William, pensai che somigliava veramente a Will... "la risposta la sai ma non sei pronta ad ammetterlo"... lui mi guardava come se sapesse quanto questa decisione mi facesse soffrire, sentivo dentro un dolore che non sapevo spiegare, ero attaccata persino alla più infida di queste creature. Iniziarono a uscire tutti dalla stanza e Petra mi si avvicinò...

‹‹Cara, le conseguenze di quello che hai fatto oggi ricadranno su di te e forse su di noi ma hai evitato altre stragi agli umani, sappiamo che è la cosa giusta!›› uscì dalla stanza ed io alzai la vista su William, lo sentivo che era ancora lì, mi venne incontro abbracciandomi, mi prese il volto tra le mani.

‹‹Dimmi cosa devo aspettarmi, devo sapere da cosa devo proteggerti.›› disse lui.

‹‹Questa volta non potrai farlo William.›› sentivo un senso di rassegnazione profonda che non mi apparteneva, lei sapeva che qualcosa stava per succederle ma aveva deciso di affrontarlo da sola.

Tutto svanì, e un altro scenario si palesò, ero in un corridoio che riconobbi come quello che portava alla mia stanza, quella dove mi ero svegliata qualche tempo fa, ma era diverso da come lo avevo visto quella volta, le mura non erano imbrattate di sangue e non c'erano corpi di donne mutilati ovunque.

‹‹Stavo cercando proprio te.››

‹‹Modriam!››mi uscì il suo nome in un sospiro che era un misto di paura e disgusto, quando uscì dal buio riconobbi l'uomo che avevo sognato, lo stesso che aveva ucciso Ross e probabilmente anche le altre donne, stava forse per uccidere anche me?

"Tranquilla a te non può succedere niente"

‹‹Mi sembrava di essere stata chiara vampiro, non ne parlerò ulteriormente e non cambierò idea, la decisione è stata presa.››

‹‹L'hai presa tu!›› urlò, e se avessi potuto mi sarei andata a nascondere in qualche angolo.

‹‹No, l'avete presa voi quando avete sancito l'unione e redatto le leggi dei nostri mondi, non lascerò che tu ti nutra di loro fino a ucciderli, i patti erano chiari, elementari oserei dire, mangia ma non uccidere e solo se hai il loro consenso, siete degli animali!›› trasudavo disprezzo da ogni poro ‹‹Centinaia di vite per sangue.››

‹‹Sei solo una bambina con troppo potere tra le mani che non sa gestire, neanche 100 anni e credi di poter tenere a bada creature antiche quanto il mondo, ma non ti preoccupare coniglietta›› il sangue mi si ghiacciò nelle vene, avevo capito cosa mi voleva far sentire, era lui a minacciarmi telefonicamente. Ma come era possibile? ‹‹troverò il modo di toglierti quello che ti ho dato e dovrai correre a nasconderti perché ti darò la caccia come si fa con le prede, sarà un piacere sbranarti da animale quale pensi che io sia.›› si avvicinò, troppo, annusandomi, e passò la lingua sul mio collo come se stesse assaporando il momento ‹‹Sarai tutta mia.›› lo presi per la gola come fosse un fuscello e a una velocità incredibile lo sbattei contro il muro alle sue spalle, sentii le sue ossa scricchiolare, quel suono mi rivoltò lo stomaco, odiavo la violenza.

‹‹Toccami un'altra volta e ti giustizierò con le mie stesse mani, non provocarmi dannato.››

‹‹Tutto bene?›› mi giunse una voce alle spalle ‹‹Mia signora.›› sollecitò.

‹‹Tutto bene!›› lasciai la presa su Modriam che cadde a terra ‹‹Sto solo insegnando un po' di buona educazione al consigliere che ora se ne sta andando.››

‹‹Il tuo tempo sta scadendo, ricorda questa notte e quello che hai fatto perché hai condannato te e le megere che ti porti dietro a una brutta fine.›› c'era una luce violenta nei suoi occhi vermigli.

Quando se ne andò respirai, mi tremavano le mani, quella dimostrazione di forza aveva spaventato più me che lui.

‹‹Mia signora mi dica cosa posso fare per lei.›› era in apprensione...

‹‹Thomas come te lo devo dire di chiamarmi per nome.››

‹‹Sono il suo guardiano e William mi ucciderebbe se mi sentisse pronunciare il suo nome.›› era uguale a Tom ma con gli occhi ambrati, stavo impazzendo forse, non sapevo se questo collegamento che trovavo tra realtà e sogno fosse frutto della mia fantasia.

Iniziai ad annaspare stavo tornando indietro, quando il dolore passò non riuscivo comunque a muovermi, ero avvolta nella presa ferrea di qualcuno, provai a sottrarmi, aprii gli occhi e ritrovai il volto di Will sopra il mio, stava provando a calmarmi, ma i suoi occhi erano quelli del ragazzo del sogno, ambrati e lucenti.

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