Capitolo 22

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WILLIAM

Si era addormentata quasi subito, c'eravamo chiariti e questo aveva dato a entrambi la serenità di cui tanto avevamo bisogno, avrei tanto voluto stringerla a me tutta la notte come avevo fatto centinaia di volte e lei poteva solo ricordarne una, era frustrante, mi consolava solo la possibilità che potesse recuperare i ricordi così che non rimanessero soltanto miei. Avrei tanto voluto dirle chi ero io e chi era lei senza tante cerimonie, scuoterla fino farle tornare in mente tutto. Mi era mancata come l'aria e ora volevo di più, per la prima volta dopo tanto tempo avevo la speranza che tutto potesse andare bene. In questi giorni non sapevo bene come comportarmi e infatti stavo per mandare tutto all'aria con il mio comportamento scorbutico, ma era troppo difficile far finta di non conoscerla e di non amarla; mi avvicinavo poi ricordavo tutto e dovevo prendere le distanze.

Era da un po' che la sentivo muoversi, aveva il sonno molto agitato e potevo capire la sua ansia dopo quello che era successo il pomeriggio, non avevo voluto parlarne con lei per non farle capire quanto fosse grave, se avesse saputo il reale pericolo che incombeva su di lei non avrebbe chiuso occhio mai più. Ero concentrato su quello che succedeva nella sua stanza e dovetti correre quando cominciò a urlare a squarciagola.

Che fosse riuscito a eludere la sorveglianza ed entrare nuovamente nella sua camera?

Era da sola, e si dimenava sul letto come se volesse far smettere qualunque cosa le stesse capitando. Provai a svegliarla, a scuoterla ma era tutto inutile. Sapevo cosa le stava accadendo, lo avevo visto succedere tante volte soprattutto nei suoi ultimi giorni di... negli ultimi giorni che avevamo passato insieme, non riuscivo nemmeno a dire quello che realmente era successo, il ricordo mi tormentava ancora. Pensare a quei giorni mi faceva male, la rabbia tornava subito a bussare alla mia porta insieme al senso d'impotenza. Stava avendo una delle sue visioni, quelle del passato erano quelle più dolorose a detta sua, dovevo solo aspettare che si svegliasse, vederla soffrire mi dilaniava. Lei diceva sempre che al mio fianco non soffriva, sperai che anche ad Anima potesse dare conforto il mio tocco.

‹‹"Tutto bene tranquilla, devi solo ascoltare e provare a capire, ogni cosa appresa ti aiuterà"›› la sentii dire, non riuscivo a capire con chi parlava, mi concentrai al massimo, se era tornata al passato anche involontariamente era perché la sua anima ne aveva bisogno, mi feci attento, avrei potuto scoprire qualcosa che a me era sfuggita. Si dimenò nuovamente mettendo le mani tra i capelli come se volesse scacciare qualcosa dalla sua testa ‹‹"Perché fu questo il momento in cui tutto cambiò"››

Cosa stava vedendo? Dovevo saperlo ma non avrebbe mai perdonato un'intromissione nella sua testa, detestava questa mia capacità, così per rispetto non lo feci.

‹‹Voi mi avete dato il diritto perché non eravate in grado di non sterminarvi da soli, io mantengo l'equilibrio, non siete in grado di non comportarvi come delle bestie. Un villaggio intero, centinaia di vite umane stroncate per mano vostra e per cosa? "Fame", non erano questi i patti e le regole non sono fatte per essere infrante, voi non dovete uccidere, mai.›› Stava urlando ormai, e la sua voce era intrisa di rabbia e delusione, avevo capito cosa stava vedendo. Ricordavo quel giorno nei minimi particolari, non solo quel frangente, ma l'intera giornata...

Avevo finito la guardia ma non ero stanco, dovevo risolvere alcune questioni che non mi facevano stare sereno. "Alana" era strana e dovevo capire cosa la faceva stare male. La portai nel nostro luogo segreto e l'alba ci sorprese sulla riva del fiume, lei era irrequieta e non voleva parlarmi delle sue ultime visioni, che erano il motivo per cui l'avevo portata lì, l'intento era quello di convincerla a parlare, qualunque cosa avesse visto non ci avrebbe portato a nulla di buono. Provai a convincerla con ogni metodo che la cosa giusta era aprirsi con me, ma era così testarda!

Feci un sorriso dal sapore amaro, se tutto fosse andato in maniera diversa, se lei mi avesse parlato...

Ma io non riuscii a convincerla, fu lei a distrarre me, facemmo l'amore sulla riva, distesi sull'erba dove tempo prima avevamo suggellato il nostro amore. Quando ci presentammo alla sala del consiglio a pomeriggio inoltrato scoprii cosa la tormentava, non voleva mai anticiparmi niente che avesse a che fare con il consiglio, era molto ligia al suo dovere e soprattutto era imparziale, stava per prendere una decisione necessaria, ma contro tutto quello in cui credeva, odiava ogni tipo di violenza. Ma mai avrei immaginato che la giustizia sarebbe stata la nostra fine e lei lo sapeva, avrei tanto voluto chiederle perché non me lo aveva detto? Io avrei potuto evitarlo o almeno ci avrei provato.

Riportai l'attenzione su di lei che continuava a parlare di quel momento, finché rimase in silenzio, sembrava dormire tranquillamente, forse era finita, non avrei voluto che vedesse qualcosa che mi obbligasse ad affrettare i tempi.

Un'altra ondata di dolore la investì, non era finita per niente, la trattenni così non si faceva del male.

‹‹"Modriam"›› ringhiò quel nome ed io lo feci di rimando, ecco come l'aveva trovata.

Anima aveva due doni particolari, la preveggenza, ma anche il controllo del mondo onirico, sognando una persona poteva comunicare con essa o farle vivere un sogno o un ricordo com'è successo con me. Sapevo che aveva sognato la nostra unione perché lei me l'aveva fatta vedere e non solo.

Era da un tempo infinito che provavo a sopire tutte le emozioni sottraendomi ai ricordi ed evitando persino di parlare di lei, ma nonostante ciò lei mi chiamava a sé, fu così che decisi che era arrivato il momento d'incontrarla.

Capii che aveva rintracciato anche il vampiro in questo modo e supposi che, non avendo alcun controllo sul suo potere, qualunque cosa stesse sognando in quel momento lo stava facendo vedere anche a lui. Quella bestia sapeva nascondersi ma lo avrei trovato e ucciso con le mie mani, erano anni che lo cercavamo, la sentenza di morte era stata emessa subito dopo la strage da lui commessa ma fuggì, se Anima fosse riuscita a controllare i suoi poteri lo avrebbe potuto rintracciare, ma finché non fosse stata pronta ad accettarli dovevamo raddoppiare i nostri sforzi per trovarlo.

‹‹"Tranquilla a te non può succedere niente"›› disse lei, e mi balenò in mente un'idea alquanto improbabile. Straordinario! Forse avevo capito cosa stava succedendo, mi feci attento.

‹‹Mi sembrava di essere stata chiara vampiro, non ne parlerò ulteriormente e non cambierò idea, la decisione è stata presa.››

Parlava con quel viscido cadavere ma prima stava parlando con sé stessa, sapeva che Anima era nel passato, strabiliante, ecco cosa sapeva e non aveva voluto dirmi, si era sacrificata per darsi l'opportunità di trovare una soluzione in futuro alla guerra, e forse anche per dare un'opportunità a noi, almeno volevo credere questo.

Non avrei potuto prevedere quello che successe dopo, mi prese per la gola e mi sbatté contro il muro. Non potevo aspettare oltre, svegliai la mia natura ed entrai nella sua mente, dovevo vedere quello che stava accadendo. Teneva Modriam attaccato al muro come stava facendo con me.

‹‹Toccami un'altra volta e ti giustizierò con le mie stesse mani, non provocarmi dannato.›› non sapevo se dovevo preoccuparmi, liberarmi o essere tremendamente orgoglioso per come dimostrava la sua forza, nel sogno stava facendo la pelle a Modriam, che non era cosa da poco, era un dannato di primo grado e rappresentante della sua specie al consiglio. La vidi anche parlare con Tom, aveva sempre tenuto molto a lui ed io ero terribilmente geloso di questo loro legame. All'improvviso mi sentì catapultare fuori della sua mente e la vidi accasciarsi a terra, la presi prima che sbattesse la testa sul pavimento e la rimisi sul letto, stava cominciando a dimenarsi nuovamente, ma quando aprì gli occhi tutto precipitò, non riuscivo a nascondere il segno distintivo della mia razza, gli occhi, erano ancora ambrati, lei stava richiamando la mia natura con il suo potere senza rendersene conto, voleva sapere, e mi stava costringendo a rivelarmi a lei.

‹‹William.››


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