Capitolo 4

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Sfortunatamente ogni buona previsione scomparve, cominciai a non potermi muovere ancor prima di addormentarmi, la mente era vigile ma il corpo non rispondeva. Le mani abbandonate accanto al corpo, le gambe tese e come unica visione il soffitto. Sentivo solo il calore che le lacrime lasciavano lungo il loro cammino, chiusi gli occhi aspettando il seguito, che arrivò dopo poco, quando cedetti alla stanchezza, "dolore".

‹‹Ti ho presa!›› due braccia forti mi strinsero da dietro, urlai dallo spavento anche se dalla mia bocca non uscì un suono, ero nuovamente ospite nel mio corpo. Temevo di essere nel sogno della notte precedente nel bosco, ma non era lo stesso posto. Ci trovavamo sulla riva di un fiume vicino a un piccolo ponte di legno, era un panorama molto surreale alla luce del tramonto. Erano le stesse braccia ma le sensazioni erano diverse, trasmettevano calore, amore, mi girai nella sua presa e rimasi folgorata, a darmi il benvenuto c'era il sorriso più splendente che avessi mai visto, lui non poteva essere reale, talmente bello da sembrare un angelo, quella bellezza poteva solo appartenere a un essere ultraterreno, ed io ero tra le sue braccia. Due occhi innaturali, color ambra liquida e un viso dai tratti marcati, zigomi alti, mascella squadrata con una fossetta al centro. Sentivo che per lui avrei fatto qualunque cosa, ero conscia che non era vero, che fosse un sogno, ma mi sentivo un'intrusa in un momento così intimo. Non ero preparata per quel che successe dopo, all'improvviso sentii le sue labbra contro le mie, io mi sarei irrigidita, sarebbe stato il mio primo bacio, ma il mio corpo agiva di volontà propria, come fosse programmato per donarsi a lui. Il bacio all'inizio fu delicato e sensuale, ma poi divenne vorace, esigente, una mano mi stringeva la nuca per approfondire ancora di più il contatto, mentre l'altra mi accarezzava la schiena facendomi sciogliere come neve al sole, per poi fermarsi sulla parte bassa premendo il mio corpo contro il suo, in modo da non far passare nemmeno un filo d'aria tra i nostri corpi. Dio! Era meraviglioso stare tra quelle braccia, avere le sue mani su di me, così forti e calde.

‹‹È andato tutto bene!›› mi sentii dire, la voce era la mia, le parole uscivano dalla mia bocca ma non ero io a pensarle, era come vedere un film per la prima volta.

‹‹Non mi aspettavo diversamente, e ne sono felice ora finalmente sarai tutta mia, notte e giorno.›› disse con un pizzico di malizia e un tono basso che prometteva il paradiso, sarei di sicuro avvampata se non fosse stato un sogno, nessuno si era mai rivolto a me con quel tono.

‹‹Veramente avresti rispettato il volere del consiglio? Se avessero avuto da ridire sulla nostra unione, se avessero ritenuto il nostro amore d'intralcio al mio dovere, avresti rispettato la loro decisione?››

‹‹Per niente, ma sapevo quanto fosse importante per te ottenere la loro approvazione, per me non lo è mai stato, sono un essere superiore a loro, e ho deciso di accettare il mio destino e amare la mia enaid*, non pensare neanche per un secondo che avrei messo da parte noi per loro. Ma ora non ci sono impedimenti e possiamo farlo come si deve.››

Detto questo si tolse la collana che portava e che avevo intravisto, era bellissima e sembrava viva, aveva una catenina argentata che supportava un pendente stupendo, formato da due ali argentate che si avvolgevano attorno ad una pietra a forma di goccia, la quale conteneva un liquido del colore dell'ambra. Fece un inchino che gli conferì ancora più regalità di quanta già non ne avesse, per poi inginocchiarsi e guardarmi negli occhi, facendomi annegare in quelle due pozze color ambra.

‹‹Alana, ogni giorno svolgo il compito assegnatomi dall'inizio dell'unione, proteggere l'equilibrio sarebbe stata la mia missione e ancora non sapevo che proprio quello che dovevo custodire sarebbe diventata la mia unica ragione di vita, mi limitavo a esistere prima di conoscerti e da allora vivo per te, ho pensato a mille modi per farti questa dichiarazione›› si passò la mano tra i capelli tirandoli indietro impacciato, non era abituato ad aprirsi e parlare di sentimenti, mi venne da sorridere e lo feci, l'emozione era comune anche nel sogno ‹‹giuro di esserne stato tentato la prima volta che ti ho vista, ho riconosciuto la mia enaid›› ero all'oscuro del significato della parola ma era la seconda volta che la pronunciava, doveva essere importante ‹‹e da allora niente è più stato lo stesso, tu Alana vuoi condividere l'eternità con me? Accetti il mio dono?›› I suoi occhi erano colmi d'amore, facevano specchio al sentimento che sentivo ardere nel petto come se veramente mi appartenesse. Alana, chiunque essa fosse, era veramente fortunata ad aver trovato un amore così totalizzante.

Un flebile sì, uscì dalle mie labbra, avevo la voce impastata dal pianto e le lacrime mi rigavano il viso, le asciugai con il dorso della mano e rimasi di sasso nel vederlo muoversi a una velocità incredibile, un attimo prima era inginocchiato davanti a me e un attimo dopo era dietro di me, mi alzava i capelli che erano sciolti con dei fiori bianchi intrecciati qua e là, me li sistemò su una spalla per agganciare la collana.

‹‹Adesso sei tu a custodire me.›› disse a bassa voce vicino al mio orecchio, con la voce intrisa d'emozione e mi baciò il collo bisbigliando parole in una lingua che non capii, ma che mi scaldò il cuore, sembrava antica.

‹‹Enid custodem clausi*.›› il ciondolo che ora giaceva sul mio petto si scaldò come in risposta alle sue parole, e la bellissima pietra color ambra incastonata al suo interno s'illuminò. Era un rito ciò che stavo vivendo. Mi girai e aprii i lacci della sua camicia, misi il palmo aperto sul suo petto lasciato scoperto, e recitai quelle che a me sembravano promesse, come un contratto indissolubile tra due anime, avevano un significato profondo, anche senza capire le parole ne intuivo il senso.

‹‹Ego te custodem enid me*.›› e continuai a cantilenare questa litania finché dal mio palmo aperto sul suo cuore si propagò una luce e sentii la pelle scottare, scostandola vidi un bellissimo disegno tribale prendere il posto della mia impronta, mi guardai il palmo scottato e non sentì dolore, solo una grande soddisfazione, qualunque cosa fosse successa ci aveva uniti. Si avvicinò a me, ero sicura che mi avrebbe baciata e non vedevo l'ora, ma quando stavano per toccarsi le nostre labbra la sensazione di cadere nel vuoto mi trascinò via dall'unico sogno che non avrei mai voluto lasciare, e mi ritrovai stesa sul mio letto, sola.

Una profonda tristezza mi colse impreparata, sentivo di aver perso qualcosa, questa sensazione mi distrasse dal vero problema per qualche secondo, ero paralizzata e durava più delle altre volte. Mi rilassai per trovare il controllo, stavo cominciando a iperventilare, non riuscivo a incanalare aria nei polmoni, poi così com'era iniziata finì. Mi guardai attorno un po' spaventata, le pillole non erano state una buona idea, c'era stato meno dolore ma avevano aumentato la paralisi, ma mi sorprese il fatto di essere felice, era stato l'unico sogno bello degli ultimi tempi, così bello da non volermi svegliare. Mi allungai per accendere la luce sul comodino alla mia sinistra e quando azionai l'interruttore urlai dal dolore che sentii alla mano; quando gli occhi si adattarono alla luce vidi che il mio palmo destro aveva una bruciatura, ma come diamine era successo? La mia mente viaggiò al sogno appena fatto, all'episodio analogo che avevo vissuto, solo che lì non faceva male, ma dovevo accantonare il pensiero, non era neanche da prendere in considerazione che fosse successo in sogno, giusto? Stavo diventando pazza. Non avevo idea di cosa fosse successo, ma di sicuro avrei perso tantissimo tempo a pensarci in un altro momento, ora dovevo medicare la scottatura e prendere qualcosa per il dolore, diamine se bruciava!

‹‹Oddio!›› saltai fuori dal letto a una velocità tale da sbattere contro la parete dell'altra parte della camera. Che diavolo stava succedendo, oltre alla velocità con la quale mi ero alzata fu scioccante vedere che sul mio cuscino c'era un fiore bianco, piccolo e bellissimo, proprio come quelli che erano intrecciati nei miei capelli nel sogno, ero esterrefatta. Non avevo idea di cosa stesse accadendo, non sapevo nemmeno se fossi veramente sveglia, quello non poteva essere reale, non era normale, ero diventata pazza, non c'erano altre spiegazioni.

Corsi in bagno a curarmi la mano, pregando con tutto il mio essere che al mio ritorno quel fiore fosse sparito o su quel letto non ci sarei tornata. Lavai il palmo e tamponai, avrei dovuto forse mettere alcol o acqua ossigenata, ma non essendo sicura sorvolai, non ero il massimo come infermiera, avevo ancora dentro il mobiletto delle medicine in bagno la lista lasciatami da mia madre con le indicazioni per ogni tipo di ferita o dolore; si era assicurata in punto di morte di vegliare su di me anche dopo che se ne fosse andata. Misi sulla ferita una crema per le scottature poco convenzionale, mia madre diceva che la crema Fissan, quella usata per gli arrossamenti dei bambini era la cosa migliore, e poi bendai la mano alla bene e meglio. Tornai in camera come se mi aspettassi di trovare un unicorno sul mio letto, ed era così, quel fiore era ancora lì, e quindi era vero, scappai al piano di sotto, col cavolo che ci sarei entrata. Guardai l'orologio della cucina, erano le 5 di mattina, però! Ogni giorno più presto, mi complimentai con me stessa, mi stavo svegliando talmente presto che tra poco mi sarei incrociata con me stessa sulle scale mentre andavo a letto, ma dovevo riconoscere che questa notte non mi era andata male, almeno fino al risveglio. Approfittai per fare colazione tanto non avrei dormito più, fette biscottate con marmellata ai mirtilli, non amavo molto la marmellata ma mi era stata regalata dalla zia di David, fatta con le sue stesse mani (parole sue), presi il succo dal frigo e mi sedetti a mangiare e soprattutto a pensare, sarebbe stato impossibile non farlo.

Avrei sicuramente chiamato il dottore, ovviamente in un orario decente e forse era anche il caso di raccontarlo a David, Abbie non era la persona adatta, avrebbe dato di matto e chiamato un esorcista, e tutto per il mio bene, non era proprio il caso.

Non sapevo cosa pensare, un sogno assurdo, una scottatura senza spiegazione, un fiore comparso da chi sa dove, si erano aggiunte nuove voci alla lista delle stranezze. Volevo sapere che fiore era, da dove veniva e mi poteva aiutare solo una persona, che per inciso non pensavo di rivedere così presto e men che meno avere bisogno di lei, la signorina Fanny, perciò... prima tappa del mattino andare in territorio nemico.

Entrare nella mia camera fu una vera e propria impresa, quasi dieci minuti nel corridoio con la mano sulla maniglia, avevo una fifa del diavolo. So che era una vera cretinata avere paura di un fiore, ma io avevo paura di quello che rappresentava. Il pensiero che mi convinse a entrare fu che le cose strane non succedevano nella mia stanza ma nella mia testa.



*Enaid: metà, anima gemella in lingua superiore, ovvero la lingua degli immortali.

*Enid custodem clausi: custode della mia anima (in lingua superiore)

*Ego te custodem enid me: amo te custode della mia anima (in lingua superiore)

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