Capitolo 3

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Lasciai la borsa sul mobile vicino all'ingresso come sempre, e mi avviai in cucina per bere qualcosa, presi dal frigo il succo d'arancia e mi sedetti al tavolo, ero veramente stanca, i miei piedi chiedevano pietà. Ricordai quello che mi ero ripromessa di fare quella stessa mattina: raccogliere le cose di mamma o almeno provarci. Entrai nuovamente nella stanza munita delle nostre valigie e con una grande dose di coraggio, andai dritta dentro la cabina armadio, avrei iniziato da lì, dai cassetti. Cominciai ad aprirli e trovai le sue collane, le adorava, ce n'era una di ogni colore, le piaceva abbinarle al colore delle borse e delle scarpe; non so quante volte aveva criticato il mio guardaroba e quanti vestiti mi aveva comprato, ma che non avevo mai usato, mi trovavo molto bene con i miei abiti comodi, ma forse avrei dovuto ascoltarla (ovviamente era la nostalgia a parlare, non sarebbe mai successo). Trovai anche la proprietà della casa, della macchina e di un'altra abitazione, così sembrava, ma l'atto era molto vecchio e consunto, avrei dovuto approfondire, non ero a conoscenza di nessun altro immobile a suo nome, mi avrebbe messa al corrente no? Era qui a Bluffton, anche se non conoscevo la zona, era messo veramente male. C'era un intero cassetto pieno di fotografie, mi sedetti a terra e aprii uno degli album, trovai le mie foto da piccola, le sue e anche quelle della sua famiglia suppongo, alcune in bianco e nero di persone che non conoscevo. Andavano indietro di almeno quattro generazioni, perdevano di colore, nitidezza fino a sembrare quasi dipinti e per lo più erano donne. In fondo al cassetto trovai anche un pacco, avvolto da un panno di seta verde legato con un nastro bianco, era di certo molto importante per mamma se l'aveva conservato in questo modo; la curiosità era tanta, ma decisi di metterle da parte e continuai a mettere le cose dentro una delle valigie, riempita la prima mi alzai da terra, avrei continuato un altro giorno, per oggi era stata una grande prova.

Mi sedetti nuovamente in cucina per aprire il pacco che avevo trovato, slacciai il nastro e tolsi la stoffa, trovai un mucchio di lettere. Presi in mano la prima, mamma le aveva numerate; dispiegai il foglio e rimasi affascinata dalla novità, era scritta a penna, al giorno d'oggi nessuno si disturbava più a scrivere una lettera, si preferiscono le e-mail o il telefono semplicemente, questo particolare m'incuriosì parecchio. Quando lessi il saluto iniziale la curiosità crebbe a dismisura, sembravano indirizzate a me, beh in realtà c'era scritto proprio il mio nome Anima, che era di origine italiana, mamma diceva sempre che ero la sua anima e la sua luce. Ma potevano anche essere lettere d'amore indirizzate a lei, dopotutto anima era anche un vezzeggiativo nella lingua dei suoi genitori. Una bellissima calligrafia in corsivo dava al foglio un'aria antica, elegante, dovevo assolutamente leggerne il contenuto.

Carissima Anima:

Ho fatto un lungo viaggio per giungere a te, a volte non è stato tanto piacevole e di sicuro non è stato semplice, ma ho vissuto tutte le mie esistenze con la consapevolezza che questo momento sarebbe arrivato. La sofferenza potrà avere fine perché ciò che è stato diviso sarà unito nella sua vera essenza, quando diventeremo un unico corpo, un'unica anima, ed io potrò finalmente riposare.

Ho provato da sempre a comunicare con te, in tanti modi diversi, tanti da non ricordarli tutti, a volte non ricordo nemmeno quando ho intrapreso questo viaggio, fatto di sofferenza e sacrifici, poi ho capito che dovevo essere un ospite silenzioso, solo arrivato il momento adatto avrei potuto parlarti. Una lotta difficile, ed ero in possesso di un'unica arma, la pazienza.

L'attesa è stata lunga, ma so che questa volta ne varrà la pena, sarà diverso perché ormai è giunta l'ora. Questa volta non sarò più in trappola, tutto sarà svelato e potrai combattere con la massima consapevolezza.

Concedimi tutta la tua attenzione quello che devo comunicarti ha bisogno della massima concentrazione per essere capito, e lascia fuori dalla porta lo scetticismo tipico del tuo tempo, sappi fin d'ora che sarà tutto vero, non sarà facile ma ormai sei abituata alle cose complesse, ne ho avuto prova del tuo coraggio negli anni. Dopo quanto ti racconterò potrai dare un senso all'illogico che pregna la tua esistenza.

Ma devo cominciare dall'inizio, per ricordare devi ripercorrere le vie già transitate, devi vedere con i tuoi occhi, sentire con il tuo cuore, niente sarà più lo stesso quando avrai la consapevolezza di quello che sei, quando avrai recuperato la vista; il dolore sarà infinito e di questo mi scuso ma un giorno capirai che non si può vivere a metà. I ricordi non vengono da soli devi essere pronta a sopportare il peso di quello che sei, abbi fiducia in te, affronta il tuo passato e il tuo destino con la forza necessaria per uscirne vincitrice.

In realtà non c'è un vero inizio di questa storia, ma c'è un punto di non ritorno. Alcune decisioni hanno segnato il nostro destino e non c'è stato modo di fare marcia indietro, quello che è già stato scritto non si può cambiare, il destino scorre con la stessa inesorabilità di un fiume che non si può arginare; ed io ne sono testimone, ho visto il nostro futuro tanto tempo fa nei sogni, e riconosciuto ogni momento che avrebbe condotto alla mia fine senza poter fare niente per fermarlo.

Ormai è tardi, ti devo salutare, buongiorno anima mia.

Dopo un primo momento di smarrimento il mio cervello smise di pensare, subentrò la confusione, avevo tanti pensieri che si mescolavano come se avessi un tornado nella testa e non riuscivo ad afferrarne nemmeno uno, mi concentrai per regolare il respiro e calmarmi. Non sapevo se ridere o essere preoccupata. Di cose strane me ne succedevano fin da bambina, ma questa forse le batteva tutte... no! I sogni continuavano a essere sul podio, ma era comunque una cosa veramente fuori dal comune. Vagliai le possibili spiegazioni:

Sembrava essere destinata a me, insomma nel saluto c'era il mio nome, ma poteva essere anche indirizzata a mamma da parte di un innamorato che aveva voluto scrivere un saluto affettuoso, si lo so che sembra inverosimile come spiegazione, mi stavo arrampicando sugli specchi, ma capitemi le aveva in fondo ad un cassetto, se fossero state indirizzate a me perché non me le aveva consegnate? A meno che non le avesse ritenute un pericolo, e se fosse stato qualche pazzo che mi aveva preso di mira? Anche se sembrava scritta da una donna, non sanissima di mente per altro. Ok! Questo flusso d'idee inutili mi avrebbe fatta impazzire, sarebbe stato meglio non averle mai trovate anche se, tolto di mezzo lo strambo saluto e il mistero mittente/destinatario, era una bella lettera, di certo aveva attirato la mia attenzione, ero appassionata delle storie soprattutto di quelle un po' misteriose.

La piegai nuovamente e la rimisi in borsa, l'indomani l'avrei fatta leggere ad Abbie, di sicuro avrebbe fantasticato tantissimo con il possibile mittente, lei vedeva trame ovunque, una scrittrice di gialli mancata. Misi le altre in un cassetto della cucina, se erano tutte così sarebbe stato un bel passatempo, ma ora ero stanca, avevo bisogno di staccare la spina, qualche ora di relax e di sana normalità e poi a letto augurandomi che il "piano A" funzionasse, A stava per Abbie.

Una doccia lampo era quello che ci voleva e poi maratona Netflix, ero in vena di qualche serie che mi strappasse dalla realtà per un po', Prision break faceva di sicuro al caso mio, un classico, era passato così tanto tempo da quando l'avevo visto con mamma che non ricordavo quasi niente, e poi Michael Scofield era stata la mia cotta adolescenziale, era arrivato il momento di scoprire se i miei gusti erano cambiati.

Ordinai cibo da asporto, se mi fossi messa a cucinare nel migliore dei casi avrei di sicuro saltato il mio piano tv, nel peggiore avrei incendiato la casa, il sushi era l'ideale, ne avevo proprio voglia, un box party con tutte quelle cose dai nomi impronunciabili che adoravo ma che poi mi facevano venire la nausea solo a sentirne parlare, succedeva sempre. Uscii dal bagno giusto in tempo per sentir suonare il campanello...

‹‹Scendo!›› urlai provando a infilarmi una tuta da ginnastica che di sicuro aveva visto tempi migliori, suonarono un'altra volta ‹‹Arrivo, un attimo.›› insistente il ragazzo, o sordo forse. Mi precipitai giù per le scale scalza e aprii con i capelli arruffati e il fiatone, ero decisamente uno spettacolo pietoso.

‹‹Scusa ero al piano di sopra.›› dissi prima di rendermi conto di avere davanti la "signorina" Fanny in tutto il suo splendore, 1,56 per 80 e qualcosa kili e con la faccia che prometteva una strigliata senza precedenti.

‹‹OH! Salve signora Fanny.›› dissi sapendo il seguito, era successo ormai troppe volte per non sapere il copione a memoria.

‹‹Signorina prego.›› rimarcò puntigliosa, mi domandavo sempre se aveva fatto una trasfusione di limone in vena.

‹‹Signorina Fanny, è successo qualcosa d'importante quest'oggi?›› sottolineai importante, pur sapendo che non avrebbe capito che volevo sottintendere che le sue visite non lo erano mai, aveva solo lo scopo d'infastidirmi, era la sua missione su questa terra.

‹‹Ovvio, un fattorino ha lasciato questa schifezza orientale a casa mia›› questa frase carica di eleganza, stendendo il braccio in avanti per farmi vedere la mia cena, che fortunatamente era fredda, al contrario a questo punto sarebbe stata da buttare ‹‹e puzza.›› ecco non poteva non sottolineare. Sorvolai sull'improbabilità della sua affermazione, il fattorino sapeva il numero di casa oltre che il numero di telefono, se conoscevo bene il personaggio, e lo conoscevo alla perfezione, era appostata nel suo giardino a impicciarsi degli affari altrui e vedendo passare il ragazzo delle consegne si era offerta lei di portarlo a me giusto per farmi questa grandiosa e alquanto gradita visita di cortesia.

‹‹Lo sai che questa roba fa male al fegato›› ero sicura che a far male al fegato fosse il fritto, bah! ‹‹dovresti mangiare sano, tua madre avrebbe dovuto darti un'educazione alimentare migliore, se non fosse stata così impegnata con il suo lavoro e...››

Strappai il sacchetto dalle sue mani e girai le spalle lasciandola sulla porta che desiderai sbatterle in faccia, tanta era la rabbia che le sue parole velenose mi avevano causato, doveva solo ringraziare l'educazione datami da mia madre e da lei tanto criticata. Non finì di formulare il pensiero che la porta si chiuse con una violenza tale che pensai si fosse scardinata, restai di sasso, non ero stata io e da come l'arpia dall'altra parte imprecava pensai che non era stata nemmeno lei. Non c'era vento, costatai, niente finestre aperte e nessun passaggio d'aria, archiviai l'episodio come un'altra stranezza della giornata, forse in realtà ero stata io, che in collera avevo chiuso la porta senza rendermene conto; ora volevo solo mangiare questa "schifezza orientale" giusto per citare il diavolo, e decisi di non pensare più a lei, ma mi permisi un ultimo pensiero, si doveva strozzare ogni volta che avrebbe pronunciato il nome di mia madre.

***

Avevo definitivamente esagerato, le gambe mi si erano addormentate stando tante ore nella stessa posizione sul divano, gli occhi mi bruciavano. Era appena passata mezzanotte quando decisi che la mia serata relax era finita, stavo crollando dal sonno da un bel po' ma non potevo lasciare Michael Scofield in isolamento, era proprio come pensavo, ricordavo ben poco, per lo più solo che volevano evadere da Fox River. Mi alzai come se avessi 80 anni, mi faceva male dappertutto, presi la pillola per dormire che avevo preparato sul tavolino con un bicchiere d'acqua e mi avviai al piano di sopra, il tempo di lavarmi i denti e a letto.

Ero un po' tesa come sempre, avevo parlato di rassegnazione non di assenza di paura, ma qualcosa mi diceva che oggi sarebbe stato diverso, l'eterno ottimismo di Abbie mi aveva contagiato. Il suono di un messaggio mi distrasse dalle mie elucubrazioni mentali ...

-Sveglia?-

-No, dormo- David era proprio cretino a volte.

-Come stai?-

-Guarda che non sono malata- avevo capito a cosa si riferiva ma non sapevo se dirgli come mi sentivo sarebbe stata una buona idea.

-Hai capito cosa intendo, non fare la dura e rispondi -

-Mi sento come ogni notte, ho un po' di fifa, ma ho preso la pillola per dormire e confido che funzionerà-

-Ne sono certo, volevo darti la buonanotte, sai che per qualunque cosa a qualsiasi ora puoi contare su di me... sempre-

-Lo so, tvb -

-Hai qualche problema alle dita? Se mi vuoi bene scrivilo, odio quell'abbreviazione-

- L'ho fatto apposta- misi una faccina sorridente

-Non avevo dubbi, notte streghetta-

- Notte Dav e non fare del male ad Abbie-

-Sai che non lo farei-

Oh! Lo speravo bene o lo avrei fatto a pezzi per poi rimetterlo insieme, da morto mi sarebbe mancato troppo, pensai mentre chiudevo il cellulare e lo mettevo sul comodino, spensi la luce e mi stesi sul letto ad aspettare che il sonno arrivasse.

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