Capitolo 6

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Verso l'una ero in cassa con un cliente che mi stava facendo girare la testa, consigliandomi un libro che adesso non avrei di sicuro letto, me lo aveva raccontato per filo e per segno aggiungendo, già che c'era, anche opinioni personali. Adoravo il mio lavoro e i miei clienti, ma a volte alcuni non si rendevano conto che c'erano altri ad aspettare. Fortunatamente Abbie arrivò a salvarmi con un tempismo perfetto, stavo per dare di matto se avessi sentivo anche una sola parola in più.

‹‹Salve signor Mitchell è stato un piacere averla qui da noi, e ora arrivederci.›› e dicendo ciò s'interpose tra il malcapitato e la cassa dietro la quale mi trovavo io. A stento trattenevo una risata.

‹‹Devi assolutamente venire con me.›› era su di giri.

‹‹Hai lasciato il bar da solo?››

‹‹Lo so, continuo a dire che ho bisogno di un'altra persona, devi venire assolutamente penso che il tuo futuro da zitella stia per finire.›› doveva essere qualcuno che era entrato dall'ingresso sul retro, perché di qui solo anziani oggi, e non erano il suo tipo.

‹‹Prenderemo qualcuno che ti dia una mano e un altro che sistemi gli scaffali, non ce la faccio più. E non vengo subito perché c'è la fila che tu stai bloccando, se non te ne sei resa conto.›› feci segno alla piccola fila alle sue spalle.

‹‹Non dire che non te lo avevo detto.›› se ne andò ancheggiando in maniera esagerata, al limite del ridicolo, cat woman si era impossessata del suo corpo.

Dopo mezz'ora ero ancora in cassa e non avevo avuto un secondo, di questo non potevo assolutamente lamentarmi, i nostri bilanci erano più che positivi.

‹‹Dovrei pagare, questo...››

Una voce maschile bellissima quanto indisponente mi distrasse dai conti che stavo facendo, alzai il viso e lo vidi, di certo non mi aspettavo di vedere qualcuno così... così fuori dal comune, così troppo tutto, lo vidi irrigidirsi ma io non fui da meno, rimasi impalata a fissarlo. Mi lasciò a corto di fiato, nel vero senso della parola, sentii per un breve secondo come se mi avessero risucchiato l'aria dai polmoni, mi massaggiai il petto come per alleviare quella sensazione e non mi sfuggì il fatto che pure lui avesse eseguito lo stesso movimento.

La sua voce era carica di disprezzo, forse perché non gli piaceva il libro? Ma allora perché doveva comprarlo?

Mr. sguardo severo sembrava un attore di cinema, ma nessun attore avrebbe potuto rasentare la perfezione quanto lui, in realtà credo che nessuno avrebbe potuto. Ero sicura di non averlo mai incontrato ma mi sembrava familiare... aspetta un attimo! Sembrava il ragazzo del mio sogno, non del tutto ma c'era qualcosa di lui in questo sconosciuto. Gli occhi erano diversi, non erano del colore dell'ambra ma erano celesti tendenti al grigio e i capelli erano dello stesso colore, nero corvino, ma più corti, portava uno di quei tagli alla moda con un ciuffo sul davanti e più corti sulla nuca, perfetto. Era alto, molto più di me, forse più di 1,90, avevo dovuto alzare il capo di parecchio per guardarlo in viso.

‹‹Mi scusi?›› domandai, facendo finta di non aver sentito per dissimulare il momento di mutismo, mi ero presa tutto il tempo di scannerizzarlo per bene. Lui inarcò un sopracciglio, si era reso conto della minuziosità dell'analisi che gli avevo fatto e non gli dispiaceva per niente, ero sicura che si stesse godendo la situazione, sembrava uno abituato a questo genere di attenzioni; al solo pensiero di essere una delle tante che rimangono imbambolate davanti a tutta la sua imponenza mi assalì un moto di fastidio mai provato prima.

‹‹Deve pagare il libro signore?›› dissi schiarendomi la voce e indicando il volume che aveva tra le mani (anche quelle non sfiguravano) ma lui non rispose mi squadrava soltanto, che maleducato, ma nessuno gli aveva detto che era maleducazione fissare le persone? In quel momento una ragazza anche lei bellissima, con i capelli biondi tagliati in un caschetto perfetto e con gli occhi di un grigio così chiari da fare impressione, si fece avanti spostandolo con una forza inaudita per un corpo così minuto, era un po' più bassa di me, di poco. A guardarli meglio sembravano fratelli.

‹‹Mmm sì grazie.›› disse con voce squillante ‹‹Scusalo il libro è per me, lui odia i romanzi rosa, io invece li adoro.›› anche a me piacevano, non potevo di certo biasimarla, mi facevano vivere diverse vite e contemporaneamente sfuggire alla mia; una fonte di gioia e spensieratezza.

Lo guardai un'altra volta, i suoi occhi mettevano soggezione per quanto erano profondi, era appoggiato allo scaffale con le mani in tasca, avrei voluto toglierlo da quella posa da rivista, mi dava fastidio non poter smettere di fissarlo, la sua presenza definitivamente m'irritava, aveva una cattiva influenza sul mio umore. Quando vide che lo stavo guardando non si scomodò a distogliere lo sguardo, anzi la cosa lo divertiva, godeva nel mettermi a disagio. Sopra la sua testa c'era un libro che fuoriusciva dalla mensola, quanto avrei riso se gli fosse caduto in testa, se lo sarebbe meritato il pallone gonfiato, inspiegabilmente e successe contro ogni logica, ma senza procurarmi alcun divertimento perché lui lo prese al volo e intensificò lo sguardo, adesso era carico d'interesse, come se avesse trovato qualcosa di molto intrigante. Le coincidenze oggi si sprecavano, non c'era che dire (e sì, ho detto coincidenze e non stranezze, che dire, copriamo il sole con un dito). Si avvicinò con il libro e lo diede alla ragazza che guardando la copertina rimase perplessa, di certo la capivo aveva mostrato il suo evidente disgusto per il primo e ora faceva il bis.

‹‹Sul serio?›› ecco che non tardava ad arrivare infatti la sua replica, era sconcertata.

‹‹Ha scelto lei per me.›› disse indicandomi ed io rimasi senza parole, ma che stava dicendo.

‹‹Guarda che io non ho detto niente.›› avevo pensato di farglielo cadere in testa non di farglielo leggere.

‹‹Non c'è n'è stato bisogno.›› girò le spalle e si accomodò vicino allo scaffale riprendendo la stessa posizione di prima, a quanto pareva non lo faceva per fare lo spaccone ma perché ci stava comodo, come poteva essere così bello? Che rabbia!

‹‹Mi dici il nome della ragazza al bar, mio fratello si è preso una sbandata.›› disse la ragazza, e rise allegramente, mentre io alzai lo sguardo di scatto verso di lui, ecco, era interessato ad Abbie, ma perché mi faceva così arrabbiare? Non lo conoscevo nemmeno.

‹‹Non lui, il mio gemello che deve essere appostato da qualche parte dove può vederla, a volte è veramente patetico, come tutti gli uomini d'altro canto.›› dicendo questo aveva guardato il bello e impossibile, ma la cosa peggiore era la vergogna che sentivo, mi aveva sgamata, mi diedi uno schiaffo mentale, cretina!

‹‹Abigail, si chiama Abigail.›› non dissi altro evitando di fare altre figuracce.

‹‹Grazie, e tu?›› continuò il suo semi- interrogatorio.

‹‹Anima.››

‹‹Anima, mi piace ti si addice un nome all'italiana.›› asserì felice della scoperta, era troppo simpatica ‹‹piacere io sono Katherine ma puoi chiamarmi Kate, siamo da poco in città e mi piacerebbe farmi degli amici, sai sono una tipa solare, io.›› disse alzando la voce e facendo segno al ragazzo, mi venne da ridere, lei mi piaceva era veramente socievole.

Mi passò i libri e fu una brutta, bruttissima mossa, li presi con la mano bendata procurandomi una fitta di dolore che non avevo potuto nascondere e che mi costrinse a lasciar cadere i libri sul bancone.

‹‹Oh scusa.›› disse allarmata come se a farmi male fosse stata lei.

‹‹No, scusami tu, non ricordavo di essermi ustionata questa notte.››

‹‹Fa male?››

‹‹Un po', ma niente di grave.›› sminuii, stavo per mettermi a piangere, mi trattenevo soltanto per non fare la frignona davanti a loro.

Vidi lui avvicinarsi passandosi una mano sul petto, poi prese la mia mano, rimasi confusa dal gesto confidenziale dandogli così il tempo di togliermi la benda improvvisata e guardare la ferita, passò il dito sopra l'ustione che smise di bruciare al suo passaggio, ma che diamine si era messo in testa?

‹‹Ehi, ma che fai?›› provai a ritirare la mano, ma lui la trattenne aumentando la presa sul polso, senza farmi del male, ma togliendomi ogni possibilità di divincolarmi da quel contatto.

‹‹La benda è messa male.›› e detto ciò mi fece un bendaggio che nemmeno il Doctor House, non sapevo cosa dire ma optai per un:

‹‹Grazie.››

Aveva ancora la mia mano tra le sue, caldi e forti, mi guardò negli occhi per qualche secondo e fece un accenno di sorriso talmente lieve che quasi pensai di essermelo immaginato, ma che lo fece sembrare ancora più perfetto, era possibile? Mi lasciò la mano e si fece nuovamente da parte, giusto in tempo per evitare di farmi fare l'ennesima figuraccia buttandomi su di lui.

‹‹Scusalo è strano lo so, ma non è cattivo, almeno non lo è di proposito.›› disse Kate a bassa voce ma lui corrucciò la fronte come se l'avesse ascoltata, ma sapevo che non era possibile, aveva parlato a un tono appena udibile. Prese il sacchetto e nel frattempo si avvicinò un altro ragazzo, immaginai fosse il gemello, lui e Kate erano due gocce d'acqua, l'unica differenza era l'altezza e i muscoli (tanti muscoli).

La porta si aprì ed entrò David, si sporse dal bancone e mi baciò sulla fronte, che imbarazzo, faceva sempre queste cose fuori luogo.

‹‹Come stai principessa?›› odiavo i nomignoli stupidi e lui s'impegnava a trovarne sempre di nuovi.

‹‹Con te non ci parlo, e ho dei clienti, ruffiano, poi facciamo i conti.›› mi doveva delle spiegazioni.

‹‹Non so cosa pensi che io abbia fatto ma sappi che sono innocente, ti aspetto da Abs.›› un altro bacio non richiesto e andò via.

‹‹Fidanzato?›› chiese Kate, molto interessata alla scena alla quale aveva assistito, mentre il ragazzo senza nome che era ancora in disparte sbuffava sonoramente.

‹‹Oh no, migliore amico.›› lei rise dal mio evidente disgusto.

‹‹Ci vediamo, mi piace il tuo locale.››

‹‹E a me la ragazza al bar›› disse il gemello ridendo ‹‹mi chiamo Tom, piacere.›› aveva un'aria così allegra da farmi ridere, era proprio come la sorella.

‹‹A presto.›› disse lei e s'incamminarono lasciandomi scombussolata, i gemelli erano simpatici e belli ma l'antipatico del quale ancora non sapevo nome e grado di parentela mi aveva trasmesso delle sensazioni strane, e veramente somigliava al ragazzo del sogno, assurdo, ecco la parola più quotata della settimana, ormai niente poteva più sconvolgermi, o sì? Mentre stava per uscire ci ripensò e tornò indietro.

‹‹Non farti più baciare.›› detto questo scomparve in un nanosecondo, lo aveva detto? Forse stavo veramente impazzendo, cos'era successo in quei minuti con quello sconosciuto?

***

‹‹Spiegami.›› esordii sedendomi al bancone del bar vicino allo scemo che avevo per migliore amico.

‹‹Passerò da te stasera e porto la cena, mi avevi dato due opzioni no? Sono venuto adesso perché ho delle novità.››

‹‹Ok sono tutta orecchie.›› disse Abbie comparsa dal nulla.

‹‹Cavolo Abs ti metterò un campanellino al collo.››

‹‹Miauuu.›› gli si strusciò addosso miagolando come un gatto per rendere meglio l'idea, era veramente incorreggibile.

‹‹Ce l'ho fatta.›› vedendo le nostre facce perplesse del tipo, ma di che diavolo parla! Cacciò una lettera dalla tasca della giacca, aveva il logo della Columbia University, oh no! Per Abbie dicevo, per me era oh sì! Ma lei ci sarebbe rimasta molto male, non era esattamente quello che si aspettava di sentire, in realtà era anni luce da quello che voleva lei.

‹‹Mi hanno accettato al programma della Columbia, faccio ultimo anno e dottorato.›› ignaro del crollo che stava causando proseguì, Abbie fece il giro del bancone e si mise di spalle a trafficare con la macchina del caffè, non si metteva bene, stava soffrendo, dell'allegria di prima non rimaneva alcuna traccia, e David non vedeva i piccoli pezzi di lei che cadevano rumorosamente a terra.

‹‹Congratulazioni.››gli dissi all'orecchio, e facendo cenno verso Abbie aggiunsi ‹‹Capirà, dagli solo un po' di tempo, non se lo aspettava.›› lui continuava a guardare Abbiegirata di spalle, io me ne andai sapevo che avevano delle cose da dirsi, eanche se morivo dalla voglia di sentire, era un loro momento.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro