Chapter 11 - Dolore

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Rick avanzò lentamente lungo tutto il condotto costeggiato dalle persone di Alexandria, seguito subito dopo da Michonne; si fermò solo un paio di volte per guardare meglio negli occhi qualcuno in particolare, ma la sua attenzione venne attirata da una persona in particolare: Siddiq, il ragazzo che aveva visto quella stessa mattina e a cui aveva minacciato di sparare. Lo guardava con un misto di curiosità e strana rabbia repressa; di sicuro non si sarebbe mai aspettato di vederlo lì.
Carl mi diede un'altra stretta alla mano, prima di richiamare l'attenzione del padre dicendo: "L'ho portato qui."
Rick si voltò verso di noi, ma non mi degnò neanche di uno sguardo, la sua attenzione era rivolta solo al figlio: il viso pallido ed il sudore gli davano un'aria malconcia e malata che a quanto pare non piaceva nè a me e nè a Rick. Mi spostai per fargli spazio, in modo che anche lui si potesse mettere vicino al figlio, mentre Michonne faceva la stessa cosa dall'altra parte; continuava a tenermi la mano, anche se la stretta era diventata più debole.
"È così che è successo." Gli spiegò, una volta che Rick gli si fu inginocchiato vicino; non ci stavo capendo niente, infatti presi la testa per un attimo con la mano libera.
Carl fece scivolare via la sua mano dalla mia per tirarsi su la camicia e successivamente togliersi -non del tutto- un cerotto che portava sulla parte alta dell'addome; sotto vi erano dei segni di denti ancora rossi a contornare il simbolo di una bocca. Fu come se qualcosa mi avesse strappato l'ossigeno dai polmoni, impedendomi di respirare, mentre portavo delle mani alla bocca incredula; anche Michonne cadde in ginocchio, non riuscendo a sopportare il dolore. Carl si risistemò il cerotto e la maglia, poggiandosi poi con la testa contro la parete, indirizzando lo sguardo verso il padre; intanto lui si guardava in giro confuso, disorientato, quasi perso. Il silenzio calò su tutti noi, intervallato solo dai colpi del bombardamento che stava accadendo sopra le nostre teste; almeno fino a quando Rick non provò a parlare: "Io... Io, io..."
"Papà." lo interruppe con voce calma Carl.
"Come..." Rick tentava di chiedergli, di sapere come e quando fosse accaduto, leggendogli in faccia che i sensi di colpa avevano cominciato a logorarlo.
"Papà," Ripetè Carl, questa volta con più determinazione nella voce. "va tutto bene. Deve andare così." Scosse la testa, il respiro sempre più affannoso. "Non ero sicuro che tu tornassi in tempo;" aggiunse qualche secondo dopo. "ma, per precauzione..." tirò fuori delle lettere da dietro la schiena. "Sai, volevo assicurarmi di riuscirti a dirti addio." Se le rigirava in mano, come se la sua vita fosse all'interno di quelle buste.
Le porse a Michonne, mentre Rick scuoteva la testa e tentava di nuovo: "No, sono loro, sono loro, loro..." Guardò in alto, prima di ripetere di nuovo, questa volta a voce più bassa: "Sono loro..."
Riportò di nuovo lo sguardo verso il basso, non volendo ancora credere alla realtà dei fatti.
"Carl..." Mormorò finalmente tra i singhiozzi Michonne; ma subito Rick intervenne, dicendo: "No, no..."
"Mi hanno morso." Tentò di convincerlo Carl, rendendosi conto che il padre non voleva crederci, ma sperava solo che fosse tutto un incubo. "Stavo portando qualcuno qui." Fece un respiro, prima di aggiungere: "Si chiama Siddiq. L'abbiamo visto in quella stazione di servizio." Scosse la testa. "Non sono stati i Salvatori. È successo è basta." Ci fu un'altra pausa di silenzio, in cui Carl mi riafferrò la mano, riportando in qualche modo alla realtà una parte di me. "Mi hanno morso." Ripetè, tenendo l'occhio puntato sulle nostre mani, non guardando nessuno in faccia; a quel punto mi svegliai dallo stato di trance in cui mi trovavo.
Mi alzai lentamente in piedi, facendo scivolare via il suo debole e quasi patetico tentativo di ritirarmi giù. Era come se un pugnale mi avesse attraversato il petto all'improvviso, facendomi sanguinare il cuore, ma solo all'interno; l'unica persona che mi avesse mai salvata dal mondo stava morendo davanti agli occhi, ed io non potevo fare niente per salvarlo.
Non l'avevo protetto come avrei dovuto.
Carl tentò di chiamarmi, sentivo la sua voce come in una sorta di melodia, un canto angelico alle porte dell'Inferno. Scossi la testa, scappando lungo tutta la fogna; neanche i tentativi di Daryl riuscirono a fermarmi, impedito da Judith dal poter afferrarmi per bloccarmi, che teneva ancora in braccio e stringeva, come a proteggerla dal mondo. Corsi fino a quando le mie ginocchia cedettero ed il mio corpo mi obbligò ad appoggiarmi alla parete del condotto; vi scivolai contro con la schiena, sentendone le schegge di freddo penetrarmi anche nelle ossa, nettamente in contrasto con la mia pelle calda, quasi bollente. Alzai il volto verso l'alto, percependo il viso farsi sempre più umido per le lacrime, mentre il corpo veniva scosso da singhiozzi; afferrai parte della stoffa dei vestiti che indossavo, stringendoli in pugni per cercare di scacciare il dolore. Quell'ultimo gesto mi fece abbassare lo sguardo annebbiato sulla maglia e i pantaloni che indossavo, facendomi ricordare che erano di Carl, il quale me li aveva prestati perché suo padre non mi voleva accettare nella comunità, e quindi lui non aveva avuto altra scelta che usare le sole risorse in suo potere. E adesso era là, seduto su un fetido fondo di fogna ed appoggiato contro una parete sporca, aspettando che la malattia facesse il suo corso; non sarebbe mai dovuto accadere, avrei dovuto aiutarlo e proteggerlo come lui aveva fatto con me. La verità era solo che l'unica persona a cui tenessi ancora, nonostante dopo poco tempo che ci eravamo conosciuti, stava morendo, ed io non avevo provato a fare nulla per impedirlo. All'improvviso sentii dei gemiti umani, per questo mi raddrizzai subito in piedi, estraendo la pistola e puntandola nella direzione da cui proveniva il suono; da lì sbucò, attraverso la penombra, un uomo dai capelli biondi che stava sorreggendo un uomo di colore, sudato e, a quanto pare, ferito.
"E voi... Voi chi siete." Chiesi, ancora in preda alle lacrime ed ai singhiozzi.
"Io sono Gabriel, e lui è il dottor..." Non ascoltai neanche quale fosse il suo nome; abbassai quasi automaticamente l'arma, mentre una scintilla di speranza si stava accendendo dentro di me.

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