Chapter 12 - Speranza

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"Sei un dottore?" Chiesi all'uomo dai capelli chiari, mentre lui annuiva.
Se c'era una cosa che avevo imparato in tutti quegli anni di sopravvivenza, era che un morso di un Vagante, se isolato in tempo, poteva salvare la vita di una persona.
"Gwen!" Esclamò la voce di Michonne alle mie spalle, mentre io continuavo a guardare l'uomo di fronte a me.
"Michonne!" Le urlai di rimando, sentendo i suoi passi farsi sempre più vicini.
"Che stai facendo qui? Dai torna, Carl vuole parlarti un'ultima volta, almeno." Sentivo la sua voce tremolare mentre parlava, pronta a spezzarsi da un momento all'altro.
"Forse non sarà l'ultima volta." Le risposi girandomi indietro, dato che avevo percepito la sua voce più vicina. "Vai da Rick, digli di aiutarti a mettere Carl sopra al lettino che ha preparato per Siddiq; dopo ti spiego, te lo prometto." Le ordinai, voltandomi poi verso il dottore e colui che si era presentato come Gabriel.
"Se ti chiedessi un favore che non potrei mai ripagare, lo faresti? Dopo ti giuro che ti aiuterò con lui." Gli domandai avvicinandomi, indicando Gabriel quando mi riferii a lui.
"Ci posso provare." Rispose, mentre io facevo passare il braccio libero di Gabriel sulle mie spalle.
"Andiamo, forza." Gli dissi, incamminandoci lungo il canale di scolo.
I bombardamenti non cessavano un secondo, mentre i passi pesanti si facevano sentire anche lì sotto. Ci mettemmo cinque minuti a raggiungere gli altri, sentendo un: "Gabriel" sorpreso provenire da Daryl.
"Piacere di rivederti amico." Gli rispose l'altro, mentre il medico mi faceva segno di poggiarlo lì vicino.
"Allora, che cosa dovrei fare?" Mi chiese il dottore, mentre io mi mordevo le labbra.
"Esportare un morso di Vagante." Lo informai, mentre il silenzio cadeva tra di noi; ci guardammo per un attimo, lui indeciso sul da farsi ed io con lo sguardo fermo e determinato. "La prego." Aggiunsi qualche secondo dopo.
Gli occhi cominciarono a pizzicarmi; era l'ultima possibilità di salvarlo e sentivo la disperazione scorrermi nelle vene mischiata nel sangue.
"Va bene, ci posso provare; ma mi serve qualcosa per esportare il morso, oltre a qualche medicinale per alleviare almeno un po' il dolore." Accettò alla fine, annuendo contro la sua volontà.
"Abbiamo degli antidolorifici, oltre a garze e bende." Si intromise Michonne raggiungendoci e capendo cosa volevo fare; per poi superarci e prendere il tutto da uno zaino.
"Puoi usare il mio coltello al posto del bisturi:" proposi, tirandolo fuori dal suo stretto posto nella cintura dei pantaloni. "la lama è abbastanza affilata; se proprio serve, possiamo usare un po' d'acqua per pulirla meglio."
A malincuore annuì, accettando il mio coltello ed una bottiglietta d'acqua, con cui lavò la lama. Si avvicinò a Carl, disteso sul lettino precedentemente portato lì per Siddiq; era pallidissimo, quasi bianco, come fosse stato un fantasma, ed il sudore gli impregnava tutte le parti del corpo, inzuppando la camicia. A causa della poca luce, non mi ero accorta che se l'era cambiata da oggi pomeriggio, di sicuro per colpa del suo sangue e di quello della carcassa dell'animale in cui era caduto.
"Carl," Lo chiamai, sentendomi il cuore stringere quando girò il suo sguardo stremato verso di me. "adesso il dottor..." Non sapevo il suo nome, non avevo prestato attenzione quando me lo aveva detto.
"Carson," disse al mio posto Carl, capendo a chi mi riferivo. "il dottor Carson."
"Esatto;" annuii, chiudendo per un secondo gli occhi. "adesso il dottor Carson ti esporterà il morso, ma farà un male cane." Fui sincera, sorridendogli per cercare di fargli coraggio. "Tieni duro, ti prego."
"Ma non ce n'è bisogno, va tutto bene." Tentò di tranquillizzarmi, afferrandomi una mano e stringendola debolmente.
"No che va tutto bene Carl; tu mi hai salvata oggi, e adesso tocca a me." Mi allontanai lasciandoli andare la mano, mentre il medico si avvicinava e gli faceva ingerire gli antidolorifici. Quando la lama cominciò a penetrare nella carne, le grida del ragazzo si propagarono nell'aria, riempiendo le fogne in cui eravamo di esse; il medico urlò sopra alla sua voce, chiedendo aiuto a Rick per tenerlo fermo, il quale obbedì. Mi girai, dandogli le spalle; non ce la facevo a guardare mentre gli esportava la carne infetta, sentivo un magone allo stomaco ed il senso di vomito quasi travolgermi. Mi sentii strana verso quelle emozioni, perché non le provavo da quando tutto era iniziato: ero stata abituata ad uccidere, vedere Vaganti e questi ultimi che divoravano persone a me conosciute, arti essere amputati e persone decapitate; ma forse, vedere l'unica persona che veramente aveva cercato di aiutarmi, in quello stato, mi colpiva troppo. Scoprii che tutto era finito solo quando Michonne posò una mano sulla mia spalla, avvertendomi che aveva concluso. Quando mi voltai, la prima cosa che notai fu il volto sereno di Carl, pallido ma addormentato; nel frattempo, il medico si era diretto verso Gabriel, per potergli curare la ferita che si stava infettando.
"Non ha perso troppo sangue, vero?" Chiesi a Michonne, notando un panno zuppo di un qualche liquido lì vicino.
"No, Rick gliene ha dato un po' del suo." Mi rassicurò, facendomi segno del tubicino vicino a Rick; non mi ero neanche accorta che glielo avevano passato.
Mi avvicinai lentamente al lettino, vedendo con la coda dell'occhio il pezzo di carne infetto esportato avvolto per metà da un panno, percependo vari brividi di disgusto fare su e giù sulla schiena.
"Harlan ha detto che ha tolto più carne possibile, ma gli sembra tutta quella infetta che c'era." Mi informò ulteriormente Michonne, mentre affiancava Rick e gli stringeva la spalla come conforto; lui, invece, stava tenendo stretta la mano del figlio.
Non dissi niente, mi limitai a fare lo stesso gesto del padre sul lato opposto, sentendo gli occhi pizzicarmi per le lacrime; era la mia ultima speranza e speravo con tutta me stessa che funzionasse, che lo salvasse. Anche se ci conoscevamo da solo quella mattina stessa, era stata la prima persona che avevo incontrato a non puntarmi un'arma contro, mi aveva accolto nonostante io lo avessi minacciato di sparargli se solo avesse fatto un passo falso. Al solo pensiero mi scappò una risata, decidendo di sedermi sul lettino di fianco a lui. Il viso beato e sereno lo faceva assomigliare ad un angelo. Mi asciugai quelle poche lacrime che avevo versato, sapendo che non gli sarebbe piaciuto vederle, pensando anche solamente a come aveva cercato di tranquillizzarmi non appena mi aveva portato qui, ad Alexandria. Posai le mie labbra sulla sua fronte, come una madre premurosa fa con il proprio figlio quando lo mette a letto, dandogli il bacio della buonanotte. Avevamo incitato il resto del gruppo ad andarsene verso Hiltop come aveva suggerito un uomo biondo ferito; all'inizio ci furono delle proteste, ma non appena furono stati rassicurati che noi gli avemmo raggiunti la mattina dopo, decisero di partire, anche perché la strada era lunga. Anche il dottor Carson partì insieme a Gabriel, dirigendosi verso l'auto con cui erano arrivati, dato che Gabriel non ce l'avrebbe mai fatta a seguire il ritmo del resto del gruppo. Rimanemmo solo io, Carl, Rick e Michonne: eravamo Carl al centro, disteso sul lettino, io a sinistra e Rick e Michonne dalla parte opposta, stringendo entrambi una mano; fu così che mi addormentai, stringendo la speranza tra le mie mani.

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