Chapter 24 - Incongruenze

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Il ragazzo uscì fuori dal cespuglio tenendo le mani in aria, rispondendo con un: "non spararmi, sono io" alla mia esclamazione.
"Carl, che cazzo ci fai qui?" Dissi la frase sibilando tra i denti stretti; stavo quasi urlando, mi trattenevo solo per evitare di richiamare possibili Vaganti intorno a me.
"Ti stavo seguendo." Ammise con nonchalance, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. "Avanti, metti giù quella pistola, so che non mi sparerai." Nella sua voce c'era sicurezza e fiducia; quel suo atteggiamento mi schiacciò il petto, lasciandomi senza fiato per alcuni istanti.
"Chi ti dice che non lo farò? Tu non mi conosci, non sai niente di me!" Con quelle ultime tre parole non potei più trattenermi, gli urlai fuori insieme a tutta la rabbia che mi portavo dentro; le lacrime agli occhi mi appannarono la vista, costringendomi a sbattere le palpebre più volte. "Mi hai abbandonata quando ti ho chiesto aiuto, hai tradito la mia fiducia quando io te l'ho affidata, mi hai pugnalata alle spalle non appena mi sono permessa di abbassare la guardia, certa di essere al sicuro e protetta." Ormai ero un fiume in piena che vomitava fuori tutto ciò che pensava, che portava con sè da tutto il tragitto, o meglio, per la maggior parte di esso; le lacrime ormai scendevano calde a rigarmi le guance, mentre alcune mi finivano agli angoli della bocca, facendomi assaporare il gusto amaro che avevano. "Io ti avevo chiesto solo una cosa: aiutarmi ad incontrare mio padre; e tu che hai fatto? Mi hai sputato in faccia, deriso alle mie spalle, imbrogliato a mia insaputa. Credi davvero di conoscermi? Credi davvero che potrei non spararti solo perché quasi una settimana fa mi hai accolto?" Scossi la testa, facendo una risatina isterica. "Non basta, non puoi trattarmi in questo modo; io mi ero affezionata a te, volevo rimanere per te." Tentai di rallentare il respiro affannato, mentre le lacrime continuavano a scendere. "Sei così sicuro che non ti sparerò, adesso?" Gli chiesi alla fine, saldando meglio la presa sulla pistola.
"Sì, ne sono ancora sicuro." Rispose prima di avvicinarsi.
Ciò che avvenne dopo fu quasi troppo veloce da comprendere per il mio cervello: avanzò verso di me con l'agilità di un gatto, mi afferrò il braccio e l'arma che tenevo in mano, strappandomi via quest'ultima, con il viso a pochi centimetri dal mio; non lo guardavo in faccia, non riuscivo neanche a sostenere il suo sguardo.
"Vedi? Te l'ho detto che non l'avresti fatto." Sussurrò Carl, prendendomi con il pollice e l'indice il mento e alzandomi il volto, in modo che lo guardassi negli occhi, ancora offuscati.
Nonostante volessi scostarmi da lui, spingerlo via gridando che non me ne importava niente e che era solo uno stronzo doppiogiochista, quella vicinanza mi provocava brividi piacevoli in tutto il corpo, mi faceva sentire in un modo unico ed irripetibile. Per un attimo, il mio sguardo si soffermò sulle sue labbra, per poi tornare al suo occhio, che in quel momento era di un grigio quasi spento.
"Mi dispiace per quello che ti ho fatto, ma volevo solo proteggerti." Tentò di giustificarsi, facendomi chiudere gli occhi per un attimo e donandomi quel pizzico di forza per mettergli le mani sul petto e spingerlo via, anche se invano.
Riabassai lo sguardo, mentre adesso al pianto si univano anche i singhiozzi che mi scuotevano appena il corpo.
"Vattene, non ti voglio più vedere." Mormorai tra un singhiozzo e l'altro, tentando di nuovo di allontanarlo.
"Non me ne vado, non di nuovo." Insistette lui, afferrandomi in modo delicato le braccia.
Mi sottrassi immediatamente dalla sua presa, cominciando a prenderlo a pugni sul petto, tentando di sfogarmi.
"Devi andartene, non voglio più vederti in vita mia!" Gli urlai, fregandomene in quel momento della possibilità di poter attirare Vaganti. "Sei solo uno stronzo bugiardo!"
Carl mi afferrò i polsi, bloccando le mie mani sul suo petto; afferrai la sua maglia, stringendola in pugno con tutta la rabbia e la tristezza che stavo provando in quel momento. Ad un certo punto, lui mi attirò a sè, chiudendo il mio corpo tra le sue braccia; senza pensarci, ricambiai l'abbraccio, afferrando e stringendo forte la sua maglia, come appiglio. Mi sfogai sul suo petto, non so neanche per quanto piansi, so solo che mi sembrò un'eternità. Avrei voluto sparire e scappare da tutto e tutti, soprattutto da Carl; era un mondo orribile, in cui non avrei mai voluto vivere, ma in cui ero stata costretta ad abituarmi. Allo stesso tempo, però, avrei voluto che Carl mi stringesse in quel modo per sempre, che quei brevi attimi si tramutasserò in una lunga e serena eternità; ma non poteva accadere, visto che lui si staccò da me dopo non so quanto tempo. Mi asciugò le lacrime con i pollici, accarezzandomi poi le tempie con estrema dolcezza.
"Hey," mi richiamò mormorando, alzandomi di nuovo lo sguardo verso il suo. "mi dispiace per averti fatto soffrire, davvero; ma adesso voglio rimediare. Ti aiuterò." Disse, la voce piena di convinzione, determinazione e un pizzico di dispiacere.
Carl mi fissò le labbra per qualche secondo, prima di avvicinarsi e sfiorarle con le sue; provai brividi in tutto il corpo, partendo dalla spina dorsale fino alla punta dei piedi e dei capelli. Quel piacere genuino, però, durò poco, dato che la sua bocca si spostò sull'angolo della mia, dove vi lasciò un bacio prima di incamminarsi. Mi sfiorai delicatamente con le dita i posti in cui le sue labbra mi avevano toccato; sentivo il cuore esplodere, mentre un'orchestra di percussioni e martelli si esibivano nel mio petto, facendomi sentire allo stesso tempo frastornata ed estasiata. Mille idee si confondevano nella mia mente, mentre il suo contatto si imprimeva nella memoria come se segnato da un tizzone ardente; il respiro era diventato affannato e il cuore pompava nelle arterie, per fare in modo di mantenere le cellule ben ossigenate. Non ero mai arrivata a provare nulla del genere con nessuno, neanche Aiden ci era riuscito; cos'aveva Carl di più di lui? Come mai lui era in grado di suscitarmi quelle strane sensazioni semplicemente sfiorandomi?
"Avanti, andiamo Gwen." Mi richiamò lui, svegliandomi da quello stato di trance.
"Eh? Ah, sì, arrivo." Risposi raggiungendolo, mentre la testa cominciava a duolermi, confusa da ciò che era appena accaduto.

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