Chapter 25 - La Fiducia Perduta

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Eravamo a metà strada ormai, quando mi accorsi che stava cominciando a fare troppo buio per andare avanti.
"Hey," lo chiamai, poggiandogli una mano sulla spalla per farlo voltare verso di me, ma togliendola subito dopo, come se mi fossi scottata; lui se ne accorse, per questo arricciò la bocca in una smorfia triste e dispiaciuta. "dovremmo fermarci, sta facendo troppo buio." Lo avvertì, sciogliendomi la coda precedentemente fatta; si stava alzando un leggero venticello notturno, facendo così diminuire il calore emanato durante la giornata.
"Va bene. Come vuoi procedere?" Mi chiese, guardando il cielo che si stava riempiendo ormai di stelle.
"Semplicemente dormiremo a turni, così entrambi riposeremo un po', però con la sicurezza che ci sia qualcun'altro ad avvisare in caso di Vaganti." Mi tolsi lo zaino sulle spalle, dirigendomi verso l'albero più vicino; sulle sue radici vi posai lo zaino, mentre io mi sedetti e poggiai la schiena contro il tronco. "Comincio io con la guardia." Decisi, non ricevendo nessuna obiezione, dato che Carl si era limitato ad annuire e a distendersi per terra, usando lo zaino come cuscino.
Alzai lo sguardo verso la luna, osservandola nel suo viaggio nel cielo; nonostante nessuno ci rifletta molto, essa può essere paragonata al sole: compie un giro che si ripete ogni notte nel cielo e illumina tutto con la sua luce. Da bambina pensavo fosse fatta di formaggio, più precisamente di mozzarella; il colorito alquanto pallido e spento le conferivano una strana aurea però, non rendendola più adatta a qualcosa che anche solo lontanamente ricordasse il formaggio.
Portai le gambe al petto e le strinsi, guardandomi intorno e prestando attenzione. Avrei voluto fuggire in quel momento, scappare e non fare più ritorno, magari su un posto estraneo e lontano come la luna; però qualcosa dentro di me mi bloccava, mi impediva di alzarmi in piedi e andarmene. Quel qualcosa aveva anche un nome, e corrispondeva a quello di Carl Grimes; dopo le emozioni che avevo appena provato con lui, non riuscivo più a togliermele dalla testa e dal corpo, impegnando la mia mente in un vortice pericoloso e catastrofico.
Voltai subito lo sguardo quando sentii un rumore leggero, notando che Carl si era messo a sedere e mi stava fissando intensamente; ci volle qualche secondo prima che mi riprendessi, chiedendomi il motivo di quel gesto.
"Che cosa vuoi? Dovresti dormire." Gli dissi in modo -forse- troppo brusco, trovando difficoltà a parlare a causa del groppo che mi si era formato in gola.
"Non riesco a dormire." Rispose lui, alzandosi e avviandosi verso di me, sedendosi accanto; mi spostai di qualche centimetro, cercando di stargli il più lontano possibile, non guardandolo neanche in faccia. "Faccio io il primo turno, tu dormi pure." Il suo tono di voce era diventato triste all'improvviso, o meglio, non appena mi ero allontanata da lui.
"No." Decisi scuotendo la testa, continuando a non guardarlo negli occhi. "Non voglio dormire."
"Non ti fidi ancora di me?" Mi chiese lui tristemente, inclinando la testa di lato.
"Come potrei fidarmi di te di nuovo?" Ribattei, quasi ridendo per la stupida domanda che aveva posto. "Non mi pare che la prima volta che mi sono fidata di te sia andata tanto bene." Gli ricordai, poggiando la fronte contro le ginocchia.
"Ti ho già chiesto scusa, credevo mi avessi perdonato." Si giustificò, facendomi alzare gli occhi al cielo e alzare la testa.
"Solo perché mi hai chiesto scusa e io ti ho perdonato, non vuol dire che mi fidi ancora di te." Gli spiegai, il tono di voce era ovvio, come se l'affermazione non fosse discutibile.
Tutto cadde in un silenzio quasi turbato, ma alla parenza pacifico; si sentivano meglio i rumori così, e in più non avevo alcuna voglia di continuare a parlargli.
"Cosa devo fare per riacquistare la tua fiducia?" Mi domando all'improvviso, voltandosi anche con il corpo verso di me; il silenzio venne rotto, facendomi uscire un verso esasperato dalle labbra.
"Non lo so Carl, ma di sicuro ci vorrà tempo." Risposi, spostando lo sguardo sul suo per la prima volta da quando avevamo iniziato a parlare; i suoi occhi come il ghiaccio non mi scalfirono neanche, dato che erano spenti e i lati smussati e tondi, inoffensivi. "Non sono neanche sicura di volermi fidare di nuovo di te." Quella frase la sussurrai, esponendo un dubbio che mi frullava in mente.
"Perché?" Domandò semplicemente lui, la tristezza quasi palpabile nella sua voce.
"Forse hai ragione, è meglio che vada a dormire." Dissi, cercando di non rispondere a quella domanda ed alzandomi in piedi per trovare un posto in cui stendermi e dormire.
"No, adesso mi rispondi." Si alzò di scatto anche lui, afferrandomi il braccio; tentai subito di divincolarmi per fargli mollare la presa, ma lui era indubbiamente più forte di me. "Perché? Perché hai detto che non sai se vorrai mai fidarti di nuovo di me?" C'era un pizzico di disperazione nella sua voce, come se quella mia affermazione ne andasse della sua vita.
"Perché quello che mi hai fatto mi ha causato un dolore indescrivibile." Gli risposi, le lacrime agli occhi; ero stufa di piangere, per questo le trattenni e cercai di ricacciarle indietro. "Io volevo rimanere per te, stavo letteralmente morendo quando hai detto che ti avevano morso; avevo paura di perdere l'ennesima persona a cui mi ero affezionata. Il dottor Carson era la mia speranza, che si è rivelata quella perfetta, a quanto pare." Lo indicai, evidenziando il fatto che fosse ancora vivo, nonostante lo avessero morso. "Sapevo già che un acido mi avrebbe logorato da dentro se tu fossi morto, perché avevo capito che tu eri quella persona che stavo inconsciamente aspettando da tempo, colui che mi avrebbe convinto senza l'uso delle parole a rimanere." Chiusi gli occhi per un attimo, cercando di non far trapassare il tremolio nella voce; nel frattempo, il nodo alla gola che mi accompagnava da tutto il giorno si strinse, facendo sentire la propria presenza. "Mi ero affezionata a te, e il risultato è stata una pugnalata alle spalle da parte tua." Una piccola lacrima traditrice mi scese lunga il viso, ma riuscii ad asciugarla prima che potesse farlo lui; infatti, aveva appena alzato la mano con quella intenzione, rimanendo deluso. "Capisci che non è facile?" Conclusi, sentendo la sua presa all'entarsi.
Carl si limitò ad annuire, mentre io mi allontanavo e mi stendevo lontana da lui, usando lo zaino come cuscino e chiudendo gli occhi, cercando di dormire. Le braccia di Morfeo mi accolsero calorosamente, ma non prima di sentire un piccolo singhiozzo proveniente dall'albero dove era seduto Carl.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro