Chapter 7 - Imprevisti

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Non parlava nessuno da quando eravamo ripartiti per tornare ad Alexandria, o almeno, non c'era niente di cui avessimo voglia di parlare; la scusa era quella di voler stare attenti nel caso ci fossero stati dei Vaganti nelle vicinanze, ma la verità era che preferivamo tutti e tre stare zitti, piuttosto che intraprendere una conversazione. Camminavamo da ormai un'oretta, quando qualcosa attirò la mia attenzione.
"Carl." Sussurrai ad un certo punto, facendogli segno di ascoltare bene: si sentivano dei versi in lontananza, per questo deviò verso la provenienza del rumore, mentre Siddiq ci seguiva senza fiatare.
Arrivammo nel punto interessato in un paio di minuti, accovacciandoci poco distanti da dove c'erano i Vaganti; provai una piccola fitta al fianco, ma decisi di passarci oltre e non dire niente. C'erano tre Vaganti in tutto che stavano divorando la carcassa di un animale: un cervo probabilmente, ma non riuscii a distinguerlo subito da quella distanza; ormai rimaneva poco della povera creatura.
"Okay," disse Carl, rivolgendosi però solo a Siddiq. "per tua madre."
Tirò fuori un coltello, chiedendomi poi: "Tu ce la fai da sola?"
Io annuii senza rispondere a voce, togliendo il braccio dalle sue spalle e sfilando il mio coltello.
Il primo ad alzarsi dritto in piedi fu Carl, seguito subito dopo da me e Siddiq. Ci avicinammo lentamente ai tre Vaganti, sperando di non essere visti, ma di riuscire a coglierli di sorpresa; erano tre, uno per ciascuno di noi, potevamo farcela. Carl posizionò il suo zaino vicino ad un albero, impugnando meglio poi l'arma. Feci la stessa cosa anch'io. Purtroppo il nostro piano iniziale non funzionò: i Vaganti si accorsero di noi, come se avessero degli occhi sulla nuca, alzandosi e avvicinandosi a noi. Due stavano puntando Carl, mentre l'altro rimasto sembrava voler prendere Siddiq; stavo per precipitarmi su uno di quelli che si indirizzava verso Carl, quando all'improvviso ne saltò fuori un quarto, che mi si buttò addosso. Mi resi conto che non erano solamente tre Vaganti, ma sei; il quinto e il sesto erano una donna ed un uomo che si stavano avvicinando. Lottai contro quello che mi si era gettato addosso, combattendo per cercare di recuperare il coltello; con una mano tenevo la testa lontana, con l'altra cercavo di recuperare l'arma a fianco. Quando ormai stavo perdendo le speranze, riuscii ad afferrare il manico e a pugnalarlo con un colpo secco sulla tempia sinistra. Mi alzai subito dopo, dato che uno dei Vaganti rimasti -con un palo che gli attraversava lo stomaco- mi stava raggiungendo; percepii un dolore acuto al fianco che mi fece cadere a terra, impedendomi di rialzarmi subito. Per fortuna Siddiq mi vide e mi aiutò, afferrando il Vagante per la maglia e spingendolo, schiacciandoli la testa contro il tronco dell'albero più vicino; nello stesso momento sentii un colpo di pistola, che mi fece drizzare in piedi, nonostante il dolore al fianco ed il fiatone. Mi guardai intorno, vedendo Siddiq che si sedeva a terra per la stanchezza e Carl disteso sulla carcassa dell'animale, dalla quale si alzò qualche secondo dopo; stringeva una pistola, quindi -con molta probabilità- il colpo era partito da lui.
"State bene?" Chiese Siddiq, tra un respiro e l'altro.
"Sì." Rispose Carl, mentre io mi limitai ad annuire, entrambi spostandoci per raggiungere Siddiq.
"Potevate andare via." Disse Siddiq, facendo passare lo sguardo da uno all'altra; gli risposi con una scrollata di spalle.
"Carl..." Lo chiamò l'altro, notando che non rispondeva e che non stava guardando nessuno dei due, ma solo intorno a sè; gli posai una mano sulla spalla, stringendo poi, cominciando a sentirmi preoccupata.
"Sei una mia responsabilità ora, è così che funziona." Rispose finalmente Carl, guardandolo negli occhi, lo sguardo stanco.
"Non voglio creare problemi." Rispose Siddiq. "Tuo padre non voleva avere a che fare con me."
"I figli devono" Lo interruppe quasi subito Carl, dovendo fermarsi per riprendere aria. "trovare la loro strada per mostrare ai genitori la retta via." Rimase in silenzio qualche altro secondo, prima di girarsi verso di me e domandarmi: "Gwen, com'è la ferita?"
Scossi la testa. "Non saprei, non ci ho dato molto peso." Sentivo una continua sensazione appiccicaticcia dove ci sarebbe dovuta essere la ferita, oltre ad un paio di fitte che avevo deciso di evitare di dire.
Notai il suo sguardo finire sul mio fianco, seguito da un: "Oh no" subito dopo; guardai nella stessa direzione, capendo il motivo di quella reazione: un'enorme macchia scura ricopriva un'area abbastanza estesa della maglia. Sentii per un secondo le vertigini, facendomi in questo modo barcollare. Carl allungò le braccia verso di me all'istante, cercando di sostenermi, mentre io tentavo di convincerlo che ce la potevo fare da sola; non servì a niente. Come aveva fatto per ormai tutto il pomeriggio, fece passare un braccio sulle sue spalle, avvicinandosi poi agli zaini per poterli rimettere in spalle e ripartire per Alexandria. Non disse nient'altro mentre ci incamminavamo di nuovo verso la cittadina, aspettando solo un attimo perché ci raggiungesse anche Siddiq.
Rimanemmo in silenzio fino a quando non arrivammo sulla strada che ci avrebbe riportati da lì ad un'ora dopo ad Alexandria, quando finalmente decisi di fare una domanda che mi frullava in testa da quando eravamo partiti: "Come facciamo a far entrare Siddiq ad Alexandria senza che Rick si arrabbi?"
"Basta solo che non lo scopra." Rispose Carl, scrollando le spalle. "Gli unici a saperlo siamo io, te ed ovviamente Siddiq: lui non lo direbbe mai a mio padre, sa che andrebbe incontro a morte certa; a te invece non sta simpatico, soprattutto perché ti ha minacciato con una pistola stamattina, quindi non credo proprio che glielo dirai." Alzò un angolo della bocca, rivolgendomi così un mezzo sorriso.
"Non ti farei mai una cosa del genere;" lo rassicurai, ricambiando il sorriso. "specialmente perché mi hai salvato la vita più o meno tre volte oggi." Risi, indicando poi con il mento Siddiq. "Quindi, qual è il tuo piano per farlo entrare senza che nessuno lo sappia?"
"Beh, sotto la città sono ancora intatte le fogne," mi spiegò, tirandomi un po' più su. "nessuno le usa o ci va più da quando tutto è iniziato. Conosco un posto fuori dalle mura da cui poter entrare, in questo modo lui sarà nella città, ma sotto."
"Ingegnoso Grimes." Mi complimentai, annuendo in segno di aver capito.
"Grazie Gwen." Mi rispose lui, mentre il silenzio tornava a regnare tra noi tre.

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