Chapter 9 - Negan

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"Venite." Ci richiamò Carl poco dopo che Negan ebbe finito di parlare, voltandosi per ricoprire il tombino aperto prima per scendere da Siddiq.
"Michonne." La chiamò di nuovo, vedendo che non si muoveva di un centimetro; il suo tono era autoritario e un po' brusco, come se avesse fretta di andare. "Andiamo." Finalmente lei lo ascoltò, prendendomi poi per un braccio mentre si voltava.
Carl si fermò vicino ad un camion pieno di rifornimenti, cominciando a riempire uno zaino di scatolette di cibo.
"Ascoltate!" Urlò, mentre tutti si avvicinavano per sentire che cosa avesse da dire. "Deve sembrare che fuggiamo dal retro." Carl espose il suo piano; nel frattempo si facevano tutti sempre più vicino intorno a lui. "Andate nel bosco vicino alla cava e spegnete le luci; cercate di arrivare per primi, colpiteli e scappate a piedi. Sapete dove saremo." Erano frasi brevi e ben concise, in modo che tutti capissero. "Dobbiamo solo prendere le armi e portare gli altri. Ci vedremo lì." Prese lo zaino e si allontanò dal camion, mettendoselo poi in spalla mentre si allontanava; lo affiancai, non capendo cosa volesse fare lui: era chiaro dai suoi movimenti che non sarebbe andato con gli altri. Almeno, non subito.
"Due minuti gente!" La sua voce si fece risentire oltre le mura, raggelando l'aria intorno a noi. "Calate a fondo, voglio che le scuse siano memorabili, punti extra per il più creativo." Strinsi i denti per evitare di urlarle: un senso di rabbia mi avvolgeva il corpo, causato dal suo tono divertito. "Inventate una poesia, cantate una canzone, adoro queste stronzate."
"Cominciate ad andare." Li ordinò subito dopo Carl, non appena Negan ebbe finito di parlare. "Quelli in infermeria hanno bisogno del vostro aiuto." Alcuni uomini si voltarono, eseguendo ciò che aveva detto Carl.
La ragazza che avevo visto quella mattina quando ero arrivata si avvicinò, proponendo: "Abbiamo le armi, combattiamo."
"Lo faremo dopo," intervenne una ragazza, credo ispanica, ma con il buoi era difficile dirlo. "Carl ha ragione." Anche lei fece dei passi avanti, posizionandosi di fronte all'altra ragazza.
"Carl," richiamò la sua attenzione questa volta Michonne. "non possiamo lasciarli questo posto."
"Possiamo." La incoraggiò lui, avanzando di un passo verso di lei. "Devi solo sopravvivere stanotte." Fece un veloce respiro, prima di aggiungere in tono abbastanza irritato: "Questo è il mio show, l'hai detto tu; questo è il mio piano e tu lo eseguirai. Lo eseguirete tutti, quindi andiamo."
Tutti si diressero nella direzione opposta a quella di Carl, ma io lo seguii, decisa a non lasciarlo solo.
"Un minuto, un minuto!" Ripeteva intanto la sua voce irritante, facendomi percepire sempre di più strane sensazioni.
"No, tu non vieni, devi andare con gli altri!" Mi ordinò Carl, voltandosi verso di me.
"Te l'ho già detto: io non ti lascio solo, come te lo devo dire!" Gli ripetei, cominciando a sentirmi alquanto frustata ed arrabbiata.
"Ma non vuoi capire che è pericoloso? Sei già ferita, non basta?" Si spostò dei capelli dal viso, prima di domandarmi: "Perché sei così ostinata a non lasciarmi solo? Perché vuoi... Proteggermi, quando non sei neanche in grado di stare in piedi?"
"Perché sei l'unico che mi abbia mai aiutato veramente da quando tutto è iniziato:" gli confessai alla fine, sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi; non poteva essere il momento più sbagliato ed inopportuno. "tu hai cercato di tirare fuori la mia umanità, il mio essere umano che era stato represso; non mi hai solo offerto cibo, conforto e aiuto materiale."
Carl all'inizio indugiò, poi però cedette, afferrandomi la mano e trascinandomi con sè; arrivammo alla torre di vedetta situata su un lato dell'entrata, su cui lui cominciò a salire, facendomi segno di seguirlo.
Intanto, la sua voce si fece risentire: "Okay, te la sei cercata Rick:" a quanto pare credeva che ci fosse Rick ad Alexandria, non sapeva che se n'era andato questo pomeriggio. "vedi, io ero disposto a lavorare con te, non dovevi fare altro che seguire pochissime e semplici regole." Carl salì sopra alla piattaforma, allungando una mano per aiutarmi a salire. "Adesso... Beh, adesso capisco che te ne devi andare. Ti sei fatto terra bruciata, stronzo."
"Non è in casa." Lo informò Carl, radrizzandosi in modo da farsi sia vedere che sentire, mentre i Salvatori puntavano le loro armi contro di noi; mi ero sbagliata sul modo in cui Negan si faceva sentire: non era un megafono, bensì un microfono, molto probabilmente legato a delle casse.
"Oh, porca troia!" Esclamò Negan ccon un sorriso divertito, che si allargò ulteriormente quando il suo sguardo si posò anche su di me. "Che nessuno spari, è Carl; insieme alla nostra vecchia conoscenza: come va, Gwen? Non ti avevo detto che dovevi dire a chiunque avresti incontrato di non esserci contro, puttanella? Forse avrei dovuto uccidere anche te."
Strinsi i denti, cercando di reprimere la rabbia; mi irritava il modo in cui si comportava, soprattutto la strafottenza nella sua voce.
La mano di Carl scivolò nella mia per stringerla, dandomi in quel modo una piccola sensazione di calma.
"Guardati," questa volta di rivolse a Carl. "rispondi alla porta come un ragazzo grande; sono talmente fiero." Fece una pausa, mentre Carl distoglieva un secondo lo sguardo. "Papà non è in casa, eh? Immagino che al ritorno avrà una grossa, vecchia, fumante sorpresa"
"Ci sono delle famiglie qui," Il tono di Carl era calmo, quasi triste, parlando come se non avesse sentito niente di quello che aveva detto precedentemente Negan. "Bambini, la mia sorellina."
"Queste stronzate mi spezzano il cuore." Gli rispose l'altro con tono leggermente irritato. "Ci sono bambini al Santuario, li avrai visti; c'era anche una neonata in uno degli avamposti, chissà cosa le è successo." Si avvicinò di qualche passo, fissando il suo sguardo in quello di Carl, non parlando per qualche attimo. "Niente di questa merda è giusta." Disse alla fine, con voce appena triste. "Tu lo sai bene: hai dovuto uccidere tua madre." Come faceva a saperlo? Carl o Rick glielo avevano detto? Non avrei saputo quale fosse la risposta giusta. "È assurdo... Ergo, serve qualcuno al potere disposto a fare tutto il necessario perché queste cose non succedano più." Si voltò verso i suoi uomini, per poi rigirarsi di nuovo verso di noi allargando le braccia, in particolare, verso Carl. "Oh, ah, aspetta: sono io!"
"Le cose brutte succedono, ma c'è una soluzione: possiamo farla finita." Ribattè Carl, mentre io gli davo una stretta alla mano, ricordandogli che c'ero io lì con lui.
"Oh, ora vuoi parlare." Ironizzò l'altro. "Vedi, tuo padre voleva che io morissi, a qualunque costo; ai miei uomini ha dato un'alternativa. A me no." Scosse la testa. "Ora ci serve un nuovo accordo, molte scuse, punizioni-"
"Uccidi me." Lo interruppe Carl con sguardo determinato.
"Che cosa hai detto?" Chiese dopo un momento Negan, realizzando anche lui ciò che Carl aveva detto; non potevo crederci, speravo di aver sentito male.
"Se devi uccidere qualcuno, se dev'esserci una punizione, allora uccidi me. Dico sul serio." Ripetè lui.
"No Carl, non farlo." Gli sussurrai, ma mi sentì anche Negan; infatti disse subito dopo: "Credo che non sarebbe una decisione molto condivisa questa." Si avvicinò di un passo, lo sguardo incredulo. " Tu vuoi morire?"
"No, non voglio; ma morirò. Capiterà." Gli rispose Carl. "E se... Se la mia morte potesse fermare questo, se potesse cambiare le cose per noi, per voi, per gli altri bambini, ne varrebbe la pena." Scosse appena il capo. "Era questo il piano, doveva andare in questo modo: è questo che volevi essere?!"
"È una pazzia Carl." Gli dissi, scuotendo la testa; la sua stretta si rafforzò, come per dirmi di fidarmi di lui.
In lontananza si percepì il rumore di auto, facendo capire a me e a Carl che stavano finalmente mettendo in atto il  piano; tutti infatti si voltarono in quella direzione, compreso Negan. Carl mi fece segno di andarmene, per questo cominciai a scendere giù dalla scala. All'improvviso, quando ormai eravamo quasi scesi, intorno a noi cominciarono ad esplodere le case e tutti gli altri edifici, uno ad uno. Il fuoco cominciò a bruciare e propagarsi intorno a noi.
La battaglia era iniziata.

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