Epilogo - La Fine Di Un Nuovo Inizio

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Un anno dopo.

Uscii dalla grande casa, affacciandomi dallo steccato che perimetrava la piccola veranda posta sul davanti; la vita stava procedendo tranquillamente, i raccolti davano i loro frutti ed era già cominciata la ricostruzione di Alexandria, per poterci abitare di nuovo. Per fortuna ero riuscita a convincere Maggie a non essere troppo dura con Enid, dato che la punizione era stata di farla stare per un periodo di due anni al Regno, con mensili visite da parte di Maggie. Ne ero stata contenta, uno strano peso mi si era sollevato dal petto, mi sentivo più leggera.
Nel frattempo, il piccolo Hershel era nato cinque mesi prima, all'incirca verso la fine dell'ottavo mese; era stata una nascita inaspettata, ci eravamo aspettati che arrivasse il mese dopo, ma tutto era andato a buon fine, era tutto formato e i test erano positivi. Maggie lo portava sempre con sè quando andava da Enid o in qualsiasi altro posto, data la giovane età, ma era da circa un mese che stava provando a lasciarlo nelle mani di qualcun'altro -fidato ovviamente- quando lei aveva da fare qualcosa. In certi momenti me ne ero occupata pure io, rimanendo stupita dal grande senso di avventura, curiosità e gentilezza che aveva il piccolo; Maggie mi aveva rilevato che quelle qualità erano tipiche del padre, Glenn, ed era felice che il bambino le avesse ereditate.
Dopo qualche periodo, poi, Maggie aveva deciso che cosa farsene con Gregory: l'aveva portato in mezzo ad una radura lontana in macchina circa un giorno ed una notte da Hilltop, mandandolo per la sua strada. All'inizio l'avevano incappucciato, ovviamente, per fare in modo che non potesse vedere una possibile via di ritorno. Non mi era mai piaciuto quell'uomo, neanche quando l'avevo visto la prima volta, e ancora meno nel momento in cui Dwight mi aveva raccontato la sua storia e il suo doppiogioco.
A proposito di Dwight, diciamo che non se l'era cavata molto male: era riuscito a convincere Tara del fatto che non era più la persona di prima, ed -anche se Daryl aveva ancora qualche problema con lui- era stato inviato dai Salvatori per aiutarlo a governare meglio.
Carol invece era andata al Regno insieme ad Ezeckiel dopo la quasi morte di Negan. Avevano riscoperto un certo interesse romantico, accentuato dalla scintilla che già da un po' stava brillando, aspettando solo l'attimo di risplendere.
Negan, Negan, Negan.
Il suo nome era uno strano formicolio nella mia testa, non mi creava più problemi, dato che Rick l'aveva segregato nella piccola prigione dopo che Enid era stata portata via; ma solo il suo nome mi rievocava sensazioni che ancora popolavano i miei incubi. Avrei voluto incontrarlo, parlargli, chiedergli perché avesse scelto mio padre tra i suoi sudditi; ma una strana sensazione mi portava a rinunciare, mi prendeva e convinceva che non era ciò che volevo in realtà, mi avrebbe solo fatto soffrire incontrare colui che aveva sia salvato la vita di mio padre, ma condannata allo stesso tempo.
Scossi la testa, tentando di levarmi dalla mente il suo viso sprezzante, con sempre un'espressione di presa in giro a colorargli il viso.
Il lato positivo era che almeno avevo avuto la possibilità di conoscere un sacco di persone: avevo imparato ad apprezzare il carisma e la bontà di Jesus, sorvolando su alcune sue idee forse un po' troppo pacifiche. Tara era una ragazza semplice, che aveva sofferto fin troppo; era partita con un gruppo, che aveva perso a causa di una persona orribile che li aveva portati quasi tutti alla morte, presentandosi come un uomo dolce e gentile. Il suo nome era Philip, ma si era presentato a Tara con il nome di Brian.
Ne avevo parlato con Carl -dato che Tara mi aveva rivelato che anche Rick e gli altri l'avevano incontrato-, e lui l'aveva chiamato con l'epiteto di Governatore, anche se non mi ha mai spiegato il perché.
Avevo avuto l'onore, inoltre, di approfondire la conoscenza con Gabriel e Rosita; entrambi tormentati da un passato che avrebbero voluto cancellare, che nelle notti più buie e tristi ricompariva nei loro sogni a ricordargli ciò che avevano fatto.
Ognuno aveva una storia alle sue spalle, fatta di sofferenza e lacrime, mescolata ai singoli e poveri episodi di gioia, ma che comunque avevano contribuito ad infondere speranza nel futuro, credendo ci potesse essere qualcosa di meglio.
Non a caso, eravamo arrivati a formare una nuova comunità insieme.
Michonne almeno non ce l'aveva più con me, aveva compreso che non avrei fatto soffrire Carl, tenevo troppo a lui; mentre i dubbi di Rick su di me erano scomparsi, rimpiazzati da uno strano sentimento paterno nei miei confronti, di cui non riuscivo ancora a spiegarmi la provenienza.
Judith, poi, era una piccola sorella che non avevo mai avuto: ci giocavo ogni tanto, e inoltre avevo imparato ad amarla come se fosse sangue del mio sangue; infatti ogni tanto capitava che mi chiamasse 'sorellona', ed io ci passavo su ridendo e chiedendole che cosa volesse, rispondendole o semplicemente guardandola in modo fraterno.
Con Carl, infine, andava tutto a gonfie vele: capitava che ogni tanto ci fosse qualche piccolo bisticcio, è normale in una coppia, ma non c'era molto su cui poter litigare, quindi erano abbastanza rari.
"Hey." Mi sussurrò in un orecchio all'improvviso una voce familiare. "Come sta?" Mi poggiò le mani sull'addome, spingendomi delicatamente contro il suo corpo; io in risposta posai le mie mani sulle sue, portando la testa all'indietro per guardarlo in viso.
"È come se sentissi ogni suo minimo cambiamento ed evoluzione, è quasi... Incredibile. E siamo solo al terzo mese, figuriamoci quando comincierà a calcialare e tirare pugni." Gli risposi, poggiando la testa sul suo petto e facendo una piccola risata. "Hai già idea di come chiamarlo?" Gli domandai subito dopo, rivolgendogli un sorriso dolce.
"Nel caso fosse un maschio non saprei proprio, ma se fosse una femmina vorrei chiamarla Lori." Mi rispose, mentre un piccolo luccichio compariva tra i suoi occhi, segno delle lacrime che avevano cominciato a premere per uscire a causa dei ricordi.
"Come tua madre? Mi sembra un'ottima idea Carl." Tentai di consolarlo, portando una mano sulla sua guancia. "Ti dispiacerebbe se lo chiamassimo Gavin, nel caso fosse un maschietto?" Gli chiesi, diventando seria per un attimo; in quel momento, quella ad essere stata colpita dai ricordi dolorosi ero io.
"Certo, mi sembra un nome perfetto." Carl mi voltò verso di lui, facendo successivamente combaciare le sue labbra con le mie.
La mia muova vita era lì, di fronte a me e nel mio grembo, pronta per sbocciare come un fiore in primavera. Sarei diventata madre dopo probabilmente sei mesi, e non vedevo l'ora di mostrare a mio figlio il bellissimo mondo che io e Carl avevamo creato per lui.
O lei.

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