Chapter 45 - Rassicurazioni

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Mi sedetti di peso sul letto della mia camera nella grande casa, mentre Carl faceva altrettanto di fronte a me. Avevamo appena finito di cenare con Rick e Michonne, mentre Judith dormiva nella stanza accanto; era stato quasi imbarazzante, perché nonostante provassimo a farla sembrare una normale cena qualunque, il silenzio aveva dominato sulle parole.
"Come stai?" Gli chiesi, poggiando una mano sulla sua e tentando di dargli un po' di conforto.
"Passerà, ma non è ciò che più mi preoccupa." Mi rispose, guardandomi con compassione. "Come stai tu?" Mi domandò subito dopo, rivolgendomi un piccolo sorriso dolce.
"Sto bene, ho... Ho parlato con Enid prima, anche." Dissi, abbozzando un sorriso. "Non voglio che Maggie le dia una punizione troppo severa, ci sono stati vari fattori che l'hanno portata a tutto questo." La giustificai, scuotendo la testa. "Non è tutta colpa sua, ma è anche colpa mia." Sentii le lacrime spingere di nuovo per uscire, per questo tentai di ricacciarle indietro, ed abbassai la testa perché lui non vedesse il luccichio nei miei occhi. "Se non le avessi portato via tutto ciò a cui teneva, questo non sarebbe successo."
"Gwen," mi richiamò immediatamente. "non starai pensando davvero che sia colpa tua. No, ti prego, non piangere." Mi prese il mento con il pollice e l'indice, mi obbligò ad alzare lo sguardo e lo fece intrecciare con il suo, rimanendo così per qualche attimo. Dopo un po' mi asciugò le lacrime e mi lasciò un bacio leggero sulle labbra, cercando di farmi capire che lui c'era ancora.
"Quello che ha fatto Enid è orribile, ma non è colpa tua, non devi neanche lontanamente pensarlo." Mi tirò a sè, stringendomi forte in un abbraccio che mi infuse calore e gentilezza. Percepivo l'amore che Carl stava cercando di trasmettermi, una specie di velo protettivo che ci avvolgeva entrambi e ci separava da tutto e tutti, tentando di salvarmi da ciò che io consideravo come conseguenza delle mie azioni. Ci staccammo dopo qualche secondo, lui prese le mie mani tra le sue, stringendole debolmente per tentare di rassicurarmi ancora; abbassai il viso sulle nostre mani unite, facendo un debole sorriso.
"Carl..." Lo richiamai dopo quella che parve un'eternità, alzando di nuovo lo sguardo. "Com'è morto mio padre?" Stavo ancora cercando una risposta a quella domanda, come se fosse un bisogno di cui necessitavo per continuare a vivere, e proprio in quel momento mi era ritornata in mente.
"L'ha fatto per te." Mi rispose all'inizio lui, facendo una pausa in silenzio prima di continuare: "Durante la battaglia, mentre scappavi da tutto e tutti, un uomo ha provato a raggiungerti, aveva un coltello in mano e l'intenzione di ucciderti scritta in faccia." Fece un respiro profondo, prima di dirmi ciò che neanch'io ero così sicura di voler sapere. "Gavin si è messo in mezzo, ricevendo l'accoltellata che spettava a te. L'ha colpito dritto al cuore, è morto praticamente subito. Mi dispiace."
Scossi la testa, prendendomela fra le mani e portando le gambe sul letto, le ginocchia il più vicino possibile al petto; stavo provando a superarlo, mi ero ripromessa di andare avanti, ma sentirmi dire com'era morto, che l'aveva fatto per me, mi faceva rivivere un deja-vu: mi tornarono alla mente le immagini di due anni prima, quando quel gruppo di Vaganti avevano circondato mio padre e lui mi aveva gridato di andarmene, scappare il più lontano possibile, cercare qualcuno che si prendesse cura di me e vivere una vita pseudonormale. In quel momento stavo rivivendo le stesse emozioni, il cuore mi faceva male e la testa pulsava; spostai le mani e circondai le gambe con le braccia, tornando a guardare Carl.
"Stai bene?" Mi chiese, poggiando una mano sulle mie.
"Io... Io sinceramente non sono sicura di come sto; l'unica cosa che so è che sono felice di averti qua, al mio fianco." Mi posizionai di scatto in ginocchio, poggiandogli una mano sulla guancia; rimanemmo a guardarci per un paio di secondi, fino a quando una forza più grande di me mi spinse a chinarmi in avanti e a far incontrare le nostre labbra. Un fuoco partì dal petto, diffondendosi in tutto il corpo nel giro di poco tempo, e regalandomi quella sensazione di serenità di cui necessitavo. Carl ricambiò subito, facendo sbattere la sua lingua contro la mia dall'impeto della situazione. Posò il cappello sul comodino di fianco al letto non appena mi piegai all'indietro per sdraiarmi, tirando il suo corpo sopra al mio e afferrandolo per il colletto della maglia. Mise le sue mani vicino al mio viso, sul cuscino, mentre io portai le mie intorno al suo volto, mordendogli il labbro inferiore e ridendo non appena lui emise un gemito smorzato per quel mio gesto.
"Gwen..." Mi chiamò tra un bacio e l'altro, non riuscendo a rimanere troppo tempo distante dalle mie labbra.
"Sì?" Gli chiesi, dato che aveva pronunciato il mio nome.
Si fermò all'improvviso, guardandomi con le labbra gonfie e arrossate per i baci; vi passai un dito sopra, tracciando le linee che le componevano.
"Io... Io ti amo, o almeno credo." Lo disse a fior di labbra, come se quelle parole potessero frantumare una porta di vetro, che con le varie schegge lo avrebbero ferito nel profondo.
"Anch'io ti amo Carl, più di ogni altra cosa al mondo." Gli risposi, portandogli dietro l'orecchio una ciocca di capelli. "Tu non hai idea di quanto io ti ami."
Mi spostai di lato sul letto, facendo in modo che si buttasse di fianco a me; mi mise un braccio sotto la testa come se fosse un cuscino, mentre io mi voltavo con il corpo ed il viso verso di lui, poggiandogli una mano sul petto.
"Avevo paura di spaventarti dicendotelo." Mi rivelò, facendo una piccola risata e lasciandomi poi un bacio tra i capelli. "Non sai che sollievo mi hai dato."
"Non potrei provare sentimento meno forte per te." Dissi, guardandolo dritto negli occhi. "Tu sei la mia nuova famiglia, non potrei immaginare un possibile futuro senza di te." Mi accoccolai ulteriormente contro di lui, chiudendo gli occhi e godendomi per un attimo quel momento di benessere e serenità, fatto che non mi succedeva da non so neanche quanto tempo.
"Buonanotte Gwen." Mi disse lui, poggiando appena il viso contro il mio.
"Buonanotte Carl."

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