Chapter 44 - Punizione

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Scesi dove si trovavano le celle di Hilltop, stando attenta che nessuno mi seguisse, in particolare Carl. Avevo intenzione di parlare con Enid, vedere i motivi per cui aveva fatto ciò che aveva fatto -anche se in parte li conoscevo- e cercare di convincerla che forse, il modo migliore di affrontare i problemi, non era uccidere le persone che li avevano causati. Un odore di stantio mi pizzicò le narici, mentre la polvere volava nell'aria; l'umidità aveva favorito la formazione del muschio sulle pareti, che rimanevano incrostate a causa del tempo. La cercai all'inizio guardandomi intorno, ma quando realizzai che c'erano solo mura, mi decisi ad avanzare di qualche passo.
"Che cosa ci fai qui?" Mi chiese con disprezzo la voce della ragazza a cui avevo intenzione di parlare, proprio dietro le mie spalle. Mi girai di scatto, osservandola da capo a piedi: aveva i capelli spettinati, mentre gli occhi brillavano per le lacrime anche attraverso l'oscurità; la postura era piegata, gobba sulla piccola brandina posta in un angolo, e una piccola luce illuminava la piccola ed angusta cella. Erano passati pochi minuti, forse quindici o venti, ma sembrava che fosse là dentro da anni, in condizioni pietose.
"Volevo parlarti." Le risposi, avvicinandomi nella sua direzione. "Farti delle domande."
"Perché invece non chiudi quella fogna e te ne vai? Mi faresti un grosso piacere." Ribattè, pronunciando quelle parole come se fossero veleno mortale.
"Perché voglio delle spiegazioni." Avanzai, in modo tale da ritrovarmi le sbarre a pochi centimetri dal viso. "Perchè voglio sapere cosa ti ha spinto a fare quello che hai fatto."
"La povera e indifesa Gwen ha bisogno di risposte, eh?" La sua voce parve calma tutta d'un tratto, una vena di ironia scorreva nel suo tono. "Piccola e sfortunata, ha perso la famiglia ed anche il ragazzo, ha dovuto crescere all'improvviso, passare da un gruppo all'altro..." Ormai era anche lei vicino alle sbarre, potevo sentire il suo alito sfiorarmi il viso, e la rabbia era quasi percepibile concretamente nell'aria. "Che ingenua." Sputò fuori quelle parole, come se tenerle in bocca l'avesse solo ferita fisicamente.
"E tu... Tu come fai a saperlo?" Le chiesi incredula, dato che non l'avevo mai raccontato a nessuno. Beh, a nessuno tranne che a...
"Carl..." Sussurrai debolmente, mentre una lacrima mi rigava la guancia, elaborando il fatto che Carl, l'unica persona sulla faccia della terra con cui mi fossi aperta, aveva raccontato tutto a qualcun'altro.
"Vedo che ti sei risposta da sola." Fece un sorriso storto, ma scomparve subito dopo, tornando seria. "Era preoccupato per te, continuava a farneticare che doveva salvarti quando eri prigioniera di Negan, che era colpa sua e robe simili..." Scosse la testa, come se volesse riscuotersi da qualcosa di se stessa con cui non voleva avere a che fare in quel momento.
"Perché hai fatto quello che hai fatto?" Le ripetei di nuovo, volendo sentire da lei la risposta, una verità che mi stava facendo male, ma di cui ero ben consapevole.
"Vuoi davvero che te lo dica?" Mi domandò retoricamente, ma ciò che voleva era solo sapere se io fossi sicura di voler andare avanti, per questo annuii convinta. "Ce l'ho con te perché da quando sei arrivata non hai fatto altro che portarmi via tutto:" aveva la voce spezzata e lieve, sul punto di piangere di nuovo. "Carl, Maggie, perfino ad Aaron hai fatto un'impressione straordinaria." Scosse la testa, mentre una lacrima scendeva a rigarle il viso sporco. "Prima che tutto questo accadesse avevo una famiglia e degli amici, dopo ho perso tutto; quando ho incontrato Carl e Maggie mi sembrava di aver ritrovato il mio posto nel mondo, ma poi sei arrivata tu, e hai distrutto tutto." Si voltò di schiena, mentre un fiume di lacrime cominciava ad innondarle il viso, e i singhiozzi le scuotevano le spalle in modo quasi violento. Rimanemmo in silenzio per quella che parve un'eternità, l'aria riempita solo dal suono della sua sofferenza e del suo dolore. Mi poggiai con il peso sulle sbarre, sentendo le gambe cedere sotto ad esso; era come se avessi ricevuto un pugno sulla schiena, mi toglieva il respiro e sembrava che qualcosa mi si fosse rotto dentro.
"Non volevo veramente ucciderti," riprese Enid, non appena si fu calmata, guardandomi da sopra la spalla destra. "ho agito d'istinto, volevo solo che tutto tornasse come prima, e questo implicava la tua assenza." La sua voce era atona, senza nessuna emozione a colorarla.
Le lacrime scivolarono calde lungo le mie guance, battendo il tentativo di resistenza da parte del mio corpo; a differenza di Enid, però, il mio pianto rimase silenzioso.
"Potevamo parlarne, trovare una soluzione." Tentai di spiegarle, ma lei fece una piccola risata in risposta.
"Soluzione? Carl ti ama, più di quanto abbia amato me, e Maggie... Beh, Maggie mi odierà dopo quello che ti ho fatto." Scosse la testa, andando a risedersi sulla brandina.
"Posso provare a f..." Tentai di dire, ma venni subito interrotta da lei, che alzò una mano e replicò: "È inutile che provi a fare l'eroina, lasciami in pace, riceverò la punizione che merito." Fece una pausa, riportando il braccio lungo i fianchi. "E adesso, se non ti dispiace, vorrei dormire un po'." Mi fece segno con la mano di andarmene e si distese, rimanendo immobile.
Decisi di non insistere oltre e di fare come mi aveva implicitamente chiesto, dirigendomi fuori dalle celle. Uscii scossa da quello scantinato e quella conversazione, la luce solare mi faceva quasi male agli occhi a causa delle lacrime versate, asciugando quelle presenti ancora sul mio volto. Il mio sguardo cadde alla mia destra, attirato da una voce che stava gridando in quel momento.
"Maggie..." La chiamai raggiungendola di corsa, afferrandole poi il braccio per voltarla verso di me.
"Gwen, ma che ti è successo?" Mi chiese, riferendosi agli occhi rossi e gonfi per il pianto.
"Ho parlato con Enid, e ho capito una cosa:" risposi, parlando freneticamente. "non essere troppo dura con lei, ti prego." Le consigliai, afferrandole le mani.
"La punirò nel modo in cui merita." Ribattè, guardandomi quasi sorpresa. "Ti sei già dimenticata quello che ti ha fatto?"
"No, me l'ho ricordo ancora benissimo; rivedo quel Vagante ogni volta che chiudo gli occhi." Le risposi, abbassando per un attimo lo sguardo. "Semplicemente, non essere troppo dura con lei, te ne sarei grata." E detto questo, mi diressi verso la grande casa dietro alle mie spalle, cercando di scrollarmi la strana sensazione che mi si era appiccicata alla pelle.

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