15.

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Edoardo

Non può essere.

Okay, sto sognando. Sto decisamente sognando, non può essere davvero qui. Cosa ci fa Alice, a Parigi, sul set di Dior?

«Edoardo, muoviti», mi incita Max. «Non abbiamo tutto il giorno!». Non mi ero nemmeno reso conto di essermi fermato e che la tracolla fosse scivolata via dalla mia spalla. Gli occhi di Alice non mi hanno mollato un attimo: in volto ha l'espressione di chi ha appena visto un fantasma.

Non posso darti torto!

Mentre seguo il mio capo, noto che mi ha voltato le spalle e sembra cercare freneticamente qualcuno. Rivolge il capo verso una bionda che sta parlando con Guillaume, ma la ragazza sembra troppo impegnata nel discorso per notarla.

«Edoardo, sistema alcune luci lì in alto», mi ordina Max indicandomi la cima delle scale. Annuisco e prendo un respiro profondo, Alice non si è ancora mossa dalla base della scalinata. Mi avvicino e lei che, percependo la presenza di qualcuno, irrigidisce le spalle; non ho tempo di fermarmi perché siamo stretti con i tempi e sento il fotografo dietro di me sollecitare truccatori e costumisti per gli ultimi dettagli.

Sistemo le luci e Max mi dà l'okay per iniziare, i modelli si dispongono e affianco il mio capo attendendo ulteriori istruzioni.

Lui fa qualche scatto di prova e risulta soddisfatto del set e delle luci, «Bene! Tutti pronti, iniziamo!». Guillaume però si avvicina, «Aspetti un attimo Max, le voglio presentare la nostra nuova tirocinante: si chiama Aurora, è italiana come voi», dice con un sorriso rivolto alla bionda al suo fianco. «Aurora, ho l'onore di presentarti il noto fotografo di moda Max Cardelli e il suo assistente Edoardo!».

La ragazza, dopo aver elogiato i lavori di Max che a quanto pare segue, mi scocca un'occhiata maliziosa e accesa di curiosità. Le rivolgo un sorriso imbarazzato e distolgo lo sguardo per puntarlo verso la ragazza alle sue spalle che sembra molto interessata al nostro scambio di battute. La bionda cerca la fonte della mia distrazione e poi torna a fissarmi con i suoi occhi verdi assottigliando lo sguardo.

«Bene», esclama Guillaume concludendo un discorso che non ho sentito. «Possiamo iniziare».

Si discosta di qualche passo e inizia a parlare con Aurora spiegandole i dettagli del set e della pubblicità che stanno curando per la nuova collezione.

Cerco invano di concentrarmi sul lavoro di Max e sulle indicazioni che mi fornisce, ma sono distratto: il mio sguardo continua a cercare la ragazza dai capelli scuri che oggi porta legati in una lunga treccia alla francese. La sua attenzione è rivolta completamente verso il set, sembra affascinata da quello che sta vedendo, ma ogni tanto lancia uno sguardo verso la bionda come se volesse assicurarsi che stia andando tutto bene.

«Edoardo, la consumerai se continui a guardarla», ghigna il mio capo, lanciandomi uno sguardo in tralice. Avvampo e cerco le parole per scusarmi, ma lui mi sta sorridendo.

«Visto che sei un po' troppo distratto perché non vai a parlarle così poi puoi tornare a fare il lavoro per cui ti pago?», mi suggerisce alzando un sopracciglio.

Penso mi stia prendendo in giro e che la sua sia una minaccia velata di licenziamento. Lui sembra capire quello che sto pensando e infatti interviene, «Non sto scherzando! Vai! Mi sento particolarmente magnanimo oggi quindi non ti farò una lavata di capo. Dopotutto siamo nella città dell'amore».

Lo ringrazio e gli chiedo scusa per la mia distrazione, ma mi affretto a raggiungere la ragazza dagli occhi scuri.

«Ciao», esordisco.

Patetico, davvero patetico Edoardo!

Sono nervoso e mi passo una mano tra i capelli. Gli occhi di Alice incrociano i miei e rimango incantato ancora una volta. Gli occhiali che porta le incorniciano il volto e le danno un'espressione un po' da secchiona; le scivolano sul naso e si affretta a sistemarseli, alzando una mano che sbuca da un pesante maglione borgogna. Questo colore le dona particolarmente e si adatta al rosso delle sue guance.

«Ciao», dice timida spostandosi una ciocca sfuggita dalla treccia dietro all'orecchio.

Un po' di imbarazzo aleggia nell'aria, logico dopo quello che è successo la settimana scorsa. Anche lei sembra percepirlo, ma cerca di allentare la tensione con una battuta.

«Sembra che tu mi stia seguendo», afferma ironica rivolgendomi un sorriso e alzando le sopracciglia.

Abbozzo un sorriso, «Potrei rivolgerti la stessa osservazione! E sapendo che mi stavi tampinando ho organizzato tutto questo», spalanco le braccia indicandole il set intorno a noi. «E poi, sei sul mio territorio oggi», le faccio un occhiolino.

Arrossisce appena, «Dovrei esserne lusingata?».

«Oh, molto! Non tutte possono vantare un set del genere per un incontro "fortuito"!», abbozzo un sorriso. «Scherzi a parte, sono l'assistente del fotografo che sta facendo il servizio e che mi ha visto un po' troppo distratto, quindi eccomi qui! E tu invece? Cosa ti porta su un set di Dior?», le chiedo curioso.

«Colpa della bionda alle tue spalle.», dice indicando la ragazza appena citata. «È qui per un colloquio per l'agenzia di pubblicità che credo collabori con voi. Non so nemmeno come sia andato, ma suppongo bene visto che ve l'ha presentata».

Annuisco, «Sì, ce l'ha presentata come la sua nuova tirocinante».

Le scappa un gridolino di gioia, gli occhi le si illuminano, «Ne ero certa!». Le rivolgo un sorriso e la guardo negli occhi, il suo sguardo si intreccia inevitabilmente al mio e rimango ancora una volta senza fiato. Mi schiarisco la gola, «Per quanto ti fermi a Parigi? Che ne diresti di vederci per una cena?», le chiedo incrociando le dita dietro la schiena. So che è una mossa azzardata, ma non riesco a trattenermi. L'ho incontrata a Parigi! Lontano da qualsiasi posto in cui potessi incontrarla per caso, devo cogliere l'occasione. Sto per aggiungere che non sono ammessi rifiuti, ma vengo interrotto da una voce alle mie spalle.

«Allora! Che bel bocconcino abbiamo qui?», si rivolge a me l'amica bionda di Alice circondandomi la vita con un braccio. È più bassa di me, ma mi arriva comunque alle spalle, mi irrigidisco e noto che Alice le rivolge un'occhiata di ammonimento che però la ragazza al mio fianco non sembra cogliere.

«Piacere, sono Aurora! Lo so che ci hanno già presentati, ma volevo farlo per bene», dice melliflua, sbattendo le ciglia che le adornano gli occhi chiari.

Mi irrigidisco appena e mi discosto di un passo per sfuggire alla sua presa. «Ehm, io sono Edoardo», mi presento terribilmente a disagio. Noto che Aurora cerca di nuovo di avvicinarsi a me e quindi faccio ancora un passo di lato. «Ora scusatemi, ma devo tornare al lavoro», indico il capo alle mie spalle.

Accidenti a questa qui!

Volevo parlare un po' con Alice, ma a quanto pare la sua amica ha altri piani. Prima di andare via mi rivolgo ancora una volta alla ragazza dagli occhi scuri, «Questo è il mio numero di cellulare», le porgo un foglietto con il mio numero scritto sopra sorridendole. «Pensa alla proposta che ti ho fatto». Le faccio un occhiolino a cui risponde con un sorriso imbarazzato. Mi volto e raggiungo il mio capo.

Alice

Aurora mi sta trascinando per un braccio lontano dal set praticamente di corsa. La sua lunga chioma bionda le ondeggia sulle spalle e la sento borbottare frasi sconnesse.

Raggiunta l'uscita del Louvre finalmente si ferma e si volta nella mia direzione con un'espressione tra il curioso e il malizioso.

«Alice, c'è qualcosa che devi dirmi?», chiede alzando un sopracciglio, i suoi occhi verdi cercano di scavarmi dentro.

«Aurora, c'è qualcosa che devi dirmi? Come è andato il colloquio?», le rigiro la domanda per evitare una risposta e lei sembra distrarsi.

«Sono stata presa! Inizio dopo le vacanze di Natale, mi forniscono anche l'alloggio oltre al rimborso spese; infatti, dobbiamo andare a questo indirizzo per vedere l'appartamento!», risponde mostrandomi un biglietto da visita.

Esulto come se non lo sapessi già e le faccio un sacco di complimenti, ma lei mi interrompe.

«Sì, certo, certo, tutto bellissimo!», liquida la questione con un gesto della mano. «Ma non mi importa ora! In questo momento sto cercando di capire perché il bel moro dagli occhi verdi ti stesse guardando come uno che guarda il sole dopo anni di prigionia in un sotterraneo e, soprattutto, sapere il perché del numero di cellulare! Lo conosci? Madonna è un gran bel figo», enfatizza tutto il suo compiacimento con ampi gesti delle mani.

Arrossisco. Effettivamente è un gran bel ragazzo, il naso dritto, il viso affilato, gli zigomi alti e quegli occhi chiari... sono di sicuro il dettaglio migliore, sono grandi e verdissimi, di una tonalità molto più chiara rispetto a quelli di Aurora, che sono tendenti al verde bottiglia. 

«Torna tra di noi, Alice!», esclama Aurora schioccando le dita. «Non sono ancora in grado di leggerti nel pensiero, quindi parla!».

«Beh, in realtà l'ho già incontrato un paio di volte a Milano, niente di che», esalo un sospiro, stringendomi nelle spalle. La mia amica mi guarda stralunata, «Cosa?! Cioè hai incontrato quel pezzo di manzo più di una volta e non hai fatto niente?».

Mi stringo nelle spalle e cerco di minimizzare quello che ho appena detto ma la bionda non molla, «Oh, non te la caverai con una scrollata di spalle».

Mi afferra per un polso e mi trascina, di nuovo, verso un locale all'interno del Carousel du Louvre. Prende posto in un tavolino e ordina due tazze di tè al cameriere che le rivolge uno sguardo d'apprezzamento, ma lei è troppo concentrata su di me per rendersene conto.

«Sputa il rospo! Sono tutta orecchie». Incrocia le braccia con fare autoritario e mi squadra, non ho via di scampo.

«E va bene!», replico esasperata alzando le mani in segno di resa. Le racconto tutto, dal primo incontro sul treno a quello in metropolitana. Le parlo dei volantini in tutte le stazioni della metro di Milano e di come le mie coinquiline abbiano organizzato il ballo in piazza Duomo. Le descrivo come mi sono sentita, strana ma incredibilmente giusta per quel momento, e come sono tornata bruscamente alla realtà per colpa del flash di una macchina fotografica. Concludo con la mia fuga e di come mi sono sentita quando l'ho visto qui a Parigi. Mi sento strana nel parlare così tanto di me, di solito sono una persona molto più riservata e tendo a non raccontare ciò che sento o provo, ma per questa volta è stranamente liberatorio.

Aurora è sconcertata, mi guarda come se avessi tre teste, «Tu, tu», ripete indicandomi con l'indice. «Te ne sei andata con un bacio sulla guancia e un "grazie", dopo tutto quello che aveva messo in piedi quel ragazzo? Tralasciando il fatto che uno così non si incontra tutti i giorni, ti ha chiesto di ballare in piazza Duomo sulle note di Perfect! BALLARE-PIAZZADUOMO-PERFECT!», sottolinea il tutto con gesti frenetici delle mani e finisce per urtare il cliente seduto dietro di lei con una manata. Il tizio la incenerisce con lo sguardo e le rivolge improperi in una lingua sconosciuta, ma la mia amica non lo degna nemmeno di un'occhiata. Alzo gli occhi al cielo e mi scuso al posto suo; Aurora tende a gesticolare un po' troppo quando è agitata, nervosa o esasperata, come credo sia in questo momento.

«Lo so!», ribatto consapevole di tutto ciò. «Ma mi sono sentita terribilmente a disagio, soprattutto quando ho realizzato come la gente ci stesse vedendo da fuori!».

«E chi se ne frega degli altri! Quel tizio non ti conosce eppure ha organizzato tutto questo per te, per sapere chi sei!», sbraita sempre di più sull'orlo di una crisi di nervi. «Io mi sarei buttata ai suoi piedi e gli avrei dichiarato amore eterno! Madonna è meglio di una storia d'amore».

Scoppio a ridere: Aurora è una patita di storie d'amore, ne legge almeno una alla settimana – molte di dubbio gusto – e questo le fa percepire la realtà in maniera distorta, tutto cuoricini e amori struggenti.

Mi fulmina per l'ennesima volta in mezz'ora, «Spero che tu abbia riflettuto in questi giorni e sia giunta alla conclusione di aver fatto una cazzata! Ma poi l'hai incontrato di nuovo a Parigi! Se questo non è destino, io davvero non so a cosa credere!».

«Effettivamente ha sorpreso anche me», dico abbassando lo sguardo sulle mie mani incrociate e sento sulle guance posarsi il familiare rossore. Mi schiarisco la gola e torno a guardarla, «Ma non ho intenzione di chiamarlo o accettare il suo invito a cena», dico risoluta. Aurora sbianca e spalanca la bocca e io mi rendo conto di aver fatto un errore madornale a rivelare il contenuto della mia conversazione con Edoardo. Mi porto le mani alla bocca come se potessi cancellare dalla mente della bionda quello che mi è appena scappato.

«SCUSAMI? Ti ha invitata a cena qui?», strabuzza gli occhi e il suo tono di voce si alza di diversi decibel. «Alice! Tu lo chiamerai e ci andrai a cena a costo di doverti trascinare per i capelli».

Ormai sta urlando e infatti il barista si avvicina intimandoci di abbassare il tono di voce, Aurora si scusa e gli rivolge un ampio sorriso che tramortisce il poveretto che rimane a bocca aperta e leggermente confuso.

«Ehi», la rimprovero ghignando. «Non puoi sedurre il cameriere solo per non farci sbattere fuori».

Liquida il tutto con un gesto della mano e punta i suoi occhi verdi nei miei, «Tanto ce ne stiamo andando. Le prossime mosse sono: telefonare al figo, mettersi d'accordo su luogo e orario della cena, ricerca del vestito, delle scarpe e degli accessori e magari passiamo anche da un parrucchiere, che ne dici?».

Non faccio in tempo a ribattere perché mi anticipa, «No, non sono ammesse risposte negative!», mi ammonisce alzandosi. Paga il conto, saluta il cameriere – che le lascia il suo numero di cellulare scritto sullo scontrino – e esce alla velocità della luce afferrandomi per un polso.

Alzo lo sguardo al cielo sconsolata, sarà una lunghissima giornata.


Okay, domani sono due mesi che iniziato a condividere con voi questa avventura! Avevo in mente di aggiornare domani per celebrare la cosa, ma questo pomeriggio sono stata abbastanza irrequieta e volevo condividere con voi il nuovo capitolo al più presto!

Sinceramente non mi sarei mai aspettata tutto questo seguito e per questo vi ringrazio dal profondo del cuore. Grazie davvero.❤️

Spero che il capitolo vi piaccia e che vi invogli a continuare!

Noi ci rileggiamo già verso la fine di questa settimana (maybe, potentially, not announced yet - chi vuole intendere intenda😉)!

A presto,

un bacio.

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