28.

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Alice

Sistemo per la milionesima volta l'orlo del vestito nero che sto indossando, la gonna a palloncino continua ad alzarsi ogni volta che faccio un movimento e la cosa sta aggiungendo una buona dose di nervosismo alla mia agitazione. Sono davanti allo specchio nella baita di Marta e sto guardando il mio riflesso: un trucco leggero mi incornicia gli occhi, oggi privi degli occhiali, e i miei lunghi capelli scuri sono stati pazientemente acconciati da Aurora che mi ha stressata finché non ho ceduto e sono di nuovo stata sottoposta alle sue torture da "Barbie passione trucco e parrucco". Sono agitata, mi sudano le mani e un leggero tremore mi pizzica la punta delle dita. Prendo un respiro profondo cercando di calmare i nervi, ma con scarsissimi, per non dire nulli, risultati.

«Se ti azzardi a sistemare ancora una volta quella gonna ti taglio le mani», mi rimprovera Arianna mentre si passa un velo di rossetto sulle labbra. I suoi lunghi ricci sono acconciati in uno chignon morbido, qualche ciocca solitaria le incornicia i lati del volto e un vestito rosso le accarezza le curve. «Cos'ha che non va?», mi chiede poi richiudendo l'applicatore squadrandomi, «Stai da dio».

Sbuffo un sospiro nervoso e scuoto la testa facendo muovere i boccoli sulla schiena scoperta, un altro dettaglio che mi mette in agitazione. Non sono abituata ad avere così tanta pelle esposta e nonostante il vestito non abbia nulla di particolarmente esagerato, non mi sento particolarmente a mio agio.

«Sono nervosa», ammento d'un fiato e sul viso di Arianna si apre un sorriso comprensivo.

Nervosa! Dire semplicemente "nervosa" è a dir poco riduttivo, in questo momento sono agitata, angosciata, spaventata e con una nausea che mi attanaglia lo stomaco a tal punto che potrei vomitare. Ma quale diavolo di problema mi affligge?

La mia amica mi si avvicina e posa le mani sulle mie spalle. «Ali, rilassati. Sono giorni che vi sentite al telefono e ho visto lo sguardo che hai quando una sua notifica ti illumina il cellulare. Vedrai che andrà tutto bene».

La guardo negli occhi e faccio l'ennesimo respiro profondo della serata. È finalmente il 31 dicembre e tutto è pronto per l'arrivo dei nostri amici e di Edoardo e Matteo. Durante i giorni scorsi non abbiamo fatto altro che sentirci per telefono per sistemare i dettagli sul suo arrivo da Milano: lui e il suo coinquilino rimarranno qui stanotte e tutto il giorno di domani, ma poi torneranno a casa per gli impegni di Edoardo con Max. Come aveva intuito, il suo capo gli ha telefonato anche il giorno di Natale, ovviamente per fargli gli auguri, ma anche per chiedergli come stesse procedendo il lavoro per poi aggiungere qualche compito da svolgere. A quanto pare l'agenzia parigina ha fatto altre richieste specifiche e quindi Edoardo sarà costretto a tornare in ufficio per lavorare con lui.

«Che sta succedendo qui?», esclama Aurora entrando nella stanza. Il suo sguardo si posa immediatamente sulle mani di Arianna posate sulle mie spalle e la vedo corrugare la fronte. «Non me lo dire... sta per avere una crisi di sociopatia, vero?», dice teatrale alzando gli occhi al cielo. Fa qualche passo verso la nostra direzione, il suo vestito argentato ondeggia sui suoi fianchi riflettendo la luce del lampadario.

Arianna abbozza un sorriso sornione e una scintilla ironica le illumina lo sguardo, scuote la testa esasperata e qualche ricciolo le ballonzola sulle spalle. «Nooo», afferma ironica guardando la mia amica bionda. «Sta torturando il vestito che indossa da almeno mezz'ora e posso quasi sentire il rumore dei suoi pensieri in questo momento».

Aurora alza gli occhi al cielo, arricciando poi le labbra con disappunto. Mi studia per qualche secondo e poi schiude le labbra facendo schioccare la lingua. «Nonostante io ti conosca da una vita, continuo a far fatica a capirti a volte», dice esasperata e poi mi prende per una mano chiudendola tra le sue. Mi sento molto confortata da questo suo gesto, ma il momento di dolcezza finisce in tempo zero perché inizia a scuotermi per un braccio, «Alice! Pronto?! Che cosa sei nervosa a fare? Quel ragazzo stravede per te, non hai niente di cui preoccuparti», afferma convinta inchiodando i suoi occhi chiari nei miei e continuando a scuotermi come se fossi uno shaker. Il verde del suo sguardo non mi ha mai lasciato scampo e oggi lo sta facendo in particolar modo dal momento che è messo in risalto da un trucco metallizzato in abbinamento con il vestito.

«Per quale diavolo di motivo si sta facendo ancora delle paranoie questa qui?», domanda Chiara entrando anche lei nella stanza. «Anzi, non me lo dire», dice poi non appena osserva il quadretto che le si palesa davanti agli occhi. Chiara fa una smorfia e inizia a scimmiottarmi producendo diversi versi sconosciuti ai più.

Ottimo, mancava solo lei!

«Giuro che se non la pianta, mi faccio io avanti con Edoardo», tuona poi andando verso lo specchio per sistemarsi i capelli acconciati il una treccia a lisca. Inizia a infilarsi uno dei suoi grossi orecchini a cerchio, in attesa di una mia replica, ma Aurora mi precede.

«Ah, guarda! Quello lì non ha occhi che per lei!», asserisce convinta la bionda, sistemandosi i lunghi capelli di lato e posando una mano su un fianco. «Avresti dovuto vedere come la stava guardando al Louvre, provarci con lui è una causa persa in partenza».

Arrossisco di fronte alla schiettezza delle sue parole e subito mi torna in mente la scena del museo, al suo sguardo sorpreso nel vedermi lì, a Parigi, ai suoi capelli ribelli e ai suoi occhi verdi come il mare, spalancati e stupiti, ma incredibilmente felici. Un brivido mi percorre la schiena se ripenso alla serata a Montmartre, ai sorrisi che mi ha rivolto e al bacio che ci siamo scambiati a Gare de Lyon. Un altro fremito mi scuote e un sorriso si apre spontaneo sul mio volto: che sciocca che sono, perché dovrei essere agitata nel vederlo? Non dovrei essere al settimo cielo e non vedere l'ora di godermi la serata? Anziché stare qui a lambiccarmi sul vestito o sul motivo per cui tutto dovrebbe andare storto, dovrei non stare più nella pelle e contare i secondi che mi separano dall'arrivo di Edoardo.

Scuoto la testa e guardo le mie amiche, «Sapete una cosa?», chiedo loro alzando il tono di voce. «Che vada a farsi benedire l'insicurezza, non vedo l'ora di godermi la serata», esclamo convita lasciando che un sorriso felice si apra sulle mie labbra. Non appena finisco di parlare, vedo i volti delle mie amiche sbiancare di colpo. Arianna e Aurora mi guardano come se mi fosse spuntata un'altra testa e restano in silenzio con la bocca leggermente spalancata. Le guardo in attesa che si riprendano, alzando un sopracciglio come per incitarle a dire qualcosa e non a guardarmi come se fossi improvvisamente impazzita.

«Ti prego Ari, dammi un pizzicotto», chiede Aurora, rivolgendosi alla riccia al suo fianco che non ha distolto lo sguardo nemmeno per un secondo. «Sto sicuramente sognando. Non può aver detto davvero questa cosa».

Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa. «E no cara mia, non ti azzardare a scuotere la testa come se avessi appena detto chissà che assurdità!», mi punta l'indice contro con fare minaccioso. «Sarebbe stato meno strano se mi avessi detto che volevi lanciarti da un aereo in questo preciso istante».

«Come se melodrammatica!», la rimprovero scherzosamente e lei mi fulmina con lo sguardo. «Non è vero», si difende portandosi una mano sul fianco con disappunto.

«Bè», mi dà man forte Arianna. «Effettivamente sei un po' la regina del melodramma!».

Scoppio a ridere mentre la bionda le dà una spinta alla spalla guardandola male. Arianna scansa un secondo colpo e mi guarda, «Nonostante ciò, devo dare ragione a Aurora. Se ti fosse sbucata un'altra testa sarebbe stato meno strano».

«Che cosa è tutto sto baccano? È successo qualcosa?», chiede Marta facendo capolino dalla porta.

Ahi, eccone un'altra! Manca solo Francesca e siamo al completo.

«Alice ha appena detto che non vede l'ora di godersi la serata con il suo bello», asserisce Aurora assottigliando lo sguardo prima di lanciarmi un'occhiata in tralice. A queste parole il volto di Marta si illumina, «Ohmiodio!», esclama d'un fiato portandosi le mani sul cuore e assumendo un'espressione di pura estasi, improvvisando poi un balletto sul posto scuotendo i lunghi capelli biondi, «Alleluia! Stasera sarà perfetta: lui ti vedrà con questo bellissimo vestito, rimarrà senza parole e ti correrà incontro stringendoti a sé... e poi ti prenderà una mano tra le sue, ti farà un baciamano e...». Fa delle pause teatrali mentre parla e io e le mie amiche alziamo contemporaneamente gli occhi al cielo di fronte all'ennesimo sproloquio di Marta, appena entrata in modalità cuoricini e unicorni rosa.

«E poi», continua imperterrita. «Ti bacerà fino a farti dimenticare come ti chiami e poi...».

«E poi potresti frenare la carrozza a forma di zucca sulla quale sei appena salita», la rimprovera Chiara posandole una mano sulla bocca per interromperla. «Dio mio, mi sono appena venute almeno otto carie per tutta la scena melensa che hai appena descritto».

Marta bofonchia qualcosa sotto al palmo di Chiara, ma quest'ultima non abbassa la mano e non le dà modo di parlare ancora. «Dai, bando alle ciance», esclama battendo le mani. «Dobbiamo finire di preparare le ultime cose prima che arrivino gli altri».

Edoardo

I fari di una motoslitta si stanno avvicinando a me e Matteo, illuminando la pista da sci di fronte a noi. Il paesino di montagna in cui siamo è molto piccolo e raccolto, qualche lampione emana una luce calda proiettandola sulle strade addobbate a festa con ghirlande di vischio e pungitopo e la neve ricopre i tetti dai quali sbucano diversi comignoli che fumano abbondantemente. Il freddo è abbastanza pungente, ma l'atmosfera che si respira non lo fa percepire più di tanto. Non vedo l'ora di vedere Alice e di stringerla a me; sentirla per telefono non mi basta più, devo averla accanto fisicamente per poterla baciare come le ho promesso qualche giorno fa al telefono.

«Ah, finalmente stanno arrivando a prenderci! Ho le chiappe gelate», borbotta Matteo al mio fianco. Trattengo a stento un sorriso, si sta lamentando del freddo da quando siamo scesi dal pullman, non facendo altro che piagnucolare sul gelo, la neve, il ghiaccio e chi più ne ha, più ne metta.

«Stanno arrivando così poi potrai finalmente scaldarti davanti al fuoco. Alice mi ha detto che lei e le altre sono salite questo pomeriggio per preparare la casa e accendere il caminetto», lo informo e appena pronuncio il suo nome, mi rendo conto della nota di gioia che trapela dalla mia voce.

Matteo sembra notarlo e infatti alza un sopracciglio lanciandomi un sorriso sornione, «Sbaglio o qualcuno qui non vede l'ora di vedere un altro qualcuno che non nomino per evitare che tu ti faccia la pipì addosso?».

Cerco di fingere nonchalance con scarsissimi risultati, Matteo non fa altro che prendermi in giro da quando sono tornato da Parigi commentando il mio sguardo perso ogni volta che parlo al telefono con Alice.

«Stasera potrai darci dentro», ammicca dandomi una spallata giocosa. Scuoto la testa e gli faccio un gestaccio non ribattendo nemmeno alla sua insinuazione. Non credo sia davvero il caso per ora, soprattutto vista la sua reticenza e la sua timidezza e io non voglio affrettare niente perché questa straordinaria ragazza merita di essere trattata con tutto il rispetto che le è dovuto. Voglio rispettare i suoi tempi, qualsiasi essi possano essere. Non posso negare di averci pensato, di aver pensato a quanto mi piacerebbe sentire la grana della sua pelle sotto ai polpastrelli, stringerla a me e a baciarla fino a dimenticarmi chi sono, ma voglio che tutto questo succeda solo e quando sarà il momento giusto, senza forzare la mano.

Vengo risvegliato dai miei pensieri dal rombo delle motoslitte che si fermano a qualche metro di distanza. Due ragazzi smontano dai mezzi e si avvicinano a noi: entrambi alzano sulla testa la maschera da sci e il più alto dei due mi tende una mano, «Piacere, mi chiamo Armando! Sei Edoardo, vero?». Annuisco e gli stringo la mano di rimando; scopro che lui è il ragazzo di Arianna, mentre l'altro ragazzo, che si chiama André, è il fidanzato di Francesca, un'altra amica di Alice.

«Forza, sbrighiamoci a raggiungerle perché credo che la cena sia pronta. Francesca potrebbe strozzarmi se faccio aspettare il suo risotto», afferma André sbuffando una risata. Salgo sulla motoslitta con Armando che mi esorta a tenermi forte mentre la fa partire. La salita verso lo chalet è fantastica: ci immergiamo nel buio della notte guidati solo dai fari delle motoslitte, il freddo ci punge le guance e sento Matteo lanciare un urlo di gioia mentre risaliamo. Dopo qualche minuto, scorgo una luce in lontananza e superata una collinetta lo chalet si mostra davanti ai miei occhi: il comignolo sta fumando e dalla finestra scorgo le fiamme del caminetto. Armando spegne la motoslitta e scendiamo, mentre anche André parcheggia la sua vicino a quella di Armando. Matteo è decisamente euforico, le sue guance sono rosse per il freddo e una scintilla di pura gioia illumina il suo sguardo, «André DEVI assolutamente insegnarmi a guidare questo gioiellino! È una bomba». Vedo il ragazzo annuire e li sento parlottare tra loro in sottofondo, non ascoltando davvero quello che si stanno dicendo perché io sono completamente distratto dalla porta dello chalet che si spalanca improvvisamente rivelando la figura della ragazza che ha preso possesso dei miei pensieri dalla prima volta che il mio sguardo si è posato sul suo viso.

Un vestito nero e lungo fino al ginocchio le fascia il corpo sottile, la scollatura a cuore rivela un po' della sua pelle e le maniche a tre quarti le lasciano scoperti i polsi adornati da due braccialetti argentati. Lascio che i miei occhi accarezzino la sua figura e risalgano velocemente fino al suo viso, verso il suo sguardo, la cosa più bella di Alice. I suoi occhi scuri sono contornati da un leggero trucco rendendoli ancora più grandi ed espressivi di quanto non siano già, lasciandomi a bocca aperta. Un sorriso timido, il mio preferito, le si apre sul volto e la classica sfumatura rossa le imporpora le gote. Alza una mano timida, facendomi un cenno di saluto e io non capisco più niente: percorro i pochi metri che ci separano, faccio cadere la tracolla che ho in spalla e porto le mie mani al suo viso. I suoi occhi sono nei miei e il mio sorriso rispecchia il suo.

«Ciao Edoardo», dice timida mentre faccio scorrere il pollice lungo la sua guancia fino alla sua mandibola. Non vedevo l'ora che arrivasse questo momento, non sopportavo più l'idea di non poterla toccare e di non vedere la sfumatura rosea delle sue guance. 

«Sono contenta che tu sia qui. Mi sei mancato in questi giorni», dice con voce sottile e io, sentendo queste parole, stacco completamente il cervello e mi lancio sulle sue labbra cogliendola di sorpresa. Ma a differenza della prima volta in cui ho posato la mia bocca sulla sua, lei non si ritrae, anzi, afferra il bavero della mia giacca e si stringe a me. La pressione del suo corpo sul mio scatena una scarica di adrenalina in me che mi fa battere forte il cuore. Le sue labbra seguono le mie con movimenti lenti e cadenzati che mi tolgono il fiato: l'aria mi brucia nei polmoni, ma in questo momento non mi interessa. L'unica cosa di cui mi importa è la setosità della sua pelle sotto i miei polpastrelli e i sospiri che rilascia la ragazza che sto baciando. Approfondisco il bacio lasciando che una delle mie mani lasci il suo viso e scorra lungo il suo collo, verso la clavicola e posandosi dietro alla sua schiena, in modo tale da stringerla maggiormente a me. Alice rabbrividisce tra le mie braccia e poi sposta le sue mani i miei capelli, tirandoli appena mentre le nostre lingue si rincorrono frenetiche. Rispetto al nostro primo bacio, quasi timido e impacciato, questo è su tutto un altro livello: ci cerchiamo con un'urgenza tale da farmi ribollire il sangue nelle vene e se fosse per me, passerei tutta la serata così, non chiedendo altro che le sue labbra ancora e ancora. 

Alice, dopo un tempo che mi è sembrato troppo breve, interrompe il bacio e mi guarda negli occhi: il caldo colore delle sue iridi sembra cioccolato liquido mentre mi rivolge un sorriso luminoso, che ne fa nascere un altro ancora più grande sulle mie labbra che formicolano ancora. Studio avido il suo volto, soffermandomi su tutti i suoi particolari e beandomi della vista dei suoi occhi. Il suo petto si alza e si abbassa freneticamente mentre riprende fiato e la sfumatura di un leggero imbarazzo le imporpora le guance. 

Poso un bacio sulla sua fronte, «Mi sei mancata anche tu».


Buonasera e buona domenica a tutti!

Innanzitutto vi devo ringraziare dal profondo del cuore per le 2000 letture. Wow, non potete nemmeno immaginare quanto mi rendano felice e quanto il vostro sostegno significhi per me. Grazie, grazie davvero, anche se questa semplice parola non rispecchia nemmeno un decimo di quello che sento.

Tornando al capitolo, Edoardo e Alice finalmente si rivedono!

Ovviamente le paranoie della nostra protagonista non passeranno mai, ma forse un pochino sembra essere migliorata! Chissà, magari è la volta buona che smette di fare la sociopatica (SEH, CREDICE!)

Comunque finalmente è Capodanno! Passeranno un po' di tempo insieme e chissà cosa succederà! Restate sintonizzati su questi canali per scoprirlo!

Come sempre, se vi va, fatemi sapere che ne pensate!

Un bacio e a presto,

Alice.

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