31.

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Edoardo

«E quindi meglio tenere sotto controllo Matteo per evitare che si lanci fuori dal balcone per tuffarsi nella neve», concludo l'aneddoto di qualche Capodanno fa. Alice mi guarda per un istante perplessa scoppiando poi a ridere e io non posso che seguirla dal momento che la sua risata cristallina è contagiosa. Sono quasi due ore che stiamo parlando seduti su uno dei divani del salotto, quello più vicino al fuoco del caminetto. I bagliori delle fiamme fanno brillare la sua carnagione che sembra caramello fuso alla luce fioca prodotta dalle fiamme: vorrei tracciare con le dita disegni immaginari sulla sua pelle lasciata scoperta dal vestito nero che indossa, come ho fatto prima per convincerla a restare qui con me a chiacchierare. Un improvviso trambusto ci fa voltare nella direzione degli altri ragazzi che ormai non stanno nemmeno più giocando davvero, anzi sembra che stiano sbagliando di proposito la mira nei bicchieri per avere una scusa in più per bere.

«Probabilmente collasseranno a breve», dice Alice portandosi una mano alla fronte con aria divertita. «Conta che nessuno di loro ha mai bevuto più di un bicchiere a serata, non immagino nemmeno in che condizioni saranno domani». Sbuffa una risata e poi mi guarda fingendosi esasperata, «Ti riterrò il diretto responsabile nel caso in cui dovessimo fare una corsa in ospedale per una lavanda gastrica di gruppo».

Alzo le mani in segno di resa, accettando con un sorriso la sua accusa e poi allungo una mano per afferrarle delicatamente il polso e avvicinarla a me. So che non è così distante, alla fine non ci separano nemmeno una trentina di centimetri, ma sento il bisogno impellente di averla più vicina. Alice arrossisce appena quando capisce le mie intenzioni, ma non si ritrae quando le passo un braccio intorno alle spalle per stringerla a me. Dopo un attimo di esitazione in cui mi guarda con quegli occhi incredibilmente scuri si stringe anche lei a me e appoggia delicatamente una guancia sul mio petto. Il battito del mio cuore accelera immediatamente quando posa una mano sul mio stomaco e posa un bacio delicato su uno dei miei pettorali per poi sistemarsi meglio sul divano. Inizio a tracciare pigramente dei cerchi immaginari sulla sua schiena e sento che pian piano Alice inizia a rilassarsi tra le mie braccia. Non so per quanto tempo restiamo in questa posizione, so solo che mi incanto a guardare le fiamme che scoppiettano nel camino e penso che in questo momento non potrei essere più in pace con il mondo di così. L'atmosfera intorno a me è carica di gioia e felicità, la ragazza che mi piace è finalmente tra le mie braccia e sembra essere finalmente pronta a lasciarsi un po' andare e permettermi di entrare a far parte della sua vita. Sento l'irrefrenabile voglia di dirle quanto sia felice in questo momento, felice che lei sia tra le mie braccia, felice che mi abbia lasciato infrangere la sua corazza e lasciato entrare. Vorrei dirle quanto importante e bella sia la sua presenza nel mio cuore, non so ancora bene dare una definizione ai sentimenti che provo e mi sembra esagerato parlare di amore, ma sento di sicuro qualcosa di straordinariamente forte verso di lei, come se fossi legato a lei da un filo invisibile che mi spinge a starle sempre più vicino.

Prendo un respiro profondo mentre le mie dita risalgono pigre dalla sua schiena alla sua spalla, percorro con i polpastrelli la sua spina dorsale per poi scostarle i lunghi capelli di lato per scoprire la spalla nuda e posarle un bacio delicato tra il collo e la clavicola. Le si forma immediatamente la pelle d'oca e sono felice di vedere come il suo corpo reagisca istintivamente al mio mentre chiude tra le dita un lembo del maglione che sto indossando.

«Sai...», esordisco cercando di usare le parole giuste per dirle quello che sento in questo momento. I pensieri mi si accavallano in testa e non vorrei mai dire qualcosa di affrettato o sbagliato che possa metterle pressione. «Io...», sbuffo una risata tesa mentre mi passo la mano destra tra i capelli. «Non voglio che la cosa che sto per dirti ti metta pressione o che tu ti faccia un'idea sbagliata». Mi prendo ancora qualche secondo per lasciarle il tempo di dire qualcosa, «Non so nemmeno io bene quello che sento in questo momento nei tuoi confronti, ma ti posso assicurare che mai sono stato felice come sono adesso qui con te. Sei una delle cose più belle che mi sia mai capitata e mi sento straordinariamente fortunato ad aver avuto una possibilità con te, Ali. Sei una ragazza straordinaria, sei dolce, sensibile, intelligente. Sei una di quelle persone per cui vale la pena lottare e averti nella mia vita adesso mi fa provare la stessa sensazione che sento quando sono di fronte a un paesaggio straordinario e sto per scattare una bella fotografia: euforia e gioia pura», le dico trattenendo il fiato alla fine del mio monologo e aspettando una sua risposta che però tarda ad arrivare. Alice resta silenziosa e non reagisce alle mie parole, ma non si allontana da me. Un leggero senso di ansia si impossessa del mio corpo e mi do mentalmente dell'idiota per averle rivolto queste parole, forse non era pronta a sentirsele dire, forse ho esagerato, forse... ma non riesco a finire il mio pensiero che la sento mormorare qualcosa e stringersi di più a me mentre rilascia un sospiro. Corrugo la fronte perplesso e mi sporgo di lato per vedere meglio il suo viso: Alice sta dormendo, il suo volto è sereno e le lunghe ciglia creano una leggera ombra sugli zigomi arrossati dal calore del camino. Rilascio un sospiro sollevato e sbuffo una risata passandomi una mano tra i capelli. Controllo l'orario sul telefono, sono quasi le quattro del mattino ed è normale che si sia pian piano addormentata. Sono felice che si senta così al sicuro da rilassarsi e riuscire ad addormentarsi tra le mie braccia. Non è per niente il tipo che si lascia andare facilmente e il fatto che si sia sentita così tranquilla da addormentarsi qui con me mi fa stringere lo stomaco e battere forte il cuore. Lascio scorrere le dita tra i suoi lunghi capelli in movimenti cadenzati e quasi ipnotici godendomi il calore del suo copro sul mio. Mi sento come se fossi in una bolla, lo scorrere del tempo viene segnato dal respiro sottile e leggero di Alice e vengo colto anche io dal torpore che ti prende appena prima di addormentarti; chiudo istintivamente gli occhi appoggiando meglio la testa sull'alzata del divano mentre lascio cadere pigramente una mano sul fianco di Alice. So che dovrei alzarmi e portarla a letto, ma sto così bene e sono così comodo in questo momento che la sola idea di farlo mi sembra un'impresa titanica.

Decido di concedermi ancora due minuti e poi mi riprometto di portare Alice in una delle camere per metterla a letto. O almeno queste sono le mie intenzioni finché non scivolo anche io nel mondo dei sogni popolati da lunghi capelli scuri che mi solleticano il viso.

Alice

La mattina dopo la casa è completamente silenziosa. Mi sveglio concedendomi ancora qualche minuto a occhi chiusi mentre stiracchio i muscoli, sotto alla coperta che mi copre le spalle. Credo che tutti siano ancora profondamente addormentati dal momento che non sento nessun rumore provenire dalle altre stanze; sinceramente la cosa non mi sorprende per niente visti i litri di alcool ingeriti da tutti quanti, da tutti tranne da me e dal bellissimo ragazzo con cui ho trascorso la serata a chiacchierare, mentre gli altri ragazzi scolavano birra come se fosse stata acqua fresca. Se penso ancora allo stato in cui erano Matteo e Aurora mi viene da ridere, non so chi dei due fosse più ubriaco; probabilmente Matteo viste le sue guance rosse e gli occhi lucidi e poi, dopo quello che mi ha raccontato Edoardo sui Capodanni scorsi, finiti sempre con il suo amico ubriaco fradicio, non mi ha stupito più di tanto la sua poca resistenza all'alcool.

Cerco a tentoni il comodino per prendere il telefonino e guardare l'ora, ma le mie dita si scontrano contro qualcosa che non è decisamente un mobile. Apro gli occhi e alzo la testa di scatto mentre realizzo che non sono nel mio letto come pensavo, ma sono sul divano, lo stesso divano sul quale sono stata per tutta la sera, con Edoardo che è ancora profondamente addormentato. Arrossisco istintivamente quando mi rendo conto di aver dormito su di lui per tutta la notte; non ricordo nemmeno di essermi addormentata e soprattutto non ricordo di aver preso la coperta che adesso è adagiata su di me. Sono terribilmente imbarazzata, ma anche decisamente euforica mentre mi concedo un attimo per guardare il suo volto rilassato: un ciuffo ribelle gli ricade sulla fronte, le sue lunghe ciglia scure incorniciano gli zigomi affilati e un accenno di barba gli scurisce le guance. Le sue belle labbra rosse sono leggermente dischiuse e io non resisto all'impulso di tracciarne il contorno con i polpastrelli delle dita, facendoli poi scorrere lungo uno zigomo per raggiungere un lobo e infilare le dita tra le ciocche scure dei suoi capelli massaggiandogli la cute. Lo sento irrigidirsi appena mentre sbatte gli occhi assonnato prima di piantare le sue iridi chiare nei miei occhi, corruga la fronte confuso mentre mi guarda e dopo qualche secondo sembra realizzare che anche lui si è addormentato sul divano con me addosso. Si porta una mano al volto stropicciandosi gli occhi con pollice e l'indice e poi mi rivolge un sorriso sghembo, «Buongiorno», mormora sottile rivolgendomi un altro sorriso, ben più aperto e luminoso, che mi toglie il fiato.

Ma come diavolo può essere così bello di prima mattina?

Lascio scorrere il mio sguardo sui suoi lineamenti ringraziando mentalmente la luce del sole che filtra dalla finestra e che gli batte sul viso rendendo i suoi occhi verdi straordinariamente chiari.

Gli rivolgo un sorriso, «Ti va di fare colazione?». Edoardo annuisce prontamente, ma prima di lasciarmi alzare mi scocca un bacio sull'angolo della bocca facendomi schizzare subito il cuore in gola e facendomi arrossire; si alza poi lasciandomi una carezza sulla guancia e dirigendosi verso la cucina. Resto un attimo imbambolata nel guardarlo muoversi con grazia e sparire dietro all'angolo del soggiorno, mi porto le mani alle guance e rilascio un sospiro felice mentre lascio scorrere lo sguardo per tutta la sala beandomi del tepore che arriva ancora dalle ultime braci accese del caminetto.

«Prendi il tè vero, Ali?», mi chiede Edoardo facendo capolino dalla porta della sala con in mano una scatola del mio tè preferito e io non riesco a fare altro che sorridergli e a non distogliere i miei occhi dalla sua figura tanto che alza un sopracciglio e piega la testa di lato con fare interrogativo. «Cosa c'è?», mi chiede premuroso come al solito scoccandomi il suo sorriso sghembo. Sbatto più volte le palpebre e cerco di riordinare i pensieri, ma poi mi rendo conto che quello che voglio dire è più facile di quello che penso. «Niente», mi stringo nelle spalle. «Sono solo felice. Grazie Edoardo, per tutto», gli dico sincera con un sorriso che lui si affretta a ricambiare per poi avvicinarsi, prendermi per i fianchi e farmi alzare dal divano per scoccarmi un bacio in fronte. Istintivamente mi stringo a lui beandomi delle sue braccia forti: il profumo di Edoardo mi invade le narici, è un mix di vaniglia e tabacco né troppo dolce né troppo forte.

Non so per quanto tempo rimaniamo in quella posizione, potrebbe essere un minuto come un'ora, ma non mi importa: mi sento al sicuro, coccolata e apprezzata vicino a lui e potrei rimanere tra le sue braccia per tutta la giornata. Mai avrei pensato di sentirmi così, tra le braccia di qualcuno, ma poi realizzo che Edoardo non è un qualcuno a caso, è lo straordinario ragazzo che si è messo in gioco per me, che è andato oltre le mie ritrosie, le mie insicurezze e le mie paranoie.

Il fischio della teiera mi riporta alla realtà facendomi allentare la presa dal busto di Edoardo, mi scosto di un passo alzando il viso per guardarlo negli occhi che in questo momento sono straordinariamente limpidi e chiari mentre percorrono freneticamente il mio volto, come se volessero catturare ogni minimo dettaglio del mio viso. Arrossisco e mi schiarisco la gola per poi prenderlo per mano e condurlo in cucina, dove, dopo avermi scoccato l'ennesimo bacio sulla testa che mi fa balzare il cuore in gola, si siede su uno degli sgabelli intorno alla penisola appoggiando una guancia sul suo palmo aperto e guardarmi da sotto le sue folte ciglia.

Un silenzio piacevole ci avvolge mentre sistemo le tovagliette e le tazze sul tavolo e metto in infusione il tè nella teiera. La luce del sole filtra dalle finestre creando qualche gioco di luce che si riflette sulla chioma castana di Edoardo, spettinata come al solito dal momento che ci passa continuamente le mani in mezzo per sistemare il ciuffo ribelle che gli cade sempre sugli occhi. Mentre lo guardo non posso che pensare a quanto sia bello: è bello come una mattina di primavera, quando esci di casa e l'aria frizzante ti pizzica il naso e vedi quel sole timido fare capolino tra i palazzi. Lui è la mia mattina di primavera, quella che ti fa sperare che l'inverno sia ormai un lontano ricordo e che ti solletica lo stomaco facendoti nascere un sorriso spontaneo sulle labbra. Lo stesso sorriso che mi accompagna per tutta la durata della colazione, mentre ridiamo e scherziamo su qualsiasi cosa ci passi per la mente.

«Aspetta, sei sporca di cioccolato qui», mi dice a un certo punto Edoardo, allungando la mano destra verso l'angolo della mia bocca, ma poi sembra ripensarci perché si sporge completamente verso di me per posarmi le sue labbra all'angolo delle mie per togliere la cioccolata. Avvampo e una scarica di adrenalina si propaga lungo tutto il mio corpo, fino alla punta dei piedi mentre lui si allontana rivolgendomi un sorriso furbo. «Molto meglio adesso», mi dice scoccandomi un occhiolino e lasciandomi inebetita come una falena attratta dalla luce. 

Resto un attimo immobile, ma mi riscuoto ben presto e mi lancio praticamente su di lui. Il sangue mi ribolle nelle vene ed Edoardo non fa in tempo ad afferrarmi per i fianchi che le mie mani sono già tra i suoi capelli e le mie labbra sulle sue. Rilascia un sospiro teso e stringe maggiormente le sue mani sui miei fianchi facendo aumentare i battiti del mio cuore; in risposta stringo ancora di più le mani tra i suoi capelli per poi farle scorrere sul suo collo e scendere sulle sue spalle. I miei polpastrelli sono avidi e impazienti di sentire la sua pelle tanto che, spinta da un coraggio improvviso, infilo le dita al di sotto del maglione che indossa: percorro il suo ventre piatto risalendo fino al suo cuore che sta battendo forte rispecchiando il ritmo erratico del mio. Un sospiro rilascia le mie labbra quando Edoardo, colpito dalla mia intraprendenza, sposta le sue mani dai miei fianchi al retro delle mie cosce sollevandomi e posandomi senza tante cerimonie sul tavolo. Arrossisco quando si fa spazio tra le mie gambe mentre le sue mani si spostano sulla mia schiena e la percorrono interamente non trovando mai pace. Le sue labbra non danno tregua alle mie tanto che mi bruciano i polmoni, ma in questo momento non mi interessa, non mi interessa se mi manca il fiato, se mi stanno scoppiando i polmoni, l'unica cosa che importa sono le sue labbra e le sue mani su di me. Quando sembra aver bisogno di prendere fiato Edoardo sposta la sua bocca lungo la mia guancia, per arrivare al lobo e scendere sul mio collo imponendomi una dolce tortura. Stringo le dita tra i suoi capelli quando lascia un bacio delicato proprio sul piccolo girasole che ho tatuato sul collo, rallentando i gesti frenetici che hanno caratterizzato il nostro bacio fino a ora. Sfiorandomi con la punta del naso, percorre a ritroso il percorso compiuto delle sue labbra, lasciando dietro di sé una scia di pelle d'oca. Posa un ultimo delicato bacio sulle mie labbra, in netto contrasto con quello che ci siamo appena scambiati, per poi incastrare i suoi occhi chiari nei miei: le sue pupille sono leggermente dilatate e una scintilla maliziosa gli illumina le iridi chiare mentre un sorriso pigro gli si apre sul volto.

Quando credo che il mio cuore non possa aumentare ancora di più i battiti, Edoardo mi sorride ancora una volta e si avvicina al mio orecchio. «Credo che non riuscirò mai più a mangiare la cioccolata a meno che non sia sulla tua bocca», sussurra lieve, sfiorandomi di nuovo la guancia con la punta del naso. Arrossisco, incapace di trovare le parole giuste per rispondergli: tutta la mia testa è in subbuglio, non riesco a formulare nessun pensiero coerente e la voce mi si strozza in gola, ancora troppo sopraffatta dalle sensazioni che ho appena provato. L'unica cosa che riesco a fare è percorrere con lo sguardo il volto di Edoardo soffermandomi in particolar modo sulle labbra, leggermente più scure e gonfie per il bacio che ci siamo appena scambiati. Alzo una mano e gliele sfioro con la punta dell'indice facendogliele dischiudere: il suo respiro caldo sbatte sul mio polpastrello provocandomi una piacevole scossa lungo tutto il braccio. Sposto poi la mano verso la sua nuca, intrecciando le mie dita tra i suoi capelli e avvicinando la sua fronte alla mia. Sospiro e chiudo gli occhi quando le nostre teste si toccano beandomi delle sue mani che si stringono dietro alla mia schiena. Rimaniamo così finché i nostri respiri non iniziano a tornare regolari, senza muoverci di un millimetro e godendo della reciproca vicinanza. 


Buona domenica a tutti! 

Spero che stiate bene e che vi sia piaciuto questo capitolo! Se devo essere sincera, è uno dei capitoli che mi piacciono di più, ma sono di parte e quindi la cosa non vale. Edoardo è un sempre un amore del cuore e sinceramente in questo capitolo si supera alla grande!

Commentate, votate, datemi qualche impressione se volete. Io sono su una nuvoletta di caramello fuso!

A presto,

Alice.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro