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Edoardo

«Forza ragazzi manca poco a mezzanotte», ci incita Armando alzandosi dal tavolo per andare a prendere il cappotto e uscire poi in terrazza. A breve infatti inizieranno i fuochi d'artificio che il piccolo comune ha organizzato sulle piste da sci e tutti si stanno vestendo per uscire.

 Mi alzo anche io afferrando la mano che Alice mi sta porgendo: sul suo volto campeggia un sorriso, lo stesso che ha avuto durante tutta la cena che è trascorsa più che piacevolmente tra chiacchiere e battute, soprattutto quelle fuori luogo di Matteo che non ha fatto altro che flirtare per tutto il tempo con Aurora, che si è prestata più che volentieri al gioco. Non mi stupirei se prima della fine della serata si appartassero da qualche parte, soprattutto visti gli sguardi di fuoco che i due si sono scambiati tra una battuta e l'altra. 

Non che ci abbia fatto particolarmente caso, in realtà, perché la mia attenzione è stata catturata principalmente dalla ragazza al mio fianco con cui ho chiacchierato per la maggior parte del tempo. Non avevo occhi che per lei, per i suoi sorrisi e per le facce buffe che faceva ogni tanto quando qualcosa di particolarmente divertente la colpiva. Non ho fatto a meno di notare che, ogni volta che i suoi occhi incrociavano i miei, un po' del suo solito rossore le imporporava le guance e il suo sorriso timido, quello speciale che sembra rivolgere solo a me e che adoro, faceva capolino sul suo volto. Ed è lo stesso che mi sta rivolgendo adesso mentre le afferro la mano e prendo il mio cappotto per raggiungere gli altri e godermi lo spettacolo. 

Quando usciamo in balcone, gli altri ragazzi sono già tutti fuori e pronti a festeggiare il nuovo anno: André ha in mano una bottiglia di spumante e Marta sta distribuendo i bicchieri. Ancora qualche minuto e saluteremo il vecchio anno per dare il benvenuto al nuovo e io spero che mi permetta di poter continuare a vedere Alice, conoscerla meglio e chissà, magari approfondire il rapporto che desidererei si venisse a creare tra noi. 

Se devo essere sincero, non ho mai voluto così tanto creare un legame con una persona: questa straordinaria ragazza mi ha stregato dalla prima volta che l'ho vista e, ogni volta che sto un po' con lei, mi sento sempre più calamitato verso di lei come se fossi un satellite che orbita intorno al suo pianeta. Il mio sguardo non fa altro che essere catturato ancora e ancora dai suoi occhi scuri che in questo momento mi stanno guardando curiosi. La vedo rivolgermi un sorriso e alzare un sopracciglio con fare interrogativo come a chiedermi cosa mi stia passando per la testa in questo momento; non saprei nemmeno cosa risponderle, visto il tumulto di pensieri che si stanno susseguendo uno dopo l'altro. Forse la risposta più giusta e più semplice da dare sarebbe «sto pensando a te, come non potrei?», come non potrei non pensare a lei e a quanto sia straordinaria con questo vestito?, come non potrei non pensare a quanto sia arguta e brillante e a quanto ami sentirla parlare?, ma per dirglielo vorrei usare le parole giuste e questo preciso istante, mentre gli altri ragazzi hanno iniziato a fare il conto alla rovescia, non mi sembra il momento giusto.

Forse ha capito cosa mi sta passando per la testa, o forse no, ma fatto sta che i suoi occhi e la sua attenzione restano concentrati su di me. Non sembra riuscire a unirsi al loro, o almeno non lo fa finché Marta non richiama la sua attenzione incitandola a contare. Mi lancia un ultimo sorriso e poi si volta nella loro direzione, unendosi al coro, ma prima di giungere al termine i suoi occhi ritornano fissi nella mia direzione: si avvicina, mi passa un braccio intorno alla vita e si stringe a me, facendomi percepire il calore del suo corpo sul mio. Rispetto agli inizi, la sento molto più sciolta nei mei confronti e ho notato che ricerca sempre un qualche contatto con me, seppur effimero, e la cosa non solo mi dà un enorme piacere, ma mi fa ben sperare per il futuro.

«Dieci... nove... otto», sento la voce di Armando sovrastare le altre mentre sta per concludere il conto alla rovescia.

Ci siamo, manca poco allo scoccare della mezzanotte e vedo André prepararsi a stappare lo spumante, ma nel momento in cui Alice alza il volto verso il mio tutto passa in secondo piano: non sento più le loro voci, non sento il freddo della sera che ci punge le guance, tutto diventa un ronzio di sottofondo e solo la sua voce mi arriva alle orecchie. 

«Esprimi un desiderio», mi dice guardandomi dritto negli occhi. «Lo faccio sempre a pochi minuti dalla mezzanotte», i suoi occhi stanno percorrendo il mio viso frenetici, come se non riuscissero a posarsi su un posto soltanto fino a quando non trovano pace concentrandosi sulle mie labbra. D'istinto le inumidisco e lei arrossisce appena: l'unico desiderio che ho adesso è quello di baciarla fino a dimenticarmi chi sono. Le sorrido chinandomi verso di lei fino a chiudere la distanza che ci divide: i nostri nasi si sfiorano e i suoi lunghi capelli, spostati dal leggero vento, mi solleticano le guance.

«Tre... due... uno».

Prendo un respiro profondo prima di afferrare il coraggio a due mani e dirle quello che sento sperando che questo non la spaventi e non la allontani da me.

«Il mio desiderio sei tu», le dico sullo scoccare della mezzanotte colmando finalmente la distanza che ci divide. Credo fermamente alle parole che ho detto, è la pura e semplice verità: in questo momento non desidero che lei, i suoi sorrisi, la sua intelligenza e la sua straordinaria bellezza. Desidero la possibilità di passare più tempo con lei, conoscerla e, se sarò abbastanza fortunato, iniziare a far parte della sua vita. Sento che ha un momento di esitazione, ma non appena faccio scorrere il pollice della mano destra sul suo zigomo e lungo la sua mascella la sento rilassarsi e ricambiare il bacio. Il suo braccio mi stringe a lei e un sospiro felice lascia le sue labbra.


Alice

Il mio desiderio sei tu.

Il cuore mi sta scoppiando nella cassa toracica, ho le pulsazioni a mille e mi pizzicano le mani per l'emozione. Non posso credere che mi abbia appena detto una frase del genere, sono in uno stato di trance e non riesco a formulare un pensiero coerente mentre guardo Edoardo colmare l'effimera distanza che c'è tra noi per posare le sue labbra sulle mie. Sono sopraffatta dalle emozioni in questo momento tanto che non riesco nemmeno a ricambiare il bacio che mi sta dando. Credo di essere un baccalà tra le sue braccia fino a quando, gentile e delicato come al solito, inizia a percorrere con i polpastrelli il mio viso facendomi sciogliere tra le sue braccia come creta. Istintivamente mi stringo a lui e in questo momento sto odiando tutti gli strati di tessuto che ci dividono perché vorrei sentirlo più vicino a me.

Finalmente un pensiero intelligente Alice!

Arrossisco istintivamente al pensiero appena formulato, ma dura un secondo perché nell'istante in cui anche l'altra sua mano raggiunge il mio viso non penso più a niente se non alle sue labbra che si muovono lente sulle mie e alle sue mani calde appoggiate sulle mie guance. Faccio risalire le mani sul suo petto, fino al bavero del cappotto e ancora più su fino a farle incastrare tra i suoi capelli ribelli.

Non ho mai provato niente del genere, non mi sono mai permessa di provare queste sensazioni: le ho sempre lette nei romanzi, ma mai le ho sentite sulla mia pelle e mi chiedo che cosa mi abbia fatto questo ragazzo per scatenare in me queste sensazioni. Mi sento leggera e spensierata come poche volte nella vita mi è successo e sono felice, talmente felice che vorrei che questo momento non finisse mai.

Il bacio però finisce troppo in fretta e, nonostante i nostri respiri siano affannati, continuerei a baciarlo per il resto della serata. Edoardo sembra pensarla come me perché appoggiando la fronte sulla mia pizzica il suo labbro inferiore tra i denti e sospira, «Dio, ti bacerei per tutta la sera». Una vampata di calore si propaga per tutto il mio corpo, uno strato di pelle d'oca si forma sulle mie braccia e gli sorrido sfiorando il suo naso con il mio. 

«Buon anno Edoardo», gli dico in un sussurro non riuscendo ad allontanarmi da lui e tendendo le mie mani ben salde dietro alla sua nuca. Il sorriso che mi rivolge mi fa mancare un battito del cuore e le sue mani si spostano dal mio viso alla mia schiena per stringermi a lui, «Buon anno a te», sussurra posandomi un bacio delicato all'angolo della bocca facendomi schizzare il cuore in gola e arrossire violentemente.

«Guardate! Finalmente sono iniziati i fuochi!», esclama Matteo indicando il cielo sopra alle nostre teste. Alzo lo sguardo per godermi lo spettacolo rimanendo però vicino a Edoardo che si posiziona alle mie spalle per stringermi le braccia all'altezza dello stomaco. Una miriade di colori infiamma il cielo illuminando le montagne circostanti che sembrano ancora più imponenti e maestose nel buio della sera; è un bellissimo spettacolo quello che ho davanti agli occhi, ma, nonostante ciò, questi ultimi continuano a essere calamitati verso il volto di Edoardo, verso la sua mandibola affilata, gli zigomi alti e quegli occhi verdissimi, illuminati dalla luce dei fuochi d'artificio. Credo che senta il suo sguardo su di sé perché distoglie prontamente gli occhi dal panorama per farli incontrare con i miei. «Non guardi i fuochi?», mi chiede accennando un sorriso sghembo e alzando un sopracciglio con fare interrogativo. Avvampo e scuoto la testa: come potrei confessargli che in questo momento l'unica cosa su cui riesco a concentrarmi è lui? Lui e quei suoi occhi straordinariamente chiari che in questo momento sono particolarmente limpidi? Come posso dirgli che l'unico spettacolo che mi interessa è il suo sorriso e la scintilla che ha nello sguardo ogni volta che i suoi occhi incontrano i miei, come sta succedendo in questo momento?

Come faccio a trovare le parole se puntualmente mi muoiono in gola rendendomi incapace di formulare un pensiero coerente?

Edoardo aspetta paziente, non sembra essere infastidito dal mio silenzio e dall'insistenza con cui gli sto scrutando il volto, per cogliere ogni suo dettaglio. Anzi mi sorride, «Credo di star pensando alla stessa cosa che stai pensando tu», mi confessa stringendomi di più a lui. Lo guardo attenta, corrugando appena la fronte e lui si affretta a posare le labbra sulla ruga che mi si crea tra le sopracciglia ogni volta che assumo questa espressione. Indugia un attimo sulla mia fronte e io sento i fuochi d'artificio scoppiettare nello stomaco e che non hanno niente da invidiare a quelli che stanno brillando nel buio della notte. Si scosta poi appena, «Vediamo se ho ragione. Quello a cui sto pensando è: come diavolo potrei guardare i fuochi d'artificio quando ci sono i tuoi occhi a distrarmi?».

Sgrano gli occhi alla sua affermazione e lui mi rivolge il suo classico sorriso sghembo, «Avevo ragione?». Lo guardo senza proferire una parola, annuisco soltanto perché una qualsiasi parola in questo momento sarebbe inutile e superflua. Edoardo però sembra capire benissimo le mie sensazioni e io mi chiedo come possiamo essere così in sintonia dopo così poco tempo, soprattutto conoscendomi. Sono sempre stata restia nel lasciarmi andare, mi è sempre piaciuto avere la situazione sotto controllo, ma in questo preciso istante, con la mente ingarbugliata, lo stomaco sottosopra e il cuore che mi batte erratico nel petto mi chiedo come io possa aver aspettato tanto a lasciarmi andare. Certo, sono più che consapevole di non aver intrapreso ancora niente di serio con lui, ma questo momento mi sembra un buon inizio e spero che l'anno nuovo mi confermi queste sensazioni positive che provo nei confronti di questo straordinario ragazzo.

«Basta smancerie!», tuona improvvisamente Matteo. «In alto in bicchieri, bisogna iniziare a bere sul serio!». Il biondo alza in mano il suo calice di spumante e lo tracanna in un solo sorso e, dopo un bel «aaah!» di piacere, schiocca la lingua chiedendo a Marta di riempigli nuovamente il bicchiere.

Sento Edoardo borbottare qualcosa e sospirare esasperato, «Marta non farlo, non regge così bene l'alcol e potrebbe collassare su un cumulo di neve». Scuote la testa sistemandosi il ciuffo che gli ricade sempre sulla fronte e io trattengo l'impulso di farlo al posto suo.

«Non sarebbe la prima volta che capita, vero Mat?», si rivolge interrogativo al suo amico sollevando un sopracciglio in attesa di una smentita dal diretto interessato che però non arriva, anzi, Matteo assume un'espressione molto buffa facendo probabilmente mente locale su qualche aneddoto successo negli anni.

Scoppiamo tutti a ridere e lui stizzito si stringe nelle spalle, «Vabbè, questa non mi sembra una buona scusa per non bere!», afferma risoluto prendendo in mano la bottiglia di spumante. «Anzi, sapete che vi dico? Beer pong!», urla alzando le braccia in alto e, contrariamente a quello che mi aspettavo, i miei amici si dicono più che disponibili alla proposta. 

«Oh, finalmente qualcuno che ragiona», gli dà man forte Armando entrando in casa e sparecchiando velocemente la tavola per disporre i bicchieri.

«Io vi ho avvertiti! A vostro rischio e pericolo», dice Edoardo sbuffando una risata e rientrando in casa seguendo gli altri, ma anziché avvicinarsi al tavolo, mi prende per mano e si accomoda sul divano, facendomi sedere sulle sue gambe. Avvampo per l'estrema intimità con cui mi cinge i fianchi e appoggia il mento sulla mia spalla, i suoi occhi chiari mi stanno guardando attenti e stanno studiando il mio volto. 

«Vuoi giocare oppure preferisci stare qui con me?», mi chiede mentre mi sistema una ciocca di capelli ribelle dietro all'orecchio e accenna una carezza al lobo per poi scendere lungo la mia giugulare fino alla clavicola lasciata scoperta dal vestito e proseguire dalla spalla al braccio fino a prendermi una mano e intrecciare le nostre dita. Sento la pelle andare a fuoco e un nugolo di farfalle scatenarsi nel mio stomaco, il cuore mi batte forte e non posso che sorridere. Il tepore del caminetto mi batte sulla schiena e le fiamme si riflettono negli occhi di Edoardo: come potrei anche solo pensare di alzarmi e lasciarlo qui?

Scuoto la testa al pensiero però alzo un sopracciglio picchiettandomi distrattamente le labbra con un dito, «Fammici pensare. Le alternative sono tu o la birra?». Il ragazzo annuisce prontamente abbozzando un sorriso sghembo e io fingo un'espressione pensierosa, come se stessi valutando davvero le alternative. Dai suoi occhi traboccano curiosità e un pizzico di malizia: sta ovviamente giocando con me perché sa benissimo che non mi piace bere e che trovo la birra decisamente troppo amara, ma decido di stare al gioco anche io quindi mi alzo dalle sue gambe. 

«Credo che opterò per la birra», gli dico cercando di alzarmi e scoccandogli un occhiolino, ma non riesco a fare nemmeno un passo che prontamente le sue dita si stringono delicatamente intorno al mio polso e mi ritrascinano verso il divano.

«Ah sì? Bè non sono i miei piani quindi credo che ti tratterrò ancora un po' qui con me», dice prima di stringermi a lui e scoccarmi un delicato bacio sulla fronte.

Per tutto il tempo che vuoi.


Buonasera e buona domenica a tutti!

La mezzanotte è finalmente arrivata ed è iniziato un nuovo anno per i nostri protagonisti! Cosa riserverà loro il futuro? Cosa succederà tra loro due ora che sembra che entrambi (ma soprattutto Alice) stanno cominciando a provare qualcosa di più che la semplice attrazione tra di loro? Se volete scoprirlo, restate collegati su questi canali!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e come al solito, se vi va, mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate!

Ci leggiamo presto!

Un bacio,

Alice.

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