39.

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Alice

«Resto».

Gli occhi di Edoardo non sono mai stati così chiari e limpidi come in questo momento, non sono mai stati così intensi nell'osservare il mio viso, non riuscendo a focalizzarsi solo su una parte di esso, fino a quando non si incastrano con i miei, facendo battere forte il mio cuore nella cassa toracica. Ed è proprio questo contatto che mi fa trovare la voce e rispondere alla sua richiesta sussurrata sulla mia pelle. Un uragano di emozioni si sta agitando dentro di me mentre Edoardo sorride di fronte alla mia risposta, sorride come se avesse appena ricevuto la notizia più bella del mondo, sorride con un tale trasporto che mi fa arrossire e mancare il fiato.

Mi bacia poi, mi bacia come se io fossi la sua fonte d'ossigeno e con un tale trasporto che tutte le mie terminazioni nervose pizzicano e mi fanno tremare le mani mentre le infilo al di sotto della sua maglia, avida di avere un contatto diretto con la sua pelle. Edoardo sospira quando supero l'orlo e risalgo lenta dal suo addome ai suoi pettorali. Sono nervosa, molto, non ho mai avuto un tipo di contatto così intimo con un ragazzo, ma sento anche la necessità di esplorare la sua pelle, muoio dalla voglia di toccarlo e vedere come il suo corpo reagisce al mio.

Edoardo sembra capire le mie intenzioni perché si stacca appena da me, mi rivolge un sorriso accennato e si sfila la maglia dal collo, rivelando finalmente il suo torace nudo. Mi si blocca il respiro in gola e arrossisco istintivamente quando prende una delle mie mani e se la porta al petto, sul cuore, «Lo senti?», mi chiede con un filo di voce, non distogliendo nemmeno per un attimo il suo sguardo. E io lo sento, sento come il cuore gli sta battendo erratico nella cassa toracica quasi come se fosse in sintonia con il mio, che sta per esplodere.

«Questo è quello che mi fai ogni volta che sono con te, ogni volta che ti guardo, ogni volta che ti sfioro o ti bacio», mi confessa con un tale trasporto che io non posso fare altro che colmare la distanza tra di noi e baciarlo, baciarlo fino a dimenticarmi chi sono, come si respira o come si pensa.

Lascio che sia l'istinto a guidarmi mentre muovo le mani su di lui, sulla sua pelle, sulle sue spalle fino alla nuca e ai suoi capelli, dove intreccio le dita alle sue ciocche castane. Edoardo rilascia un sospiro strozzato quando spingo il mio corpo più vicino al suo facendo scontrare i nostri bacini e le sue mani, quasi in risposta a questo mio movimento, scendono dal mio viso, alle mie spalle fino ai miei fianchi e i suoi polpastrelli iniziano a compiere disegni immaginari sulla mia pancia, partendo dal bordo del reggiseno, intorno all'ombelico iniziando poi a tracciare una linea da un fianco all'altro, appena sopra i miei jeans. Inizia poi a giocare distrattamente con il bottone dei pantaloni, stuzzicandolo e i battiti del mio cuore non possono che accelerare. Mi si blocca poi il respiro in gola quando le sue dita lo slacciano, facendomi irrigidire appena e Edoardo se ne accorge subito, interrompe il bacio e mi guarda, mi guarda come mi ha guardata poco prima e io sento parte di quella tensione scivolare via dal mio corpo e venire rimpiazzata da qualcos'altro, a cui non so dare un nome. Il tempo sembra essersi dilatato improvvisamente, un secondo sembra durare un'eternità mentre rimaniamo immobili in silenzio e posso sentire ogni singolo battito del mio cuore risuonare nell'aria.

Edoardo mi rivolge poi un sorriso dolce che gli illumina lo sguardo facendo risultare i suoi occhi chiari ancora più verdi di quanto non siano: sono due pozze di giada quelle che in questo momento non lasciano nemmeno per un secondo le mie iridi scure. E io, in questo momento, ho la testa completamente vuota, leggera, senza nessun tipo di paranoia o angoscia, come di solito mi capita. Sono sempre stata la tipica persona che pensa troppo, facendosi anche trascinare dai pensieri, fino a rimanerne sopraffatta. Spesso e volentieri, infatti, milioni di dubbi, ripensamenti e lambiccamenti occupano la mia mente, non facendomi mai godere appieno l'attimo, dandomi anche una sensazione di soffocamento, in cui mi manca l'aria e mi sembra di annegare; ma niente di tutto ciò sta succedendo adesso, adesso la mia mente è completamente sgombra, non un solo pensiero a guastare il mio umore. Mi lascio condurre quindi dal mio cuore, ormai impazzito ed erratico nella mia cassa toracica, e colmo il breve spazio che c'è tra il mio viso e quello di Edoardo posando le labbra sulle sue e baciandolo con tutto quello che sto provando in questo momento e lui, dopo un attimo di incertezza, risponde più che appassionatamente ai miei movimenti lasciando vagare finalmente le mani al di sotto del tessuto dei miei pantaloni. Mi si mozza il respiro in gola, ma non per l'ansia o per l'insicurezza, ma per quello che sto provando in questo momento: mi sento come se fossi sulle montagne russe o come se stessi saltando tra le onde di un mare burrascoso.

Le mani di Edoardo si muovono sicure su di me e io mi stringo maggiormente a lui, baciandolo con tutta la forza che ho in corpo e stringendo ossessivamente le dita tra i suoi capelli, facendogli rilasciare un sospiro che mi fa schizzare il sangue alla testa e accelerare i battiti ormai incontrollati del mio cuore.

Un gemito risale lungo la mia gola e viene accolto dalle labbra voraci di Edoardo, che non danno per un attimo tregua alle mie, al mio viso o alla mia gola, mentre le sue mani esperte continuano a muoversi su di me, fino ad annebbiarmi la mente e far esplodere il mio corpo in milioni di frammenti.

Edoardo

Sono euforico, anzi forse euforico è un eufemismo rispetto a quello che sto provando in questo momento, in questo straordinario momento in cui Alice è come creta nelle mie mani e io sono avido di ogni suo sospiro e gemito mentre lascio che le mie mani la esplorino, la tocchino e la venerino come è giusto che sia. Il cuore mi esplode nella cassa toracica e non ho che lei nella mia testa, lei e il suo dolce profumo, lei e i suoi gemiti, lei e le sue labbra che si muovono smaniose sulle mie. In questo momento potrebbe crollare il soffitto e non me ne accorgerei nemmeno perché sono troppo immerso in lei, sono concentrato su ogni singolo movimento delle mani per ubriacarmi dei suoi sospiri e delle sue reazioni.

Il sangue mi ribolle nelle vene e il cuore batte erratico nella mia cassa toracica quando un ultimo gemito lascia le labbra di Alice, facendomi rallentare i movimenti delle mie mani e delle mie labbra. Le lascio una scia delicata di baci dalle labbra, alla mascella, alla gola cercando di prendere fiato e regolarizzare il respiro.

Sono così felice che si sia lasciata andare, che abbia abbassato la guardia e parte dei suoi muri tanto da permettermi di andare un po' oltre e approfondire il nostro rapporto. Sono consapevole della sua inesperienza, mi ha fatto davvero piacere che si sia fidata a tal punto da dirmi una cosa così importante per lei e questo mi fa pensare che anche io sia diventato importante per lei, al punto da voler condividere questa cosa con me.

Mentre lascio scorrere le labbra sul suo collo, sento che pian piano anche il suo respiro sta tornando alla normalità e che i battiti del suo cuore si stanno regolarizzando. Alzo lo sguardo sul suo viso rivolto verso il soffitto: ha gli occhi chiusi, le guance sono leggermente più arrossate del solito e i suoi lunghi capelli scuri sono scompigliati sul cuscino intorno alla sua testa.

Dio, quanto è bella in questo momento.

La luce soffusa dell'abatjour le illumina una parte del viso e io incrocio le braccia sul suo stomaco e la guardo in attesa che riapra gli occhi e incroci i nostri sguardi. Quando lo fa, arrossisce ancora di più e pinza il labbro inferiore tra i denti e io non posso che sorriderle prima di lasciarle un bacio sulla pancia e alzarmi un po' appoggiando le mani sul materasso ai lati della sua vita per darmi una piccola spinta per mettermi in piedi. Lancio uno sguardo alla sveglia del comodino: sono ormai le undici passate e Alice ha detto che resterà quindi mi dirigo verso l'armadio per cercare una mia maglietta, che possa indossare come pigiama.

Ne trovo una che potrebbe andarle bene, è una vecchia maglietta dei Queen, bianca e grigia con le mani a tre quarti e credo che sia abbastanza lunga da coprirle buona parte delle gambe.

Quando mi giro la trovo seduta con la schiena contro la testata del letto, intenta a torturarsi le pellicine delle dita e posso sentire da qui il rumore dei suoi pensieri.

«Tutto bene?», le chiedo apprensivo e lei alza subito la testa spalancando gli occhi. «C'è qualcosa che non va?», continuo poi e spero con tutto il cuore che non si sia pentita di quello che è successo.

«Sì, ma...», le muore la voce in gola e poi arrossisce ancora di più scuotendo la testa. «T-tu sei a posto? Cioè io devo...», farfuglia imbarazzata e io corrugo la fronte, cercando di capire a cosa si riferisca.

Di fronte alla mia perplessità Alice arrossisce ancora di più e inizia a gesticolare e a sistemarsi i capelli dietro alle orecchie, «Sì, insomma devo fare qualcosa per te?», chiede in evidente imbarazzo e io capisco a cosa stia facendo riferimento. Un sorriso lotta per spuntare sulle mie labbra, «No, tranquilla, sto benissimo così», le dico e sono sincero, pienamente sincero. Non ho bisogno che lei ricambi il "favore", non voglio che si senta costretta a farlo, sono più che felice che mi abbia permesso di sentirla e toccarla e abbiamo tutto il tempo di questo mondo per imparare a conoscere l'uno il corpo dell'altro.

Alice sorride un po' meno imbarazzata di poco fa e io non posso che sorridere con lei, poi le porgo la maglietta che stringo tra le mani, «Tieni, se vuoi metterti più comoda per dormire».

Mi ringrazia e la apre, «Ti piacciono i Queen?», mi domanda alzando un sopracciglio e io annuisco. «Alla mia amica Giulia piacciono da morire! Mi ha portata a un concerto l'anno scorso ed è stato wow! Adam Lambert non sarà Freddie Mercury, ma ha una voce dell'accidenti», mi spiega con lo sguardo luminoso, lo stesso che ha ogni volta che qualcosa la appassiona particolarmente. «E Brian May è spettacolare, fa cantare quella chitarra come se fosse una parte del suo corpo».

La guardo mentre parla, le guance rosse e gli occhi luminosi, dimenticandosi finalmente dell'imbarazzo di poco fa e io non posso che rimanere ancora una volta colpito da lei, dai suoi modi, dai suoi sorrisi e dalla sua straordinaria bellezza.

La guardo con attenzione beandomi dei suoi gesti, delle sue parole e del sorriso timido che le si apre sul volto nel momento in cui si accorge del mio sguardo insistente su di lei, «Che c'è?», mi chiede timida pinzandosi il labbro inferiore tra i denti. Le sembrerò un pazzo, fermo in piedi vicino all'armadio con lo sguardo fisso su di lei e con un'espressione da ebete. Scuoto la testa, «Niente, solo che sei bellissima», le dico sincero e lei rilascia una risata scuotendo la testa come a confutare quello che le ho appena detto.

Mi avvicino e le prendo il viso tra le mani, «È la pura e semplice verità». Sento che il respiro le si blocca in gola e io non posso che sorridere prima di posarle un delicato bacio sulle labbra.

«Anche tu non sei niente male», mi dice con uno sguardo malizioso facendomi ridere per poi alzarsi dal letto. «Posso usare il bagno?», mi chiede e io mi affretto ad annuire e a darle un asciugamano.

«Se vuoi, dovrebbe esserci uno spazzolino nuovo sotto al lavandino», le dico prima che lei esca dalla camera con la mia maglietta in mano.

Alice

Quando mi chiudo la porta del bagno dietro alle spalle, rilascio un sospiro e mi guardo allo specchio: ho le guance rosse, gli occhi luminosi e i capelli scompigliati lungo le spalle. Mi pinzo il labbro inferiore tra i denti e afferro il bordo del lavandino mentre cerco di raccogliere i pensieri su quello che è appena successo in camera di Edoardo: un brivido mi percorre la spina dorsale mentre ripenso alle sue mani su di me, alla sincronia di queste con le sue labbra, quasi fameliche, ma allo stesso tempo straordinariamente attente.

Nessuno mi aveva mai toccata così, non ho mai permesso a nessun di toccarmi o di avvicinarsi a tal punto a me, ma sono contenta di aver aspettato, sono contenta di aver permesso a Edoardo di farlo e lo so che non è nulla di grandioso o particolarmente eclatante, ma per me lo è stato. Lo è stato soprattutto perché era lui, era Edoardo e non una persona qualsiasi, perché lui riesce a far sembrare straordinario qualsiasi cosa faccia.

Chiudo gli occhi rilasciando una risata che nasce dal fondo della mia gola, prima di cercare di darmi una sistemata: passo le dita tra le ciocche per cercare di pettinarle, ma con scarsi risultati, tanto che alla fine lego i capelli in una crocchia disordinata in cima alla testa. Mi sciacquo il viso, mi lavo i denti e poi tolgo i pantaloni e infilo la maglia di Edoardo che è abbastanza lunga da coprirmi il sedere e una parte delle gambe. Valuto poi se togliere il reggiseno per dormire, come faccio sempre quando sono a casa: soppeso per un attimo le alternative, ma poi la comodità ha la meglio su di me e decido di sfilarlo.

Esco poi dal bagno e raggiungo nuovamente la camera di Edoardo dove lo trovo seduto sul bordo del letto con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, le dita incastrate tra i capelli e il labbro inferiore pinzato tra i denti. Mi appoggio allo stipite della porta incrociando le gambe e concedendomi un attimo per guardarlo: è bello come pochi in questo momento, lui continua a dirmi che sono bella, ma qui tra i due è lui quello davvero bello. Alla fine, io sono una normalissima ragazza, con i capelli scuri, gli occhiali e un disagio grosso come una casa, mentre lui è davvero straordinario, sia dentro che fuori.

Tutto in lui è particolare: dai suoi tratti cesellati, ai capelli mossi, a quegli occhi straordinariamente verdi, alle sue spalle larghe e al suo torace tonico – su cui i miei occhi scorrono avidi adesso che è senza maglietta – alla sua anima gentile, dolce e premurosa.

Vorrei baciare ogni singolo angolo della sua pelle in questo momento e arrossisco di fronte alla piega che iniziano a prendere i miei pensieri, fino a quando lui si accorge che sono lì ferma sulla porta a guardarlo.

Quando i suoi occhi chiari incrociano i miei, i battiti del mio cuore accelerano e una piacevole scossa si propaga lungo tutta la mia spina dorsale nel momento in cui il suo sguardo inizia a percorrere ogni centimetro della pelle delle mie gambe lasciata scoperta dalla maglietta.

«Devo dire che sta meglio a te che a me questa maglietta», commenta tirando distrattamente il labbro inferiore con il pollice e l'indice, non riuscendo a distogliere l'attenzione da me.

Arrossisco e mi avvicino a lui che mi porge una mano che afferro prontamente: mi fa sedere sulle sue gambe, cingendo il mio bacino e posando una mano su una delle mie. Inizia poi a compiere dei cerchi lenti facendo scorrere l'indice dal mio ginocchio al bordo della maglietta e io vado letteralmente in combustione.

«Hai impegni tra due sabati?», mi chiede dopo un po' rompendo il silenzio piacevole che ci ha avvolto fino a ora e io scuoto la testa non riuscendo a trovare le parole dal momento che sono sottoposta alla lenta tortura delle sue mani che stanno continuando ad accarezzarmi delicate.

«Bene», dice posando un bacio lungo la mia mascella. «Allora sei ufficialmente invitata a un evento alla Scala di Milano: andrà in scena una rivisitazione del Don Giovanni». 

Spalanco gli occhi di fronte alle sue parole perché è una vita che sogno di vedere quest'opera, «Io e Max ci occuperemo delle fotografie agli attori e agli ospiti che ci saranno quella sera, oltre che alle fotografie del set e dell'allestimento del teatro. Il mio capo mi ha detto che abbiamo due biglietti in platea e vorrei che tu venissi», mi dice facendo scorrere il naso lungo la mia guancia. «Sempre che ti faccia piacere», conclude il suo monologo posandomi un bacio all'angolo della bocca e allontanando poi appena il viso dal mio per guardarmi negli occhi.

Vorrei rispondergli che non vedo l'ora, che il Don Giovanni è una delle mie opere preferite, che La Scala è un sogno, ma ho il cervello in pappa per tutte le sensazioni che le labbra e le mani di Edoardo stanno continuando a compiere su di me e l'unica cosa che riesco a fare è afferrargli il volto con le mani e posare le mie labbra sulle sue, sperando che possano bastare come risposta alla sua richiesta.

Lo sento sorridere e stringermi di più a sé, «Lo devo prendere come un sì?», mi chiede sussurrandomi sulla bocca e io non posso che annuire prima di continuare a baciarlo con tutta me stessa.


Buona domenica a tutti!

Sono MOLTO in imbarazzo per questo capitolo e anche DECISAMENTE terrorizzata dalle vostre possibili reazioni. Non avevo mai scritto nulla di un po' più osé e quindi non sapevo bene come gestire la faccenda, ma spero di essere riuscita a trasmettervi qualche emozione di quelle che hanno provato Edoardo e Alice.

Vi ringrazio per essere sempre qui. Grazie davvero.

A presto,

Alice.

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