53.

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Edoardo

Sono sempre stato abbastanza riservato, non sono mai stato quel tipo di persona che mette sulla pubblica piazza gli affari suoi, non ho mai raccontato molto di me, a meno che non mi venisse richiesto. Ho sempre preferito mostrare le mie emozioni o i miei sentimenti tramite le fotografie che ho sempre scattato: tramite queste infatti speravo, e spero, di mostrare una parte di me, di quello che provo e sento.

Non sono mai stato il tipo che ha parlato apertamente di sé e mia madre lo sa e l'ha sempre saputo perfettamente, o almeno lo sapeva fino a qualche ora fa perché adesso, mentre stiamo aspettando che Alice ci raggiunga al ristorante, non sta facendo altro che bombardarmi di domande su di lei, su cosa faccia, su come ci siamo conosciuti, su qualsiasi altra cosa le venga in mente. Mancano soltanto le domande sul gruppo sanguigno e credo che mi abbia chiesto qualunque cosa tanto che quando glielo faccio notare lei si imbroncia.

«Mamma ti prego, dammi tregua», sbuffo appena sistemandomi il ciuffo di capelli che mi ricade sulla fronte. «E ti prego non bombardare Alice di domande come stai facendo con me».

Lascio vagare il mio sguardo tra le persone che affollano la piazzetta di fronte al locale in cerca di Alice. Siamo in Brera, in uno dei vicoletti della zona e spero che lei riesca a trovarci, visto che il locale è un po' nascosto.

«Sei un guastafeste!», mi dà un buffetto su una spalla. «Sono solo un po' curiosa!», si difende.

Mi volto nella sua direzione alzando un sopracciglio, «Solo un po'?», calco le parole. «Manca poco e mi chiedi anche quante volte probabilmente farà la pipì al giorno».

«Oh, ma smettila non è vero».

Le rivolgo un'espressione loquace, sa benissimo che mi sta bombardando di domande e infatti dopo qualche istante sbuffa, «E va bene», ammette. «Ma a mia discolpa posso dire che la tua nuova fidanzata mi piace da morire».

Accenno un sorriso sghembo alle sue parole: Alice non è ancora la mia fidanzata – dio, ma chi usa ancora questo termine? –, almeno non ufficialmente, ma ho tutte le intenzioni di chiederglielo e farlo come si deve.

Appena Alice se n'è andata ho scritto una mail alla persona alla quale intendo chiedere un aiuto per farlo e spero vivamente che mi dica di sì e si mostri disponibile come mi è sembrata quando l'ho incontrata dal vivo qualche mese fa. Spero vivamente che ogni tanto controlli quella mail e accetti la mia proposta dal momento che la cosa che le sto chiedendo è decisamente personale e non so quanto possa interferire con la scaletta della sua serata.

Spero poi anche che si ricordi di me dal momento che sono sicuro incontri un numero spropositato di fotografi e direttori creativi.

L'unica cosa che posso fare adesso è aspettare e sperare che la sua risposta sia affermativa.

«Perché è la tua fidanzata, vero?», domanda ancora di fronte al mio silenzio e alle mie elucubrazioni sulla sorpresa che ho in mente.

«Edoardo?», incalza nuovamente. «Dai, rispondimi!».

Scuoto la testa, trattenendo a stento un sorriso, ma mia madre non molla la presa e continua imperterrita nelle sue richieste.

«Sei incredibile!», sbuffo una risata di fronte alla sua insistenza e lei di tutta risposta si stringe nelle spalle come se fosse poca cosa. «Non ancora, ma ho intenzione di chiederglielo, contenta?».

«Molto», sorride soddisfatta incrociando le braccia al petto e guardandomi con uno sguardo fin troppo contento e luminoso.

«Bene», mi passo le dita tra i capelli per sistemare nuovamente il ciuffo come faccio ogni volta che sono nervoso o esasperato, come in questo momento. «Adesso ti calmi e torni a essere una persona normale e non una ragazzina entusiasta?», la riprendo scherzosamente.

«Parola di lupetto», mi promette facendo il gesto con indice e medio sulle labbra, lo stesso che mi ha sempre rivolto fin da quando ero bambino.

«Ma a mia discolpa, devo dire che tutta questa mia curiosità deriva dallo sguardo che hai negli occhi», fa una pausa che mi fa voltare nuovamente verso di lei. «Non te l'ho mai visto, se non poche volte e soprattutto non è mai stata una persona a provocarlo», lo dice con leggerezza, come se non avesse appena sganciato una bomba.

«E non guardarmi così», mi sorride nuovamente. «Qualsiasi cosa ti abbia fatto questa ragazza, spero che non smetta di farlo».

Lo spero anche io con tutto il cuore.

Sorrido istintivamente alle sue parole: Alice non sta facendo qualcosa di specifico in realtà, non sta facendo niente di particolare per farmi stare e sentire così, se non comportarsi come se stessa. Non sta inscenando atteggiamenti eclatanti o quant'altro per mettersi in mostra e non sta provando a essere quello che non è: si sta mostrando in tutte le sue fragilità e debolezze, ma anche nei suoi punti di forza.

Si sta comportando come se ci conoscessimo da una vita, nonostante siano solo alcuni mesi e, per una persona timida e riservata come lei, non può che essere già una cosa straordinaria. Essere se stessi anche quando si è in due trovo che sia la vera chiave per far funzionare davvero un rapporto, perché alla fine mostrarsi per quello che non si è alla lunga porta solo a mostrare l'esatto contrario.

Come è successo con Virginia, d'altronde. A volte mi chiedo perché abbia voluto mettersi con me o se mi abbia mai amato davvero, vista la facilità con cui mi ha tradito, buttando all'aria quella che credevo essere una storia più che importante.

Chissà perché si è sempre mostrata così diversa all'inizio della nostra storia, così semplice, dolce e gentile, per poi colpirmi dritto al cuore con la sua indifferenza e meschinità. La cosa che mi ha fatto stare peggio è stata proprio questa: il fatto che la persona di cui credevo di essermi innamorato si è poi rivelata tutt'altro e forse non è mai davvero esistita.

«Eccola», dice dopo un po' mia madre risvegliandomi dai miei pensieri e facendomi voltare immediatamente nella direzione verso la quale sta guardando.

Alice sta camminando verso di noi trafelata, stretta nel suo cappotto scuro e i miei occhi non possono fare altro che percorrere la sua figura sottile e le sue gambe coperte solo da delle calze velate.

Quindi indossa un vestito che sicuramente fascerà le sue curve e che metterà in mostra il...

«Asciugati la bava», mi riprende scherzosamente mia madre dandomi un colpetto alla spalla e ridendo di gusto.

«Non mi sta colando la bava!».

Ma che problemi hanno lei e Max? Entrambi nel giro di pochi giorni mi hanno rivolto le stesse identiche parole.

Forse perché hanno ragione e non riesci a non sbavare come un lama quando la vedi?

«Oh invece sì», mia madre ride di gusto e continua a farlo anche Alice ci raggiunge con uno sguardo interrogativo in volto.

«Ciao», ci guarda con un cipiglio in fronte, cercando di capire che cosa abbia scatenato le risate di mia madre. «Che succede?».

«Ciao tesoro», la saluta dolcemente mia madre. «Oh, niente, comunque», liquida la questione. «Stavo solo consigliando a mio figlio qui di asciugarsi la bava che sta versando sul pavé da quando ti ha vista arrivare», si avvicina ad Alice e la stringe in un veloce abbraccio. «Come stai? Sei molto carina stasera».

Alice arrossisce come da manuale di fronte al complimento, ma sorride furba nella mia direzione e alza un sopracciglio per un istante, tornando a rivolgere nuovamente la sua attenzione verso mia madre. «Tutto bene Anna, grazie. Tu?».

«Meravigliosamente», le sorride. «Entriamo?».

La ragazza annuisce e fa per seguire mia madre all'interno del ristorante, ma la fermo prendendola delicatamente per un polso e facendola voltare nella mia direzione. I suoi occhi scuri incontrano i miei, «Non mi saluti come si deve?», le chiedo alzando un sopracciglio di fronte al suo sguardo confuso.

Alice arrossisce e lascia andare il labbro inferiore che ha pinzato tra i denti appena mi avvicino e le poso entrambe le mani sulle guance prima di posare un delicato bacio sulle sue labbra che ben presto si trasforma in un bacio vero e proprio: pinzo il suo labbro inferiore tra i denti, lasciando che la mia lingua allevi il morso, mentre le accarezzo dolcemente i lati del viso. Ogni volta che la bacio vorrei che non finisse mai, ma siamo in pubblico e so che Alice si imbarazza facilmente e non ama troppo le smancerie, quando c'è tanta gente come oggi poi non ne parliamo nemmeno.

Appoggio la mia fronte sulla sua, «Adesso possiamo entrare», le lascio un bacio tra i capelli e le passo un braccio intorno alle spalle per entrare finalmente nel ristorante.

Alice

Ho la testa leggera dopo il bacio di Edoardo, come succede ogni volta che lo fa.

Dovrei essere abituata ormai, ma non è così, anzi. Ogni volta che le sue labbra si scontrano con le mie è un'esperienza nuova che porta sensazioni diverse, ma allo stesso tempo familiari. Non so nemmeno descrivere quello che sento o cosa mi scatenano le labbra di Edoardo sulle mie, so solo che mi fanno dimenticare qualsiasi cosa e mi fanno desiderare che non si stacchino mai da me.

Credo di esserne diventata totalmente dipendente: potrei passare le mie giornate a baciarlo, a sentire le sue labbra morbide sulle mie o a posare le mie su ogni centimetro del suo viso. Oppure a sentire le sue su di me: sentire i baci delicati che posa su ogni centimetro della mia pelle diventare sempre più famelici e desiderosi...

Arrossisco al solo pensiero e il ragazzo vicino a me ovviamente se ne accorge e mi prende in giro, «Il mio bacio ti ha dato alla testa?», mi sussurra in un orecchio facendo scontrare di proposito le sue labbra contro al mio lobo che mi scatenano un brivido piacevole lungo la spina dorsale.

Resto immobile mentre continua a parlare, «E non sai ancora che cosa ho in mente per te, stanotte». Si allontana appena da me per guardarmi negli occhi e scoccarmi un sorriso furbo che mi fa attorcigliare lo stomaco.

Porca miseria!

Resto a bocca aperta e Edoardo ride di fronte alla mia reazione, «Forza entriamo».

Mi apre la porta del locale per raggiungere finalmente sua madre. Resto piacevolmente colpita dall'atmosfera intima del ristorante: le luci sono soffuse, qualche lampadina pende dal soffitto e si intreccia alle travi a vista; i tavoli sono sparsi per la sala, tutti a una distanza tale da risultare intimi per i commensali che vi siedono.

Scorro con lo sguardo la sala alla ricerca di Anna e quando la trovo lei ci sorride e ci fa un cenno; ci avviciniamo e Edoardo si affretta a scostarmi la sedia per farmi accomodare. Sorrido di fronte all'ennesimo suo gesto premuroso nei miei confronti: Edoardo per certi aspetti è un ragazzo d'altri tempi, uno degli ultimi romantici, con un animo particolarmente sensibile e attento e credo proprio che sia stato questo a spingermi a dargli e darmi una possibilità, ad abbattere i miei muri perché lui è entrato in punta di piedi nella mia vita rispettando i miei tempi e non mettendomi nessun tipo di pressione fino a farmi innamorare di lui, irrimediabilmente, senza se e senza ma; e non posso che essergli grata e straordinariamente felice per questo.

Mi sporgo nella sua direzione, posando un delicato bacio a fior di labbra, «Ti amo», sussurro non riuscendo a tenermelo per me. Non mi importa se sua madre è seduta di fronte a noi, non riesco a non dirglielo, ma a lui non sembra dispiacere perché si volta nella mia direzione con un ampio sorriso dipinto in faccia: i suoi occhi verdi hanno una luce particolare quando si incontrano con i miei tanto da farmi attorcigliare lo stomaco e bloccare il respiro in gola; il sorriso sghembo che mi rivolge poi mi dà il colpo di grazia.

Fa per parlare e dirmi qualcosa ma veniamo interrotti da un flash tanto che ci voltiamo immediatamente entrambi: Anna ha il labbro inferiore pinzato tra i denti e il cellulare in mano, «Ops», si porta una mano in viso. «Non volevo interrompere niente, ma eravate particolarmente belli e non ho saputo resistere».

Le parole che ci rivolge mi riportano immediatamente a dicembre, alla sorpresa che Edoardo aveva organizzato per me e alla mia fuga repentina tanto che non posso che sentire una fitta di rimorso stringermi lo stomaco.

Edoardo alza gli occhi al cielo, «Sei incredibile», dice fingendosi esasperato rivolgendosi a sua madre, ma non riuscendo a trattenere un sorriso al quale Anna risponde con uno ancora più grande.

Mi lancia poi uno sguardo complice e mi stringe la mano sotto al tavolo, «Ad Alice non piacciono particolarmente le foto a tradimento».

Mi scocca un occhiolino come a farmi capire che non è importante e che mi sta semplicemente prendendo in giro, ma io non posso che sentirmi ancora più in colpa tanto che abbasso lo sguardo e mi pinzo il labbro inferiore tra i denti, non riuscendo a sostenere lo sguardo di Edoardo.

Gioco distrattamente con il bordo del tovagliolo e mi sistemo una ciocca di capelli dietro all'orecchio, «Ehi», mi richiama dolcemente. «Non volevo farti sentire in colpa», mi rivolge un sorriso dolce che gli scalda gli occhi. «Anzi, adesso ti faccio ridere: dopo quella sera, Matteo ha riso di me per almeno due settimane. Gli hai forse dato il miglior materiale con cui prendermi in giro che potesse mai sognare», si lascia andare a una risata, sistemando il ciuffo di capelli che gli ricade sulla fronte e bagnandosi il labbro inferiore con la lingua.

«Davvero?», domando abbozzando a mia volta un sorriso.

Edoardo alza un sopracciglio con fare ironico, «Certamente! Cosa avrebbe dovuto fare se non ridere o prendermi in giro dal momento che mi hai piantato sotto l'albero in Duomo dopo tutto il casotto che avevo organizzato?», continua a usare un tono spensierato e ironico. «Non mi ha dato tregua».

Sorrido di fronte alle sue rassicurazioni e Anna interviene confusa da quanto appena detto dal figlio, «Okay, mi sono persa», attira la nostra attenzione nella sua direzione. «Cosa è successo in piazza Duomo?».

I suoi occhi chiari ci guardano attenti mentre scorrono tra me e Edoardo, cercando di capire meglio la dinamica.

Edoardo la guarda, «Sempre a impicciarti tu, eh?».

«Sei tu che hai tirato fuori l'argomento!», si difende alzando le mani.

Non posso darle tutti i torti e sorrido comunque di fronte al loro battibecco.

«Quindi?», incalza.

Edoardo mi lancia un ultimo sguardo in tralice e poi si volta nuovamente verso sua madre, «Niente, solo che avevo organizzato una sorpresa per conoscere Alice sotto al Duomo e lei mi ha lanciato un bel due di picche dopo che una ragazza ci ha scattato di nascosto una fotografia, proprio come hai fatto tu adesso», le spiega facendo un gesto della mano nella sua direzione.

Anna batte le palpebre confusa rimanendo in silenzio per qualche istante facendo scorrere lo sguardo velocemente tra me e Edoardo.

Resto sulle spine per tutto il tempo in cui resta in silenzio, non potendo fare a meno di imparanoiarmi come al mio solito ipotizzando scenari apocalittici in cui lei inizia a odiarmi perché ho lasciato Edoardo come un mammalucco sotto all'albero di piazza Duomo.

Come al solito siamo catastrofiche, eh?

Trattengo il fiato in attesa, mordicchiandomi l'interno della guancia con fare nervoso fino a quando Anna non si sblocca e inizia a ridere di gusto, portandosi una mano al viso per coprirsi la bocca.

«C-cioè, fammi capire», dice tra una risata e l'altra. «Sei stato lasciato da solo sotto all'albero di Natale in piazza Duomo come un pollo?».

Edoardo scuote la testa non riuscendo a trattenere però anche lui una risata, «Esattamente! Un due di picche così non l'ho mai ricevuto!».

Anna si asciuga una lacrima che le scorre lungo la guancia, «Questa però dovete spiegarmela meglio. Come sei arrivato a questo? Come vi siete conosciuti?», domanda curiosa. «Vi conoscevate già prima? Mi pare quasi ovvio, no? Altrimenti non avresti organizzato una sorpresa per una sconosciuta?».

Invece è andata proprio così, non posso fare a meno di pensare.

«Beh, in realtà sì», risponde infatti Edoardo al che Anna corruga la fronte. Il figlio quindi dopo aver sospirato inizia a raccontare per sommi capi la nostra storia, come ci siamo incontrati per la prima volta sul quel treno Torino-Milano, sugli incontri casuali in metropolitana, fino ai volantini e al fatto che sia stato contattato dalle mie amiche per organizzare la sorpresa che in realtà non ha fatto altro che farmi scappare, per poi passare all'ennesimo incontro casuale a Parigi, al Louvre di fronte alla Nike di Samotracia, a quell'incontro che non ha potuto fare altro che farmi capitolare, fino ad arrivare ad adesso, a questo momento in cui la sua mano è stretta alla mia sotto al tavolo.

La voce di Edoardo ha una cadenza da narratore mentre racconta tutta la storia a sua madre e non posso che sentire nascere la pelle d'oca sulla mia pelle di fronte al tono dolce con cui parla. Spiegati così gli eventi sembrano quasi da romanzo, quasi inventati e scritti dalla penna di uno scrittore che si è divertito a far incrociare e intrecciare i fili della nostra vita, come se fosse stato deciso a priori che le nostre strade avrebbero dovuto incontrarsi per legarsi irrimediabilmente, facendo capire, soprattutto a me, quanto sia bello vivere le cose in due, quanto sia bello sapere di essere a tal punto importante per una persona da sentire che una parte di te manca quando questa non è presente.

«E quindi eccoci qui», conclude lanciandomi uno sguardo talmente carico d'amore che mi fa mancare per un attimo il fiato e arrossare le guance.

Gli sorrido stringendo le sue dita tra le mie, sperando di fargli capire quanto le sue parole mi abbiano colpito e fatto attorcigliare lo stomaco.

«Beh, che dire...», Anna sembra che stia cercando le parole giuste. «Wow», dice poi semplicemente dopo qualche istante in silenzio.

Sorrido di fronte alla sua reazione, «Già, diciamo che non sono stata la ragazza più facile con cui avere a che fare».

«Oh, tesoro», mi rivolge uno sguardo carico di quello che sembra essere affetto. «Non c'è nulla di male a far penare un po' questi uomini. Anche se l'uomo in questione è mio figlio», mi scocca un occhiolino e uno sguardo complice prima di afferrare il menù e iniziare a leggerlo.

Più che farlo penare, l'hai sottoposto alle fatiche di Ercole!, una vocina nella mia testa mi fa notare piccata e non posso darle tutti i torti: non sono stata decisamente la persona più facile da prendere e me ne rendo perfettamente conto, tanto che a volte mi chiedo quanto ne valga la pena.

Edoardo, come se mi stesse leggendo nel pensiero, viene in mio soccorso, tirandomi fuori dal vortice dei miei pensieri distruttivi, e coglie il momento di distrazione della madre per sporgersi verso di me; le sue labbra piene sfiorano il mio orecchio, «Mi avrai anche fatto penare, ma ne è valsa decisamente la pena».


Buonasera a tutti!

Come state? Come procedono le vacanze? Scusate la mia assenza da Wattpad, ma sono stata in vacanza e non ho più toccato il pc, ma mi ci sono messa appena rientrata!

Spero che vi sia piaciuto e spero di pubblicare il prossimo in tempi più celeri di questo!

Un bacio e a presto.

Alice. x

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