6.

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Alice

Dopo una lunga occhiata al volantino che ho in mano, scoppio a ridere. Se questa, secondo il ragazzo, poteva essere la trovata del secolo si sbaglia di grosso. Tralasciando il terribile colore giallo fluo dello sfondo e il suo bel faccione stampato sopra, che non gli rende per niente giustizia, vogliamo parlare dell'annuncio? "Ehi pupa, mi riconosci? Sono qui per te". Di pessimo gusto.

«Allora, è lui?», mi incalza Arianna avvicinandosi a me e appoggiando la testa sulla mia spalla. «Ho visto questi volantini oggi in alcune stazioni della metropolitana! A Romolo ce ne saranno stati più di un centinaio e Federica, la mia compagna di università, mi ha detto che anche Centrale era piena!».

Per tutte le stazioni della metropolitana? Davvero? Inorridita, alzo lo sguardo dal volantino.

«È lui», sospiro tra il disgusto e l'allibito. «Ma come si può partorire un aborto di idea come questa?».

Marta mi riprende in tempo zero, «Spero tu stia scherzando Alice! Io trovo che sia la cosa più romantica di sempre! Cioè ti rendi conto che ha tappezzato Milano di volantini per te? Per trovarti? Devi averlo colpito per spingerlo a fare una cosa del genere!».

«Romantica? A me sembra una cosa da pazzoidi! E poi chi usa ancora la parola 'pupa'? Forse l'ultima volta che l'ho sentita è stato in Grease!», ribatto cercando appoggio in Chiara che, tra tutte, è sempre quella con uno sguardo più obiettivo sulla realtà.

L'interessata mi dà ragione. «Effettivamente è una cosa un po' da schizzati».

Oh, meno male che c'è qualcuno che la pensa come me!

Ma non faccio in tempo a formulare il pensiero che quel poco di buonsenso che la caratterizza va a farsi benedire.

«Però guardiamo il lato positivo della faccenda: abbiamo il suo numero di cellulare! Possiamo chiamarlo e cercare di conoscerlo meglio!», batte le mani contenta alzandosi di scatto dalla scrivania. La sento andare in camera sua per prendere il cellulare, «Scusa, puoi dettarmi il numero? Vediamo se ci risponde». La mia amica si affaccia alla porta con il telefono in mano, in attesa che le dica il numero.

Scuto la testa e la guardo, «Non lo chiamerò! Per dirgli cosa, poi? Ho trovato il tuo volantino e voglio vederti?», domando riducendo il volantino a una pallina informe. «No, non mi interessa», mi alzo dal letto e provo a fare centro nel cestino vicino all'armadio.

Non ti interessa o non hai il coraggio di farlo? Troppo disagio, vero?

Scuoto la testa e tiro, «Canestro!». Alzo le mani in aria ed esulto come se fossi ai play-offdi basket.

«Invece lo chiamerai!», sentenzia severa Arianna recuperando il volantino dal cestino. «Questo ragazzo merita una possibilità! Tu meriti una possibilità!», mi rimprovera con uno sguardo di fuoco. «Ha tappezzato Milano per trovarti Alice e non ti conosce nemmeno! Nessuno farebbe una cosa del genere, se non ci tenesse davvero». Mi guarda negli occhi, senza distogliere lo sguardo. «E poi, lo spauracchio dei gatti incombe sulla tua testa!».

Mi irrito, sempre la solita storia!

Arianna non si dà pace sul fatto che io non abbia mai avuto un ragazzo in ventidue anni di vita. O perlomeno, un ragazzo che si possa definire tale: ho baciato tre persone in vita mia, ma che ci posso fare? Non sento la necessità di averlo. Sto bene da sola, non mi serve avere qualcuno al mio fianco per sentirmi completa. Così è stato e così sempre sarà.

E poi, diciamoci la verità: non ho mai avuto grandi esempi sulle storie a lieto fine. Tutte le persone della mia famiglia hanno subito tradimenti e sofferenze. Io non voglio viverle, non voglio soffrire e ridurmi in lacrime per qualcuno.

«Ari, senti, avrò anche sulla testa una spada di Damocle felina, ma non puoi pensare davvero che io debba chiamare questo ragazzo. Cioè hai visto il volantino? E poi cosa dovrei dirgli: "Ehi, sono la pupa che stai cercando?"; per carità, è terribile già solo dirlo ad alta voce».

«No, ma almeno pensaci. Datti una possibilità per una volta».

Ma io non voglio darmi una possibilità.

Edoardo

Sono le undici di sera quando sento la porta di casa aprirsi. Sono seduto su questa sedia dalle quattro di pomeriggio, gli occhi mi pizzicano e mi fa male la schiena. Il pensiero che passerò la notte in bianco per editare le foto mi fa venir male, ma Max è stato chiaro: le foto devono essere pronte e caricate sul suo computer domani mattina alle nove. È la prima volta che il mio capo mi affida l'editing di un servizio importante. Fino a ora, infatti, avevo lavorato solo su campagne minori o gli avevo semplicemente fatto da assistente. Devo mostrargli le mie capacità e tutto deve essere perfetto.

Sono talmente concentrato e stanco che non ho la forza di insultare Matteo per la trovata di oggi nemmeno quando la sua testa fa capolino dalla porta di camera mia.

«Allora? Sono o non sono il migliore amico del mondo?», si adula da solo con un sorriso sornione.

Non mi giro nemmeno a guardarlo, sono troppo concentrato nel bilanciare i colori di questa foto: il completo del cantante è di un rosso acceso e voglio che risalti meglio sullo sfondo floreale che lo circonda.

«Stammi alla larga!», borbotto scocciato.

Matteo, non contento della mia indifferenza, si fa imperterrito. «Allora? La tua bella ti ha chiamato? Quando uscirete insieme?».

Lo ignoro. Perché il programma non mi salva le modifiche di questa fotografia?penso irritato.

«Allora? Ti ha chiamato», non molla e si lancia sul mio letto. Si sdraia e poggia una mano sulla testa per guardarmi, «Allora? Allora? Allora?». Continuo a ignorarlo, capendo finalmente il problema del programma. Ma lui non demorde, continua la sua cantilena e pronuncia ogni parola sincronizzandosi con il suo molleggiare sul letto. È a dir poco snervante e se ne rende conto benissimo.

«E-D-O-A-R-D-O, mi rispondi?», sillaba toccandomi una spalla.

Edoardo, respira. Non staccare la testa al tuo coinquilino.

Ma dopo l'ennesima pacca sulla spalla esplodo.

«NO! Non so se mi ha telefonato perché sono stato costretto a spegnere il cellulare», dico d'un fiato girandomi verso di lui. «Continuavo a ricevere telefonate e messaggi equivoci da chissà chi! Sono arrivato in ritardo al lavoro per colpa della tua brillante idea che mi ha fatto perdere tempo a Cadorna. Max si è incazzato con me e ho rischiato di essere licenziato! Per di più adesso devo editare una cosa come duecento foto per domani alle nove e non ho tempo di stare dietro alle tue domande assillanti e sciocche!». Batto una mano sulla scrivania mentre lo guardo infuriato, sono a corto di fiato ma non distolgo gli occhi dai suoi. Deve capire una volta per tutte che non può comportarsi così.

Il suo sguardo rimane un attimo interdetto ma poi scoppia a ridere, «Wow, amico, prendi fiato o ti scoppierà un polmone!». Si alza e mi batte una mano sulla spalla con fare amichevole.

Ride! Il cretino sta ridendo!

«Matteo sono serio. Cosa ti è saltato in mente?», lo guardo negli occhi, cercando di fargli capire l'enormità della cazzata che ha fatto. «Tralasciamo il fatto che la mia faccia è per tutta Milano così come il mio numero di telefono, pensi davvero che la diretta interessata si farebbe mai viva con un volantino del genere?». Fa per parlare ma lo interrompo alzando un dito, «No, e non dirmi che "Pupa" è la trovata del secolo, perché non lo è», mi passo una mano tra i capelli, per la centesima volta nel corso della giornata. Lo faccio sempre quando sono nervoso e di questo passo mi cadranno tutti i capelli entro la fine della giornata.

Matteo non sembra cogliere il senso del mio discorso, «Beh, io se fossi una ragazza e un bel figo come te spargesse volantini per me, ti telefonerei subito!», asserisce incrociando le braccia, come se fosse la cosa più ovvia. Lo guardo allibito, non mi ascolta proprio. Non ha nemmeno senso controbattere, è sicuro della sua idea.

Rilascio un sospiro stanco e mi strofino una mano sugli occhi, «Senti, ne riparliamo domani! Ora devo finire il lavoro», mi giro di nuovo verso il computer.

Matteo fa una smorfia, ma decide comunque di alzarsi e lasciarmi finire il lavoro, «Ed, tu non capisci. Mi ringrazierai, vedrai», si alza e si dirige verso camera sua. Prima di uscire, però, si gira nuovamente verso di me e si appoggia allo stipite della porta, «Accendi quel telefono: magari tra tutti i messaggi trovi quello della bella lavanderina! Buonanotte!».

Guardo lo schermo spento del mio telefono, me lo rigiro tra le mani e picchietto le dita con fare nervoso.

E se mi avesse scritto?

Lo accendo. Nel giro di trenta secondi ricevo almeno ottanta messaggi e altrettante chiamate perse.

Dovrò cambiare numero, penso sconsolato scorrendo le notifiche. Inorridisco man mano che ne leggo il contenuto, sto per cancellare tutto quando una chat con un allegato cattura la mia attenzione.

Apro il messaggio con dita tremanti e la foto della "bella lavanderina" mi appare davanti agli occhi.

Non credo sia stata lei a mandarmi il messaggio perché non sta guardando nell'obiettivo della fotocamera, ma è di profilo china su un libro. Mi domando cosa stia leggendo, il suo sguardo è concentrato e non sembra fare caso a quello che la circonda. Nemmeno alla fotocamera che l'ha immortalata. Ha la testa appoggiata a una mano e una matita nei capelli. Mi perdo con lo sguardo focalizzandomi sul suo profilo, sul naso dritto e sulle labbra piene. È bella, è una di quelle bellezze pudiche, particolari ma non per questo meno affascinanti.

Leggo le parole che accompagnano la foto.

«Spero vivamente che tu non sia un maniaco! Se ti interessa davvero la mia amica, contattami e farò in modo di fartela conoscere!

Ps: se posso permettermi, hai avuto un'idea del cazzo! Alice non è di sicuro il tipo che si fa infinocchiare da queste cose!».

Rimango immobile e senza fiato. Alice, finalmente so come si chiama. Senza pensarci rispondo al messaggio.

Una strana sensazione mi accompagna per tutta la notte: attesa, impazienza e un filo d'ansia. Nonostante sia immerso nel lavoro, lancio spesso uno sguardo al cellulare sperando che si illumini e mi arrivi la risposta che sto aspettando. So che è tardi e probabilmente non riceverò una risposta prima di domani, ma non posso fare a meno di sperare che il messaggio arrivi il più in fretta possibile. Non so perché ma sento la necessità di conoscere questa ragazza e di conoscere i suoi pensieri. Mi chiedo cosa si celi dietro al suo sguardo profondo, dietro a quegli occhi che mi hanno incatenato dalla prima volta che hanno incrociato i miei. Non ho mai provato una sensazione del genere prima, non ho mai sentito una connessione così profonda con una ragazza, per di più con una sconosciuta. Non riesco nemmeno a capacitarmi di avere tutto questo interesse verso qualcuno. Sono rimasto talmente tanto scottato dalla mia ultima ragazza che mi ero ripromesso di dedicarmi completamente alla fotografia ed evitare di soffrire. E invece, eccomi qui a cercare di conoscere Alice.

Sono ormai le due quando finisco di editare le fotografie, salvo tutto il lavoro e lo archivio sulla chiavetta dell'ufficio. Mi stiracchio sulla sedia e decido di prepararmi un tè prima di andare a dormire. È una vecchia abitudine che ho fin da bambino e che mi ha sempre rilassato. Mi dirigo verso la cucina, ma prima di entrare lancio uno sguardo verso la camera di Matteo. Il mio folle amico è profondamente addormentato e un braccio gli penzola oltre il bordo del letto. Scuoto la testa, alla fine la sua bizzarra idea sembra aver funzionato. Devo chiedergli scusa per come mi sono comportato, ma non gli rivelerò che ho ricevuto una risposta finché non sarò sicuro di poter incontrare Alice.

Mentre aspetto che l'acqua bolla, prendo il cellulare in mano e riguardo la fotografia che mi è stata inviata. Un sorriso si fa spazio sul mio volto e un leggero formicolio si propaga dalla punta delle dita.

Se tutto va bene, domani saprò quando potrò conoscere Alice.


Buongiorno! 

Ecco qui un nuovo capitolo in cui scopriamo che Alice non sembra interessata a contattare Edoardo. Qualcuno però lo fa al posto suo. Chi sarà?

Spero che la storia vi stia piacendo! E, come al solito, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate!:)

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