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Edoardo

«Okay, un ultimo scatto e poi ci siamo», urlo alla troupe guardando il monitor su cui compaiono le fotografie che sto scattando a Vittoria.

Questo è il terzo servizio che facciamo in questa settimana, tutti andati decisamente bene, ma questo di sicuro è quello di cui sono più soddisfatto.

Tutto è stato perfettamente gestito, dalle luci, all'allestimento, al cambio degli abiti e soprattutto Vittoria non è risultata così infantile come al solito, ma è stata molto più professionale di quanto mi aspettassi.

Le frecciatine viscide e gli ammiccamenti ci sono sempre e comunque stati, ma non in maniera così eccessiva e questo è dovuto al fatto che oggi il suo agente è presente e la sta puntando come un falco dal preciso istante in cui ha posato gli occhi su di lei. Un altro passo falso come quello di sabato scorso – di cui ovviamente è stato informato – e credo sia disposto a tagliarle la gola. La cattiva reputazione di Vittoria, infatti, si riverbera ovviamente anche su di lui e l'agenzia di cui fa parte e quindi anche il suo lavoro è a rischio se la modella si comporta in maniera idiota.

Poverino, non vorrei essere nei suoi panni.

Non che i miei siano migliori in questo preciso istante, ma comunque mai quanto i suoi.

Concludo il servizio con quello che credo sia lo scatto migliore e rilascio un sospiro sollevato. «Finalmente vado a casa», borbotto all'assistente di regia e a Max seduto su una sedia vicino allo schermo, che mi lancia uno sguardo d'intesa e rilascia anche lui un sospiro di sollievo. Si sistema gli occhiali e si stiracchia, allungando le braccia dietro di sé.

Gli sorrido, particolarmente grato che sia qui e che mi sia stato accanto, per quanto abbia potuto, in questa prima settimana infernale con Vittoria.

Dopo il teatrino inscenato dalla modella sabato scorso, infatti, ha cercato di fare in modo che non si ripetesse più una scena del genere e ha fatto di tutto – ovviamente senza farsi notare o far ricadere le colpe su di lui o me – per renderle la vita se non difficile, almeno fastidiosa.

Il cappuccino di soia scremato che Vittoria prende sempre prima dei servizi?

Puntualmente gliel'ha fatto recapitare freddo o con il latte normale dentro.

Le telefonate nel pieno cuore della notte o all'alba dalla concierge dell'albergo in cui alloggia per le sciocchezze più piccole, ma che richiedessero una risposta della ragazza?

Perché non farle?

La parrucchiera che, per sbaglio ovviamente, si è fatta scappare le forbici e ha dato una spuntata di troppo alla sua fluente chioma?

Ovviamente opera sua.

Questi e diversi altri dispetti sono stati all'ordine del giorno nelle giornate di Vittoria.

Tutto orchestrato grazie alle conoscenze immense di Max che, a quanto pare, ha fatto favori a tutto l'universo e conosce chiunque. Non che la cosa mi stupisca in realtà dal momento che il suo nome è oro nel mondo della moda; ma ecco, diciamo che non mi aspettavo che potesse anche avere amicizie nelle lavanderie a gettone di quartiere dove accidentalmente sono stati fatti recapitare alcuni abiti di Vittoria e che magicamente sono scomparsi.

Quest'uomo è decisamente tremendo.

La modella diciamo che non sta prendendo bene tutti questi, come dire, disguidi, e sta cercando di capire il perché di tutti questi dispetti e identificare il colpevole, cosa che «non succederà mai» come mi ha affermato serafico Max, con un sorriso diabolico che mi avrebbe decisamente spaventato se fosse stato rivolto a me.

Una cosa che ho imparato, infatti, in questi mesi di lavoro insieme a lui, e che è stata confermata in questa settimana, è: mai mettersi contro di lui o urtarlo in qualche maniera perché altrimenti è la tua fine.

O almeno è la fine della tua salute mentale.

Quella di Vittoria sembra essere sul punto del non ritorno perché dopo l'ultimo scatto che le ho fatto, un ragazzo – mandato ovviamente da Max – le passa vicino con un'enorme tazza di caffè bollente e la urta facendole cadere la bevanda sui piedi nudi.

«Ma porca puttana!», urla come un'ossessa. «Ma fai attenzione! Mi hai bruciato i piedi». Emette un lamento che assomiglia a un grugnito e si dirige di tutta carriera verso il suo camerino.

Il poverino ovviamente si scusa mentre sento Max soffocare una risata e non posso che lanciargli uno sguardo divertito e stringere le labbra per evitare di scoppiare a ridere a mia volta.

«Che c'è?», mi guarda lui fingendo un'innocenza che non gli si addice per nulla. «Io non ho fatto niente», alza le mani come a provare quello che ha appena detto.

«Sei tremendo», gli dico solo scuotendo la testa.

Il mio capo in tutta risposta si stringe nelle spalle, «Mai quanto lei. Non ha ancora assaggiato nemmeno una punta di quello che potrei fare».

È compiaciuto, glielo leggo negli occhi e nell'espressione che ha in viso; il suo sguardo è rivolto al set che pian piano gli addetti stanno smontando e poi si volta nella mia direzione.

«Quindi... come passerai questa serata di libertà?».

Il mio capo alza e abbassa le sopracciglia in maniera eloquente, convinto che la mia risposta sia scontata, ovvero che passerò la mia serata con Alice; cosa che vorrei anche io, ma purtroppo lei non è a Milano perché le sue coinquiline hanno organizzato una gita fuori porta per festeggiare la fine della sessione prima che ricomincino le lezioni nei prossimi giorni.

Sono contento per lei, ma se devo essere sincero la vorrei qui a Milano con me, così potrei distrarmi e lasciarmi alle spalle la settimana che ho appena passato e ricaricare le pile per gli ultimi dieci giorni e soprattutto per domani sera, in cui mi aspetta la prima cena come accompagnatore di Vittoria e al solo pensiero vorrei spararmi.

Sono un po' preoccupato per questa cena, perché ci saranno diverse personalità influenti del mondo della moda e della fotografia e sinceramente mi pesa un po', anzi molto, il fatto che dovrò presentarmi con Vittoria al mio fianco e farla passare come la mia fidanzata, tanto più che dovrò "sfilare" sul red carpet dell'evento. Quando Max mi ha parlato del tipo di serata che sarà mi è preso un po' male perché l'evento, di ispirazione del MetGala, prevedrà una sorta di passerella oltre la quale saranno appostati un sacco di giornalisti e l'ultima cosa che voglio è che la mia faccia venga sparata in rete vicino alla sua.

Fortunatamente non sarò solo nemmeno lì perché ci sarà anche Max che ha già promesso di non perdermi di vista e intervenire e prendere la modella per i capelli senza molti problemi nel caso si rivelasse necessario.

«Edoardo, ci sei?», mi domanda il mio capo tirandomi fuori dai pensieri.

«Sì scusami», scuoto la testa. «Stavo pensando a... non fa niente», mi stringo nelle spalle. «Comunque, non farò niente di che, in realtà», rispondo a Max, che subito muta espressione e corruga la fronte.

«Alice è fuori città», gli spiego. «Quindi probabilmente editerò qualche fotografia e mi preparerò mentalmente alla serata di domani senza commiserarmi troppo».

Assumo un'espressione afflitta tanto che il mio capo scoppia a ridere e mi molla una manata sulla spalla, «Eddai su! Ci sarò io domani al tuo fianco! Non sarai da solo», mi sorride.

«E quando torna Alice?», torna a bomba sull'argomento che gli interessa, come una buona pettegola, facendomi sorridere.

«In realtà domani in serata perché lunedì ricomincia le lezioni», mi passo una mano tra i capelli e rilascio uno sbuffo. «Vorrei vederla prima dell'evento di domani, ma dubito fortemente di riuscirci. Quindi mi sa che dovrò cercare di ritagliarmi un paio d'ore in settimana».

Una settimana che non è densa, di più! Piena zeppa di impegni tra editing di foto, appuntamenti con la casa di moda e le due cene in due locali super conosciuti di Milano, dove mi è stato tassativamente imposto di andare e farmi vedere ancora con lei.

Urrà!

In tutto questo, spero davvero di riuscire a stare un po' con lei, perché vorrei vederla ancora qualche volta prima del concerto e della sorpresa che le ho organizzato.

Il concerto... al solo pensiero un piacevole formicolio si espande dal mio stomaco a tutte le terminazioni nervose: ancora qualche giorno e potrò chiamare Alice "la mia ragazza". So che non abbiamo bisogno di etichette per definire quello che proviamo l'uno per l'altra, però, chiamatemi all'antica, voglio fare le cose per bene e chiederle ufficialmente di essere "mia"; anche se non sono così maschilista da pensare di marcare il territorio e considerarla di mia proprietà perché lei appartiene solo a se stessa e a nessun altro... ma, insomma, ci siamo capiti.

Tra l'altro, appena arrivo a casa dovrei sentire anche Harry, come mi aveva chiesto di fare poco prima del concerto, sia per la macchina fotografica di cui credo abbia bisogno di un consiglio sia per chiedergli i pass per il backstage e definire gli ultimi dettagli, come dirgli la canzone preferita di Alice, che ho scoperto essere From the dining table, anche se Giulia mi ha detto che quando gliel'ha chiesto la risposta è stata: «Mi stai chiedendo di scegliere tra i miei figli», seguito da sguardo afflitto.

Tutto ciò mi fa ricordare che devo anche scrivere a Giulia per sapere se ha bisogno di qualcosa e se alla fine ha convito Alice a comprare un vestito come aveva pensato perché a sua detta «non può salire sul palco con Harry vestita da disperata come ci vestiamo di solito».

Quando me l'ha detto ho riso immaginandomi la smorfia di Alice di fronte all'acquisto di un vestito perché so che li odia. Li odia con ogni singola cellula del suo essere e non si sente mai a suo agio, il che è più che ironico visto che le starebbe bene addosso qualsiasi cosa, ma lei non lo pensa, anzi... è fin sempre troppo imbarazzata quando ne mette uno.

Immagino anche quindi l'espressione sospettosa che avrà avuto quando Giulia le ha proposto l'acquisto di un vestito per un concerto... spero solo che non abbia mangiato la foglia e che, se non azzeccato, almeno abbia pensato alla possibilità che Giulia, in qualche maniera, fosse riuscita ad avere i biglietti per il backstage.

Spero proprio di no, ma comunque mi accerterò anche di questo.

Sono di nuovo a tal punto immerso nei miei pensieri che non mi rendo conto nemmeno che qualcuno si è avvicinato a me finché non mi sento posare una mano sulla spalla.

Mi volto e mi trovo davanti l'ultima persona con cui vorrei parlare, Vittoria.

Vittoria, ora cambiata e vestita con un semplice paio di jeans e un maglione, che mi sorride furba, «Troppo perso nei tuoi pensieri?».

Si avvicina ancora e posa una mano sul tavolo in cui è appoggiata parte dell'attrezzatura e io, in risposta, arriccio le labbra infastidito di come ancora una volta stia invadendo il mio spazio personale.

Ma che diavolo di problemi ha questa ragazza con lo spazio altrui? Non capisce forse che non è necessario avvicinarsi così tanto ogni volta?

Oh, ma lei lo fa sempre di proposito e sa benissimo che ti dà fastidio... già.

«Che cosa vuoi?», domando a denti stretti, spostandomi di un passo, creando un po' di una distanza umana tra noi due, che ovviamente lei colma nuovamente.

«Niente di particolare», si stringe nelle spalle e arriccia le labbra, arrotolandosi una ciocca di capelli intorno all'indice.

Una svampa del suo profumo, decisamente troppo speziato per i miei gusti, mi colpisce in viso. «Volevo solo chiederti a che ora domani mi passerai a prendere», fa un sorrisino e schiocca le labbra posandomi una mano sull'avambraccio facendomi irrigidire appena.

«E poi... cosa ti metterai? Io avrò un vestito rosso fuoco», sorride melliflua, staccando per un secondo gli occhi dal mio viso e percorrendo velocemente il mio corpo prima di tornare a guardarmi negli occhi. «Solo per tua informazione, in modo tale che tu possa avere qualcosa di rosso addosso ed essere coordinati...», fa scorrere l'indice dal mio avambraccio avanti e indietro. «Sai... così da far sembrare che ci stiamo davvero frequentando», il sorriso le si allarga ancora di più e io mi sento in trappola, schifato dal suo continuo invadere il mio spazio personale e provare a toccarmi sempre.

Indietreggio, irritato dal suo atteggiamento e anche decisamente stufo tanto che vorrei prendere quelle sue manacce e tagliargliele, oppure prenderla per i capelli e sbatterle la testa contro il muro; ma non sono un tipo violento e credo che le mani non si debbano alzare mai, contro nessuno, ma soprattutto contro le ragazze. Anche se queste scatenano in me istinti omicidi.

Ma a lei non sembra interessare che io le risponda o dica alcunché perché avanza ancora e si sporge verso di me, afferrando in maniera salda la mia spalla e alzandosi sulle punte per sussurrarmi all'orecchio, «Sempre che a te non basti avere il mio rossetto addosso, come tocco di rosso, intendo».

Alice

Ho una strana sensazione addosso, da tutta la sera.

Una sensazione che non riesco nemmeno a descrivere... ansia, forse?

Non lo so con precisione perché è qualcosa di simile, ma a cui non sono abituata perché è in parte diversa dall'ansia che provo di solito – e che mi è compagna fedele da quando ne ho ricordo. Di solito, infatti, quando ho uno dei miei momenti ansiosi, sento un'oppressione al petto, una corda alla gola e mi riesce difficoltoso respirare. Questa sensazione, invece, è... diversa.

Non trovo un aggettivo per descriverla perché, sebbene sia simile, è moltiplicata per cento ed è diffusa in tutto il corpo.

È come se sapessi, o meglio sentissi, che qualcosa di brutto o spiacevole sta per succedere.

E tutto ciò è ironico visto che non ha un'apparente ragione di essere perché... cosa potrebbe mai succedere?

Sono a casa, appena tornata da un fine settimana a Venezia con le mie coinquiline in cui non abbiamo fatto altro che rimpinzarci di dolci e schifezze varie tra un pasto e l'altro e abbiamo visto una delle città più belle del mondo, per rilassarci un po' dopo la sessione e partire cariche per il nuovo semestre.

Abbiamo visto calli e campielli, piazza San Marco e la sua cattedrale, il sole tramontare nel mare; abbiamo riso, scattato fotografie improbabili e ci siamo divertite come capita ogni volta che viaggiamo insieme.

In aggiunta, il viaggio anche è andato bene, nonostante il ritardo del treno, e ho anche sentito Edoardo nel pomeriggio che mi ha detto che gli sono mancata e che era molto dispiaciuto di non riuscire a vedermi prima della serata di gala che ha oggi con Max e quella lì, strappandomi anche qualche risata grazie ai racconti riguardanti le maniere non così ortodosse del suo capo per infastidire Vittoria e tenerla lontana da lui.

Quindi cosa mai dovrebbe turbarmi a tal punto da farmi avere questo sentore?

Forse perché in fondo in fondo sei preoccupata? Preoccupata che la sua bellezza mozzafiato possa in qualche modo far vacillare Edoardo?

Forse... un pochino?

A quanto pare, infatti, questa modella è quel tipo di ragazza a cui nessuno ha mai detto no o negato qualcosa e la poca disponibilità di Edoardo nei suoi confronti la manda fuori di testa, tanto da risultare decisamente inopportuna o affilare le sue armi per far sì che anche lui, come hanno sempre fatto tutti, ceda e le dica di sì.

Dio, le prenderei per i capelli e le strapperei ogni singola ciocca!

Posso già immaginare la consistenza tra le dita mentre mi immagino la scena... che osi solamente avvicinarsi a Edoardo e vedrà!

«Ehi, Ali», mi tira fuori dai miei pensieri Arianna, sedendosi accanto a me sul divano. «Tutto bene? Mi sembri un po' strana», si accoccola a me prendendomi sotto a un braccio. «È successo qualcosa? O è il solito momento di ansietta che ogni tanto ti attanaglia?».

Sorrido alla mia amica, sempre fin troppo attenta ai miei cambiamenti d'umore e con la straordinaria capacità di capire subito se qualcosa non va.

Scuoto la testa, «Ah, se solo lo sapessi!», mi lascio andare a una risatina. «Mi sento... strana».

E sai anche perché... solo che non vuoi dirlo ad alta voce.

«E cosa cambia rispetto al solito?», si inserisce candidamente Chiara entrando in sala e nella conversazione con la sua solita grazia.

«Sei sempre strana, tu!», mi scocca un occhiolino a cui rispondo in maniera molto matura facendole la linguaccia.

«E te sei sempre delicata come un elefante in un negozio di cristalli», ribatte Marta raggiungendoci a sua volta andando a completare il quadretto.

Apprezzo sempre molto questi momenti in cui siamo tutte e quattro insieme sul divano a chiacchierare del più e del meno e, nonostante ci conosciamo tutte da una vita e viviamo insieme da un po', abbiamo sempre qualcosa da condividere, da dirci oppure solamente godere l'una della compagnia dell'altra.

Abbiamo, infatti, raggiunto quel livello di confidenza e agio da restare nella stessa stanza senza per forza fare o parlare di qualcosa e godendoci semplicemente la sola presenza delle altre.

«Quindi?», torna a bomba Arianna. «Cosa ti preoccupa? La serata a cui partecipa Edoardo?», domanda guardandomi negli occhi.

BINGO!

«Lo sai vero che non hai niente di cui preoccuparti perché letteralmente quel ragazzo stravede per te? E, cosa più importante di tutte, ti ama! Cazzo sei in una botte di ferro con lui! Contando anche che ti chiederà...», ma viene interrotta da una cuscinata da parte di Chiara che la fa voltare indispettita nella sua direzione, «Ma che?».

Chiara la fulmina con lo sguardo e alza le sopracciglia come a dirle di chiudere la bocca e facendola sbiancare di colpo e balbettare frasi sconnesse che mi incuriosiscono e mi fanno stringere gli occhi.

Tra le mie amiche sta avvenendo, infatti, una conversazione silenziosa a cui purtroppo non ho alcun tipo di accesso.

«Cosa mi state nascondendo?», domando loro con sguardo indagatorio. «Cosa dovrebbe chiedermi Edoardo?».

«N-niente», balbetta Arianna rimanendo con quel pallore emaciato in viso. «Cosa mai dovrebbe chiederti? E poi quando? Cioè, l'hai già sentito prima, no? Quindi cosa dovrebbe chiederti adesso, tanto più che è alla serata e che sarà decisamente preso da tutto quello che ha da fare», inizia a parlare a macchinetta come fa ogni volta che mi sta nascondendo qualcosa che non vuole farmi sapere. «Come dovrei fare anche io, viste le miliardi di cose che ho da fare e quindi perché sono ancora qui seduta sul divano a perdere tempo quando potrei portarmi avanti sulle cose importantissime che ho da fare?», si alza e assume un'espressione che cerca di essere convincente, ma che decisamente non attacca con me, continuando a parlare di cose a caso e senza un filo logico.

«Oh toh guarda», prende il suo cellulare in mano. «Mi sta giusto chiamando Armando, devo proprio rispondere, grazie, ciao».

Sfreccia nella sua stanza senza nemmeno darmi il tempo di provare a dirle qualcosa, «Ma che?», corrugo la fronte e mi rivolgo nella direzione di Chiara, assottigliando nuovamente lo sguardo. «Tu», la indico con fare minaccioso. «Tu sai il perché della brusca interruzione».

L'interpellata alza le sopracciglia e tira in giù la bocca, «Io non se so niente», afferma sicura alzandosi a sua volta, «Ora scusami ma devo fare la mia maschera rigenerante».

Esce dal salotto anche lei, lasciandomi sola con Marta che in tutto questo tempo si è fatta gli affari suoi al cellulare e che, sentendosi il mio sguardo addosso, alza gli occhi nella mia direzione, «Ah, non guardare me! Sai che sono loro le strane del gruppo, non so nemmeno di cosa stessero parlando!», scrolla le spalle come a sostenere la sua tesi e poi torna a parlarmi, «Però ho trovato un sito dove danno in streaming il red carpet prima della cena, è online adesso. Magari riusciamo a vedere Edoardo», mi mostra il telefono dall'altro divano battendo poi sulla seduta per invitarmi ad accomodarmi vicino a lei.

Alzo le sopracciglia, dimenticandomi del motivo di stranezza di Arianna e Chiara, stupita dal fatto che trasmettano in diretta un evento del genere, manco fosse il MetGala, e realizzando che debba essere più importante di quanto non mi sembrasse in realtà.

Edoardo mi ha detto che ci sarebbero state personalità influenti del mondo della moda e della fotografia, ma non pensavo che sarebbe stato così importante da trasmetterlo in diretta.

Mi alzo quindi curiosa di capirci di più e con la speranza di vederlo sfilare, cosa che succede dopo un paio di minuti in cui vediamo passare alcune modelle e stilisti.

Edoardo compare in tutto il suo splendore, occhi verdi luminosi e ricci ribelli sistemati alla bell'e meglio, in un completo nero con qualche intarsio verde bosco, che fa risultare anche più chiaro e brillante l'oceano dei suoi occhi. Mi si blocca il respiro in gola e quando sfodera uno dei suoi migliori sorrisi alla telecamera il cuore mi impazzisce nella cassa toracica e un nugolo di farfalle si scatena nel mio stomaco.

È bellissimo.

Non riesco a pensare ad altro.

Sono talmente concentrata su di lui da non accorgermi che una figura slanciata e avvolta in uno straordinario vestito rosso si avvicina a lui, fino a quando non gli si stringe addosso, lo fa voltare nella sua direzione prima di sorridergli, sporgersi verso di lui, infilare le mani tra i suoi capelli e stampargli quello che è tutto meno che un bacio casto sulle labbra.

Ed è proprio in quel momento, in cui riconosco Vittoria nella figura che sta baciando Edoardo con trasporto, che il cellulare di Marta si spegne.


Un mese e una settimana.

Sono imperdonabile, lo so e mi scuso molto per questa mia assenza. Mi "giustifico" però dicendovi che sto avendo delle giornate di fuoco al lavoro: passo tutti i giorni incollata al computer o al kindle e la sera sono talmente stanca da non riuscire a buttare giù nemmeno due righe decenti da farvi avere. In questo sabato però mi sono messa di buona lena e ho concluso questo capitolo che pendeva inconcluso da troppo tempo, quindi eccomi qui!

Spero che vi sia piaciuto e che possiate perdonarmi per l'attesa!

Vedrò di aggiornare nuovamente appena possibile!

Grazie sempre per le letture!

A presto,

A. x

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