Epilogo.

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Harry

Ho sempre creduto che l'amore e la gentilezza fossero la forza che muove l'universo.

Fin da ragazzino, ho pensato che anche solo un pizzico di uno o dell'altra mi avrebbe portato lontano, avrebbe aperto le porte alle mie aspirazioni, avrebbe tirato fuori i miei sogni dal cassetto e mi avrebbe fatto apprezzare dal prossimo e apprezzare a mia volta gli altri.

E così è stato e continua a essere.

Nella mia carriera quasi decennale ho girato praticamente tutto il mondo: ho visto tanti luoghi, volti, persone, storie e posso dire che i momenti più belli di tutti sono stati quelli in cui ho trovato amore e gentilezza.

Li ho visti entrambi negli occhi dei miei fan, nello sguardo orgoglioso di mia madre, dei miei cari e li ho trovati ultimamente in quello di Edoardo, il fotografo che ho incontrato mesi fa a Milano, sul set di uno degli ultimi servizi fotografici che ho fatto.

Quel giorno, sono rimasto colpito dalla sua disponibilità, simpatia, cordialità e per questo ho voluto lasciargli un mio contatto, come succede tutte le volte che incontro persone che sono degne di far parte in qualche modo della mia vita.

Ed è con gentilezza e garbo che poi mi ha scritto per un favore, per fare una sorpresa alla ragazza di cui è innamorato, e subito ho pensato che oltre ad aver incontrato un animo gentile, ne ho trovato anche uno innamorato.

Ho letto prima nelle parole che mi ha scritto nella mail e poi visto nel suo sguardo la luce di un amore puro, devoto, sincero, reale.

Ed è per questo che con estrema facilità gli ho offerto il mio aiuto e acconsentito a rendermi disponibile per la sorpresa con cui intende chiedere ad Alice, questo è il nome della ragazza, di diventare ufficialmente la sua fidanzata, cosa che succederà a breve.

Manca mezz'ora all'inizio dello spettacolo, sono nel mio camerino in attesa che arrivi Edoardo: a quest'ora dovrebbe aver già incontrato Alice e sono davvero curioso di sapere come ha reagito alla sua sorpresa.

Quando ce l'ha illustrata due giorni fa, sono rimasto perplesso e subito ho pensato che mai sarebbe riuscito a organizzare una cosa del genere: appendere gigantografie lungo una linea della metropolitana mi è sembrato irrealizzabile, ma lui non si è perso d'animo ed è riuscito a fare tutto.

Ah, cosa non si fa per amore!

Mi ha a tal punto stupito nella sua precisione, organizzazione e dedizione che ho gli ho chiesto di unirsi alla mia squadra, ma poi Max, il suo capo, ha prontamente bloccato la cosa, dicendo che manco per sogno mi avrebbe lasciato un talento del genere. Ha poi ovviamente riso e ha detto a Edoardo che era libero di seguirmi, nel caso l'avesse voluto.

Il ragazzo però, nonostante la sorpresa e il piacere nel ricevere una proposta del genere, ha detto di no, perché per ora vuole stare a Milano, vicino ad Alice; e sinceramente non lo biasimo perché capisco benissimo cosa significhi essere lontano dai propri affetti, ma gli ho comunque detto che se in un futuro cambierà idea e vorrà seguirmi sarà sempre il benvenuto.

Mi hanno colpito molto anche i suoi scatti – sono davvero notevoli e riescono a catturare sfumature, sentimenti e istanti in modo straordinario – e non mi dispiacerebbe averlo come fotografo ufficiale. Magari del prossimo tour, chissà. Forse in un futuro sarà così, ma è ancora troppo presto per parlarne.

Oggi è la prima data del mio tour, mi sembra davvero prematuro pensare al prossimo, nonostante nella mia testa girino già nuove melodie, nuove parole e nuove canzoni.

Un lieve tocco alla porta mi fa voltare la testa: la mia guardia del corpo fa capolino e mi chiede se può far entrare Edoardo.

Annuisco e mi alzo, curioso di sentire come è andata. La porta si spalanca e rivela la figura del ragazzo che mi saluta con un sorriso a trentadue denti, le guance rosse e i capelli tutti scompigliati.

Alzo le sopracciglia e lo guardo, «I suppose everything was fine, wasn't it?».

«Fine?!», Edoardo sembra incredulo. «It was AMAZING! She... she asked me to be her boyfriend», scoppia a ridere.

«WHAT?!», replico io meravigliato. «Are you kidding me?».

Non ci posso credere, non ci posso davvero credere, Alice ha anticipato Edoardo e gli ha chiesto di diventare il suo ragazzo. Sono sorpreso e divertito, e non posso che pensare a quanto sia tosta e in gamba questa ragazza.

Edoardo scuote la testa in segno negativo e io sono piacevolmente colpito dall'intraprendenza di questa ragazza, che, dopo lo spettacolo, vorrei conoscere per bene.

«Già», dice lui, ancora come se dovesse riprendersi da quanto accaduto. Fatica a parlare e a raccontarmi di più e quindi lo incalzo.

«Ma dimmi di più! Come è andata?».

«Beh, ecco. Sai che ero pronto ad aspettarla appena prima del Forum, no?», domanda e io mi affretto ad annuire. «Non appena mi ha visto mi è corsa incontro chiedendomi mille volte scusa, come al suo solito», si lascia andare a una risatina. «Le ho detto che entrambi avevamo le nostre colpe e quindi le ho chiesto scusa a mia volta per il mio silenzio e la mia mancanza di spiegazioni. Le ho anche detto che la settimana scorsa non potevo dirle niente per un motivo ben preciso», mi lancia un'occhiata complice e non posso che replicare con un sorriso furbo. «Ma che l'attesa ne avrebbe fatto valere la pena», assume un'espressione eloquente. «E lei, lei, ha replicato candidamente dicendo che con me ne vale sempre la pena e poi...», fa una pausa fissando il vuoto, come se non credesse ancora a quello che è successo.

«E poi?».

Scuote la testa e mi guarda e nei suoi occhi vedo tutto l'amore di cui parlavo prima, «E-e poi si è inginocchiata, ha recitato qualche verso di una poesia e mi ha chiesto di essere il suo ragazzo», si bagna le labbra con la lingua. «E io... io non ho potuto fare altro che baciarla e dirle di sì».

«E vabbè, man! Chiunque avrebbe fatto così», stabilisco l'ovvio. «Sarebbe stato da stupidi fare il contrario», sorrido e gli pianto una pacca sulla spalla. Sono proprio tanto felice per lui, se lo merita, si merita questa felicità.

«E quindi?», domando. «Come vogliamo procedere? Rimaniamo comunque dell'idea di farti salire sul palco? Io direi di sì, anche se ti ha anticipato».

Annuisce e si passa una mano tra i capelli, «Se per te non è un problema direi di sì, se scoprisse che avevo la possibilità di farle dedicare una canzone da parte di Harry Styles in persona e poi ho deciso di non farlo, mi lascerebbe in tronco», scuote la testa lanciandomi un sorriso. «Anzi, potrebbe addirittura strozzarmi, non mi stupirei sinceramente».

Assumo un'espressione perplessa e lui invece insiste, «Poco ma sicuro! Sono certo che ami più te di me».

Scoppio a ridere, portandomi una mano allo stomaco, «That was good, man. You're hilarious. She's your girlfriend. She loves you», mi sembra di stabilire l'ovvio.

Edoardo è serissimo mentre ribatte, «But she loves you more».

Ridacchia però poi anche lui, «It's a matter of fact! E va bene così, lo accetto, ma ti ammazzo se provi a rubarmi la ragazza», mi punta un indice contro e io non posso che ridere ancora più di gusto.

Alzo le sopracciglia con fare malizioso e Edoardo mi dà un pugno giocoso sulla spalla. Non potrei mai rubargli Alice, nemmeno se fosse la ragazza più bella dell'universo, non sono il tipo da soffiare le fidanzate altrui: andrebbe contro qualsiasi messaggio di amore e gentilezza che predico.

Dopo qualche altra battuta e risata, veniamo interrotti dallo stage manager che bussa alla porta ed entra, «Harry, five minutes to show time!».

Annuisco dicendogli che lo raggiungo subito e poi mi volto verso Edoardo, «Vieni, mettiti dietro alle quinte, prima di cantare From the dining table, ti faccio segno di raggiungermi sul palco».

«Okay, perfetto», dice Edoardo seguendomi fuori dal camerino, ma poi si ferma e mi prende per un braccio. «Harry, thank you so so much for this. Credo tu stia per realizzare il suo sogno nel cassetto».

Sorrido e sento le fossette scavarmi le guance, «Nessun problema, lo faccio volentieri, lo sai».

Ed è vero: quando posso, sono sempre più che felice di aiutare il prossimo. Non costa niente essere gentili con le persone e a me non pesa affatto aiutarlo.

Dopo una serie di svolte nei corridoi, raggiungiamo il palco; faccio un ultimo cenno a Edoardo e vado in scena, pronto a cantare, ballare e scatenarmi.

Le prime note di Only angel risuonano nell'aria e io mi sento finalmente a casa.

Il palco è sicuramente il mio posto preferito al mondo tanto che se fosse per me sarei sempre in tour. Credo di essere, anzi sono, dipendente dall'adrenalina e dall'energia che sento nella musica che mi batte sui timpani e nelle voci dei fan che cantano insieme alla mia.

Ne sono completamente assuefatto, tanto che quando sono qui sopra, il tempo scorre in una maniera diversa: è veloce, rapido e mi scivola via come sabbia tra le dita. L'adrenalina sale insieme alla gioia e alla felicità e si abbatte su di me come un'onda che cavalco e domo a mio piacere.

Mi sento invincibile e felice e man mano che le canzoni si susseguono sono sempre più carico.

E quando finalmente arriva il momento di From the dining table, le luci, anziché abbassarsi come ho stabilito con il tour manager, si alzano.

La folla mi guarda in attesa mentre mi schiarisco la gola e inizio a cercare Alice tra le persone del parterre. Ormai, dopo tutte le fotografie che ho visto insieme a Edoardo e i cartelloni stampati, credo di poterla individuare tra tutti i volti che ci sono e quando finalmente la trovo, la guardo negli occhi e le sorrido.

Lei si rende subito conto che sto guardando lei e le sto sorridendo perché spalanca gli occhi e afferra saldamente il braccio della ragazza al suo fianco, che la guarda con fare compiaciuto. Deve essere Giulia, l'amica di cui mi ha parlato Edoardo, la sua compagna di concerti e complice nelle avventure che mi riguardano.

Mi lascio andare a una risatina nel vedere la sua reazione e amplio ancora di più il mio sorriso, sentendo le fossette scavarmi le guance.

Sto giocando sporco, me ne rendo perfettamente conto, ma divertirsi un po' non guasta mai.

Guardandola sempre negli occhi, chiedo agli spettatori di fare silenzio perché il discorso che sto per fare merita attenzione. La folla come al solito si agita un po', le voci si susseguono e si inciampano le une sulle altre, ma poi finalmente tutti capiscono che sto per dire qualcosa e si quietano.

Quando finalmente ho il silenzio totale, inizio a fare qualche passo su e giù per il palco, lasciando che i miei occhi abbraccino la platea intera.

«As you may know, I'm learning Italian...», faccio una pausa e qualche gridolino di gioia si solleva, ma viene prontamente zittito. «I love Italy from the bottom of my heart», mi porto una mano al cuore. «I love its culture, its beauty, its landscapes, its people and... its food, obviously», con queste parole scateno questa volta l'euforia generale e mi aggiungo volentieri ai sorrisi che tutti mi stanno rivolgendo.

«But the thing I love the most is the Italian way of loving», faccio una pausa e lancio un altro sguardo in direzione di Alice, ormai pallida come un lenzuolo.

Altre urla e grida di gioia si alzano, ma io questa volta rimango serissimo, «I love love, and I love all the ways love is spread, lived, enjoyed and... declared».

«So... why don't we all declare our love to the ones we love?», lancio uno sguardo dietro alle quinte: Edoardo mi sta osservando attento e nervoso e sposta il peso da una gamba all'altra, passandosi una mano tra i capelli.

«Why don't we do it, now?», gli sorrido facendogli segno di venire con me sul palco.

«Ladies and gentlemen, please give a warm welcome to my brilliant friend Edoardo, who has something very important to say to his girlfriend», faccio un gesto indicando il ragazzo che pian piano mi sta raggiungendo sul palco e quando è finalmente al mio fianco gli cingo le spalle con un braccio.

«Alice», punto i miei occhi sul suo viso e le faccio un altro sorriso mentre lei, incredula, continua ad alternare lo sguardo tra me e il suo ragazzo. «Come and join us», la indico e le faccio il gesto di raggiungerci.

Tutte le teste si voltano immediatamente nella sua direzione e lei arrossisce di colpo, ma rimane immobile, con gli occhi sgranati, fino a quando Giulia, vicino a lei, non la scuote per un braccio, le sorride abbracciandola e dicendole qualcosa che non riusciamo a sentire.

Sciolto l'abbraccio, l'amica la spinge verso il palco e tutte le persone si dividono per lasciarla passare: la ragazza compie dei passi incerti, fino a raggiungere il bordo delle transenne.

Un bodyguard la aiuta a superarle e poi la conduce fino alle scalette per salire sul palco. Alice fa gli ultimi metri ancora più tesa di prima e si sistema nervosamente il vestito color cipria che indossa. I lunghi capelli scuri le incorniciano il volto e le guance colorate da una sfumatura rosea che si sposa con il colore scuro dei suoi occhi. È davvero bellissima, non c'è che dire, e Edoardo è davvero un ragazzo molto fortunato.

«Hello darling», le vado incontro con un sorriso gentile. «Nice to meet you», la stringo appena in un abbraccio e lei mi guarda sbalordita, non riuscendo a proferire una singola parola e poi sposta i suoi occhi scuri verso Edoardo. Lo fissa scioccata e con un'espressione incredula, ma quando lui le sorride e le mima quello che credo sia un «ti amo», vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime; non distoglie però mai l'attenzione dal suo viso.

Mi defilo e li guardo avvicinarsi fino a stringersi l'una nelle braccia dell'altro.

Tutta l'arena è in silenzio, in attesa, e anche io mi unisco al coro trattenendo il respiro.

Sono bellissimi insieme, perfetti l'uno per l'altra e noto che la mia fotografa sta scattando loro qualche fotografia che sarò ben contento di vedere e condividere con loro.

Dopo qualche istante, che sembra però un'eternità vista l'attesa in cui siamo tutti, Edoardo scioglie l'abbraccio, si allontana di un passo, tenendo però saldamente le mani intrecciate a quelle di Alice.

Si schiarisce poi la gola e inizia a parlare, «Fin dal primo giorno in cui ti ho vista, ho pensato che fossi speciale e straordinaria. Mi sei sembrata un miraggio di pura luce in quel giorno uggioso di fine novembre tanto che non appena i miei occhi si sono posati su di te, sono rimasto colpito e travolto», la guarda come un cieco che vede il sole per la prima volta. «Da subito ho sentito la necessità di avvicinarmi a te per conoscere che cosa ti passasse per la testa, quali fossero i tuoi sogni e le tue aspirazioni. Che cosa ti facesse battere il cuore e stare sveglia la notte», le sorride e una lacrima solitaria bagna la guancia di Alice che Edoardo si affretta ad asciugare con un bacio. «E poi quando ti sei lasciata andare con me e mi hai mostrato la tua anima, meravigliosa, pura e brillante, ho capito che non avrei mai più voluto starti lontano», le sorride e le asciuga un'altra lacrima che le solca il viso.

«Credo di essermi innamorato di te la sera di Parigi, quando parlavi della letteratura che ti appassiona tanto e avevi negli occhi oceani infiniti di mondi immaginari», fa una pausa e abbassa la testa. «Dio, avresti dovuto vederti, eri semplicemente straordinaria», si bagna le labbra con fare nervoso e poi le sorride. «Aspetto il momento di chiederti di essere la mia ragazza da quella sera probabilmente, ma non volevo che la mia richiesta fosse banale e scontata e non potevo essere così avventato, rischiando solo di spaventarti», sorride nuovamente e questa volta anche Alice lo fa.

«Ecco perché, quando mi hai parlato di Harry e di quanto fosse importante per te, non ho potuto fare altro che contattarlo e chiedergli se fosse disponibile a prestarsi a questa cosa. Perché meriti una dichiarazione del genere, meriti che una rockstar di fama mondiale ti dedichi la tua canzone preferita e ti faccia girare la testa».

Alice ha un'espressione incredula in viso, come se non riuscisse a capacitarsi ancora della cosa e fosse confusa sulla dinamica di come Edoardo mi conosca e abbia organizzato tutto ciò.

«Tutto era pronto e stabilito, Harry era d'accordo, ma tu, come al solito, mi hai stupito e mi hai chiesto di essere il tuo ragazzo giusto qualche momento prima che potessi farlo io», scuote la testa e fa una risatina, tornando però subito serio. «Ma d'altronde come non potresti mai stupirmi tu? Tu che sei la cosa più magica che abbia mai incontrato?».

«Ecco perché, nonostante io sia già il tuo ragazzo, ti dedico lo stesso la tua canzone preferita e ti chiedo comunque di essere la mia fidanzata perché, con te, ne vale sempre la pena», le accarezza le guance e le posa un bacio sulla punta del naso.

Tutta l'arena si lascia andare a un «ooooh» prolungato e poi scoppia a ridere nel momento in cui Edoardo pronuncia la frase successiva, «E poi sappiamo tutti che mi avresti lasciato in tronco se ti avessi negato la possibilità di farti dedicare From the dining table da Harry Styles», fa una pausa solenne come a sottolineare la portata dell'evento.

Rido anche io di gusto e ride anche Alice e poi mi lancia uno sguardo ancora incredulo e io le sorrido rispecchiando il suo; arrossisce e mi guarda affascinata ed emozionata.

Anche Edoardo si volta nella mia direzione e mi sorride radioso e io gli faccio cenno di andare avanti. Lui annuisce e si rivolge ad Alice, «Quindi, eccomi qui», si mette in ginocchio e la guarda.

«Alice, mio girasole, mio amore, "non desidero di meglio che pensare con la tua testa e vedere coi tuoi occhi" sempre e per tutto il tempo che vorrai, vuoi essere la mia ragazza?».

Alice lo fissa, le guance rosse, il fiato trattenuto, e io lo trattengo con lei.

Tutto il palazzetto è in attesa, aspetta la risposta di Alice e quando lei risponde con un solo e semplice «sì», ma che rimbomba in tutta l'arena, il ruggito gioioso di tutti si scatena diventando quasi assordante.

Edoardo, euforico per questa conferma, si alza, la stringe tra le braccia e la bacia con tutto il trasporto di questo mondo, facendo brillare il suo amore per tutta la stanza.

Guardo la mia band, felice ed entusiasta per la buona riuscita della sorpresa, e faccio loro cenno di iniziare a suonare From the dining table.

«My dear lovers, my dear Alice, this is for you», sussurro al microfono e incrocio i loro sguardi felici.

«And remember, choose love, always».


***

Grazie, per tutto, davvero.


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