Di Serpeverde vendicativi e Grifondoro impiccioni

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Rose Weasley adorava giocare a Quidditch. Era la sua valvola di sfogo. Dopotutto, sclerare per ore sui libri era faticoso e destabilizzante, colpire bolidi poteva essere molto utile. La forza con cui indirizzava quelle palle impazzite verso gli avversari era paragonabile solo all'impegno che metteva nello studio.

Rose Weasley voleva essere sempre perfetta, in tutto. Nell'anelito di raggiungere quella perfezione, tuttavia, poteva capitare di incappare in problemi più o meno grossi. Uno di questi era suo cugino, James Potter, capitano della squadra di Grifondoro nonché terrorista psicologico durante gli allenamenti. Non era un caso se tutti i giocatori della squadra fossero degli ultimi anni, bisognava imparare a conoscere il cugino per non lasciarsi intimorire dal suo metro e ottanta di bicipiti.

Tutto muscoli e niente cervello...

Il suddetto cugino, però, la guardava torvo, troppo impegnato a massaggiarsi la spalle dopo essere casualmente sfuggito a un bolide.

«ROSE» tuonò in preda ad una crisi isterica, «I Serpeverde non si batteranno da soli, sabato, smettila coi soliloqui».

Soliloqui era probabilmente l'unica parola di un certo livello che conoscesse. Sua madre gli aveva spiegato il significato dopo che aveva creduto di averla traumatizzata in seguito a una spinta in una delle lotte alla Tana.

Rose si guardò intorno, alla ricerca dell'altro battitore, Kelzar Paciock, che si trovava dall'altra parte del campo e la fissava con aria timida. Kelzar era completamente diverso da suo fratello Gideon, Tassorosso di un anno più grande che somigliava incredibilmente al Neville undicenne e goffo che gli avevano descritto i suoi genitori nei racconti. A volte, però, sembrava un pesce fuor d'acqua, proprio come suo padre. Solitamente, quando Rose si perdeva trai suoi pensieri durante gli allenamenti, era lui a prendere tutti i bolidi, parandole praticamente il sedere. Quella volta, però, era troppo lontano.

Vide Fred avvicinarsi e ripararla dal cugino Potter, che ancora la fissava come se stesse aspettando il momento giusto per farla fuori. Fred, al contrario di suo padre e del defunto zio, non giocava a Quidditch. Quando zio George aveva scoperto che la moglie era incinta di due gemelli aveva fatto i salti di gioia, già immaginandosi due piccoli battitori. Il figlio, tuttavia, aveva sempre dimostrato una scarsa propensione per il Quidditch, pur essendone interessato. Era capace di elaborare della tattiche fantastiche anche se non era in grado poi, in prima persona, di metterle in pratica. Ecco perché era l'allenatore dei Grifondoro nonché telecronista della stagione del Quidditch a Hogwarts.

«Il problema» disse circondandole le spalle con un braccio e tirandola via da lì, «è che Kelzar è nettamente più veloce di te e tu sei nettamente più forte di Kelzar. Dovreste cercare di bilanciarvi o non riuscirete a gestire i bolidi».

Ovviamente Fred aveva ragione, come sempre quando si parlava di Quidditch. Il motivo per cui il bolide aveva quasi disarcionato James non era solo che Rose era distratta, ma anche che, pur volendo, non sarebbe mai arrivata in tempo.

«Rose, cinquanta giri di campo a tutta velocità; Kelzar, vai a sparare bolidi con tutta la forza di cui sei capace a Sara» proferì sicuro dopo aver udito il cugino. Sara Baston, portiere di Grifondoro, degna figlia di Oliver Baston, sbiancò improvvisamente iniziando a perdere quota.

Fred le rivolse un sorrisino di scuse mentre tentava di far ragionare suo cugino James, mentre questo, ignorandolo completamente, chiedeva agli Scamandro chi dei due avrebbe giocato la partita. Lorcan e Lysander Scamandro era entrambi cercatori, uno ufficiale e uno di riserva. Si allenavo insieme, tentando di fregarsi il boccino a vicenda, e prima di ogni partita decidevano più o meno arbitrariamente chi dei due avrebbe giocato. Di solito si alternavano.

«Gioca Lysander» aveva affermato con sicurezza Lorcan, ancora arrabbiato per non essere riuscito mai ad afferrare il boccino durante l'allenamento, troppo distratto a guardare altro. Roxanne si lasciò sfuggire un sospiro, sollevata dal fatto che Lorcan che non sarebbe stato in campo, ma fu solo lui ad accorgersene. Lui e Rose.

Prima che il gemello potesse replicare qualsiasi cosa, il terzo cacciatore, Sean Johnson, affascinante nato babbano del settimo anno, planò tra loro con un sorrisetto soddisfatto. Sean era un incredibile pettegolo e quel sorrisetto significava che sapeva qualcosa e moriva dalla voglia di condividerlo con più persone possibili.

«State calmi ragazzi, i Serpeverde sono spacciati» proferì con tranquillità come se stesse dicendo che Albus, che catturava sempre il boccino, fosse finito in infermeria insieme ad Alfred Nott, cacciatore con più punti fatti del campionato scolastico.

Poi proseguì, umettandosi le labbra: «Immagino che tutti sappiate quello che è successo tra Zabini e Nott» disse riferendosi agli schiantesimi che Kyle Zabini si era preso per essere stato sorpreso con Venere Nott dal fratello geloso, «Si dice che la piccola Brisen Zabini non abbia preso bene la faccenda e durante l'allenamento abbia tentato in continuazione di disarcionare Nott. A quanto pare Halloween è stato un gran disastro».

Questa sì che è una bella notizia!

Mentre sorrisi gioiosi illuminavano i volti dei Grifondoro, Sean fece apertamente l'occhiolino a Roxanne, che si rabbuiò arrossendo furiosamente, immediatamente seguita da Lorcan. Naturalmente Sean era un pettegolo e non poteva non sapere dell'inciucio Weasley-Scamandro, ma conosceva i suoi compagni di stanza abbastanza bene da sapere che certe informazioni era meglio tenersele per sé, soprattutto quando ci andavano di mezzo cugini protettivi. Quel ragazzo era un Serpeverde mancato.

Ad ogni modo, James Potter era terribilmente contento -Rose l'aveva visto così felice solo quando aveva ricevuto in regalo la sua prima scopa da corsa-, così contento che mandò tutti i giocatori sotto la doccia sospendendo l'allenamento giornaliero e trattenendosi a parlare con gli Scamandro per organizzare una magnifica festa post-partita. Erano un trio inquietante, a volte.

Rose vide Roxanne schizzare letteralmente negli spogliatoi femminili prima che Sean, ora un po' turbato, potesse rivolgerle la parola. La seguì senza proferire parola e decise che per quel giorno non voleva avere niente a che fare coi guai in cui la mulatta si cacciava continuamente insieme a qui ragazzacci, soprattutto perché la sua sanità mentale era già precaria prima che ci si mettesse lei coi suoi problemi ad accelerare il delicato processo di ricognizione delle sue facoltà che veniva continuamente e bruscamente interrotto dagli idioti di turno con le loro bravate.

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