È finita l'attesa

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In una situazione del genere, chiunque sarebbe scappato via a gambe levate. Non che Rose non l'avrebbe fatto, se fosse stata sola. Purtroppo però, era con un Serpeverde, per di più un Malfoy, e non poteva permettersi una vigliaccheria simile.

Fuggire no, ma farsi prendere dal panico sì.

Con la loro piccola zuffa i due aveva scoperto uno squarcio in un arazzo che rivelava una scritta decisamente inquietante, a grandi caratteri neri, gotici. Scorpius la fissava attonito cercando di gestire lo stress, e ci sarebbe anche riuscito, se non fosse stato per Rose.

La Rossa tremava come una foglia, sbatteva i denti e aveva una miriade di pensieri in testa che avevano creato un bolla. Si era esclusa dalla realtà e non faceva altro che pensare a tutte le storie che suo padre le aveva raccontato fin da bambina, di scritte sui muri, mezzo sangue perseguitati e guerre tra maghi. Tali pensieri l'avevano ovattata dalla realtà a tal punto che Scorpius aveva dovuto scuoterla per farla tornare da lui.

«Rose, cazzo, mi vuoi ascoltare?!» le aveva urlato in faccia mentre i suoi tentativi di gestire lo stress andavano a farsi cruciare e si lasciava andare a un lieve tremore.

«Ti ascolto, ti ascolto» aveva biascicato lei rimettendosi in piedi e dando almeno la parvenza di essersi calmata.

In effetti, non sapeva nemmeno come ci era finita, a terra.

«Chiama il direttore della tua casa» la incitò Scorpius guardandosi intorno. La situazione non si metteva affatto bene e se entrambi perdevano la testa era finita per davvero.

Rose stava iperventilando e non riusciva a produrre un patronus degno di essere chiamato tale –suo zio stesso gliel'aveva insegnato, a lei e a tutti i cugini, ma esclusi Teddy e Vic nessuno ne era davvero capace- così Scorpius la scosse di nuovo.

«Ehi, Rossa, non è il momento di sclerare! Respira e fai quel dannatissimo patronus, so che puoi farlo» la incitò con tutte le forze che possedeva. Rose non aveva mai sentito qualcuno dirsi così fiducioso di lei, delle sue capacità, e anche se quel qualcuno era Scorpius Malfoy, ciò bastò a farla riprendere. Produsse le scintille argentee che corsero veloci fino all'ufficio di Neville.

Probabilmente, com'era giusto che fosse alle due di notte di giovedì sera, il professore stava dormendo nella sua stanza, e infatti arrivò nel corridoio col fiato corto e una vestaglia a coprire il pigiama.

«Che diavolo ci fate voi due qui?!» domandò con la voce impastata dal sonno.

«Stavamo finendo il nostro turno di sorveglianza, Signore, quando abbiamo trovato questo». Scorpius illuminò con la bacchetta l'arazzo strappato e Neville impallidì di colpo. Mandò un patronus corporeo al preside e agli altri insegnanti.

Vitius fu il primo a giungere sul posto, controllò con un incantesimo che nessuno fosse nei paraggi ma non tirò un sospiro di sollievo quando si accorse che non era così. Sperava in uno scherzo, indubbiamente di poco gusto, nei confronti della Weasley e di Malfoy, ma naturalmente non lo era.

Osservò la scritta scura fin quando non arrivarono tutti i professori, poi iniziò ad impartire ordini con l'aria seria e il cipiglio sempre più crucciato.

«I direttori delle casate prendano con sé un altro insegnante e si dirigano nelle sale comuni. Portate i due ragazzi con voi. Gli altri rimangano qui con me. Voglio che siano allertati tutti gli elfi e i quadri del castello, se qualcuno ha visto qualcosa dobbiamo saperlo». Era un ometto molto piccolo, il preside Vitius, ma sapeva come farsi temere e rispettare da insegnanti e studenti.

Mentre Rose e Scorpius tornavano nei loro dormitori, egli fissò ancora un po' la frase.

"È finita l'attesa", ma attesa di cosa?

Era strana, ad Hogwarts, la velocità con cui le notizie viaggiavano, ma nessuno si stupì se la mattina dopo l'intera scuola era a conoscenza dell'accaduto. Si vociferava di ragazzini colti in flagranza di reato mentre strappavano l'arazzo, di prefetti che erano scesi a controllare dopo aver sentito quel trambusto, di quadri che avevano strillato a squarcia gola per farsi sentire, ma nessuna di quelle versioni era quella giusta. Solo a pranzo il preside raccontò quella ufficiale, senza rivelare i nomi dei ragazzi, e annunciò ufficialmente la macabra frase, che solo il clan Weasley-Potter già conosceva.

Dopo l'ultima lezione della settimana tutti si recarono al platano picchiatore per una "riunione di famiglia" a cui Scorpius si era imbucato in via del tutto eccezionale.

Beh, non fa parte della famiglia... ma c'era anche lui con me.

Non erano ancora arrivati tutti i componenti del clan quando avevano iniziato a discutere: quelle piccole serpi di Lucy e Al ancora non si erano viste, nonostante avessero spedito Scorpius a calci nel sedere fino al lago nero, mentre Molly non poteva rinunciare a tempo prezioso per lo studio per stare dietro a quella banda di ragazzini, e aveva consigliato loro di fare lo stesso. Anche perché il giorno seguente c'era l'uscita ad Hogsmeade, ed era da un po' che non ne saltava una. Sospettavano si vedesse con qualcuno lì, probabilmente ancora Christopher Devies.

Rose stava spiegando per l'ennesima volta come si erano svolti i fatti quando in lontananza scorsero Vic e Teddy che, mano nella mano, si avvicinavano a loro.

«Ehi ragazzi, che combinate qui?» domandò curioso Ted. Naturalmente si supponeva fosse chiaro a tutti che il motivo di quella riunione doveva rimanere segreto, ma forse non tutti avevano recepito il messaggio.

«Una riunione di famiglia p» aveva esordito con molta tranquillità Hugo, subito bloccato da una gomitata nello stomaco di Lily, che si apprestò ad aggiungere: «Sai com'è, il bilancio delle prime settimane».

Teddy li osservò a lungo sospettoso senza dire una parola, limitandosi a scrutarli da sotto le folte ciglia colorate, mentre Vic, in pieno spirito Weasley, tentava di convincerlo ad andare.

«Dai su, dobbiamo rientrare per la cena» diceva fingendo i capricci lei, e quando Teddy acconsentì finalmente a portarla al di fuori delle mura di Hogwarts l'ascendente Veela lanciò uno sguardo comprensivo a tutto il clan, facendo loro l'occhiolino.

Intanto erano arrivati anche Lucy e Albus.

«Si può sapere dov'eravate finiti voi due?!» domandò Rose sull'orlo di una crisi. Non riusciva affatto a gestire lo stress e tutti se n'erano accorti, ma nonostante ciò nessuno tentava di calmarla, probabilmente troppo terrorizzati dall'idea di peggiorare la situazione.

«In realtà no» rispose Lucy ghignando, incurante dello sguardo omicida di sua cugina, «che ci siamo persi?».

Oh, Rose non sopportava affatto le serpi che erano imparentate con lei. Erano così dannatamente Weasley -voglio dire, Lucy è rossa!- e così dannatamente furbe... Nascondevano sempre qualcosa al resto del clan e le cose non finivano mai bene.

L'ultima volta che le due serpi avevano complottato insieme, Molly aveva rischiato di impazzire. L'anno prima, nel periodo dei GUFO di Molly, la sorella e il cugino avevano iniziato a rubarle le cose, e non solo abiti o accessori, ma anche libri, relazioni e roba di scuola. Gliele facevano riapparire poco prima che lei finisse quelle nuove, ma lei stava davvero dando di matto. Non c'era da stupirsi se aveva passato gli esami con quasi tutte E, ma lei non li avrebbe mai ringraziati. Anzi, dopo aver scoperto la loro colpevolezza, fece in modo che ricevessero una bella punizione!

Ad ogni modo, Rose sperava che l'oggetto del complotto non fosse qualcuno del clan, ma non era pronta a metterci la mano sul fuoco. D'altra parte, trattandosi di Albus e Lucy, mettere la mano sul fuoco non era affatto una garanzia, neppure se non si fosse bruciata.

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