L'arazzo

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Il ritmo a Hogwarts era sempre frenetico, già dal primo giorno. Dopo la prima settimana, poi, sembrava di essere nel bel mezzo dell'anno, anno che per Rose sarebbe stato ancora più duro.

Sua madre l'aveva tormentata per tutta l'estate con la questione dei MAGO dell'anno successivo e non aveva nessuna intenzione di deluderla. Inoltre, aveva deciso di mettersi a dieta e aveva smesso di presentarsi a cena dall'inizio della settimana.

Il tempo della cena lo utilizzava solitamente per studiare; tuttavia, non aveva tenuto conto dell'eccessivo senso di fame che l'avrebbe aggredita.

Quella settimana non era stata una delle migliori per Rose poiché aveva ricevuto molte lettere della madre nelle quali le metteva pressione per far si che sembrasse amica di Scorpius. Probabilmente anche lui aveva ricevuto le stesse lettere, ma aveva imparato a gestire lo stress meglio di lei, e si vedeva.

La sera prima Rose era in biblioteca per rispondere all'ennesima lettera pressante della madre e stava per crollare su un tavolo di legno nascosto tra gli scaffali della sezione babbana, dove nessuno andava mai e in cui lei si rifugiava per rimanere sola.

Lei ci provava, ci provava davvero ad essere la figlia perfetta, ma non riusciva a star dietro a tutto. Doveva studiare per gli esami, controllare che suo fratello non finisse nei guai, aiutare il clan con i compiti e per di più coltivare un'amicizia con lo spaventapasseri platinato.

Oh, questo sarebbe troppo persino per una sana di mente, figuriamoci per me!

La biblioteca era deserta poiché tutti erano in sala grande per la cena, ma all'improvviso Rose sentì dei passi e scattò in piedi. Non fu affatto sorpresa di vedere Malfoy con lo sguardo corrucciato e una lettera chiusa da un sigillo importante. Non appena vide la Rossa sostituì l'espressione preoccupata con un sorriso diabolico e disse: «Ehi Weasley».

«Che ci fai qui?» domandò sospettosa lei, chiedendosi perché mai il Signorino avesse saltato un pasto di sua volontà e soprattutto cosa ci facesse tra i manoscritti babbani della biblioteca. Rose dubitava persino che l'avesse mai visto in vita sua, un babbano.

«Potrei farti la stessa domanda» replicò lui beffardo prendendo posto sulla sedia, all'apparenza ignaro delle fugaci occhiate ammonitrici che la ragazza gli stava riservando.

«Dovevo rispondere ad una lettera» spiegò lei sprezzante. Non sopportava i toni con cui lo spaventapasseri platinato le si rivolgeva, non riusciva a digerire la sua arroganza e la superbia con cui si rapportava praticamente a chiunque a scuola.

«Anch'io» aggiunse il biondo preparandosi ad analizzare la lettera mentre Rose si allontanava in fretta prima di battibeccare nuovamente con lui.

Forse non voleva darlo a vedere, ma c'era qualcosa che non andava, e Rose non lo pensava solo perché Malfoy inizialmente aveva un'espressione corrucciata. Si era fermata ad osservarlo -no, non spiarlo, osservarlo, c'è una notevole differenza- appostata dietro uno scaffale mentre lui rileggeva nervosamente la lettera e strappava l'ennesima pergamena di risposta.

Strano, molto strano...

Dopo l'uscita di scena silenziosa dalla biblioteca si era rifugiata nella Sala Comune a studiare, tuttavia non aveva mai smesso di rimuginare circa gli strani comportamenti di Scorpius.

Quella sera, inoltre, aveva l'ultimo turno di sorveglianza, che non avrebbe affatto aiutato a diminuire il suo senso di fame, e oltretutto avrebbe dovuto farlo proprio con lo spaventapasseri platinato!

Si incontrarono sulle scale del terzo piano e decisero diplomaticamente che lei si sarebbe occupata dei piani superiori e lui di quelli inferiori, anche perché per quella settimana si erano già visti abbastanza.

Le persone che andavano in giro per la scuola di giovedì dopo mezzanotte erano veramente poche, e soprattutto erano in grado non farsi scoprire molto facilmente. Alle due, quando il turno era ormai terminato e Rose era convinta che non sarebbe riuscita a passare la notte se non avesse ingurgitato qualcosa, corse per tutti i piani di scale in direzione delle cucine, sperando che qualche elfo domestico caritatevole riconoscesse in lei la stessa anima pura della madre e le desse qualcosa da mangiare.

Quando il suo piano fallì miseramente, si accasciò davanti la statua che portava alle cucine con le mani tra i capelli e lo stomaco in subbuglio. I crampi la immobilizzavano tanto che non si curò dei passi sentiti in lontananza.

In fondo sono un prefetto, per Circe!

Quando i passi si fecero più vicini Rose si tirò su a fatica e improvvisò la miglior faccia seria di cui fosse capace, per poi scoprire che i passi erano solo del biondo platinato.

«Che diavolo fai tu qui?» domandò Malfoy ghignando, scrutando di sottecchi la figura di Rose leggermente piegata su se stessa che si reggeva a fatica contro il muro.

«Non sono affari tuoi» sputò la rossa tentando di non urlare per il crampo che le stava divorando lo stomaco e le faceva venir voglia di accartocciarsi più di quanto non fosse.

«Tu sei strana» disse lui passandole avanti con disinvoltura, seppure controllando con la coda dell'occhio le condizioni della sua interlocutrice.

Rose non si era mai curata di come la gente la considerasse, ma quell'anno era decisa a rendere orgogliosa la madre e non poteva permettere che Malfoy le mettesse i bastoni tra le ruote.

«Ehi tu» sbottò con voce aggressiva «Ti ricordo che dobbiamo fingere di andare d'accordo noi due» asserì posando le mani sui fianchi e ignorando le proteste del suo stomaco.

«Non si può andare d'accordo con te» disse senza nemmeno degnarla di uno sguardo.

Se c'era una cosa che Rose odiava era la non considerazione. Poteva sopportare tutto: che le persone non fossero d'accordo con lei, che le sue idee non fossero prese sul serio, che la sua intelligenza fosse sottovalutata, ma che non la si degnasse di una seppur minima considerazione, questo no.

Forse questo faceva di lei un'egocentrica o una narcisista senza speranze di guarigione, poteva accettarlo in fondo, purché le si desse l'attenzione meritata.

«Ehi Malfoy!» esclamò lei spingendo il biondo e facendogli perdere l'equilibrio. Si aggrappò a lei per non cadere con l'unico risultato che entrambi finirono a terra, arrabbiati l'uno con l'altra.

Nessuno dei due era esattamente pacifico, né tanto meno paziente –d'altronde non erano mica stati smistati in Tassorosso!-, per cui tra spintoni e sbuffi si tirarono su ed estrassero le bacchette per illuminare il corridoio buio.

Rose illuminò un arazzo di fronte a lei e improvvisamente i crampi passarono. Adesso ad attorcigliarle lo stomaco era un sentimento nuovo e decisamente non di buon auspicio.

«S-Scorpius» balbettò con la voce spezzata, puntando la bacchetta in direzione dello squarcio alle spalle del ragazzo, «Che diavolo è quello?!».

L'arazzo era strappato ed era apparsa una frase.

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