L'incontro-scontro

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Malfoy Manor era accessibile con lo spostamento di un particolare masso, ma dato il loro arrivo, Messer Draco aveva provveduto a far trovare loro il sentiero per l'ingresso. Ad accoglierli sul portone, con grande orrore di Hermione, c'erano due elfi domestici, ai quali consegnarono i cappotti e la pochette della donna e che li guidarono lungo un corridoio scarsamente illuminato dalle fiaccole.

Rose sospettava che ci fosse lo zampino di Malfoy Senior, probabilmente nemmeno lui –proprio come Ron, estremamente simili questi due!- aveva preso bene l'iniziativa della moglie di invitare i Weasley a cena, e aveva pensato a come far battere in ritirata la Granger prima ancora che varcasse la soglia del Manor.

Nonostante non fossero ancora entrati in alcuna stanza, già si capiva che la famiglia che possedeva la villa era di alto rango e molto benestante, testimonianze le numerose cornici d'oro che giacevano dormienti sui muri.

Vi erano ritratti antenati della famiglia Malfoy, tutti riconoscibili dai capelli chiari e i lineamenti duri che Draco Malfoy mostrava con fierezza. Tutti, inoltre, avevano le labbra stirate in una linea sottile che, seppur dormienti, conferiva loro un aspetto austero e regale.

Davanti a una porta di vetro c'era Malfoy Jr., impeccabile nel suo vestito nero. Aveva eleganti abiti da mago scuri che contrastavano con la sua pelle diafana e indossava delle stupide scarpe eleganti, eppure non sembrava un pesce fuor d'acqua come il piccolo Hugo, che non indossava nemmeno la cravatta e i cui rossi ribelli erano stati domati da molta magia.

«Buonasera signor Weasley, buonasera signora Weasley. Rose, Hugo» disse facendo sfoggio di tutta l'eleganza e l'educazione che gli erano state inculcate già nella culla. Doveva ammettere che le sarebbe piaciuto conoscere qualche retroscena della sua infanzia, ridere degli educatori privati che gli avevano insegnato come essere un Lord, immaginare i suoi rigidi genitori senza quell'austerità quasi regale che regnava sovrana intorno alle loro figure.

Rose s'immaginava un esasperato Draco Malfoy che provava ad insegnare a un poppante Scorpius che non c'era bisogno di urlare, sarebbe stato allattato a momenti. Al pensiero trattenne una risata.

La cena si svolse in una immensa sala da ballo al cui centro era stato posizionato un tavolo rotondo apparecchiato con più posate di quante Hugo ne avesse mai usate durante un pasto alla Tana. Era illuminata dalle finestre ampie, da cui nonostante il buio della notte filtravano, con un incantesimo, i luminosi raggi della luna; il soffitto era alto e affrescato con colori tenui, pastello, per non oscurare la stanza.

Il pasto si consumò in silenzio tombale, nessuno osò rompere il delicato equilibrio che si era formato. Di tanto in tanto, però, Hermione lanciava sguardi omicidi a Ron e Hugo ritenendoli incapaci di mangiare civilmente e senza sporcarsi la camicia.

Alla fine fu Scorpius a rompere il silenzio, annunciando che loro sarebbero andati a fare una passeggiata nel parco mentre gli adulti potevano rimanere a crogiolarsi nei loro sguardi freddi e distanti. Appena si chiusero la porta della sala alle spalle, cacciarono tre identici sospiri di sollievo e Hugo disse: «Malfoy, questa casa è un labirinto, dove cazzo è il bagno?!».

Per tutta risposta, lo spaventapasseri platinato rise e disse: «In fondo al corridoio, terza porta a sinistra. Noi usciamo da dove siete entrati e poi sempre a destra per il sentiero».

Mentre Hugo correva dalla parte opposta, loro due si incamminarono per il lungo corridoio fino a giungere al portone d'ingresso. Era quasi simile a quelli di Hogwarts, in legno scuro, alto abbastanza da far passare un Gigante e con una serie di serrature dall'aria complessa.

Una pallida luna faceva capolino tra le stelle e una brezza rinfrescava la serata, altrimenti molto piacevole. La poca luce che filtrava tra i fitti rami regalava un'atmosfera quieta e serena.

«Allora Weasley, dove sono gli occhiali?» iniziò Malfoy con un ghigno degno della serpe che era.

«Parlane con qualcuno e giuro che ti farò pentire di essere nato» rispose con un'occhiataccia mentre le orecchie le prendevano fuoco. Non riusciva proprio a tollerarlo, era più forte di lei, come potevano pretendere che fingessero di essere d'accordo?!

«Uh, non ti scaldare Weasley, stavo solo scherzando» si difese lo spaventapasseri platinato addentrandosi in un fitto boschetto che terminava in una piccola radura con una panchina immersa nel verde.

Sembrava uno dei paesaggi fiabeschi di cui aveva letto nei libri babbani, con le foglie rosse e arancioni a terra e gli alberi che le stavano perdendo quasi spogli, ma che comunque riuscivano a ombreggiare il luogo di giorno e ripararlo di notte.

«È così... romantico» pensò Rose mentre già si vedeva seduta lì a baciarsi col suo principe azzurro, indossando un abito bianco mentre un coro intonava una lieve melodia.

«Non farti strane idee, Weasley» interruppe Malfoy buttandosi sulla panchina con una grazia tale che, se ci fosse stata Astoria, gli sarebbe valsa un rimprovero coi fiocchi.

Nella sua confusionale confusione cerebrale, forse non l'aveva proprio pensato...

Già, un completo disastro.

«Nessuna strana idea Malfoy» ribatté curiosando intorno a sé in quella specie di paradiso terrestre. Le foglie erano sparpagliate a terra e formavano un puzzle variopinto intorno a loro.

«Ah no?! Già ti vedevo con gli occhi a cuoricino a sbavare sulla mia foto» si vantò sollevando le sopracciglia con espressione divertita.

Oh, gliele avrebbe staccate a morsi se non fosse stato un po' zitto, una per una.

«Che diamine dici, Malfoy?! Io non... sbavo sulle tue foto!» protestò guardandolo con espressione così aggrottata che stava per perdere le lentine.

«Quindi ammetti di avermi fatto gli occhi a cuoricino!» esclamò sornione, piegando leggermente un angolo della bocca.

«Va' al diavolo Malfoy» urlò quasi in preda all'isterismo, buttandosi sulla panchina a debita distanza e mollandogli un calcio.

Lui imprecò cercando di non farsi sentire, ma Rose aveva centrato lo stinco. Dopo anni di vita vissuta tra mezzi scimmie mezzi Weasley aveva imparato un po' di tecniche che non guastavano mai. Una di quelle tecniche era, appunto, il calcio nello stinco, per mettere subito k.o. l'avversario e poi correre ai ripari fingendosi innocente. Col l'età, poi, aveva capito che le scarpe facevano poco male, mentre gli stivali erano l'ideale per colpi del genere, soprattutto su James. Alla fine era lui che litigava con tutti alla Tana con l'appoggio degli Scamandro.

«Non avrai mica pensato di far colpo su mia madre con il tuo look trasandato» Malfoy le ricordò che stava divagando, riportando l'attenzione su ciò che più lo aveva colpito quando, insieme al resto della famiglia, era approdata al Manor. Naturalmente subito dopo aver annusato il profumo d'inchiostro di cui la sua figura sembrava cosparsa.

«Ho già una ramanzina che mi aspetta a casa, non mettertici anche tu biondo» rinsavì lei e rispose a tono. La testa già le doleva al pensiero della paternale infinita che l'attendeva una volta rincasata. Hermione non avrebbe avuto pietà nemmeno della stanchezza e dell'ora tarda.

«Pensavo tu fossi la figlia perfetta» disse il suddetto biondo, non nascondendo un guizzo di sorpresa che gli trapassò le iridi color ghiaccio. Non riusciva proprio a immaginarsi la testolina rossa di Rose subire una ramanzina in silenzio, senza sindacare sulla punizione che la genitrice le avrebbe inflitto dopo averla scoperta con le mani nel sacco.

«"A casa facciamo i conti, signorina"... "Impegnati di più, Rose!"... "Devi pensare al tuo futuro, non perdere tempo"... "Quest'anno ci sono i gufi e pretendo almeno tutte O, quindi bando alle ciance e mettiti a studiare"... "Adesso devi iniziare a prepararti per i MAGO"... "Ai colloqui di lavoro l'aspetto è importante, quindi basta schifezze e da oggi dieta"... "Ti sembra l'abbigliamento adatto per questa cena? Ti manderei a cambiarti ma non voglio fare tardi"» iniziò a scimmiottare la madre nei vari momenti in cui non le aveva esattamente dimostrato di essere la figlia perfetta.

Scorpius scoppiò in una fragorosa risata che echeggiò nel vuoto del parco, trascinandosi poi dietro anche il musone che si stava appropriando della Rossa. Pensare alla severità della donna l'aveva rattristata, ma l'ilarità del suo spettatore era contagiosa.

«Sei uguale sai» riuscì a dire tra una risata e un'altra il biondo.

A quel punto videro la signora Malfoy da lontano che sembrava brillasse nel suo abito azzurro. Le scarpe spezzavano le foglie sottostanti producendo il tipico scricchiolio mentre si avvicinava ai due con un sorriso cordiale.

«Tornate dentro, ragazzi? Sta facendo buio ed Hermione vorrebbe rincasare».

La sera, a casa, Rose si sarebbe aspettata una sfuriata senza precedenti da parte della madre sul loro comportamento alla cena, ma Hugo e Ron crollarono sul divano prima ancora di cambiarsi e Rose andò a mettersi anche lei a letto prima che la donna potesse intercettarla.

Anche se la cena era filata tutto sommato liscia, non era del tutto certa che la madre sarebbe stata clemente circa lo scherzetto sull'abbigliamento indossato. Hermione stimava Astoria ed era volenterosa di instaurare con lei un rapporto non esclusivamente lavorativo, per cui ognuno doveva fare la sua parte per farle fare un'ottima figura, dimostrando così che non solo era la migliore sul proprio lavoro, ma sapeva anche essere un'ottima madre.

La sera, a fine giornata e con la testa che sembrava scoppiarle, Rose riusciva a malapena a buttarsi sul letto che già si assopiva, ma quella notte sembrava diversa.

Mentre si girava per la settima volta nel letto, sentì la porta della camera aprirsi e finse di dormire mentre sua madre si sedeva sul suo letto, accarezzandole i capelli. Non era una cosa che faceva abitualmente, ma poiché la faceva sentire amata e apprezzata – molto più di quanto Hermione non dimostrasse con le parole- non si girò dall'altra parte, beandosi di quel gesto.

Quando stava per andarsene, la sentì avvicinarsi all'orecchio e sussurrare con voce flebile ma sempre ferma: «Grazie Rosie, anche se non te lo dico mai».

E d'un tratto si sentì terribilmente in colpa per quello che aveva detto a Malfoy.

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