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Rose si risvegliò in infermeria, e il suo primo ricordo fu esattamente uguale all'ultimo. Scorpius l'aveva sentita muoversi e stava scuotendo Al che si trovava dietro il letto.

Batté le palpebre un paio di volte prima di abituarsi alla luce al neon che si trovava esattamente sulla sua testa, l'odore di disinfettante che si infilava prepotentemente nelle narici.

«Rosie!» esclamò Al abbracciandola di nuovo nel giro di poche ore, questa volta con una buona motivazione.

«Al, da quanto tempo» fece lei sarcastica ripetendo la scena della guferia. Malfoy ridacchiò ancora con le sue facce buffe, ma stavolta Rose non ci trovò nulla di divertente.

«Cos'è successo?» domandò preoccupata tentando di mettersi a sedere mentre l'infermiera le rivolgeva occhiatacce dal suo ufficio.

«Non ti ricordi nulla?» domandò Al mentre una fitta lancinante le attraversava la testa.

Oh, ricordava eccome, altrimenti non si sarebbe potuta spiegare quei dolori.

«Certo che me lo ricordo, idiota! Intendevo dopo che sono svenuta».

Albus la osservò massaggiarsi le tempie e la fronte con gli occhi chiusi per un po', li riaprì solo per lanciare un'occhiataccia al cugino, intimandogli di continuare.

«Beh, tutti sono fuggiti di corsa e siamo rimasti noi, così ho mandato gli altri ai dormitori e ho fatto chiamare Neville. Gli ho raccontato quello che era successo dicendogli che eravamo lì per inviare delle lettere e lui pare averci creduto dato che il nostro coprifuoco non era scattato da molto. Scorpius ti ha portata in infermeria e io sono andato a parlare con il preside».

Rose arrossì alle ultime parole e continuò a tenere gli occhi serrati sperando che nessuno se ne accorgesse, ma Scorpius la stava fissando dall'inizio del racconto di Al dunque non gli sfuggì il suo colorito purpureo e gli venne da sorridere, ma Rose non lo seppe mai.

Quando si decise ad aprire gli occhi scoprì con piacere di indossare ancora gli abiti della sera precedente, eccetto per le scarpe, che erano state poggiate sotto al letto.

«Che ore sono?» chiese cercando invano l'orologio al suo polso.

«Le otto CAVOLO SCORP DOVREMMO ESSERE A LEZIONE» urlò al trascinandosi il biondo platinato senza nemmeno salutare e sparendo in me che non si dica, senza dare a nessuno la possibilità di replicare.

Rose tentò di scendere dal letto ma Madama Vane la bloccò immediatamente, intimandole di non muoversi. A quanto pareva avrebbe dovuto trascorrere l'intera mattinata a girarsi i pollici. Si guardò un po' intorno e scoprì che più di qualcuno era passato a farle visita. Aveva il comodino pieno zeppe di dolciumi ed era convinta che tutta la sua famiglia fosse andata a trovarla.

Cercò di passare il tempo esercitandosi con qualche incantesimo in cui non era molto pratica, ma Madama Vane le sequestrò la bacchetta perché stava facendo troppi danni, così passò la mattinata a mangiare cioccolata e caramelle e maledicendosi ad ogni boccone.

Sono rimasta digiuna a cena per più di un mese e adesso diventerò obesa.

Era anche vero che da quando aveva smesso di cenare spesso si recava nelle cucine a rubare del cibo oppure si rinchiudeva nelle tende del suo letto a baldacchino cercando di addormentarsi prima che la fame diventasse insostenibile.

A ora di pranzo le fu servita una zuppa dall'aspetto orribile che non toccò nemmeno, dato tutti i dolciumi che aveva ingurgitato, e stava tentando per la seconda volta di scendere dal letto quando una saltellante Lily la raggiunse, porgendole un mazzo di rose.

Lily era la più piccola del clan Weasley-Potter, e poteva sembrare anche la più indifesa. Al contrario dei suoi cugini, i suoi capelli erano rosso scuro, proprio come quelli della sua nonna paterna, e aveva gli occhi marroni di zia Ginny. Lily sembrava essere l'unica della famiglia ad avere un tocco femminile che la distinguesse. Lily era dolce, pacata, graziosa, snella, leggiadra. O meglio, lo sembrava.

Aveva la stessa tempra di zia Ginny, con uno sguardo poteva mettere a tacere chiunque e con una fattura poteva definitivamente farla finita. Purtroppo però, questa tecnica non aveva mai funzionato su sui fratelli, che avevano continuato a darle fastidio nonostante fossero stati affatturati svariate volte.

«Ciao Rosie!» esclamò a voce alta la cugina, guadagnandosi un'occhiataccia da Madama Vane. Rose sospettava ci fosse qualcosa di più di semplice voglia di pace a tranquillità.

Lily, da parte sua, mise da parte l'aria da ragazzina affabile e rivolse una linguaccia all'infermeria mentre quella era di spalle. Rose ridacchiò mettendosi a sedere sul letto e Lily alzò le spalle.

«Non credo si sia mai ripresa dal fatto che papà abbia deciso di sua volontà di sposare la mamma» sciorinò, sollevando le spalle con aria indifferente.

Rose ridacchiò nuovamente e guardò le mani di Lily mentre estraevano dal mantello un pacco di cioccorane per poggiarglielo sul comodino. Quando Lily Luna Potter regalava un intero pacco di ciocciorane integro c'era qualcosa per cui voleva farsi perdonare. Rose le lanciò un'occhiata interrogativa e Lily si apprestò a spiegarsi.

«Stanotte, quando Albus ci ha mandati tutti nei nostri dormitori, potrei accidentalmente aver tentato di Schiantare Scorpius per essere io ad accompagnarti e potrei accidentalmente aver dato fuoco alla suola delle tue scarpe rischiando che Scorpius ti facesse cadere mentre prendeva fuoco...» ammise mesta.

In effetti, l'idea della piccola Potter che Schiantava Scorpius tra gli applausi e le ovazioni di tutto il clan era uno spettacolo che non avrebbe mai voluto perdersi, ma poi si ricordò della promessa fatta alla madre e si maledisse mentalmente.

Maledetta Donna, dovevo essere sotto Imperio quando ho accettato di andare d'accordo con quello spaventapasseri platinato!

D'altra parte, lo spaventapasseri platinato le aveva salvato le penne portandola in braccio fino all'infermeria. E ci teneva a sottolineare in braccio. Aveva perso alcuni chili ma non poteva comunque dire di essere di propriamente leggiadra come una piuma. Se fosse stato per quel nanetto di suo cugino sarebbe finita a levitare per il castello, sballottata da una parte e l'altra, e si sarebbe risvegliata con una commozione cerebrale.

Rivolse un sorriso sincera a Lily assicurandole che era tutto apposto, dopodiché si fece mostrare le scarpe per osservare la bruciatura che gli era stata arrecata.

Niente di irreparabile, si premurò di dire a Lily per evitare che si sentisse ancora più in colpa, dopodiché tornò a girarsi i pollici quando lei abbandonò la stanza saltellando così com'era entrata.

Ogni volta che abbassava le palpebre riviveva gli ultimi istanti prima dello svenimento, l'oscura figura che l'aveva avvolta, impedendole di cadere, e il freddo pungente che era penetrato fin dentro le ossa quando aveva pronunciato quella frase.

Rose rabbrividì ancora, tirandosi le coperte addosso e cercando di rifugiarsi sotto di essere per sfuggire al buio che sembrava volerla inghiottire.

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