10. Bound

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Si erano messi di nuovo seduti, quasi l'uno di fronte all'altro. La creatura totalmente rapita dalla mobilità di quelle gambe che ora gli sfioravano a tratti la coda e le osservava con grande curiosità. Era affascinato dalla forma slanciata e muscolosa, dalla pelle morbida che si tendeva sotto le sue dita.

Con un tocco leggero, Izuku iniziò a esplorarle, seguendo con la punta delle dita i contorni delle caviglie sottili, dei polpacci e delle cosce. Sentiva i peli fini sulla pelle e ne era incuriosito, tracciando lievi graffi lungo la superficie, abbastanza delicatamente da non fare male, ma sufficienti per far rabbrividire Katsuki.

La creatura si fermò a guardare le proprie mani pallide sopra le ginocchia del ragazzo, meravigliandosi della differenza tra loro: era affascinato da come gli arti inferiori di Katsuki potessero reggere il suo corpo sulla terraferma, permettendogli di muoversi con agilità e potenza. Pensava a quanto sarebbe stato diverso avere delle gambe invece della coda che lo legava all'oceano.

Guardando Katsuki negli occhi, Izuku chiese con genuina curiosità: "Perché, se puoi camminare sulla terra con queste gambe, hai scelto il mare?".

Katsuki sorrise, divertito dalla domanda. «Il mare mi ha sempre chiamato.», rispose, il suo tono carico di passione. «C'è qualcosa di magico nell'acqua, nel modo in cui ti avvolge e ti sostiene, nella libertà che provi scivolando sulle onde. Mi fa sentire... vivo. Più che ogni altra cosa sulla terraferma.».

Izuku ascoltò attentamente, i suoi occhi luminosi fissavano quelli di Katsuki e, in quel momento, comprese meglio perché era attratto da lui, come se entrambi appartenessero a due mondi diversi, ma condividessero lo stesso spirito avventuroso e libero.

Katsuki lasciò che le sue dita scorressero lungo il torso di Izuku, tracciando il profilo dei suoi muscoli tonici e definiti, esplorando con cautela ogni dettaglio della sua pelle fredda e ormai asciutta, quasi come se volesse memorizzare ogni singola linea, ogni curva.

I suoi polpastrelli sfiorarono alcune imperfezioni che punteggiavano le braccia della creatura, diverse dalle scaglie che talvolta interrompevano la superficie liscia della sua parte umana.

«Posso farti una domanda sciocca?», chiese il biondo, interrompendo il silenzio che li circondava. Izuku annuì, curioso.

«Cosa sono quelle piccole cicatrici sul tuo corpo? Sembrano segni di battaglie... o forse sono qualcos'altro?».

Izuku guardò Katsuki per un momento, poi rise leggermente. "Sono solo... sbadato...",  spiegò, passandosi una mano sul braccio dove le cicatrici erano più evidenti. "Scogli e coralli... A volte mi faccio male, quando ci passo troppo vicino, ma sono abituato."

Katsuki annuì, comprensivo. «Capisco... Il dolore è parte della crescita, no?», disse, con una solenne nota di saggezza nella sua voce.

Izuku sorrise a quelle parole. "Esatto." concordò. "E tu? Ne hai?"

«Qualcuna. Se anche io passo troppo vicino agli scogli può capitare... Tipo questa...» e gli prese la mano, portandosela alla nuca, facendogli sentire una cicatrice in rilievo dove il collo si attaccava alla testa. «La senti?», e la creatura annuì, sentendo quel lembo di carne in rilievo, eco di una ferita lunga e profonda.

Il suo cuore batteva più forte a causa dell'intimità crescente tra loro. Poi, con voce bassa, quasi un sussurro, mentre le sue mani si muovevano con delicatezza sulla coda di Izuku, aggiunse: «Il tuo corpo è... incredibile. Non avevo mai toccato nulla del genere. È come... scoprire un mondo tutto nuovo...».

Le loro mani continuarono a esplorarsi a vicenda con una dolcezza inaspettata. Ogni tocco era un'espressione di curiosità, di desiderio di conoscere di più, senza fretta alcuna, come se volessero prendere tutto il tempo necessario per imparare ogni cosa l'uno dell'altro. Katsuki si ritrovò a ridere leggermente quando le dita di Izuku sfiorarono un punto particolarmente sensibile sul suo fianco, e la creatura rispose con un sorriso imbarazzato.

"Sei così sensibile qui...", osservò Izuku con un tono divertito, i suoi pensieri che si intrecciavano con quelli di Katsuki. "È strano... Sai... Pensavo che la pelle umana fosse più resistente!"

Katsuki fece una smorfia giocosa, il suo volto illuminato da un sorriso malizioso. «La pelle umana può essere resistente, ma abbiamo anche i nostri punti deboli...», rispose. «Proprio come te. Avreate anche voi tritoni delle parti delicate, no?»

Izuku annuì, i suoi occhi verdi che brillavano di una luce curiosa mentre si sporgeva all'indietro, puntellandosi sui ciottoli con le mani, aprendo deliberatamente petto e spalle alla vista dell'umano. "Forse..."

Katsuki alzò un sopracciglio, divertito e intrigato dalla proposta implicita di Izuku. «Oh? E questo? Sarebbe un invito, ah?», chiese, e per quanto volesse giocare e raccogliere la sfida, la sua voce si fece più bassa e vibrante e Izuku provò quasi un brivido, senza che nemmeno quell'umano lo sfiorasse.

Mentre Izuku balbettava qualcosa di incomprensibile, Katsuki continuò a esplorare la figura del tritone con una curiosità rinnovata. Le sue dita scivolarono lungo le scaglie scintillanti della sua coda, cercando di percepire ogni variazione nella loro consistenza. Si spostò più in basso, verso una linea di scaglie di un colore leggermente diverso, un verde più scuro, quasi iridescente, che correva lungo il lato del corpo di Izuku.

Non appena le dita del biondino sfiorarono quella linea, Izuku rabbrividì visibilmente, un gemito improvviso sfuggì dalle sue labbra. La sua mano si mosse rapidamente per fermare quella di Katsuki, i suoi occhi verdi spalancati per la sorpresa. "Katsuki, a-aspetta!", pensò Izuku, il tono del suo pensiero un po' incerto e scosso. "Quella..."

Katsuki si fermò, osservando l'espressione vulnerabile della creatura, che ansimava a bocca dischiusa e lo guardava con occhi liquidi. «Questa?», e la sfiorò di nuovo, con maggiore decisione per vedere come quella creatura reagiva.

Quando lo vide stringere tra i denti il labbro inferiore per attutire un gemito, chiese, incuriosito: «È il tuo punto sensibile?», ma la voce gli uscì con una strana punta di malizia, mentre il polpastrello del pollice sfiorava di nuovo quella linea di scaglie scure.

Izuku prese un respiro profondo, cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore e quei mugolii che gli uscivano involontariamente. Ma tutto cio che riuscì a dire fu un flebile "Forse...".

Quando l'umano fermò quella piacevole tortura, tornò a respirare.

«E cosa sarebbe?».

"La chiamiamo linea laterale.", spiegò, il suo pensiero che fluttuava delicatamente nella mente di Katsuki. "La linea laterale aiuta a percepire le vibrazioni nell'acqua, a orientarsi anche nelle acque profonde. A nuotare vicini quando la visibilità è bassa..."

Gli occhi di Katsuki si illuminarono di una curiosità ancora più profonda. «Quindi ti aiuta a nuotare nel mare...», rifletté. «È come se fosse il tuo... senso speciale.»

Izuku annuì. "Sì, una cosa del genere, credo...", confermò. "È come un organo di senso che mi permette di capire l'ambiente circostante. Ma ho appena scoperto che è anche... ehm... molto sensibile..."

Katsuki sorrise leggermente, divertito e affascinato al tempo stesso. «Posso provarci di nuovo?» chiese, la sua voce più morbida, quasi un sussurro.

Izuku esitò un attimo, ma alla fine annuì lentamente. "Va bene..." pensò, un po' nervoso ma fiducioso. "Ma fallo... piano."

Katsuki spostò di nuovo la sua mano verso la linea scura, questa volta muovendosi con estrema delicatezza. Le sue dita sfiorarono appena le scaglie di colore diverso, seguendo la linea iridescente lungo il corpo di Izuku. Sentì il tritone rabbrividire di nuovo sotto il suo tocco, un gemito basso che sfuggiva ancora dalle sue labbra.

Izuku chiuse gli occhi, lasciandosi andare alla sensazione travolgente che il tocco dell'umano gli procurava. Ogni lieve sfioramento delle dita di Katsuki su quella parte di coda inviava scosse di calore e brividi di piacere lungo la sua spina dorsale.

"È... intenso..." pensò Izuku, la sua voce nella mente di Katsuki che tremava leggermente per l'emozione. "Non avevo mai provato una sensazione così..."

Katsuki continuò a sfiorare delicatamente la linea laterale di Izuku, osservando ogni reazione del tritone con estrema attenzione. Era affascinato dal modo in cui il corpo di Izuku rispondeva al suo tocco, quasi come se ogni singola fibra del suo essere fosse sintonizzata su quella sensazione.

Katsuki ridacchiò, sentendo una piccola scintilla di trionfo nel vedere Izuku reagire ai suoi tocchi. «È tutto nuovo per te, vero?», chiese, le sue mani che continuavano a esplorare, ad accarezzare. «Non hai mai... fatto niente di simile prima?»

Izuku scosse la testa, un'espressione di vulnerabilità che attraversava il suo viso. "No... non ho mai avuto qualcuno che volesse... conoscermi in questo modo...", confessò, la sua voce interiore che tremava leggermente. "Però è... bello. Strano, ma bello."

Mentre le sue dita seguivano la linea laterale, Katsuki notò qualcosa di nuovo. C'era un rigonfiamento sotto l'addome di Izuku, appena oltre il punto in cui la pelle chiara si fondeva con la coda. Era una zona in cui le scaglie sembravano farsi più sottili e apparivano più morbide.

Izuku sentì il cambiamento nell'attenzione di Katsuki e aprì gli occhi, seguendo il suo sguardo verso il rigonfiamento. Un leggero calore si diffuse sulle sue guance, rendendo la sua espressione ancora più vulnerabile. "Quella è... una parte molto privata per noi tritoni..." pensò, cercando di spiegare senza aprire bocca, troppo impegnata a incamerare aria. "È simile... Simile a ciò che provi tu...." e con lo sguardo indicò la confluenza tra le gambe del ragazzo.

Katsuki sollevò lo sguardo verso Izuku, cercando di comprendere appieno quello che stava dicendo: «Intendi... è come se fosse il tuo...», ma si fermò, cercando le parole giuste.

Izuku annuì, il rossore sul suo volto che si intensificava leggermente. "Sì..." confermò, i suoi pensieri che si facevano più chiari nella mente di Katsuki. "È quello che serve a...", ma il pensiero morì in un nuovo verso strozzato a sentire le dita dell'umano che lo toccavano di nuovo.

Katsuki sollevò lo sguardo per incontrare quello di Izuku, cercando il suo consenso: «Posso?»chiese piano, la sua voce un sussurro appena udibile sopra il suono ritmico delle onde che si infrangevano fuori dalla grotta.

Izuku arrossì, il suo volto illuminato solo dalla flebile luce bioluminescente che emanava dalle creature marine nell'acqua. Esitò un attimo, poi annuì lentamente, cercando di controllare il tremore crescente che sentiva nel petto. Non aveva mai condiviso questo lato di sé con nessuno, e l'idea che fosse un umano a esplorarlo per la prima volta lo riempiva di una strana miscela di paura e eccitazione.

Con il permesso della creatura, Katsuki avanzò con estrema delicatezza. Le sue dita sfiorarono le scaglie liscie e morbide, seguendo il contorno del rigonfiamento. Sentiva il calore crescere tra loro, una tensione che sembrava amplificarsi a ogni respiro.

Il tritone gemette piano, un suono involontario che sfuggì dalle sue labbra mentre il corpo reagiva istintivamente al tocco del ragazzo: la sua coda si contrasse leggermente, il movimento involontario che fece increspare l'acqua intorno a loro.

Katsuki si fermò immediatamente, guardando Izuku con preoccupazione. «Va tutto bene?» chiese, il suo tono carico di apprensione. Non voleva che quello si sentisse a disagio o obbligato.

Izuku fece un cenno di assenso, cercando di rassicurarlo. "Sì..." pensò, la sua voce telepatica tremante per l'emozione. "È solo... è tutto nuovo per me. Ma non voglio che tu ti fermi..."

Katsuki annuì e, con curiosità e tenerezza, tornò a concentrarsi su Izuku; le sue dita si muovevano con cautela e rispetto mentre esplorava con delicatezza quella parte, e notò che il rigonfiamento sembrava cambiare sotto il suo tocco, un lieve movimento che suggeriva qualcosa di vivo, di reattivo.

Con un misto di meraviglia e timore, Katsuki spinse un po' più in là la sua curiosità, scoprendo che la pelle si faceva più morbida e cedevole in un punto, lasciando che l'indice affondasse in una fessura che a poco a poco si apriva e che emanava un calore diverso da tutto ciò che aveva mai sentito prima su quella creatura. Era come se il corpo di Izuku stesse rispondendo al suo, una danza silenziosa di sensazioni e desideri che si intrecciavano tra loro.

Izuku chiuse gli occhi, il suo respiro che si faceva più rapido e irregolare, perchè non aveva mai sperimentato un contatto tanto intimo prima, e ogni tocco di  quell'umano sembrava accendere un fuoco sotto la sua pelle, un desiderio che non sapeva nemmeno di poter provare, che andava oltre alla frenesia delle solite fregole.

Sentiva il suo corpo rispondere, la pelle e le scaglie che si estendevano per rivelare qualcosa di più intimo.

Katsuki trattenne il respiro mentre con le dita aiutava quella fessura che si era formata sulla coda e scopriva una struttura che sembrava celata gelosamente tra le scaglie e che ora emergeva, rispondendo al suo contatto e alla sua curiosità.

Era umida, scivolosa e quasi bollente al tatto; simile, eppure diverso da ciò che invece conosceva e aveva sperimentato, un ibrido affascinante di umanità e natura marina che reagiva alle sue carezze.

Sentiva il cuore battere forte nel petto, l'eccitazione che si mescolava con un profondo senso di rispetto e meraviglia.

Izuku aprì gli occhi, guardando Katsuki con un certo imbarazzo. "È... tanto... strano?" chiese timidamente, la sua voce che vibrava nella mente di Katsuki come un'onda che si infrange dolcemente sulla riva.

Katsuki scosse la testa, addolcendo la propria espressione, mentre guardava Izuku di nuovo negli occhi: «No...», rispose con sincerità. «È solo... incredibile. Tu sei incredibile, Izuku...».

Le parole di Katsuki fecero arrossire ancora di più Izuku, un calore che gli si diffuse sul viso e lungo tutto il collo. Provò una felicità semplice ma profonda nel sapere che Katsuki lo trovava affascinante, che lo accettava in tutta la sua diversità.

Era una sensazione che non aveva mai provato prima, un senso di appartenenza che andava oltre quella che poteva essere semplice attrazione fisica per qualcosa di sconosciuto.

Katsuki continuò a esplorare con delicatezza, le sue dita che tracciavano i contorni dell'organo di Izuku con una curiosità rispettosa. Ogni movimento era lento e ponderato, un modo per imparare e scoprire senza forzare nulla. Sentiva il respiro di Izuku farsi più profondo, una serie di piccoli gemiti che sembravano sfuggire nonostante il suo tentativo di controllarsi.

«Cosa provi?», gli chiese piano, cercando di capire meglio le sensazioni della creatura.

Izuku lo guardò con occhi socchiusi e liquidi di lacrime luminescenti, la sua mente che sembrava cercare le parole giuste. "È... forte...", pensò, la sua voce che suonava un po' incerta, ma onesta. "È come... un'onda che cresce dentro di me, qualcosa di molto potente e caldo, come il sole..."

Katsuki annuì, cercando di immaginare cosa dovesse essere per Izuku provare qualcosa di così nuovo e travolgente. «Se è troppo, dimmelo.», disse con serietà: «Non voglio farti sentire a disagio.».

Izuku sorrise a quelle parole, sentendo un calore affettuoso crescere nel petto. "Non è troppo." pensò, il suo sguardo che si faceva più deciso. "È... bello. È tutto così nuovo... Ma mi piace. Mi piace che sia tu..."

Katsuki sentì una fitta di emozione a quelle parole, il cuore che sembrava espandersi nel petto con lo stesso ritmo di un'esplosione atomica.

«È strano pensare a quanto siamo simili, nonostante tutto...», e continuò ad esplorarlo con delicatezza, le sue mani che si muovevano con una sicurezza crescente mentre scopriva ogni nuova reazione della creatura. Era un'esperienza unica, un viaggio intimo, che portava Izuku ad essere sopraffatto dalle sensazioni: ogni tocco sembrava accendere una nuova scintilla nel suo corpo. Sentiva il desiderio crescere, una corrente che fluiva forte e che sembrava trascinarlo sempre più lontano. Non sapeva come descrivere ciò che provava, ma sapeva che era qualcosa di straordinario, qualcosa che non voleva finisse mai.

Così trovò il coraggio di avvicinarsi di nuovo all'umano, il viso a un soffio da quello di Katsuki; si guardarono negli occhi per un lungo momento, prima Izuku iniziasse ad annusarlo piano, facendogli quasi solletico quando si spostò dalla mascella al collo, provocando un suono strano in quel giovane, un qualcosa nella gola che vibrava quando aveva preso a leccargli e ad assaporargli la pelle del collo con delicatezza.

Lo stesso suono che usciva dalla sua quando Katsuki strinse la mano contro il suo organo, regalandogli una nuova scarica di calore ed elettricità.

Ma decise di non fermarsi: il suo comportamento era esplorativo, come se stesse cercando di conoscere il sapore e la consistenza della pelle di Katsuki, proprio come il ragazzo aveva fatto con le sue lacrime quella notte.

Il tritone si muoveva quasi con una dolcezza felina, e il suo corpo si adattava perfettamente all'ambiente circostante, appiattendo di più la coda mentre si avvicinava, contraendola se il tocco del ragazzo si faceva più teso su di lui.

Katsuki chiuse gli occhi, immerso nella sensazione di quei baci, mentre la bocca di Izuku lo esplorava con calma.

Per lui era un'esperienza completamente nuova, intima e affettuosa, che lo faceva sentire più vicino a Izuku di quanto avesse mai pensato possibile.

Ogni bacio, ogni piccola leccata, erano una dichiarazione silenziosa di affetto e di connessione.

Quando Izuku si allontanò, le emozioni erano evidenti nel suo sguardo. C'era una luce nei suoi occhi che Katsuki non aveva visto prima, un riflesso più caldo, più intenso di qualsiasi altro sguardo che gli avesse mai rivolto fino a quel momento.

Izuku si avvicinò di nuovo, questa volta posando le labbra sul collo accaldato dell'umano, tracciando una linea di baci lungo di esso, giù fino alla spalla. Katsuki inclinò la testa di lato, offrendo più spazio a Izuku, il suo respiro che si faceva più pesante man mano che il tritone continuava la sua esplorazione.

Ma il ragazzo era desideroso di ricambiare quei brividi che stava provando: voleva farli sentire anche a quella creatura affascinante e così iniziò a baciare la pelle chiara di Izuku, seguendo le linee delle sue spalle e del suo petto, assaporando sulle proprie labbra il sale del mare e un lieve tepore che scaldava la pelle del tritone. Provò a posare le labbra sulle scaglie che aveva sulle braccia e rimase affascinato dalla sensazione che provò, il contrasto tra la morbidezza della pelle di Izuku mescolata con la durezza delle di quelle formazioni verdi e cangianti, una combinazione che era tanto unica quanto Izuku stesso.

Ogni bacio che ciascuno posava sulla pelle dell'altro era un sussurro di desiderio, un modo per far capire quanto fosse speciale. E, ad ogni bacio, Izuku sembrava provare un calore nuovo, come se dentro nel petto avesse un fuoco divampato in maniera del tutto inaspettata, pronto a scottarlo, a consumarlo.

Gemette leggermente sotto il tocco di Katsuki, e il suono fece quasi vibrare l'aria intorno a loro. Si mosse lentamente, inclinando la testa all'indietro per dare a Katsuki più spazio, per lasciarsi assaggiare come aveva fatto lui con la pelle dell'umano, ritrovandosi completamente perso nel momento che stavano condividendo, i suoi occhi chiusi e la sua bocca leggermente aperta, mentre si lasciava trasportare dalle sensazioni che Katsuki gli stava donando.

Poi tornò ad aprire lentamente gli occhi, guardando quel ragazzo in quelle sue iridi così particolari; sollevò il capo e gli prese il viso tra le mani, le loro labbra che si incontravano in un altro bacio, più profondo, più intenso. Una danza lenta e sensuale che li avvolgeva entrambi, facendo battere i loro cuori all'unisono.

Izuku gemette leggermente sotto il tocco di Katsuki, che si meravigliò di sentire la sua pelle intiepidirsi dove i polpastrelli lo toccavano. Spinto da quel tepore, si mosse ancora più vicino, il suo corpo premuto contro quello di Izuku, spinto di nuovo con delicatezza sui ciottoli, le loro pelli che ora si toccavano e si strofinavano l'una contro l'altra in un'esplorazione intima e delicata, perchè nessuno dei due voleva che quel momento finisse, nessuno dei due voleva separarsi dall'altro.

Volevano tenersi vicini, sentirsi, conoscersi in ogni modo possibile.

Izuku, con i suoi occhi brillanti di una luce verde quasi innaturale, guardava Katsuki come se stesse cercando di imprimere ogni dettaglio nel suo cuore, mentre il ragazzo, con il suo sguardo intenso e deciso, cercava di dare conferma al proprio cuore che quella meraviglia fosse reale.

Quando si staccarono, entrambi respiravano a fatica, i loro volti sembravano prendere fuoco e gli occhi brillavano della medesima emozione. Katsuki non poté fare a meno di sorridere, la sua mano che si sollevava per accarezzare dolcemente la guancia di Izuku. «Sei davvero incredibile...», mormorò, in tono gentile e affettuoso.

La creatura sorrise, mentre una mano andava a sfiorare quella di Katsuki, bollente, posata sulla sua guancia, godendo del calore di quel tenero contatto. "Anche tu lo sei...", rispose, la sua voce interiore che tremava leggermente, ancora un po' imbarazzato, ma anche colmo di gratitudine. "Io... Non ho mai... provato niente di simile. Mai..."

Katsuki annuì, capendo perfettamente cosa intendesse. C'era una connessione tra loro che andava oltre le parole, qualcosa di profondo e intenso che li univa in un modo che né lui né Izuku avevano mai sperimentato prima.

Era davvero come se fossero destinati a trovarsi, nonostante le loro differenze, e quella consapevolezza riempiva il cuore di entrambi.

Izuku tornò a muovere le dita lungo il corpo di Katsuki, esplorando la sua pelle con una curiosità innocente e affascinata. Il tritone era attento a ogni reazione di Katsuki, osservando come i suoi muscoli si tendevano o si rilassavano sotto il suo tocco, e sorrideva ogni volta che trovava un punto particolarmente sensibile che faceva sobbalzare l'umano o gli strappava un piccolo gemito di piacere.

"Ti piace?"

«Mi piace come mi fai sentire.», e, con una pericolosa audacia, prese il polso di Izuku, conducendo la mano in mezzo alle proprie gambe. Era come tentare la sorte: o lo avrebbe spaventato, oppure...

Izuku arrossì ancora di più e sembrò irrigidirsi, ma poi un sorriso timido si allargò sul suo viso nel sentire come Katsuki reagiva a quel tocco.

Così provò a fare gli stessi movimenti che l'umano aveva fatto su di lui, ma il tessuto umidiccio di ciò che lo copriva gli impediva di sentirlo.

"Posso?", chiese, forse con un po' troppa impazienza.

Katsuki annuì, il respiro più pesante contro il viso di Izuku, le braccia in tensione che lo tenevano sollevato e permettevano alla creatura di abbassagli i pantaloncini.

Gemette quando la sua erezione venne liberata e percepì il tocco tiepido della mano di Izuku di nuovo su di sè, che eseguiva gli stessi gesti lenti che lui gli aveva regalato poco prima.

Era fin troppo piacevole e Katsuki si ritrovò a sorridere tra gli ansimi, mentre Izuku, incuriosito, metteva a confronto entrambe quelle parti nascoste, talvolta toccandole assieme, provocando in entrambi lunghi brividi, tanto da annebbiare il pensiero e, senza proferire alcuna parola, si avvicinò per un altro bacio, questa volta più dolce e lento. Le loro labbra si incontrarono di nuovo, con solo il desiderio di essere vicini, di condividere quel momento unico insieme, di viversi.

Katsuki esplorò la bocca di Izuku con delicatezza, sentendo la consistenza della lingua del tritone, leggermente più ruvida ma incredibilmente morbida, che rispondeva timidamente ai suoi movimenti. Izuku era inesperto, e Katsuki poteva sentire ancora quella sua incertezza che lo rendeva così tenero e gli faceva contrarre il cuore ancora più velocemente.

C'era un'intimità profonda nel modo in cui le loro labbra si muovevano insieme, assecondando i movimenti dei loro corpi, come se ogni tocco, ogni sfioramento delle loro lingue  e delle loro pelli fosse un modo di comunicare profondo, senza bisogno di parole.

E si persero, l'uno nell'altro, dimenticando tutto il resto, mentre la notte, all'esterno, si dissolveva nel giorno, come in un sogno lontano.

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