2. Better

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Katsuki aveva continuato ad alzarsi all'alba, ogni mattina, per un'altra settimana. Le sue gambe lo portavano automaticamente verso la spiaggia, la tavola sempre nel furgoncino sgangherato e poi sotto braccio, il cuore pieno di speranza.

Ma la creatura non era mai tornata.

Ogni volta che tagliava le onde con la sua tavola, non c'era traccia di quella figura misteriosa, di quegli occhi verdi che lo avevano fissato con tanta curiosità. Il mare era tornato a essere solo il mare, affascinante e potente, ma privo di quel segreto che lo aveva reso ancora più speciale per un breve momento.

Alla fine, Katsuki si mise il cuore in pace. Aveva sempre saputo che il mare era imprevedibile, capriccioso come una creatura vivente, e il tritone ne era semplicemente un'altra manifestazione. Forse non l'avrebbe mai più rivisto, e forse era meglio così. Continuava a fare surf, a sfidare le onde, ma una parte di lui sapeva che cercava qualcosa di più, qualcosa che non avrebbe mai potuto avere.

Una sera, dopo una giornata particolarmente lunga, alcuni amici lo invitarono a unirsi a loro per un falò in una caletta isolata, lontano dalle solite spiagge affollate. Katsuki accettò, sperando che la compagnia potesse distrarlo dai suoi pensieri.

Il falò era già acceso quando arrivò, le fiamme danzavano e scoppiettavano, illuminando i volti sorridenti dei suoi amici. Mangiarono, risero e scherzarono fino a tardi, godendo della brezza marina che portava con sé l'odore salmastro delle onde.

Katsuki, però, non riusciva a lasciarsi andare completamente. Nonostante le risate attorno a lui, il suo pensiero tornava sempre a quel mattino, a quel momento che sembrava ormai lontano e irraggiungibile. Si allontanò dal gruppo, dirigendosi verso il bagnasciuga. La sabbia fresca sotto i suoi piedi nudi era piacevole, un contrasto con il calore del falò.

Poco dopo, trasalì nel sentire il fruscio di passi alle sue spalle.

Eijiro Kirishima, il suo migliore amico, lo raggiunse con una bottiglia di birra in ciascuna mano. «Ehi, tutto bene?», chiese con il suo solito tono amichevole, anche se c'era una nota di preoccupazione nella sua voce.

Non che Katsuki fosse l'anima delle feste, sia ben chiaro. Ma un amico, se è davvero tale, capisce subito quando qualcosa non va.

Katsuki si girò lentamente, guardando quel ragazzotto dai capelli rossi per un momento prima di prendere la bottiglia che gli offriva con un debole sorriso. «Sì, tutto bene.», rispose, ma la sua voce mancava di convinzione.

Eijiro si sedette accanto a lui, senza forzarlo a parlare, ma aspettando che fosse Katsuki a rompere il silenzio, come sempre accadeva.

Erano entrambi con le ginocchia sollevate, i gomiti su di esse e la bottiglia di birra tenuta ciondolante con la punta delle dita.

E alla fine, l'alcol iniziò a sciogliere un po' la lingua di quel ragazzo biondo e taciturno.

«Secondo te...»

«Mh?».

«...il colpo di fulmine... Esiste secondo te?», chiese, la voce incerta, quasi come se non volesse davvero conoscere la risposta.

Kirishima alzò un sopracciglio, incuriosito. «Il colpo di fulmine? Cioè, quella cosa dei film? Dell'innamorarsi a prima vista?».

Katsuki annuì lentamente, fissando il mare, la mente immersa nei suoi pensieri, un nuovo sorso di birra. «Sì... qualcosa del genere. L'hai mai provato?».

Eijiro restò in silenzio per un momento, cercando di capire dove Katsuki volesse andare a parare. «Non lo so.», rispose infine. «Non credo mi sia mai successo, ma so che alcuni ci credono. Perché? Ti è capitato?».

L'amore, le relazioni... Non erano mai stati un argomento taboo per loro, ma a Eijiro suonava strana quella domanda e tutta quella malinconia. Katsuki non si era mai esposto così in fin dei conti...

Il biondo esitò, lottando con le parole. «Non lo so... È che... continuo a pensare a qualcuno. Non riesco a togliermelo dalla testa...», ammise, la voce un po' più bassa. «Ma so che... Sì, so che non ci potrà mai essere nulla.».

Il rosso sentì un tuffo al cuore per l'amico, comprendendo che la situazione era più complessa di quanto avesse immaginato. «Sei sicuro? Magari dovresti provare a parlarne con questa persona, vedere cosa succede.»

Katsuki scosse la testa, un sorriso amaro sulle labbra. «No, non posso. Non è così semplice. È... complicato.»

Eijiro capì che non avrebbe potuto fare molto di più. A volte, le questioni di cuore erano intricate, e anche il migliore degli amici poteva solo offrire sostegno, senza poter realmente risolvere il problema. Si alzò lentamente. «Forse dovresti provare a lasciar perdere... Prima che magari sia troppo tardi... per te, no?», suggerì, la voce gentile, ma decisa.

Katsuki non rispose, continuando a fissare il mare mentre Kirishima tornava verso il falò. Portó alle labbra la bottiglia di birra; il liquido fresco scivolò nella sua gola, ma non fece nulla per placare il tumulto dentro di lui.

Il mare, illuminato dalla luna, sembrava così calmo e tranquillo, quasi come se stesse cercando di confortarlo.

Ad un tratto, però, qualcosa catturò la sua attenzione. Un bagliore diverso, un riflesso cangiante tra le onde che lo fece aguzzare la vista. All'inizio pensò che fosse solo un gioco di luci, un riflesso della luna sull'acqua, ma poi lo vide chiaramente: un riflesso verdastro, come di scaglie che brillavano sotto la superficie. Il cuore gli balzò in gola mentre seguiva con lo sguardo quel bagliore, tendendo la schiena, le gambe pronte a scattare.

Poi, come in un sogno, la testa di una persona emerse dall'acqua, i capelli verdi bagnati che rilucevano alla luce della luna. E quella creatura inclinò di lato la testa e sollevò una mano, facendo un gesto verso di lui.

Un saluto.

Katsuki rimase immobile, il respiro trattenuto, incapace di credere a ciò che stava vedendo. Accanto a quella testa, altre apparvero per un istante, come se un gruppo di creature stesse nuotando vicino alla riva, ma poi scomparvero di nuovo sotto le onde, lasciando solo il mare e la luna come testimoni di quel breve incontro.

Un sorriso si formò sulle labbra di Katsuki. Era vero, il mare era imprevedibile. Ma quella notte, almeno per un momento, gli aveva restituito ciò che aveva perso. Si alzò lentamente, finendo l'ultimo sorso di birra prima di dirigersi di nuovo verso il falò, dove i suoi amici stavano ancora ridendo e scherzando, ignari di ciò che era appena accaduto.

Katsuki si sedette accanto a Kirishima, il sorriso che ancora gli giocava sulle labbra. Il suo amico lo guardò con un misto di curiosità e sollievo. «Ehi...».

«Ehi... Va un po' meglio adesso?»

Katsuki annuì. «Sì.», rispose, la voce tranquilla. «Molto meglio.»

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