Capitolo Venticinque

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"Quando qualcosa tocca nel profondo del nostro cuore, a prescindere se sia qualcosa di buono o di cattivo, lascia in noi una traccia indelebile. Lo sentiamo dentro pervadere quel buio in cui abbiamo nascosto le nostre paure, i nostri momenti memorabili e anche quella parte di noi che ci siamo ripromessi di far crescere, di eliminare e di trasformare nella forza che pian, piano impariamo a controllare e a possedere; rendendoci semplicemente ciò che siamo adesso".

"È ciò che sento, quell'emozione forte che ormai è diventata il fuoco della mia vita: il dolore. Non avrei mai pensato nella mia vita di poter stare così male, di poter perdere ogni senso della realtà e sentirmi completamente sola. Sono giorni, ormai, che ho lasciato Rose Square e un silenzio lacerante è stata la risposta alla mia scelta".

"Sono rimasta rinchiusa in casa mia senza rispondere alle telefonate di mia madre e di Jane che, invece, mi hanno tartassato ogni giorno. Quando ho deciso, una volta, di alzarmi dal divano ho visto allo specchio un'immagine disperata e mi sono resa conto che ciò che sento dentro di me ha preso il sopravvento su tutto, anche sul mio aspetto. Segnato, ormai, dalle occhiaie a causa dei pianti, dal viso marcato dalla fame incessante e dal desiderio orribile ma vero, di farla finita".

"L'ho pensato ed è stato agghiacciante anche per me stessa. La mia vita senza Alexander è come un vuoto. Mi sento completamente alla deriva pronta per sprofondare nel fondo di un oceano che non mi lascerà mai toccare di nuovo la terra ferma. È come se morissi, lentamente ma consapevolmente, senza di lui".

"E ciò che mi fa più male è pensare e ripensare alle sue parole a quel volermi – lasciare andare – come se il suo modo di pensare fosse giusto, come se i miei sentimenti non contassero per lui. Io non posso vivere questa vita da vampira pensando che lui trovi giusto tutto questo. Ho scoperto che non c'è più niente che valga la pena senza di lui e più passa il tempo, più lo sento lontano e distante come lo è diventata la felicità; un vago ricordo di una vita passata".

"Vita o non vita, morte o immortalità, tristezza o felicità, sofferenza o gioia... un continuo cercare di riuscire ad essere in un punto fermo dei due, trovare la soluzione se necessario e accettare il suo modo di voler guardare il mondo. Questo mondo che sembra essere sempre il luogo oscuro della sua dannazione e nel frattempo mostrarsi felice, dargli amore e una possibilità, una nuova, di ricominciare".

"Ci ho provato, come se non ci fosse nessun'altra cosa a impegnare il mio tempo, come se questa fosse la soluzione adatta ma non ho mai ricevuto niente, neanche un cenno che fosse possibile, soprattutto dopo essere stata trasformata in vampira. Ho avuto così tanta paura di perderlo che alla fine, quando ho sentito quelle parole, ne sono rimasta pietrificata. Un po' me lo aspettavo, in fondo, avrebbe mai potuto dire che per lui andava bene? Che si sarebbe finalmente deciso a dare una possibilità al nostro rapporto? No, ma comunque mi ha fatto del male... tanto male e non ho più la forza di sperare che tutto questo possa giungere alla fine soprattutto con l'arrivo di Allison".

"È stata l'ultima onda alta di un maremoto e con sé ha portato via ogni certezza che Alexander aveva del suo passato e, inevitabilmente, di ciò che è il nostro presente. È piombata con il suo visino dolce, la tristezza e le colpe di ciò che ha fatto ma ciò che più mi ha lasciato allibita è stato il modo in cui Alexander ha accettato che rimanesse a casa sua, di nuovo nella sua vita, ogni momento della giornata e con la conseguenza che possa significare riaverla in giro".

"Mi sono sentita esattamente come se fossi stata tradita dal suo buon senso e da ciò che prova per me. Non penso per niente che lui possa ritornare insieme con lei ma mettere distanza le avrebbe fatto comprendere che le cose sono cambiate e che nonostante il tempo non potesse mai mutare l'affetto che ha sempre provato per lei, lui adesso ha una nuova vita e nuovi impegni, come quelli presi con me e con il nostro rapporto".

"Avrei voluto sentirgli dire che ci amiamo e che questo non cambierà, anche se adesso lei è di nuovo a Londra e vicina ad Alexander come ai vecchi tempi. Avrei voluto sentire che non esiste niente al mondo, e in nessun altro posto nell'universo, che possa far spezzare il nostro amore. Avrei voluto avere la certezza che, anche se Dio ci odiasse come vampiri, ci amasse ancora come umani a tal punto da darci la possibilità di sfiorare il Paradiso, donandoci quest'amore così sublime che in poco tempo ho dovuto imparare a vivere".

<<Katherine?>>. Sento bussare alla porta con violenza e la voce di Jane destare i miei pensieri.

"Alzo gli occhi sbuffando più volte. Non ho intenzione di farla entrare e neanche di lasciare il mio divano. Sono avvolta da questa tuta e dal mio comodo piumone da abbastanza tempo e come non ha funzionato con le telefonate, non cambierà niente neanche con le visite inaspettate. Ho bisogno di restare sola, non sono ancora pronta ad affrontare il mondo".

<<Katherine?>>. Ripete ma questa volta sento scricchiolare la porta.

"Cavolo ma come ha fatto ad entrare?".

<<Katherine, ci sei?>>. Domanda, prima di voltarsi verso il divano con aria spaesata.

<<Lasciami in pace Jane>>. Getto con nervosismo.

<<Okay... ma quest'odore di non lavato è normale? E poi, dovresti toglierti il vizio di non chiudere a chiave la porta>>. La indica, prima di scostare una ciocca di capelli dal viso e mettere la borsa sul tavolo.

"Fa un lungo respiro, poggiando le mani sulla vita e guardandomi accigliata. Anche se vuole usare la sua tecnica per ammonirmi, adesso, non ha effetto. Sono troppo presa dai miei pensieri e a rimuginarci fino allo sfinimento per dare corda alle sue opinioni".

"Forse in un altro momento avrei apprezzato ma non ora... ".

<<Kate stai mangiando qualcosa almeno?>>. Mi domanda, prima di aprire il frigo e ritrovarlo vuoto.

<<Sì>>.

<<Non c'è niente da mangiare, non è vero!>>. Lo richiude con rabbia.

<<Ho preso da asporto, adesso puoi uscire da questa dannata casa?>>. Le urlo.

<<No, finché non mi dirai che cosa ti ha fatto Alexander per ridurti in questo pessimo stato>>. Ringhia, scostando il piumone e gettandolo per terra.

<<Scendi subito>>. Mi dice ma io non l'ascolto, rannicchiandomi ancora di più.

<<Chi ti dice che è qualcosa che riguarda Alexander?>>. Mi acciglio, cercando di sembrare più convinta del solito.

<<Il fatto che è lui che frequenti e che ti ha fatto stare già male?>>. Domanda con tono ironico, sedendosi sul tavolino proprio di fronte a me.

"Mi guarda ma la sua espressione e mista a rabbia e delusione. Lo so Jane, faccio schifo in queste condizioni ed è ciò che devi vedere di me senza neanche sapere la verità. Lo penso, più volte, anche se mi mostro nervosa e imperturbabile ai suoi occhi. Non voglio che veda quel filo leggero ogni volta che si spezza e mi fa piangere. Non voglio che veda quel dolore che quando mi preme nel cuore mi toglie il respiro, non voglio pensare al volto di Alexander e sentire la sofferenza togliermi ogni energia. Non voglio che mi veda debole come in realtà mi sento dentro senza di lui".

"Nonostante tutto ciò che mi ha fatto... ".

<<Kate, io non voglio litigare con te... odio quando lo facciamo ma voglio che tu mi dia la possibilità di poterti aiutare. Lo sappiamo entrambe che si tratta di lui. Ascoltami per una buona volta, lasciati aiutare da me... >>. Mi prende una mano tra le sue, stringendola con forza.

<<Non posso>>. Sussurro, quasi a occhi lucidi.

<<Perché Katherine?>>. Si rabbuia.

<<Perché non capiresti, è troppo ed io ci sono dentro da molto tempo ormai>>. Le rispondo, quasi come una confessione.

<<Io capirei e accetterei ogni cosa, anche se fosse un pazzo omicida... ma voglio sapere che cosa fa alla mia Kate, non voglio vederti ancora maledire te stessa in questo stato. Non è giusto e non lo meriti>>. Le sue parole si velano di rabbia.

<<Non è niente di tutto questo. Siamo solo diversi nel modo di accettare l'amore che pensiamo di meritare>>. Le dico con un filo di voce, prima di lasciare cadere una lacrima silenziosa sulla mia guancia.

<<E voi vi farete sempre così del male e poi, vi direte di amarvi?>>. Mi domanda mentre la sua espressione si fa triste.

<<Se questo significherà non perderlo, sì... lo farò>>. Dico quasi come se lo stessi ammettendo a me stessa.

"Jane abbassa lo sguardo sulle sue mani che tengono ancora la mia stretta. Serra le labbra e più la vedo affondare nelle preoccupazioni che vive per me, più mi rendo conto di sentirmi in colpa. È come se le facessi volontariamente del male ed io avessi la possibilità di spiegarle la realtà. Non posso affrontare questa situazione adesso sarebbe letale per me. Se non accettasse di capire significherebbe restare da sola, ancora... ed io non voglio non avere nessuno. Non voglio essere una di quei vampiri gettati nel nulla, lasciati a morire perché non servono o sono stati vittime sacrificali. Non voglio dover perdere più di quanto non abbia già perso in questo tempo".

<<Mi dispiace Jane, ti prometto che ti dirò ogni cosa. A tempo debito, lasciami solo... il tempo>>. Le confesso mentre lei alza subito lo sguardo su di me.

<<Lo farò>>. Dice, senza mezzi termini e mostrandomi un sorrisino sincero che non riesco a non contraccambiare.

<<Ti ringrazio>>. Rispondo prontamente, prima di accettare il suo abbraccio che arriva in pochi secondi.

"Il profumo di lavanda dei suoi capelli m'inebria in pochissimi secondi, in contrasto con l'odore pungente dei suoi abiti. Sento il calore dell'abbraccio che può darti l'amore di una sorella, restarmi nella mente. La stringo, più forte, e per un momento sento che ogni cosa va bene, ogni cosa com'era nel passato e che questo pezzo di felicità nessuno potrà mai portarmelo via".

"Lei è la mia migliore amica ma è qualcosa che non si può spiegare in nessun modo. È come se il mio cuore confuso e buio, riesca a trovare una mano pronta a farmi capire che non sono sola, senza chiedere niente e senza aver bisogno di spiegazioni. Lei potrebbe anche non conoscere la mia intera vita, credermi immorale o addirittura sbagliata ma non mi chiederebbe mai il perché. Mi darebbe comunque il suo sostegno e accetterebbe anche i miei peggiori peccati restandomi per sempre accanto".

<<Ti voglio bene Kate, quando sarai pronta io sarò qui ad ascoltarti>>. Mi dice, guardandomi dritta negli occhi con fierezza.

<<Lo so>>. Le rispondo dandole fiducia.

"Si alza in piedi, sistemandosi con i palmi delle mani il pantalone lungo e nero. Prende la sua borsa e portando una ciocca dietro l'orecchio mi guarda con la sua solita espressione furba. S'avvicina di nuovo, davanti a me posando un bacio sui miei capelli e facendomi cenno di chiamarla".

"La vedo andare via da questo mio piccolo rifugio e qualcosa inevitabilmente cambia. Perché mi sto comportando come se fossi un'adolescente delusa dalla sua prima cotta? Io l'ho già fatto con Daniel, ho già vissuto tutto questo e non posso permettere che ciò che sta cambiando nella vita mia e di Alexander mi faccia collassare al suolo senza aver provato fino allo sfinimento, senza avere paura di poter rinunciare a ogni cosa".

"Mi alzo di scatto, gettando il tavolino per aria. Do' un lungo respiro mentre sento fiammeggiare i miei occhi. Salgo al piano di sopra con passo felpato e mi dirigo al guardaroba cercando qualcosa che faccia al caso mio. Lascio scivolare via il codino che mi lega i capelli arruffati e quando mi guardo allo specchio non vedo più quella – me – debole e che aveva perso ogni speranza. Lo so, so che a me stessa sembro lunatica ma non posso e non devo far vincere la delusione sulla mia vita di adesso; devo reagire e guardare ogni sfida come qualcosa da dover affrontare con le mie sole forze, per vincere e soprattutto per ricordarmi che io sono Katherine Isabel Davis, la donna che ho sempre desiderato di diventare".

"Vado nella doccia gettando l'acqua fredda sul mio corpo. Non ho sensazioni negative e questo momento lo voglio vivere come un'iniziazione alla mia volontà di cambiare per sempre. Strofino i capelli con uno shampoo agli oli essenziali e mi godo questi brevi istanti prima di dover ritornare alla vita reale e riflettere sulle mie prossime azioni".

"Esco dalla doccia avvolgendomi con un telo asciutto e passo direttamente alla toletta pronta per restaurare questa mia espressione stanca. Passo un filo di eye-liner sulle palpebre mobili, lascio sulle guance un colore roseo e dipingo le labbra di un rosso carminio lucido. Asciugo i capelli brevemente dandogli quella forma ondulata e naturale che possiedono e quando mi guardo allo specchio mi sembra di vedere una mia versione molto più decisa, molto più forte".

"Mi sento sensuale, donna, determinata e affamata; affamata del mondo, di vincere, di vita e nessuno in questo momento potrà fermarmi... neanche Allison, nemmeno le difficoltà. Ho fame, ho fame di Alexander e non mi lascerò scappare l'occasione di mostrargli quanto il mio amore per lui sia sincero e vero. Dovrei sfidarlo, fargli capire che senza di me non sarebbe nulla ma non posso fingere di non sentire il bisogno di chiarire con lui, di mettere in chiaro che io lo amo e se lui non amerà mai più me, allora lo lascerò andare... per dargli la felicità che merita e per riprendermi me stessa".

"Vado al guardaroba e indosso una camicetta bianca un po' scollata con sotto dei jeans aderenti e blu. Prendo i miei stivaletti con il tacco neri e li abbino al trench dello stesso colore. Prendo il cellulare, del denaro, le chiavi dell'auto ed esco fuori dalla mia prigione di vetro cercando di respirare a pieni polmoni l'aria fresca dell'inverno imminente".

"Alzo una scarpa dall'asfalto rendendomi conto che ha nevicato abbastanza in questi giorni e che non mi sono neanche degnata di guardare fuori dalla finestra. Non sapevo neanche che Londra si fosse già tinta del bianco candido dell'inverno e qualcosa mi dice, che se non avessi avuto questa scarica di adrenalina non avrei mai messo realmente piede fuori dalla mia casa".

"Arrivo all'auto nonostante gli stivaletti si siano riempiti di ghiaccio e terreno. Monto in auto e allaccio la cintura. Non appena sento il rumore del motore faccio un breve sospiro ormai pronta a raggiungere la destinazione che avevo già prefissato nei miei pensieri".

"Trenta minuti d'auto, un momento per trovare questo luogo e già sono seduta comodamente al bancone, su uno sgabello probabilmente rivestito di velluto rosso, scivolando lentamente la ciliegia zuccherata sul mio Martini. Sento il sapore di Gin e Vermut sciogliersi lentamente a contatto con la mia lingua, prima di scendere lungo la mia gola rinfrescandomi dal sapore acre della fame e dell'insaziabile che ormai conosco a memoria".

"Ammicco il barman che mi ha servito mentre lui fa un breve sorriso malizioso. Camden Town è piena di persone abbastanza eclettiche oltre ad avere una loro originalità e questo posto sembra averne in abbondanza. Le pareti nere, le luci soffuse come se fossimo in piena notte e la clientela che va da giovani della mia età a uomini e donne più adulte che guardano una sola ragazza completamente tinta in volto da colori stravaganti fare un giro di lap dance su dei tacchi stratosferici. Non ci sono quadri tranne una grande scritta a led che segna il Bar. Sembrano ben forniti d'alcol, anche se alcune bottiglie danno l'idea di essere lì a impolverarsi da decenni".

"Arthur una volta mi disse che non c'è luogo migliore per un vampiro di Camden Town, dove il mistero e l'occulto ne fanno da padrona e alcuni posti danno libero accesso al nutrimento, anche di sangue versato in un bicchiere da whisky come se fosse naturale. Mi spiegò che ci sono vampiri rifugiati lì, come se fosse il loro quartiere sicuro oltre a non poter dare mai nell'occhio rispetto ad altre zone di Londra. Non lo ascoltai in passato e non ne sentivo l'esigenza. Il mio nutrimento mi è sempre bastato anche se minimo... ma adesso mi rendo conto di volere di più e che una vena, anche solo una volta, non potrà di certo farmi del male".

<<Non viene spesso in un posto del genere, non è vero?>>. Mi domanda il barman mentre pulisce un bicchiere con uno straccio bianco.

<<Che cosa glielo fa pensare?>>. Poggio le braccia sul bancone, alzando il viso verso di lui.

<<Si guarda intorno, rimugina sul suo drink quasi finito e qualcosa mi dice che si trova anche a disagio>>. Sorride, alzando un sopracciglio.

"A parte la mise da lavoro molto scialba, di un colore bordò ma molto tendente al marrone, riesco a intravedere un corpo muscoloso, la barba curata e due occhi verdi molto simili ai miei. Ha un tatuaggio sul collo, probabilmente continuo di qualcosa che non riesco a vedere bene, i capelli lisci e sistemati con la cera, il viso ben squadrato e due labbra fini che completano il giovane ragazzo, probabilmente, della mia età. Abbassa lo sguardo poggiando lentamente i vari bicchieri in ordine, poi prende il Gin e mi riempie di nuovo il bicchiere avvicinandolo verso di me".

<<Non ho chiesto un altro giro>>. Dico a bassa voce.

<<Questo lo offro io>>. Risponde con una breve risatina.

<<Allora devo brindare?>>. Alzo il calice con una mano poggiando il gomito sul bancone scuro.

<<Spero lo brinderai alla mia salute... >>. Si ferma, volendo conoscere il mio nome.

<<Katherine>>. Pronuncio lentamente.

<<Katherine, spero lo brinderai alla mia salute>>. Ripete, con un gioco di sguardi.

<<Alla tua salute sconosciuto>>. Gli faccio l'occhiolino bevendo d'un sorso il contenuto del mio bicchiere.

"Trattiene una risata prima di portare via ciò che è rimasto. L'aria del Bar si è fatta molto più densa di sigari e alcol, nonostante siano appena le undici del mattino. Evito di guardarmi intorno mentre seguo i suoi movimenti. Versa da bere a una cameriera che prontamente porta il servizio ai tavoli, parla con alcuni colleghi e ogni tanto mi punta di nuovo il suo sguardo luminoso, come a indicare di non essersi scordato di me".

"È un bel ragazzo, non c'è che dire, e sono alquanto lusingata che nonostante la presenza di altre belle donne lui abbia cercato di flirtare proprio con me. Sono certa che il mio cambio d'abiti, il trucco leggero ma preciso e la visione che lui ha di me, anche se non sa che sono una vampira, giovi molto alla situazione e questa volta sono decisa a non farmi scappare nulla. Ho bisogno di lanciarmi e soprattutto di rivendicare quella determinazione che ho visto crollare a poco a poco oltre a cambiare, rendendomi più forte come vampira, ma debole come essere umana".

<<Vorrei pagare i miei Martini, se non ti dispiace>>. Gli dico mentre è girato di spalle.

<<Vai via Katherine?>>. Si volta.

<<Sì, questo posto mi annoia>>. Sbuffo, prendendo delle banconote dalla tasca e poggiandole sul bancone.

<<Un solo giro, l'altro è offerto da me>>. Dice dandomi il resto.

<<Allora grazie persona di cui non conosco il nome>>. Alzo un sopracciglio mentre lui ride abbassando per un attimo la testa.

<<Sono Andreas>>. Poggia i palmi sul bancone abbassandosi di poco verso di me.

<<Bene, ti ringrazio Andreas>>. Rispondo marcando con la lingua il suo nome.

<<Potrai sempre ritornare>>. Fa un mezzo sorriso.

"Mi alzo in piedi, guardando verso l'uscita. Scosto i capelli dietro alla spalla e voltandomi verso di lui gli faccio un sorrisino, stringendo gli occhi e abbassandoli leggermente squadrandolo poi, lentamente. Li rialzo tanto da riuscire a percepire il flusso del suo sangue che accelera e il cuore che pompa il sangue con forza all'interno delle sue vene. Fa un breve respiro che non passa inosservato al mio udito, prima di inumidirsi le labbra e di gettare il grembiule sul bancone. Si avvicina con passo svelto e afferrandomi per una mano m'invita, anche se con modo rude, a seguirlo".

"Mi ritrovo in pochi secondi su un corridoio, apre la prima porta sulla sinistra infilandomi al suo interno insieme con lui. Richiude la porta a chiave e senza lasciarmi neanche il tempo di rendermi conto di dove sono si fionda su di me, baciandomi ardentemente il collo, sfiorando la mia pelle con le sue mani forti. Alzo gli occhi al cielo quasi annoiata da questa escandescenza di testosterone ma non posso di certo mandarlo via con poco garbo, non prima di aver raggiunto il mio scopo".

<<Andreas, ti prego aspetta>>. Gli dico con voce sensuale, calmandolo mentre prende respiro e mi guarda dritto negli occhi.

<<Che cosa c'è?>>. Dice quasi perplesso.

<<Tocca a me>>. Mi mordo un labbro mentre con forza lo getto schiena al muro.

"Rimane sbalordito dalla facilità con cui ribalto la situazione. Ammicco e passo le mani sotto alla sua t-shirt nera sentendo con ogni palmo delle dita i suoi addominali contrarsi. Respiro sul suo petto lentamente senza toccarlo, con le labbra ma rendendo comunque l'atmosfera più calda. Ho quasi dimenticato che cosa significa sentirsi come lui, in questa miriade di sensazioni che vibrano il corpo, il sesso che inebria la mente e il desiderio che si contrappone come una scarica dall'intensità unica che ti travolge senza limite".

"Sento il suo corpo che descrive, da umano, ogni sensazione mentre io rimango fredda, imperturbabile e indifferente nonostante davanti a me ci sia un ragazzo bellissimo e pronto a mostrarmi di che cos'è capace. La mia mente vaga, nonostante continui questo breve gioco, ritornando ad Alexander e alla bellissima sensazione del suo tocco virile. Ricordo ancora il mio corpo sotto alla sua presa forte, il sublime che ho toccato ogni volta che abbiamo fatto l'amore e quella sfumatura caduta in mille pezzi dopo ciò che sono diventata".

"Quando il mio vampirismo ha cambiato ogni cosa e l'amore e il desiderio non hanno più dato vita alla sua voglia di baciarmi o di sfiorarmi".

"Serro le labbra quasi a trattenere la rabbia che mi fa il pensiero di non essere desiderata da Alexander e sotto i respiri affannati di Andreas arrivo al punto cruciale dei suoi pettorali muovendo sinuosamente le mani sul suo collo. Lo sfioro con le unghie, facendolo gemere non appena con un tocco sfacciato lecco la sua pelle. Sento palpitare la sua vena giugulare proprio davanti a me, prima che il desiderio di sfamarmi irrompa come una tempesta nella mia mente".

"Sono pronta, posso farlo... lo ripeto più e più volte, concentrandomi. Il suo respiro affanna, il desiderio è all'estremo e in un solo secondo, velocemente, getto una mano sulla sua bocca per evitare le sue urla mentre i miei canini, ormai completamente trasformata, scivolano il suo dolce sangue umano nel mio corpo. Si dimena un po' senza riuscire a muovermi mentre blocco la sua mano e il suo respiro rallenta, i battiti diventano pura paura e la mia mente si offusca, per un secondo, trovando la pace di cui aveva bisogno".

"Nettare divino, acqua del peccato, il sangue è il desiderio ardente dal colore del rubino più puro".

"Mi fermo riuscendo a controllare facilmente l'equilibrio che ho imparato a possedere. Lo sguardo di Andreas è quasi del tutto stanco mentre si accascia a terra povero di forze. Lo soggiogo a non ricordare ciò che è accaduto, ripulendo la sua ferita e sistemandogli il colletto della t-shirt. Sistemo anche me, togliendo le tracce del suo sangue dalla mia bocca e osservando questo luogo, mi rendo conto di essere in una stanza piena di rifornimenti per il bar".

"Frugo tra le varie cose in cerca di ciò che fa al caso mio e, nonostante le casse di alcol, riesco a trovare una bottiglia di succo di frutta abbastanza vitaminico. Sospiro rendendomi conto delle sue condizioni pessime e lo aiuto a bere un po' lasciandolo respirare. Il polso è normale e i suoi battiti regolari, ti riprenderai Andreas... mi sono trovata anch'io nelle tue condizioni. Sistemo i capelli, facendo un breve sorrisino e lascio la porta socchiusa dando la possibilità al primo che entrerà lì dentro di trovarlo ed aiutarlo".

"Esco con nonchalance mentre sento dentro di me una sensazione di leggerezza unica, come se mi fossi rinvigorita del tutto e ciò che ero diventata in questi giorni solo un brutto ricordo. Mi avvicino alla cameriera prendendole il braccio di malo modo mentre lei mi guarda con sdegno".

<<Vai nella stanza socchiusa con la chiave e aiuta Andreas>>. La soggiogo a bassa voce mentre senza più far caso a nessuno, si reca direttamente dove le ho comandato di fare.

"Mi accerto che la situazione sia sottocontrollo mentre lo vedo uscire proprio poggiato alla spalla alla ragazza. Gli altri loro colleghi si avvicinano subito per dargli una mano e consapevole di aver terminato il mio lavoro, posso finalmente andare via da questo posto decadente".

"Mi porto una mano agli occhi non appena sono fuori dal bar e la luce del Sole disturba la mia vista abituata ai led soffusi del locale. Mi avvio lungo la strada e arrivando in pochi minuti alla mia auto che avevo accuratamente parcheggiato abbastanza a distanza. Mi sento meglio, quasi rigenerata e non ho per niente paura di cedere all'impulso".

"Sono consapevole che ciò che ho fatto è sbagliato e ingiusto perché ho ammaliato un uomo e l'ho fatto cadere ai miei piedi solo per privarlo di un po' di vitalità ma ne avevo bisogno ed una vena, è vero, riesce a sfamare molto meglio di una sacca di sangue ospedaliera. Non ho paura di cedere ancora, sono fermamente convinta che il mio equilibrio, il mio punto fermo riesca a darmi la carica giusta per saper rimanere umana nonostante, ogni tanto, abbia bisogno di dimenticarmene un po' e ritornare ad essere la vampira che sono".

"Tolgo l'antifurto all'auto ma non appena apro la portiera percepisco una presenza proprio dietro di me. Non è un essere umano e non è evidente come qualsiasi altro vampiro. Richiudo la portiera lentamente, cercando di percepire anche un suo minimo movimento ma non avviene. Stringo gli occhi e decisa mi volto di scatto osservando la figura che si è posta davanti a me".

<<Kate, possiamo parlare?>>. La sua voce irrompe nella mia mente.

"Deglutisco a fatica cercando di trovare respiro con la bocca. I miei occhi da freddi si rilassano completamente ma nonostante ciò continuo a guardarlo come se fosse ad un millimetro da me e a chilometri di distanza dal mio cuore. Alexander, è qui e mi ha cercata o almeno credo che l'abbia fatto. Disegno il suo volto bellissimo, le labbra carnose che contornano la sua espressione enigmatica. Gli occhi azzurri come il ghiaccio e quei ciuffetti ribelli nero corvino che gli contornano la fronte come a decorare il dipinto più bello che abbia mai visto".

"Una mano è stesa, completamente rilassata mentre la sinistra, dove porta l'orologio d'oro, poggia delicatamente sul tessuto dei suoi pantaloni neri. La maglia bianca contrasta con la giacca scura lasciando intravedere dalla scollatura la pelle bianca del suo petto e tracciando perfettamente i contorni del suo corpo scolpito. La collana intreccia il suo collo come in una delicata carezza mentre avanza verso di me con pochi passi decisi che ticchettano i suoi stivali inglesi sull'asfalto del marciapiede".

"Potrei sembrare imbambolata, ancora una volta alla sua mercé fisica ma non è così. Nonostante il mio corpo freme di incontrarsi con il suo e il mio cuore senta l'esigenza di cadere di nuovo nell'abbraccio del suo amore, è la mia mente a ricordarmi tutto ciò che è accaduto ed oltre ai problemi precedenti, l'arrivo di Allison a casa sua. Rimango ferma, scuotendo appena le palpebre e destandomi dalla visione meravigliosa che ho di lui".

"Il suo sguardo mi sfiora l'anima facendomi pensare a quanto quest'uomo è capace di uccidermi ed amarmi nello stesso istante".

<<Di che cosa dovremmo parlare Alexander?>>. Pronuncio lentamente quasi in un mormorio.

"Mi acciglio mentre la sua espressione seria continua a penetrarmi nei pensieri. Mi sembra quasi di essere studiata da lui, esattamente come se volesse scoprire ciò che penso. Il suo modo di vivere il mondo e l'esperienza che possiede in fatto di persone mi fa pensare che realmente ci riesca ma un'altra parte di me è sempre avvolta dal mistero, lo stesso che credo Alexander noti quando diventa difficile per lui conoscere ciò che realmente penso".

<<Sei scappata Kate, ci sono molte cose di cui dobbiamo parlare>>. Risponde marcando gli zigomi non appena stringe le labbra.

"Distolgo lo sguardo scendendo lentamente sull'asfalto del marciapiede. Non so' che cosa pensare e nel momento in cui sento il vento freddo dell'inverno ghiacciare il mio corpo, mi rendo conto che in un altro istante della mia vita, in un momento ancora da umana, il mio cuore batterebbe all'impazzata; come se fosse ad un bivio e dovrebbe scegliere se scoprire la verità e rischiare di soffrire o tacere ed amare senza limiti con il solo scopo di poter sentire ancora il brivido di questo meraviglioso sentimento".








Spazio autrice.
In ritardissimo e buonasera dolci lettrici. Oggi è il mio compleanno (TANTI AUGURIII) ma il regalo lo faccio a voi essendo che sono certa che stavate aspettando l'aggiornamento. Beh, che dire? Lascio a voi tutte le opinioni e spero che vi stia piacendo la storia. Non preoccupatevi, ci sarà ancora molto da leggere e scoprire ma soprattutto che sconvolgerà la vita di Katherine e Alexander. La nostra protagonista sta cambiando ma adesso che Alex è arrivato, sicure che resisterà? Lo scopriremo prestissimo... intanto vi lascio sempre con la promessa di aggiornare presto e in attesa di commenti e stelline da parte vostra. Spero che li lascerete ed io vi risponderò, lo prometto, appena possibile.

Se volte seguirmi anche per degli aggiornamenti su 'Katherine - The Alexander's Sequel' vi aspetto su instagram con il nome: Erreroberta

P.S. Presto continuerò anche la lettura delle meravigliose storie che scrivete, lo prometto!

Baci e al prossimo aggiornamento,
R. E. Meyers

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