Capitolo 13.

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I cut down into little pieces
Before I could stand up
So I built a wall out of all my secrets
And now it’s opened up
And I remember the cold, cold mornings
And I remember the rainy afternoons
When I was dreaming that I was 22
 


29 aprile, sabato.
Leonard.

Schiacciai con delicatezza il mio petto alla schiena umida di Evie che chiuse gli occhi e portò la testa all’indietro sulla mia spalla, perciò le circondai i fianchi con le braccia,mordendole l’orecchio sinistro con dolcezza per poi leccare la sua pelle. Il profumo dei suoi capelli m’investì come un treno e strofinai il mio naso sulla sua spalla, attirando il corpo nudo della bionda verso il mio per impedirle di muoversi e poi afferrai le sue mani, costringendole ad appoggiarle sul vetro. Non volevo fare sesso in quel momento, visto che mancavano solo due ore all’inizio del Galà che si sarebbe tenuto nel mio Hotel a dieci minuti dal mio appartamento, ma vedere Evie massaggiarsi i seni cosparsi di sapone era stata una visione paradisiaca che aveva risvegliato le mie parti intime. E Dio solo sa quant’è difficile poterle resistere in quelle condizioni.

Risalii con la bocca sul suo collo fino a raggiungere il suo orecchio e lei ansimò, graffiando il vetro della mia doccia per poi spingere il sedere all’indietro e strofinarlo contro la mia erezione che premette sulle sue natiche. Avevamo trascorso tutto il pomeriggio a letto a guardare alcune puntate di Grey’s Anatomy e a fare commenti su quanto fossero carini Alex e Jo, poi Evie si era addormentata nel bel mezzo della prima puntata della tredicesima stagione ed io l’avevo imitata, crollando al suo fianco.

Mi svegliai appena prima che la sveglia delle cinque del pomeriggio suonasse, perciò avevo scagliato le coperte a terra sul pavimento e avevo spinto Evie nella doccia. Non avevamo tempo di fare i soliti giochetti da ragazzini, ci saremmo dovuti preparare il prima possibile per non arrivare in ritardo ma nell’istante in cui lei si spogliò ed entrò nella doccia, capii che non ci saremmo mossi da casa mia fino alle sette della sera. Non avevo alcuna intenzione di lasciarla uscire senza prima aver marchiato il mio territorio, dato che avrei trascorso l’intera sera a trattenermi dal toccarla davanti a tutti nelle parti intime e dal trascinarla nella mia Suite Imperiale per distruggerle il sedere. Come sarei riuscito a resistere per tutto il tempo del Galà con la mia donna che indossava un vestito corto che metteva in risalto le sue curve, senza impazzire? Avevo bisogno di sfogarmi almeno in parte, altrimenti nel bel mezzo della nostra serata, l’avrei davvero costretta a seguirmi nei piani superiori per scoparla.

«Leonard..»

L’aiutai a girarsi con delicatezza, facendole premere la schiena contro il vetro della mia doccia, e lei avvicinò il mio viso al suo con un piccolo sorriso sulle sue labbra carnose. Mi stampò un lento bacio che si divenne focoso tutto d’un tratto. La sua lingua s’intrufolò nella mia bocca e le sue mani si ancorarono sui miei fianchi, mentre le mie scivolarono sui suoi fianchi che accarezzai con delicatezza. La mia erezione sfiorò la sua coscia e un gemito sfuggì contro la sua bocca, infrangendosi e rimbombando all’interno del mio bagno. Evie ridacchiò, sapendo benissimo l’effetto che aveva su di me, ma non si fermò, anzi, approfondì ancora il nostro bacio. Spostai la mia mano sinistra tra le sue cosce e lei spalancò subito la bocca, allontanando il mio viso dal suo per potermi guardare negli occhi; ammiccai con le labbra incurvate in un sorrisetto malizioso e spinsi il mio pollice sul suo clitoride, strappando un lungo gridolino di piacere alla ragazza che chiuse gli occhi e portò la testa contro il vetro della doccia.

«Dovremo essere molto veloci adesso, d’accordo piccola? – mormorai con la bocca premuta sotto al suo collo, massaggiando rapidamente il suo clitoride – E sei fortunata che ho nascosto dei preservativi ovunque in questo bagno per essere sempre pronto, in caso ti venisse voglia»

Evie ansimò contro le mie labbra, muovendo i fianchi a ritmo della sua mano. «Meno chiacchiere e più fatti, non abbiamo molto tempo ed io vorrei avere un orgasmo prima di uscire da questa casa – replicò lei, ridacchiando subito dopo – Sbrigati, ti preg.»

Aprii il vetro della doccia con la mano libera e mi allungai verso il piccolo mobile accanto alla vasca, afferrando la bustina azzurra che avevo preparato prima che arrivasse Evie a casa mia; strappai il bordo con i denti e indossai il profilattico senza smettere di massaggiare il clitoride della mia ragazza, guardandola negli occhi. Lei sollevò la gamba sinistra che agganciò intorno al mio bacino ed io mi allineai con la sua intimità, penetrandola qualche secondo dopo. Gli occhi della bionda si spalancarono per un istante e le labbra rosse si schiusero, mentre le sue unghie si conficcarono piano nella carne delle mie spalle per poi gemere rumorosamente. Io restai fermo per qualche secondo, ammirando l’espressione estasiata della ragazza appoggiata al vetro della doccia.

Osservai la bocca dischiusa e il suo capo reclinato all’indietro, le palpebre serrate e il suo petto sollevandosi e abbassandosi rapidamente a ritmo con il suo respiro. I suoi gemiti erano soffocati e continui, musica per le mie orecchie; poi, con uno slancio, lei si aggrappò al mio collo con le mani e al mio bacino con le mie gambe. Mi lasciai sfuggire un gridolino di piacere per quel gesto e spostai subito le mie braccia intorno ai suoi fianchi, mantenendo la ragazza in equilibrio su di me per evitare di farla cadere. I suoi talloni premettero sulle mie natiche ed io la schiacciai completamente contro il vetro della doccia, sprofondando del tutto dentro di lei fino a toccare il suo sedere con i miei testicoli. Il suo calore mi strinse come una morsa e il mio stomaco sobbalzò, segno che il mio orgasmo era vicino nonostante fosse passato poco tempo. Ma era solo colpa sua, mi faceva impazzire. Nascosi il viso nell’incavo del collo della ragazza e passai la lingua sulla pelle morbida del suo mento, cominciando a muovere il bacino all’indietro e in avanti, sprofondando sempre più velocemente dentro di lei.

«Cristo, piccola…» mormorai sconvolto, scivolando dentro di lei.

Cominciai a ruotare i miei fianchi e a ritirarmi, poi spingere ancora una volta nel suo corpo caldo, senza smettere di stimolarla e di stuzzicare il suo clitoride con il mio pollice. Le mie ginocchia cominciarono a dolere per via della mia posizione e del peso della ragazza su di me, mentre la mia mente iniziò ad offuscarsi per via del piacere.

«Leonard, oh Dio, ti prego»

Le diedi un’ulteriore stoccata profonda, strappandole un altro grido, e continuai finché la ragazza non riuscì a fare altro che urlare e gemere il mio nome, muovendosi furiosamente sul mio corpo. I suoi muscoli pelvici si strinsero intorno al mio membro ed io tremai, spingendomi con forza in avanti con gli occhi chiusi. La bocca di Evie si appoggiò sulla mia spalla e i suoi denti affondarono nella mia pelle, quando la sentii strillare ma soffocare il tutto contro di me; il suo calore mi travolse e finalmente venne, aggrappandosi a me con le braccia intorno al collo. Io continuai a scoparla come se il suo orgasmo non l’avesse appena travolta e le graffiai le cosce, allontanando il mio pollice dal suo clitoride. Affondai rapidamente dentro di lei con gli occhi puntati sul suo viso contorto dal piacere e lei spalancò la bocca, portando la mano destra sulle sue labbra per evitare di urlare troppo. Poi finalmente anche il mio orgasmo mi lasciò senza fiato e venni violentemente, tremando e cavalcando la ragazza con spinte lunghe, profonde e veloci, rapide, secche, mirate. Lei accolse ogni colpo con un gemito, accarezzandomi i capelli e stringendo le ginocchia intorno ai miei fianchi quando finalmente mi accasciai contro di lei, respirando affannosamente. Evie scese dal mio corpo e mi strinse con forza al suo torace, perciò nascosi il viso contro i suoi seni e stampai una serie di baci sulla sua pelle bagnata, scoppiando in una fragorosa risata a cui anche lei si unì.

«Sei una grandissima testa di cazzo, lo sai?» Mormorò lei con voce rauca.

Annuii, risalendo con la bocca fino al suo viso. «Eppure mi adori, o sbaglio?»

Mi schiaffeggiò il sedere ed io le bloccai le mani contro il vetro della doccia, ringhiando. «Non abbiamo tempo per un secondo round quindi vedi di spostarti, vorrei andare a prepararmi. Devo fare colpo sui tuoi genitori e sua tua sorella!»

Lasciai immediatamente la presa su di lei, scuotendo il capo. «Sparisci dalla mia vista, bionda»

«Sei fortunato che ho una cotta per te e il tuo cazzo – borbottò, stampandomi un veloce bacio sulle labbra prima di aprire i vetri – Dopo ti dovrò coprire il succhiotto sul collo, non credo che i tuoi invitati saranno contenti di vedere che Leonard Stiles è sessualmente attivo»

Scoppiai a ridere, seguendo la ragazza fuori dalla doccia. «Credo lo sappiano già»

Lei sollevò una mano a mezz’aria, alzando gli occhi al cielo. «Sta’ zitto, per favore!»

Circondai il mio corpo con un asciugamano bianco e mi avvicinai alla ragazza che ne strinse uno azzurro, fissando la nostra immagine riflessa nello specchio. Lei si spostò in avanti per togliersi alcuni residui di mascara da sotto i suoi occhi e poi si asciugò il viso con il telo azzurro. I suoi occhi guizzarono sul mio viso riflesso così io le rivolsi un sorriso smagliante, circondandole i fianchi con le braccia.

«Dobbiamo prepararci» Disse Evie

Io restai appoggiato al suo corpo per qualche secondo, strofinando il naso sul suo collo. «Un minuto»

Lei fece una smorfia, chiudendo gli occhi un istante. «D’accordo.»

Non volevo lasciarla nonostante sapevo fossimo in ritardo. Amavo il suo profumo. Amavo la morbidezza della sua pelle. Amavo il calore del suo corpo. E amavo il modo in cui lei mi faceva sentire solo con un semplice contatto, con la pelle calda della sua schiena a contatto con il mio petto. Com’era possibile che potessi preferire un momento del genere con Evie piuttosto che vedere la mia famiglia e raccogliere soldi per un’associazione? Non volevo uscire di casa, desideravo restare incollato a lei.

«Un minuto, piccola – sussurrai con gli occhi chiusi – Lasciati stringere ancora un po’»

Dopo circa una decina di minuti, uscimmo entrambi dal bagno per poterci vestire alla svelta. Lei attaccò la piastra per i boccoli alla corrente vicino al mio comodino e poi si sedette sul materasso, asciugandosi con cura le gambe umide e poi le spalle. Io intanto mi avvicinai all’armadio e tirai fuori dalla confezione il completo nero con la camicia bianca che avrei indossato quella sera, rovistando poi nella scarpiera per trovare i miei stivali rossi di pelle che avevo abbinato. Ci serviva un tocco di colore, proprio come ad Evie serviva qualcosa con cui spezzare il nero del suo abito: la borsa di Louis Vuitton.

Con la coda dell’occhio, osservai la ragazza vestirsi alla svelta ed io la imitai. Abbottonai rapidamente la mia camicia bianca, lasciandola aperta per scoprire il mio petto e le due rondini sotto le mie clavicole, per poi lanciare un’occhiata veloce allo specchio vicino al mio armadio dove Evie si stava sistemando l’abito nero. Il tessuto le ricopriva perfettamente il sedere e arrivava appena sotto le cosce, evitando di farla sembrare troppo volgare; la scollatura era profonda ma metteva in risalto, in modo elegante e sensuale, i suoi seni prosperosi che avevo toccato fino a dieci minuti prima per darle fastidio e stuzzicarla. I suoi capelli biondi asciutti le ricadevano in boccoli morbidi sulla sua schiena scoperta ed era già truccata in modo impeccabile: i suoi occhi blu erano contornati da dell’ombretto dorato e da una linea di eyeliner su entrambe le palpebre, e aveva applicato delle ciglia finte per accentuare il suo sguardo intenso. Sembrava una regina, nessuno avrebbe pensato che fosse una diciannovenne fresca del primo anno di Università ed era proprio l’effetto che speravo di ottenere per evitare domande scomode da parte degli invitati. Non mi vergognavo di lei, assolutamente, ma purtroppo la gente sa essere molto acida ed è in grado di mettere a disagio una splendida ragazza solo per il gusto di farla un po’ soffrire. Ma io non avevo alcuna intenzione di rovinare la serata della mia donna, desideravo farle conoscere la mia famiglia e permetterle di divertirsi, godersi un po’ di tempo libero dopo lo studio intenso del mese scorso e degli esami che l’avevano torturata.

Mi passai una mano fra i capelli per ravvivarli e mi avvicinai alla ragazza, accarezzandole per un istante le spalle nude; lei sollevò il suo sguardo dallo specchio e fissò la mia immagine riflessa, rivolgendomi un sorriso smagliante che mi stordì. Non aveva la minima idea del fatto che avrei spezzato il suo outfit nero con la bellissima borsa che avevo nascosto nel cassetto dell’armadio davanti al quale si trovava lei, perciò  mi chinai in avanti e posai un bacio sul suo collo. Il profumo fruttato che aveva utilizzato mi colpì ed io inspirai profondamente, stringendole un braccio intorno ai fianchi per evitare che potesse muoversi e quindi scappare via da me.

«Che c’è, Leo? Perché mi guardi così?» Domandò Evie con voce flebile.

Sfilò la giacca di pelle bianca dall’appendino nell’armadio. «Niente, sei bellissima. Non vedo l’ora di riportarti a casa e di scoparti per tutta la notte, lo sai? Ho accumulato così tanto stress in..»

Lei m’interruppe con una risata. «In mezz’ora di tempo? Leonard, sei riuscito a resistere per un intero mese senza fare sesso con me, credo che tu sia in grado di aspettare fino a domani»

«Vedremo come andrà la serata, piccola – risposi con un sorriso, scuotendo il capo – Spero che nessuno oserà metterti le mani o gli occhi addosso, tu appartieni a me»

Lei fece una smorfia, indossando la giacca bianca. «Beh, non sono la tua fidanzata!»

La sua affermazione mi colpì immediatamente e le mie ginocchia tremarono. Aveva ragione, lei non era ancor ufficialmente la mia fidanzata eppure quella sera avrei dovuto presentarla come tale. E non avevamo avuto ancora il tempo di discutere della nostra situazione, della nostra relazione eppure io desideravo poterla definire mia a tutti gli effetti, desideravo chiamarla ‘fidanzata’ davanti ai miei colleghi in ufficio. Perciò decisi di agire. Era il momento adatto.

«E diventalo, allora. Sii la mia fidanzata, piccola» Dissi senza esitare un istante.

I suoi occhi scintillarono alle mie parole. «Leonard, io..»

La zittii, scuotendo la testa con lo sguardo puntato sul suo viso. «Sì o no, Evie?»

Aprì la bocca, balbettando qualcosa, poi scoppiò a ridere. «Sì, certo che sì! Oh Dio, ma.. adesso?»

Lei mi circondò il collo con entrambe le braccia, stringendomi con forza a lei. «Perfetto, quindi non dovremo mentire sul nostro status – dissi al suo orecchio, baciandole il collo – Finalmente sei mia»

Evie mi accarezzò i capelli, intrufolando le dita nei miei riccioli. «Credo di esserlo stato sin dall’inizio»
Le sollevai il mento con le dita, osservando per un istante le labbra della ragazza. «Vorrei tanto baciarti ma non credo sia il caso di sporcarmi né di rovinare il tuo rossetto»

«E fai bene, questo rossetto costa quindici sterline. – replicò lei con un sorriso – Andiamo, credo sia..»

Le strattonai appena il polso, scuotendo la testa. «No, aspetta. Devo darti un’altra cosa, piccola»

Mi allontanai di qualche passo e lei indietreggiò appena, permettendomi di avvicinarmi all’armadio quindi aprii il primo cassetto, quello più profondo, ed estrassi la confezione bianca di Louis Vuitton. Mi girai verso Evie e le consegnai il suo regalo, osservando il modo in cui i suoi occhi si spalancarono; la sua bocca si schiuse e si portò una mano alle labbra, scioccata quindi feci un passo in avanti, consegnandole la borsa chiusa e con un bigliettino accanto ai lacci.

«Congratulazioni per i tuoi esami, principessa» Esclamai con un sorriso smagliante.

Lei mi strappò la confezione dalle mani, fissandomi. «Cosa cazzo.. Leonard, cos’è?»

Feci spallucce, lasciandomi sfuggire una risata divertita. La sua espressione era impagabile, non avevo mai visto nessuno così scioccato prima d’ora in tutta la mia vita, e i suoi occhi si spalancarono ancora di più quando aprì la confezione per rivelare la splendida borsa che le avevo comprato. Era la sua preferita e quella più costosa, perciò sapevo che una volta tornati a casa avremmo discusso, ma quello era un regalo di congratulazioni per l’andamento di quella sessione d’esami e se l’avesse rifiutato, mi sarei finto offeso per tutta la sera. Più o meno.

«Questa è la Montaigne, quella che avevi desideravi» Dissi sottovoce.

Evie aprì la cerniera, sfiorando la pelle morbida decorata dalla tela di Van Gogh. «Leonard, tu sei pazzo, chissà quanto avrai speso per una cosa del genere! Oh Dio, non ho mai visto nulla di così bello prima d’ora. Come hai potuto.. – iniziò, richiudendo la cerniera – Come hai potuto spendere così tanto per me e per questa borsa? E come facevi a sapere che la desideravo? Oh cazzo, non.. non ci posso credere, ho la borsa di Louis Vuitton in edizione limitata!»

Inutile dire che scoppiai a ridere ancora una volta, scuotendo la testa. Le parole uscirono dalla bocca di Evie come un fiume in piena ed io le permisi di sfogarsi al meglio, osservandola con le braccia incrociate davanti allo specchio. Poi le rubai la borsa dalle mani e l’aprii, infilando nella tasca più piccola il cellulare della ragazza ormai carico e il suo portafoglio appoggiati sul mio letto; lei mi seguì con gli occhi ancora spalancati e, una volta che chiusi la cerniera, si lanciò su di me. Il suo abbraccio quasi mi soffocò ma finsi di riuscire a respirare, circondandole i fianchi con le braccia; i tacchi di vernice bianchi alti che indossava aiutavano molto la nostra differenza d’altezza.

«Quando ti ho portato a fare shopping l’altro giorno e ci siamo fermati davanti alla vetrina, stavi praticamente sbavando per quella borsa e ho pensato che fosse un regalo perfetto per te. – risposi contento, sollevando un sopracciglio – E non pensare al prezzo, questo è un regalo»

Evie afferrò il manico della borsa, dondolandola. «Non posso usarla stasera, potrebbe rovinarsi»

«E invece puoi, è abbastanza resistente, credimi – esclamai contento – Ora andiamo, piccola. É il momento di mostrare la mia splendida fidanzata vestita come una regina a tutti gli imprenditori di Londra e alla mia famiglia»

***

29 Aprile.
Evangeline.

Scesi dall’auto di Leonard con il cuore che palpitava rapidamente e strinsi d’istinto la mano destra intorno al manico della mia borsa nuova, così chiusi la portiera con un tonfo e respirai profondamente, cercando di non avere un infarto prima di entrare. Il ragazzo al mio fianco sembrava uscito dalla copertina di Vogue: indossava un completo nero impeccabile con una camicia bianca sbottonata sul petto e dei bellissimi stivaletti rossi, di sicuro di qualche marca di cui non mi sarei potuta permettere nemmeno un portachiavi da attaccare alla mia borsa. Certo, non che l’abito che indossavo né la borsa che tenevo fossero alla mia portata ma erano stati dei regali che lui aveva deciso di farmi e rifiutarli lo avrebbe offeso più di quanto potesse dimostrarmi. Inspirai profondamente e feci il giro della macchina, osservando Leonard che consegnò le chiavi della sua splendida Audi nera ad uno dei suoi collaboratori; poi si voltò verso di me e mi circondò la spalla con il suo braccio sinistro, conducendomi verso quell’ingresso che aveva segnato l’inizio della nostra relazione. Ancora non riuscivo a credere che fosse il mio fidanzato, mi sembrava ridicolo e assurdo che me l’avesse chiesto durante i nostri preparativi per partecipare al Galà. Ma che mi aspettavo? Leonard è sempre stato un uomo imprevedibile e aveva fatto un gesto appunto imprevedibile che mi aveva scioccato.

«Vieni, piccola. – disse Leonard, prendendo la mia mano – Stai bene? Sembri spaventata»

Inspirai profondamente, percependo il mio cuore accelerare. «Lo sono, Leo. E se dicessi qualcosa che non va a qualcuno dei tuoi invitati? E se facessi brutta figura con tua sorella o tua madre? E se..»

Si fermò davanti alla scalinata dell’ingresso, attirando l’attenzione di alcuni degli uomini vestiti elegantemente intorno a noi che ci osservarono curiosi, ma Leonard appoggiò le sue mani sulle mie guance e mi baciò le labbra per un momento, facendo attenzione a non sporcarsi la bocca.

«Piccola, andrà tutto bene. Capisco che sia la prima volta per te ad un evento simile ma ora che sei la mia fidanzata, non sarà l’ultima volta che parteciperai al mio fianco – replicò Leonard, accarezzandomi le guance con entrambi i pollici – Cosa potresti dire di così terribile a mia madre o a mia sorella? Che sei una studentessa della facoltà di lettere in una delle Università migliori di tutta Londra?»

Abbassai per un momento lo sguardo, sospirando. «No, che sono una spogliarellista»

Leonard fece una smorfia, attirandomi al suo corpo. «Di questo parlerò personalmente con la mia famiglia, d’accordo? Ma ti accetteranno senza alcun problema, sapendo che hai scelto quel lavoro per pagarti l’Università e l’appartamento che tanto desideri insieme a Melanie»

Inspirai profondamente e sollevai la testa, annuendo. «Hai ragione, è meglio che ne parli tu a loro»

Lui mi rivolse un debole sorriso che ricambiai. «Forza, ora entriamo»

Intrecciò le sue dita alle mie e mi mordicchiai il labbro inferiore, seguendo il mio fidanzato all’interno della Hall dell’Hotel colmo di persone che giravano da una parte all’altra. Le luci mi stordirono per qualche secondo e il profumo di fiori mi colpì dritta nel naso, ma io mi costrinsi a stringere con più forza la mano di Leonard e a mantenere la calma. Ero terrorizzata, dovevo ammetterlo, ma vedere tutte quelle persone così tranquille e felici, unite per una buona causa, riuscì a tranquillizzarmi in qualche modo. Il mio uomo si girò per un momento verso di me ed cercai di sorridere, seguendolo verso la sala delle conferenze mentre alcuni degli invitati ci salutarono cordialmente. Alcune donne mi squadrarono dalla testa ai piedi ed io mi sentii una povera idiota, ma quando Leonard mi strinse  a sé e mi baciava la fronte, la sensazione di disagio sparì completamente. I miei tacchi ticchettavano ad ogni passo che facevo e il vestito nero copriva a malapena le mie cosce, così cercai di abbassarlo con la mano sinistra mentre oscillavo la borsa con l’altra. Sollevai il mento e mi guardai intorno con aria superiore, non volendo che il resto degli invitati potessero considerarmi una povera idiota che rincorreva un uomo del calibro di Leonard solo per i soldi, visto che ciò che desideravo di più era il suo amore e non il portafoglio. Sapevo che molte donne erano gelose della mia relazione con il bellissimo proprietario della catena dei Crown Hotel, ma nessuno sarebbe riuscito a distogliermi o ad allontanarmi da lui. Leonard era diventato troppo importante per me in così poco tempo ed ero sul punto di incontrare la sua famiglia, dopo solo tre mesi. Era giusto così o stavamo correndo troppo? Ed io ero abbastanza presentabile oppure mi ero vestita in modo troppo volgare, troppo elegante? Certo, purtroppo non potevo nascondere le mie curve, ma quell’abito aveva una scollatura davvero profonda e forse non era il migliore vestito che potessi scegliere per un Galà simile ma Leonard sembrava così felice che decidessi di mettere ciò che lui aveva scelto perciò non potevo negarglielo e infastidirlo. Con un sospiro, mi avvicinai di qualche passo a lui e appoggiai la testa sulla sua spalla, sorridendo; il ragazzo mi strinse il braccio intorno ai fianchi e si girò verso due donne che lo fissava. E poi, prima che potessi accorgermene, la più giovane gli gettò le braccia al collo, strappandolo da me.

«Leonard! Oh mio Dio, finalmente sei arrivato!»

Io indietreggiai con le guance rosse per l’imbarazzo, fissando la ragazza dai capelli castani proprio come quelli del mio uomo mentre i suoi occhi erano scuri, quasi neri. Nel momento in cui Leonard la strinse in un abbraccio, capii che si trattava di sua sorella: erano molto simili, avevano gli stessi lineamenti della donna al loro fianco che doveva essere sicuramente la loro madre. Io deglutii a vuoto e mi sentii improvvisamente di troppo, perciò feci altri passi indietro e mi avvicinai al bancone degli alcolici, ringraziando un cameriere che mi consegnò un calice colmo di vino bianco. Mi portai il bicchiere alle labbra e bevetti il vino, mantenendo lo sguardo puntato sull’uomo che poi abbracciò sua madre. Non ascoltai la loro conversazione perché mi sentivo già abbastanza in imbarazzo a rimanere a fissarli come una scema, ma sapevo che se mi fossi allontanata troppo, qualcuno avrebbe potuto approcciarmi e iniziare a pormi mille domande sul mio rapporto con Leonard. Finii di bere il vino bianco nel calice che riconsegnai ad un altro cameriere, quando vidi con la coda dell’occhio  il mio fidanzato avvicinarsi contento, afferrandomi la mano.

«Mamma, sorella fastidiosa, vi presento Evangeline, la mia splendida fidanzata – disse con un sorriso, girandosi poi verso le due donne che mi fissarono contente – Lei è mia madre Anne e lei è la mia sorella fastidiosa ma a cui voglio bene, Gemma»

Il mio cuore si gonfiò di gioia. «Buonasera, signora Stiles – feci un cenno con il capo alla madre e poi alla sorella, percependo le mie guance scaldarsi – Buonasera, signorina»

Gemma si avvicinò a me e mi guardò con attenzione, poi mi strinse con forza la mano libera. «Sei più bella di quanto potessi immaginare, mio fratello ha fatto un’ottima scelta. È un vero piacere conoscere la ragazza che rende felice questo idiota, Evangeline»

Mi lasciai sfuggire una risata, arrossendo. «Ci provo, almeno»

Poi la donna dai capelli neri e gli occhi verdi, sua madre, mi strinse l’altra mano. «Oh, chiamami pure Anne, sono ancora giovane! – esclamò e Leonard fece una smorfia – Piacere di conoscerti, tesoro»

«Il piacere è tutto mio – risposi con un sorriso, avvicinandomi di qualche passo a Leonard che mi baciò la fronte – Sono contenta di conoscere finalmente la famiglia del mio fidanzato»

Gemmasi lasciò sfuggire un sospiro. «Ed io sono contenta di conoscerti, davvero. Te la sei scelta molto bene, Leo! È meglio di Diana»

«Parlavate di me, signore?»

La voce dell’ex moglie di Leonard giunse alle mie orecchie e giurai di aver perso almeno dieci anni di vita, mentre l’uomo al mio fianco divenne di nuovo una statua di ghiaccio. Sia Anne che Gemmasi girarono di scatto con un’espressione scioccata in viso; nessuno di noi osava muoversi mentre Diana si sistemò in mezzo fra me e Leonard, appoggiando la sua sporca manaccia sulla spalla del mio fidanzato che strinse le labbra in una linea sottile e indietreggiò.

Che diamine ci faceva lei ad un Galà nell’hotel del mio uomo, dopo che era stata cacciata per ben due volte da quella Hall? E perché Leonard sembrava così scioccato, se era stato lui a stillare la lista degli invitati? Il mio cuore accelerò rapidamente quando il mio uomo si parò al mio fianco, impedendo alla donna di guardarmi o di avvicinarsi. Il ragazzo dai capelli ricci sfuggì alla presa della donna dai capelli scuri che si girò verso di me e mi rivolse un sorriso molto inquietante, perciò mi  presi qualche secondo per osservarla. Indossava un abito molto simile al mio ma d’argento, che metteva in risalto la pelle bianca come la neve; sembrava la regina delle nevi ed era molto bella, dovevo ammetterlo, ma c’era qualcosa in lei che mi spaventava. Perché aveva avuto il coraggio di presentarsi al Galà di Leonard, rovinando una delle serate più importanti per lui? Deglutii a vuoto e mi passai una mano fra i capelli, spostandomi verso Gemmache mi prese per il braccio sinistro e Anne per il destro, impedendomi di fuggire. In quel momento, però, desideravo solo sotterrarmi o scappare a gambe levate da quella Hall. L’atmosfera era cambiata del tutto.

«Gemma, Anne, è da tanto che non ci vediamo. Ero sicura che sareste venute qui per Leonard – disse la donna con un sorriso tagliente – Io e mio marito siamo stati molto contenti di partecipare a questo Galà, è per una buona causa, no?»

L’espressione del mio fidanzato era impassibile. «Marito?»

Diana annuì con vigore, mantenendo un sorriso smagliante su quella bocca così malefica pronta ad uccidere qualcuno se avesse emesso anche un solo suono diverso. E mi terrorizzava. La sua presenza, la sua vicinanza a Leonard mi spaventava come non mai. Fui quasi tentata di prendere la mano del mio ragazzo e strapparlo il più lontano possibile da lei, ma lui sapeva badare a se stesso, sapeva come comportarsi in presenza di quella maledetta donna e sapevo che non le avrebbe mai permesso di toccarlo, di osare avvicinarsi troppo.

«Sono sicura che conoscerai molto bene Malcolm Gullivan» Rispose lei.

Gli occhi di Leonard si spalancarono per la sorpresa. «Aspetta un momento, cosa?»

Quel nome accese una lampadina nella mia mente e il mio cuore scalpitò: Malcolm era il direttore dell’associazione al quale era dedicato il Galà che aveva organizzato il mio uomo. Nessuno di noi quattro si sarebbe aspettato una risposta simile e lo sguardo scioccato delle due donne della famiglia Stiles mi bastò a capire che nessuno aveva idea di quella relazione. Era assurdo. Il destino sembrava intenzionato a rovinare ogni minimo dettagli di quella serata, pensai preoccupata.

«Ora devo andare, Leonard. È stato un piacere rivedere voi, signore – rispose Diana con un sorriso, rivolgendosi alle donne dietro di lei, poi si girò verso di me – Sono contenta di aver visto anche te, signorina Rønning»

E quando pronunciò il mio nome, Leonard trasalì. Diana se ne andò prima che qualcuno di noi potesse aprire bocca ed io restai a fissarla allontanarsi con il cuore in gola, non avevo la minima idea di come reagire a ciò che era appena successo. Come faceva a conoscere il mio cognome? Forse Leonard le aveva accennato qualcosa di me, ma non ne ero certa anche perché si erano visti solo tre volte, due delle quali erano successe in una settimana e davanti ai miei occhi.

«Cos’è appena successo, Edward?» domandò Anne.

Il mio uomo si risvegliò dai suoi pensieri, rigido. «Non ne ho la minima idea, non pensavo che Malcom fosse sposato e soprattutto non credevo insieme a quell’arpia – borbottò in tono acido, poi si girò verso di me e mi attirò al suo corpo – Non ti allontanare da me per nessun motivo al mondo, okay? Neanche per andare in bagno, manderò qualcuno insieme a te ma non starai da sola. Anzi, amore, vai insieme a mia sorella e a mia madre al tavolo. È riservato a me e alla mia famiglia, quindi chiedete pure ad uno dei maggiordomi nella sala conferenze»

Il suo tono mi preoccupò ma cercai di non dimostrarlo. «Certo, d’accordo. Sarà un piacere trascorrere la serata con voi, signore – risposi con un sorriso, girandomi verso Gemmache annuì – Così potremo sparlare del mio fidanzato senza la sua presenza perennemente addosso»

E pronunciate quelle parole, seguii le sue donne nella sala da pranzo. Non sapevo più che dire né che fare, l’idea di vedere Diana ovunque all’interno di quella stanza e incollata al marito ma intenta a fissare il mio fidanzato mi mandava in bestia. Davvero era rimasta a Londra? E perché Leonard non sapeva che fosse la moglie del direttore dell’associazione? Mi morsicai il labbro inferiore, entrando nell’enorme sala da pranzo con i tavoli imbanditi con splendide tovaglie rosse e sospirai nervosamente. Gemma si girò un momento verso di me e mi rivolse un piccolo sorriso imbarazzato, ma capii che anche lei era tanto agitata quanto me. Di sicuro Leonard le aveva raccontato la sua situazione con Diana ed ero certa che Gemma conoscesse Diana molto bene, essendo la ex moglie di suo fratello, ma pareva davvero preoccupata sia per la serata che per la salute mentale del mio ragazzo.

Che sarebbe successo, se lei si fosse avvicinata di nuovo a noi? E soprattutto, perché conosceva il mio cognome? Mi preoccupai: e se avesse cercato qualche altra informazione su di me, tra cui il mio lavoro? E se avesse detto a tutti che ero una squallida spogliarellista che si era fidanzata con un milionario? M’irrigidii, non volevo che gli invitati smettessero di sostenere Leonard solo per me o chissà che altro e sapevo che la sua immagine contava tanto quanto il suo lavoro e il suo portafoglio, nell’ambito delle imprese.

«Immagino tu abbia conosciuto Diana» Disse Anne con una smorfia.

La guardai con la coda dell’occhio, annuendo. «Sì, purtroppo. Non pensavo si sarebbe fatta viva questa sera, Leonard era convinto che se ne fosse tornata a Manchester»

Gemma mi afferrò il braccio, conducendomi verso il nostro tavolo. «E invece ha deciso di sorprendere tutti, sposandosi con il direttore di quest’associazione. Com’è possibile che Leo non ne fosse al corrente, se lavora spesso con Malcolm? – domandò la sorella, guardando la madre – Non capisco»

Io feci spallucce, lanciando una veloce occhiata alla ragazza dai capelli castani che si sedette su una sedia di velluto con una mano appoggiata al tessuto della tovaglia. Io occupai il posto al suo fianco e incrociai le gambe, girandomi verso la madre di Leonard che scosse la testa; lei si sedette accanto a me e si versò subito dell’acqua nel bicchiere, mantenendo lo sguardo sulla folla davanti a noi.

«Spero non faccia cazzate, questa dev’essere una bella serata per tutti» Borbottò la ragazza.

Io mi lasciai sfuggire un sospiro, annuendo. «Già, lo spero anche io»

Anne si girò verso di me. «Cambiando argomento, da quanto conosci mio figlio?»

M’irrigidii alla sua domanda e le mie guance divennero rosse come la sedia su cui era seduta Gemma ma mi sforzai a mantenere un’espressione rilassata. Io e Leonard non avevamo deciso che cosa riferire alla sua famiglia riguardo la nostra relazione, però non potevo scappare via in quel momento, con sua madre che mi fissava come se avesse visto un Santo scendere sulla Terra, quindi fui costretta a rispondere.

«Tre mesi, più o meno» Risposi con un piccolo sorriso.

Il mio cuore palpitò e gli occhi di Anne scintillarono. «E da quanto state insieme?»

«Ufficialmente? Da qualche settimana – mentii, sperando che Leonard non mi uccidesse una volta ritornati a casa dalla serata – Sì, due settimane circa»

Gemma sorseggiò dell’acqua, fissandomi con attenzione. «Wow, non ci credo. Finalmente il mio fratellino si è trovato una ragazza! È da quattro anni che non lo vedo così preso da qualcuno, sono davvero contento per lui. E anche per te!»

Anne afferrò la mia mano, intrecciando le nostre dita. «Leonard è un ragazzo dal cuore d’oro. Sai cos’ha passato a causa di quella donna terribile e ti supplico di non farlo più soffrire in quel modo, non merita tutto quel dolore – mormorò lei con le labbra tremolanti – Sembri una ragazza meravigliosa»

Arrossii a quel complimento. «Farò del mio meglio per renderlo felice, signora»

«Dove vi siete conosciuti? – chiese Gemma, spiluccando del pane – Leonard mi ha detto che studi al King’s College nella facoltà di Lettere! Volevo frequentarla anche io ma per un motivo e per un altro, ho preferito rimanere a Manchester e dedicarmi ad altro»

Annuii con vigore, incrociando le braccia al petto. «Io e Leonard ci siamo conosciuti per puro caso in un pub, io ero a festeggiare il compleanno di una mia compagna di corso e lui era con i suoi colleghi. Mi ha chiesto il numero di telefono e abbiamo cominciato a frequentarci subito – spiegai con un sorriso, omettendo che quel Pub in realtà era un nightclub ed io ero l’attrazione della serata – E sì, sono al primo anno del King’s College»

Gemmae Anne mi fissarono senza emettere un solo suono ed io sbiancai. Avevo forse detto qualcosa di male che le aveva preoccupate? Forse sarei dovuta stare zitta e mentire, inventarmi qualsiasi cosa diversa dal Pub o magari dire loro che non ero al primo anno ma all’ultimo. Forse ero troppo giovane per Leonard, forse non..

«Oh Dio, sembra la classica storia d’amore dei romanzi rosa – esclamò Gemma, osservandomi – Vi incontrate in un bar, vi baciate, iniziare a frequentarvi, vi fidanzate e poi vi sposate»

Soffocai una risata, abbassando lo sguardo sul tavolo. «Già, mi sembra di essere in un film infatti»

E prima che potessi dire altro, Leonard appoggiò le mani sulle mie spalle. «Parlavate di me?»


***

29 aprile, sabato sera.
Leonard.

Al termine del mio discorso, mi spostai dal microfono al centro del palco che avevano allestito davanti al tavolo mio e della mia famiglia. I miei occhi finirono su Evangeline, seduta in mezzo fra mia madre e mia sorella, che applaudiva contenta e mi sorrideva, fiera; io non avevo il coraggio di posare i miei occhi su altri tavoli, desideravo concentrarmi solo sulla mia fidanzata e la mia famiglia in modo da non dover discutere ancora una volta con Diana. Lei, per tutta la durata della cena, aveva continuato a fissarmi dall’altra parte della sala per cercare di attirare la mia attenzione ma io mi ero costretto a non guardarla, a non alzare i miei occhi per evitare il suo sguardo. E ci ero riuscito. Mi sono concentrato solo sulla presenza della mia splendida donna e della mia famiglia qui per me, entrambe a supportarmi, e sul resto degli invitati che donarono così tanti soldi per i fondi della ricerca.

Scesi dal palco con un sorriso smagliante sulle labbra e mi avvicinai al tavolo per potermi sedere di nuovo insieme alla mia ragazza, così le circondai le spalle con le braccia. Lei si girò verso di me e stampò un lento bacio sulle mie labbra, passandomi una mano sui capelli che cercò di scompigliare così io le bloccai subito le dita, strappandole una risata. Sapevo che tutta la sala mi stava fissando ma in quel momento desideravo solo baciare la mia splendida ragazza e dimenticarmi della presenza di quell’arpia poco distante da noi. Come si era permessa di sposare un uomo con il quale ero in contatto? E soprattutto, perché non se n’era ancora andata da Londra? Ero così felice insieme ad Evie eppure sentivo che c’era qualcosa che non andava, ero molto insicuro e sapevo che quella sensazione di disagio sarebbe scomparse nel momento in cui Diana se ne fosse andata.

«Piccola, vieni con me. Devo parlarti un momento, non ci metteremo molto – mormorai all’orecchio di Evie, alzandomi dal tavolo  – Mamma, Gemma, torneremo fra pochi minuti. Vado a presentare la mia splendida ragazza a Niall, a Simon e a Zoe»

La ragazza dai capelli biondi si mordicchiò il labbro inferiore e scese dalla sedia di velluto rosso, sistemandosi la gonna del vestito che le era risalita per sbaglio su per le cosce. Lasciò la borsa nuova a mia sorella che l’appoggiò sulle proprie ginocchia e si avvicinò a me, prendendomi per il braccio. Avrei finalmente presentato Evie ai miei colleghi a lavoro ed ero molto preoccupato. Per tutta la serata avevo ricevuto continue domande su di lei, su quanto fosse giovane e se fosse insieme a me per i soldi ma ad ognuna di quelle richieste, me ne andai. Era insopportabile l’ambiente aristocratico. Tutti dovevano dire qualcosa, tutti dovevano criticare, tutti dovevano convincermi che ogni donna che facesse parte nella mia vita mirasse solo i miei soldi.

Ma sapevo che lei non era minimamente interessata al mio portafoglio, proprio come io non ero solo interessato al suo corpo. Per quanto lei fosse estremamente bella e sensuale, ciò che mi piaceva di lei era la sua intelligenza, la sua tenacia, la sua curiosità, la sua simpatia, le sue battute sempre pronte, la sua voglia di superare i propri limiti, il suo umore sempre allegro anche durante le giornate più pesanti. Afferrai quindi la sua mano con delicatezza, intrecciando le nostre dita, e trascinai Evie verso il tavolo sul fondo della sala conferenze dove si trovavano Niall e Simon con le loro fidanzate. Nel momento in cui i miei due amici e colleghi alzarono la testa, guardando nella mia direzione, entrambi scesero dalle loro sedie e si avvicinarono a me, sorridenti.

Evie si aggrappò al mio braccio con entrambe le mani e si morsicò il labbro inferiore, perciò io le feci una veloce carezza alla guancia con la mano sinistra. Era la prima volta che conosceva tutte le persone che avevano a che fare con il mio impero economico mentre io avevo fatto la conoscenza della maggior parte delle sue compagne di corso e delle sue amiche, in particolare di Melanie con cui avevo stretto un’amicizia un po’ strana. Lei non mi piaceva come persona ma adorava Evie tanto quanto me, si comportavano come due sorelle, e qualcosa mi diceva che nemmeno io andavo molto a genio all’amica della mia fidanzata. Eppure stavamo bene insieme, anche se continuava a fare battute cattive sul fatto che fossi un milionario cattivo e al quale importava solo dei soldi e del sesso. Nient’altro.

«Niall, Simon! – esclamai contento, battendo le spalle di entrambe – Finalmente sono riuscito a venire fino qui, perdonatemi ma non ho avuto tempo»

Simon lanciò un’occhiata alla mia donna, poi mi guardò. «Non ti preoccupare, lo immaginavamo. E ora perché non ci presenti questa splendida ragazza, Leonard?»

Evie arrossì leggermente e fece un passo in avanti, porgendo la mano al mio amico. Io fui tentato di prenderla per il polso e allontanarla da loro; l’ultima volta che avevo presentato una donna a Simon, lei ci era finita a letto insieme ed era rimasta incinta perciò come potevo essere tranquillo nel permettere ad Evie di parlare con i miei due amici? Mi morsicai il labbro inferiore e feci un passo all’indietro, permettendo alla ragazza di presentarsi senza bisogno del mio aiuto.

«Evangeline, piacere di conoscervi, ragazzi. – disse lei con un sorriso smagliante – Leonard mi parla spesso di voi, solo quando è ubriaco»

Niall ridacchiò alle parole della mia ragazza e strinse la sua mano con vigore. «Piacere mio! E lui ci ha parlato molto di te, non pensavamo fossi così bella – mormorò, lanciandomi un’occhiataccia – Vi va di sedervi un po’ con noi e..»

Interruppi il mio amico dai capelli biondi, sollevando una mano a mezz’aria. «Non adesso, devo parlare un momento con Evie di una cosa importante. Uhm, giusto per avvertirvi, Diana è qui»

E alle mie parole, Simon sbiancò. «Cosa? Sul serio?»

Annuii, avvolgendo il braccio sinistro intorno al fianco di Evie. «Sì, purtroppo. Non l’hai vista?»

Entrambi i ragazzi scossero la testa con vigore, poi Niall prese la parola. «Ero convinto.. forse mi sono accorto di lei all’inizio del Galà, ma pensavo di essermi sbagliato. Non credevo fosse proprio lei!»

«Spero che non provi ad avvicinarsi ad Eleanor, altrimenti non so come reagirò – disse Simon, digrignando i denti sotto lo sguardo imbarazzato di Evie – Quella donna ha rovinato prima la mia vita e poi la tua, Leonard. Come hai potuto permetterle di venire qui?»

La mia ragazza fece per aprire bocca ma io la costrinsi a tacere. «Purtroppo non avevo la minima idea che fosse la moglie di Malcolm»

Entrambi spalancarono le loro bocche come se avessi appena ucciso un gattino sotto ai loro occhi e a dir la verità, in quella situazione, non era per niente diversa. Dovevo aspettarmi una mossa da parte di Diana ma chi, chi nel mondo, avrebbe mai pensato che potesse provare a fare una cosa simile? Quale razza di pazza psicopatica vuole, dopo quattro lunghi anni, interferire con la mia felicità, e quindi la mia donna, o con la mia impresa? Inspirai profondamente, lanciando un’occhiata alla ragazza ferma al mio fianco che si morsicò il labbro inferiore ed io m’irrigidii. Parlare con lei della mia ex moglie era molto fastidioso e ancora imbarazzante, dato che spesso finivamo per discutere e litigare pesantemente per quell’argomento, ma purtroppo quella donna faceva parte della mia vita.

«Oh mio Dio, è peggio di quanto pensassi – borbottò Niall, girandosi verso il tavolo del resto dei colleghi che richiamarono i due – Bene, adesso finiamo di mangiare il dolce»

Io inspirai profondamente, lasciando per un momento la presa sui fianchi della ragazza. «D’accordo, grazie ragazzi. Sono contento che abbiate conosciuto Evie – risposi con un sorriso forzato – Buon proseguimento della cena, allora»

Poi mi girai un momento verso il resto della sala colma di persone e intravidi mia sorella alzarsi dal tavolo per avvicinarsi al bagno, quindi tirai un sospiro di sollievo e mi voltai subito per poter fissare il tavolo della mia ex moglie. Quando la trovai ancora seduta al suo nuovo marito, mi calmai. Non volevo che si avvicinasse alla mia famiglia o alla mia fidanzata, doveva rimanere al suo posto altrimenti l’avrei davvero cacciata da Londra.

«Amore, io.. uhm dovrei andare un momento in bagno – mormorò Evie al mio orecchio – Ho visto che si è alzata anche Gemma, quindi non sarò da sola»

Mi lasciai sfuggire un piccolo sospiro, annuendo. «Certo, non ti preoccupare. Vai pure»

Lei esitò per qualche secondo ma poi si avvicinò a me, stampò un bacio sulle mie labbra e se ne andò. Io la fissai mentre se ne andava, non avevo la minima idea di che cosa fare. Attraversai la sala delle conferenze colma di persone per poter ritornare al tavolo e presi il posto accanto a mia madre, appoggiandole la mano sinistra sulla sua destra per poi rivolgere un sorriso smagliante. Era da così tanto tempo che non la vedevo, eppure avevo trascorso l’intera serata a parlare con la mia ragazza, mia sorella e a salutare tutti gli invitati al Galà, tranne Malcolm e Diana. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di avvicinarsi a me ed era meglio così, non avevo alcuna intenzione di parlare né con lui né con lei perché, beh, avevano rovinato tutto. Ero così felice di poter raccogliere fondi per la ricerca sul cancro eppure qualcosa sarebbe dovuto andare storto, qualcosa avrebbe dovuto rovinare tutto e si trattava proprio della moglie di Malcolm, la mia ex moglie. Scossi la testa per liberare la mia mente da quei pensieri e mi concentrai sul mia madre, osservandola mentre mi fissava perplessa. Non avevo mai dimostrato molto affetto nei suoi confronti o in quelli di Robin, perciò ero certo che in quel momento avesse capito che non ero affatto tranquillo con Diana nella stessa stanza di Evie.

«Tesoro, non dovresti preoccuparti così tanto. Goditi la tua serata e non pensare a nient’altro. Evie è una ragazza intelligente e furba, sa dire la cosa giusta al momento giusto perciò non si lascerà mettere i piedi in testa da Diana. Sappiamo entrambi quanto quella donna sia brava a manipolare la mente delle persone ma una ragazza come Evie non si lascerà influenzare da lei, credimi» disse mia madre.

Io la guardai poco convinto. «Mamma, tu non conosci Diana quanto me. Non sai cosa potrebbe dirle, cosa potrebbe farle mentre io non ci sono. E non so nemmeno come, ma ha scoperto il cognome di Evie senza che io o qualcun altro dicessimo qualcosa – mormorai, lasciando la presa sulla mano di mia madre che scosse il capo, ma io continuai – Non so cos’aspettarmi da una come Diana. Ero convinto che fosse sparita da qui per tornare a Manchester eppure è rimasta. Ero convinto di aver rotto ogni legame con lei eppure è tornata ed ha sposato Malcolm. Ti rendi conto? Sta cercando di rovinarmi la vita»

Anne aggrottò le sopracciglia scuse, incrociando le braccia al petto.
«Leonard, so cos’hai passato a causa sua e so quanto hai sofferto, so anche che Evie ti sta rendendo felice perché si vede. Sei un’altra persona, sei totalmente diverso dall’ultima volta che ti ho visto, e anche se stai frequentando quella ragazza da poco tempo, si vede che ci tieni davvero – replicò lei, puntandomi il dito contro – Tienila lontana da Diana e fai di tutto per non permettere di lasciarti, mi hai sentito bene? Sono quattro anni che aspettavi una persona come lei, quattro anni che cercavi qualcuno che ti amasse e ora che l’hai trovato, non permettere a niente e a nessuno di portarti via quel miracolo. Diana può fare ciò che vuole, ma tu ora stai con Evie. Pensa solo a lei, trascorri tutto il tuo tempo con lei evitando l’altra e vedrai che prima o poi quell’arpia sparirà»

Le sue parole mi colpirono nel profondo ed io mi agitai. Mamma sembrava davvero seria e la sua espressione concentrata mi mise in agitazione, ma l’arrivo di mia sorella distolse la mia attenzione dal viso di Anne. Gemmami prese la mano sinistra e mi costrinse ad alzarmi con gli occhi lucidi, e fu in quell’istante che tremai seriamente.

«Leonard, io ho cercato..» I suoi occhi si riempirono di lacrime.

«Cosa? Dov’è Evie? Era in bagno con te»

Gemma scosse la testa, agitandosi sempre di più. «Devi andare da lei subito, per favore»

E qualche secondo dopo, mia sorella si sedette al fianco di mia madre e si portò le mani sul viso. Io restai a fissare per qualche secondo l’ingresso della sala conferenze con la mano sollevata a mezz’aria e deglutii a vuoto. Mi girai di scatto verso i numerosi tavoli all’interno della stanza e notai che Diana non era al suo posto, perciò strinsi entrambe le mani a pugno e iniziai a camminare rapidamente verso i bagni di quel piano. Dovevo trovare Evie il prima possibile.

***

29 Aprile.
Evangeline.

Mi sciacquai con cura le mani nel lavandino del bagno e fissai la mia immagine riflessa nello specchio, notando che il mio rossetto si era sbavato leggermente così mi bagnai l’indice e tolsi, facendo attenzione  a non rovinare tutto, la macchiolina appena sotto il mio labbro inferiore. Poi mi asciugai le mani con i tovaglioli accanto al lavandino e mi sistemai alla svelta i capelli, osservando la cabina di uno dei bagni aprirsi; sapevo che Gemmaera andata ai bagni prima di me perciò mi preparai a vederla riflessa nello specchio ma la donna che uscì dalla cabina, era Diana. E sembrava arrabbiata, forse furiosa. Io restai immobile a fissare le nostre immagini nello specchio e il mio cuore cominciò a palpitare così rapidamente che temevo sarei morta nel giro di poco. Maledizione, perché il destino desiderava farci incontrare e quindi rovinare la mia serata con Leonard? Inspirai profondamente e appoggiai entrambe le mani, ancora umide, sul lavandino del bagno senza dire una sola parola. Forse se l’avessi ignorata, se ne sarebbe andata e mi avrebbe lasciato in pace ma sapevo che non sarebbe sparita da lì.

«E così sei la nuova fidanzata di Leonard – disse con un sorriso maligno e falso quanto le sue labbra, interrompendo il silenzio fra di noi – Siete una bella coppia, congratulazioni»

Deglutii ancora una volta, sbattendo le palpebre. «Ti ringrazio, stiamo bene insieme»

Lei assottigliò gli occhi scuri, fissandomi con un’espressione infastidita. Incrociò le sue braccia al petto ed io sistemai la scollatura del mio abito nuovo, facendo attenzione a non scoprire i miei seni dato che non portavo il reggiseno. Purtroppo, con un vestito simile, non potevo permettere che si vedesse il tessuto di pizzo del mio reggiseno altrimenti sarei sembrava una stupida.

«Sai che non durerà, vero?» Domandò.

La sua voce riecheggiò nella mia mente e soffocai una risata. Aveva intenzione di provare a distogliere la mia attenzione dal mio uomo che mi aspettava fuori dal bagno, al nostro tavolo? Forse non aveva capito che nonostante fossi solo una diciannovenne, studentessa al college, lei non mi spaventata. Certo, il fatto che sapesse il mio cognome mi aveva messa in allarme ma non le avrei permesso di intrufolarsi nella mia relazione con Leonard. Lei doveva pensare a suo marito ed io avrei pensato al mio fidanzato, fine della questione, non era difficile da capire.

«Non m’importa la tua opinione, lo sai, vero?» Risposi a tono con un piccolo sorrisetto.

Diana fece una risatina, scuotendo il capo. «Sei davvero adorabile, la classica ragazzina che si finge innamorata di un miliardario per puntare al suo portafoglio. Spero che Leonard capirà il prima possibile questa tua strategia, non vorrei che soffrisse ancora»

M’irrigidii, ma non mi lasciai scalfire dalle sue parole. «Wow, voi donne mature siete solo in grado di accusarmi di voler arrivare al suo portafoglio. Non avete nient’altro da inventarvi per cercare di convincermi a lasciarlo? Tipo, non so, che ha una disinfezione erettile? Che si eccita solo guardando video di gatti e di cani che litigano? – domandai, ironicamente – Tesoro, non credo di essere in grado di farlo soffrire come hai fatto tu. Sono sicura che non andrò mai a letto con i suoi migliori amici né rimarrò incinta di uno di loro. Sono ancora in grado di uscire di casa da sola senza sfruttare i soldi del mio uomo per farmi prescrivere un anticoncezionale!»

La donna davanti a me digrignò i denti ed io feci spallucce, sorridendo soddisfatta. «Sei solo una stupida ragazzina, lui ti sta usando per fare sesso. E solo perché sei giovane! Ma non ti preoccupare perché quando finirai l’Università, sarai ormai vecchia e lui ti lascerà per cercarne un’altra»

Sospirai, girandomi verso Diana dagli occhi di fuoco. «Ah sì? Io credo sia dipendente da queste – mormorai, appoggiando le mani miei seni coperti dall’abito e successivamente sul mio sedere – E da questo, che non spariranno per almeno altri otto o nove anni perciò non sarà un problema. Mi accontenterò di rimanere al suo fianco finché non si stancherà. Anche se dubito succederà»

Inutile dire che più parlavo, più lei s’infuriava. «Scommetto che gli stai permettendo di pagarti le iniezioni di botox, o mi sbaglio?»

Scoppiai a ridere alle sue parole, portandomi entrambe le mani alla bocca. «Cosa? Forse sei tu che hai bisogno di quelle schifezze per fare colpo sugli uomini, visto che sei piatta come una tavola da surf mentre hai le labbra gonfie come dei canotti – borbottai, avvicinandomi alla porta del bagno – Ora posso andare o hai ancora voglia di fermarti a chiacchierare un po’ con me? Sembri davvero molto arrabbiata, però non aggrottare in quel modo le tue splendide sopracciglia palesemente tatuate, o ti verranno le zampe di gallina agli occhi e le rughe sulla fronte»

E prima che potesse rispondere o avviare un’altra conversazione, uscii dal bagno a passo svelto. Forse mi ero comportava in modo troppo maleducato e avevo detto cose un po’ cattive nei confronti di Diana, insultandola dal punto di vista dell’aspetto fisico, ma non doveva permettersi di insultare la mia relazione con Leonard. Doveva pensare solo a se stessa e al suo brutto carattere. Accelerai quindi il passo e attraversai la Hall dell’albergo, quando vidi Leonard correre verso di me con un’espressione scioccata in viso. Io mi avvicinai a lui e gli presi entrambe le mani, ma lui mi strinse in un forte abbracciò e schiacciò il suo corpo al mio, così chiusi entrambi gli occhi e respirai il suo profumo delicato, accarezzandogli  la schiena. Forse si era preoccupato per me, aveva notato che Diana era sparita dal suo tavolo per potermi seguire nel bagno, ma non doveva assolutamente rimanere in pensiero per una come me. Sapevo cavarmela decentemente con le MILF attempate che cercano di rovinare la mia relazione, però.. si trattava della sua ex moglie, pazza psicopatica.

«Amore, oh Dio.. – appoggiò le mani sulle mie guance – Stai bene? Ti ha toccato?»

Scossi la testa con vigore, rivolgendogli un’occhiata confusa.
«No, perché avrebbe dovuto farlo? Non credo sia.. Leonard, sembri terrorizzato, che succede?»

Lui ansimò appena, respirando profondamente. «Mia sorella è corsa da me piangendo perché tu eri rimasta rinchiusa nel bagno insieme a Diana, non riusciva ad entrare»

Accarezzai entrambe le sue mani con le mie, sospirando. «Leonard, mantieni la calma»

«Scusami, è solo che devo tenerti lontano da lei – mormorò, avvolgendo il braccio sinistro intorno ai miei fianchi e girandosi verso la sala colma di persone – Torniamo di là, che ne dici?»

Lo fissai per qualche secondo, poi scossi la testa. «No, devi calmarti prima»

Il ragazzo mi guardò qualche istante ma poi i suoi occhi guizzarono dietro di me. Io m’irrigidii ma mi voltai nella direzione che stava fissando il mio fidanzato, appoggiando per un momento la schiena al suo petto mentre le sue braccia circondarono entrambi i miei fianchi. Diana camminò verso di noi con un sopracciglio scuro sollevato e una smorfia infastidita sul viso. Ero pronta ad attaccarla ancora una volta, a rimetterla al suo posto prima che potesse fare nuove accuse sia a me che a lui. Leonard graffiò involontariamente il mio braccio sinistro e digrignò i denti, restando dietro al mio corpo con il viso rivolto alla donna a qualche metro da lei.

«Ecco la coppia felice – disse la donna, lisciandosi la gonna verde dell’abito – Adorabili ma finti come, un momento, cos’avevi detto di me prima Evie? Ah, finti come la mia bocca»

Feci un passo in avanti, già pronta a metterle le mani addosso, ma Leonard mi bloccò. Volevo prenderla a pugni, volevo romperle il naso con le mie mani e spedirla in ospedale sia per impedirle di parlare al mio uomo sia per vendicarmi di tutto ciò che aveva passato. Ma poi pensai che forse la prigione non era il posto migliore per trascorrere gli anni migliori della mia vita, quindi mi trattenni. Distolsi lo sguardo dalla donna e mi girai verso l’ingresso della sala, notando Simon avvicinarsi a noi insieme a Niall, una ragazza dai capelli rossicci e un uomo della security. Trasalii, che stava succedendo? Mi aggrappai subito a Leonard che fece un passo all’indietro e con la mano sinistra fece un cenno all’uomo, o meglio all’armadio vestito con un completo tutto nero, che si avvicinò a Diana.

«Signora, devo portarla fuori di qui. Mi dispiace»

Diana lanciò un’occhiata furiosa prima a me e poi a Leonard. «Mio marito è ancora qui!»

Poi il mio fidanzato afferrò il mio braccio e mi trascinò nella sala conferenze, ignorando le grida della donna che cercò di richiamarci all’attenzione. Io strinsi con forza la mano di Leonard nella mia e tremai: non avevo mai assistito ad una scena simile. Davvero esistevano persone così ossessionate da altre, da rovinare una serata molto importante? Era assurdo. Non pensavo che una donna matura, dal punto di vista dell’età visto che dal carattere era ancora una bambina, come Diana potesse accanirsi in quel modo su un uomo come Leonard solo per il puro gusto di dare fastidio. Leonard strinse la presa sulle mie dita e una volta entrati nella sala da pranzo, aspettò che arrivassero anche il resto dei suoi amici che ci circondarono, preoccupati. Niall si avvicinò a me e mi squadrò dalla testa ai piedi.

«Ti ha toccato?» Domandò.

Io aggrottai le sopracciglia, scuotendo con vigore il capo alla loro domanda.

«No, perché continuate a chiedermelo? Se avesse provato a farlo, le avrei rotto il polso»

La ragazza, di cui ancora non sapevo il nome, ridacchiò. «Frena gli ormoni, biondina. Non conosci che razza di persona sia quella donna, non avresti nemmeno avuto il tempo di guardarla che saresti finita per terra con una costola incrinata»

Le sue parole mi preoccuparono ma riuscii a mantenere un’espressione tranquilla. «Non mi fa paura»

Leonard mi zittì con una mano sulla bocca. «Basta parlare, Evie. Diana è stata scortata fuori»

Gli lanciai un’occhiata infastidita, incrociando le braccia al petto. «Va bene, sto zitta»

Niall e Simon si avvicinarono al mio fidanzato che si spostò di qualche passo da me, impedendomi di ascoltare la loro conversazione, perciò mi girai verso la ragazza sconosciuta al mio fianco. Doveva essere una delle colleghe di Leonard, o semplicemente la sua assistente personale che aveva interrotto più di una volta i miei incontri con il mio fidanzato per costringerlo a tornare alla sede dell’impresa. Le lanciai un’occhiatina curiosa, facendo scorrere lo sguardo dalla sua testa ai suoi piedi e incrociai le braccia al petto, non sapendo cosa dire. Lei si girò verso di me e alzò un sopracciglio, facendo un passo in avanti per potersi avvicinare a me e quindi parlarmi.

«Zoe, piacere di conoscerti»

Le strinsi la mano, sbattendo le palpebre. «Evie, piacere mio»

«E così tu sei la famosa Evangeline. Non pensavo che Leonard potesse trovarsi una fidanzata, è sempre stato un tipo solitario che preferiva storielle da una botta e via – mormorò la ragazza con una smorfia sul viso – Però sono felice per lui, siete molto carini insieme»

Le mie guance si scaldarono per l’imbarazzo. Non ero abituata a ricevere complimenti per le mie relazioni, visto che non ne avevo mai avuta una abbastanza seria da arrivare a conoscere la famiglia o addirittura gli amici del mio ragazzo. Piegai la testa da un lato e rivolsi un sorriso smagliante a Zoe, cercando di non mostrarle la mia agitazione e il mio imbarazzo. Che avrei dovuto dirle? Ringraziarla e poi andare via, oppure trattenermi per fare conversazione? Lanciai un’occhiata preoccupata a Leonard che stava scuotendo la testa e poi s’infilò la giacca nera sulle spalle, irrigidendosi.

«Ti ringrazio, sei molto gentile – risposi con un sorrisetto tirato – Conosci anche tu Diana»

Zoe annuì, incrociando le braccia al petto. «Lavoro con Leonard da oltre quattro anni quindi l’ho visto in tutti i momenti, soprattutto nel periodo in cui frequentava quella donna. E purtroppo l’ho conosciuta anche da vicino. Mi ha minacciata più di una volta, era convinta che Leonard venisse a letto con me invece che tornare a casa con lei – spiegò lei, interrompendosi quando il ragazzo di cui stavamo parlando si avvicinò a noi – Signor Stiles, ho avuto il piacere di conoscere Evie»

Mi girai un momento verso il mio fidanzato e lo guardai con un sorrisetto, ma lui strinse le labbra con una smorfia tirata sul viso. Sapevo che la sua faccia non avrebbe portato a nulla di buono perciò feci un passo all’indietro e gli afferrai il braccio con un sorriso, rimuginando intanto sulle parole di Zoe. Era davvero così possessiva nei confronti di Leonard, Diana? E perché era preoccupata che lui la tradisse quando era stata proprio lei ad andare a letto con un suo amico? Era idiota, pensai confusa. O forse c’era qualcosa di cui non ero ancora a conoscenza, un segreto che magari Leonard non voleva rivelarmi e che io, prima o poi, avrei scoperto.

«Zoe, scusa ma devo parlare un momento con Evie di una questione importante – disse il mio fidanzato, ignorando le parole della sua collega che lo fissò perplessa – Arriveremo fra un po’ in sala conferenze, d’accordo? Se vedi mia madre o mia sorella, e ti faranno domande, dì loro di non preoccuparsi e che sia io che Evie stiamo bene»

La ragazza davanti a noi annuì. «Certo, nessun problema»

Seguii Leonard all’interno della Hall verso gli ascensori che conducevano ai piani superiori e il mio cuore cominciò a palpitare rapidamente perché mille ricordi si affollarono nella mia mente. Ricordavo alla perfezione la prima notte che ero arrivata in quell’Hotel, mi sentivo fuori posto e a disagio nonostante fossi insieme ad un bellissimo uomo che successivamente mi avrebbe strapazzata in una stanza, eppure non ero tranquilla. Poi, vedere due ragazzine dietro al bancone della reception fissarci con un sopracciglio alzato e una smorfia sul viso, mi aveva davvero irritata. Chi avrebbe mai pensato che dopo tre mesi sarei diventata la fidanzata del proprietario di quell’Hotel?

Inspirai profondamente e mi girai per un momento verso il mio splendido uomo, osservando la sua mascella contratta e l’espressione arrabbiata nonostante i suoi occhi scintillassero sotto le luci della Hall. Mi piangeva il cuore per la serata rovinata ed ero preoccupata che Leonard potesse impazzire da un momento all’altro, ma avrei fatto di tutto per tranquillizzarlo e magari organizzare un nuovo galà. Forse avrei potuto chiedere ai suoi colleghi di trovare un’altra associazione che raccogliesse i fondi per la ricerca sul cancro e quindi allestire una nuova festa nel suo Hotel, per dimostrargli che comunque non era costretto a lavorare a contatto con Malcolm e quindi con Diana. Povero Leonard, pensai tristemente.

Non avevo mai conosciuta un’ex fidanzata – ex moglie, in questo caso – così ossessionata dal suo ex partner, e la cosa mi spaventava davvero nonostante fossi in grado di affrontarla: sarebbe riuscita a dividerci? No, non gliel’avrei permesso per niente al mondo. Mi lasciai sfuggire un debole sospiro quando raggiunsi il primo ascensore e abbassai lo sguardo, percependo il braccio di Leonard circondarmi le spalle e poi scivolare verso i fianchi. Stampai un bacio sulla sua spalla coperta dalla camicia bianca ed entrai nella cabina metallica dell’ascensore, appoggiandomi del tutto al corpo del ragazzo con gli occhi socchiusi; avevamo trascorso l’intera serata a non toccarci, se non durante la cena dato che lui continuava a stuzzicarmi le cosce da sotto il tavolo, facendomi impazzire. E poi il tutto era degenerato con l’arrivo di Diana che mi aveva bloccata nel bagno, cercando di farmi soffrire.

«Dove stiamo andando?» Chiesi sottovoce.

Leonard alzò la testa, fissandomi con attenzione. «Nella mia Suite»

Esitai qualche secondo, mentre il sangue cominciò a bollire nelle mie vene. «Perché?»

«Ho bisogno di sfogarmi in qualche modo» Replicò in tono secco.

Io rabbrividii. Gli avrei permesso di fare ciò che desiderava.

🌻🌻

Scusate l'enorme ritardo, ma ho trovato un lavoro full time in un ristorante italiano e praticamente il cellulare lo vedo solo nei miei giorni liberi (se non li passo a letto) o per scrivere ai miei che sono tornata a casa sana e salva.

#vitadalondinese
#nonhopiuunavitasociale

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Spero in qualche stellina in più.
Spero in qualche commento in più.
Spero di aggiornare il prima possibile.

See you soon guys


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