Capitolo 12.

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She likes to shake her ass, she grinds it to the beat
She likes to pull my hair when I make her grind her teeth
I like to strip her down, she’s naughty to the end
You know what she is, no doubt about it
She’s a bad, bad girlfriend!
 

2 mesi dopo.

Leonard.

Controllai più volte la lista degli invitati che avevo stillato per il Galà di beneficienza che si sarebbe tenuto nel mio hotel nel centro di Londra il sabato di quella settimana, e sospirai rumorosamente; non avevo organizzato ogni cosa personalmente nel minimo dettaglio, a partire dal menù che sarebbe stato servito fino al tessuto con cui erano rivestite le sedie della sala delle conferenze. Volevo che fosse tutto perfetto e che la serata portasse così tanto profitto a quell’associazione, altrimenti mi sarei sentito così colpa per tutto il tempo che facevo sprecare al signor Thompson, il direttore e volontario.

Avevo invitato la mia famiglia e quella di tutti i miei dipendenti, alcuni degli imprenditori più importanti e influenti di tutta Londra, il direttore dell’associazione per la ricerca sul tumore al seno che supportavo da quando avevo cominciato la mia attività e la sua famiglia. Quando avevo sedici anni, durante il ricovero di mia sorella per una semplice operazione al tallone del piede, m’imbattei in una ragazza dolcissima che era stata portata in ospedale per essere operata al seno in seguito ad una ciste apparentemente benigna; lei mi raccontò tutta la sua storia e divenne una mia grande amica, tantoché la visitai frequentemente anche dopo che mia sorella Gemmafu dimessa. Poi, dopo circa un mese di continue visite, andai immediatamente in ospedale per avvertire la mia amica che sarei partito per una vacanza con i miei genitori ma quando arrivai nella sua stanza, trovai un’infermiera intenta a sistemare il letto vuoto. E quando le chiesi che fine avesse fatto Melissa, mi disse che era morta nella notte. E che a quanto pareva, quella ciste che doveva essere tolta in poco tempo sul suo seno, era stata il punto di partenza per lo sviluppo di un tumore che l’aveva uccisa in un solo mese.

Inoltre, nella famiglia del mio padre biologico numerose zie e cugine avevano avuto episodi di cisti apparentemente benigne ma che poi divennero maligne, perciò l’argomento ‘tumore al seno’ mi stava a cuore. Volevo che la ricerca continuasse nella direzione giusta e con qualche fondo in più, ero certo che avrei potuto fare la differenza.
Mi appoggiai con la schiena alla poltroncina dietro la mia scrivania e fissai uno dei primi inviti che avevo stampato, sfiorando la carta rigida bianca decorata con piccoli fiori verdi; era molto semplice ma conciso, che spiegava rapidamente il tema della serata e a cos’era dedicata, a chi sarebbero andati i soldi raccolti e un breve riassunto della storia dell’associazione. Quindi passai l’invito a Niall, seduto davanti a me, che lo lesse con attenzione per poi restituirmelo e annuire con vigore perciò acconsentii alla stampa di tutti gli altri inviti che lui avrebbe dovuto spedire nel pomeriggio. Io invece sarei uscito prima dal lavoro per raggiungere la mia splendida donna che avrebbe terminato il suo ultimo esame subito dopo pranzo e farle una sorpresa, portandola a fare shopping con me. Sapevo che non mi avrebbe mai permesso di comprarle qualcosa da indossare, visto che detestava quando spendevo soldi per lei, ma oggi l’avrei portata nel negozio di Simon Vuitton per comprarle una delle borse della collezione edizione limitata con la stampa di Van Gogh sulle quali sbavava da tempo.

Conoscendo molto bene il proprietario del negozio di Simon Vuitton accanto agli Harrods, nel centro della capitale, avevo chiesto la possibilità di non vendere la collezione dedicata all’artista preferito della mia splendida donna in modo che potesse scegliere il modello che più preferiva di borse. Forse non mi avrebbe permesso di farle un regalo simile o forse sarebbe impazzita nell’istante in cui avrebbe messo piede nel negozio. Chissà.

«Gli inviti sono tutti pronti, Giselle ti aiuterà a spedirli alla lista. – dissi io, spegnendo lo schermo del mio computer – Ti ho appena mandato la mail con tutti i nomi e mi raccomando, fai attenzione a non dimenticarti di qualcuno altrimenti si mette male per te»

Il biondo davanti a me annuì, alzandosi dalla sedia. «Non ti preoccupare, non mi dimenticherò nulla»

Indossai la mia giacca grigia, sorridendo. «Perfetto, allora io vado a prendere Evie. Non tornerò in ufficio oggi pomeriggio quindi tocca a te chiudere tutto, d’accordo?»

Niall fece una smorfia, avvicinandosi alla porta. «Va bene, io devo finire alcune di archiviare alcuni documenti della settimana scorsa che tu ti sei dimenticato di mandarmi»

«No, Zoe si è scordata di portarli nel tuo ufficio. Io avevo preparato tutto da lunedì scorso» Replicai con un sorriso, infilando una mano nella mia tasca dei pantaloni.

Lui arricciò il naso, scuotendo la testa. «Va bene, ho capito. – borbottò – Quando avrò l’onore di conoscere questa splendida ragazza che stai frequentando da tre mesi e di cui nessuno sa nulla, se non che si chiama Evie e che frequenta l’Università?»

Lo fulminai con lo sguardo, incrociando le braccia al petto. «Che t’importa?»

Niall s’irrigidì al mio tono ed io mi sentii subito in colpa, forse non avrei dovuto aggredirlo in quel modo ma una parte di me desiderava che la mia situazione con Evie rimanesse segreta ancora per qualche tempo ma un’altra voleva mettere la mia splendida donna su un piedistallo e mostrarla a tutti. Infatti l’avrei invitata al Galà di beneficienza come mia compagnia e ciò significava metterla sotto ai riflettori di tutti i giornalisti e personaggi influenti, tipo.. la mia famiglia. Niall. Simon. E diamine, come l’avrei potuta definire per presentarla a tutti loro? come la mia fidanzata? Come una mia amica? Come una ragazza che avevo conosciuto in un nightclub e che avevo portato nella mia Suite Imperiale al mio hotel di Londra per scoparmela? Mi morsicai il labbro inferiore, lanciando un’occhiata al ragazzo dai capelli biondi vicino alla porta del mio ufficio, e sospirai leggermente.

«Perdonami, non volevo risponderti male»

Niall alzò un sopracciglio. «Da quando ti scusi?»

Mi avvicinai a lui e gli pizzicai il gomito. «Smettila, non è la prima volta che lo faccio»

Lui scoppiò in una risatina, uscendo dal mio ufficio. «Non importa, tranquillo»

«Porterò Evie al Galà quindi la conoscerai direttamente lì insieme a tutti gli altri. – risposi, seguendolo nel corridoio che conduceva verso gli ascensori – E per favore, non parlare di Diana»

Il ragazzo ebbe un sussulto e si fermò al bancone di Zoe. «Diana? Le hai parlato di lei?»

Annuii, prendendo il mio cellulare dalla tasca. «Sì, uhm.. due mesi fa è successo un piccolo casino»

Niall mi fissò in silenzio con le labbra strette, aggrottando le sopracciglia chiare. «Che tipo di casino? E perché io non sapevo niente?»

«Diana mi ha chiamato nel cuore della notte e mi ha chiesto di vederci per pranzo, allora io ho cacciato Evie da casa mia perché.. non lo so, per un attimo ho pensato di ritornare insieme a lei. – spiegai rapidamente, facendo attenzione che nessuno stesse origliando la nostra conversazione – Per arrivare al punto, ho cacciato Diana dal mio hotel quando mi sono reso conto di aver commesso un errore colossale nei confronti della mia splendida Evie»

L’altro si portò una mano alla bocca, fissandomi sconvolto. «Aspetta un momento, hai cacciato Evie da casa tua perché volevo ritornare insieme a Diana? Dopo tutto quello che lei ti ha fatto? Sei forse andato fuori di testa, Leo?»

Alzai le spalle, sbloccando lo schermo del mio cellulare. «Lo so, ho fatto una stronzata ma ora è tutto risolto perché ho capito che Diana era intenzionata solo a riavere i miei soldi mentre Evie.. lei è l’opposto, è semplicemente meravigliosa. – dissi con un sorriso – Capirai tutto sabato sera»

Niall restò a guardarmi qualche secondo, poi arricciò le labbra. «Mi hai tenuto nascosto il fatto che Diana si è presentata in Hotel, te ne rendi conto? – io feci una smorfia – E se n’è andata? Mi auguro non ci sia il rischio di trovarla al Galà»

Scossi la testa con vigore, aprendo la chat con Gemma. «Ho cancellato il suo numero ancora due mesi fa, perciò non ho la minima idea se sia rimasta qui a Londra o sia tornata a Manchester. – replicai con un’alzata di spalle – E poi io non l’ho invitata al Galà. In caso si presentasse, la costringerò a fare una donazione all’associazione e successivamente a sparire dal mio Hotel»

Il ragazzo si lasciò a sfuggire una risata, annuendo. «Dovremo trovare anche dei bodyguard, allora»

«Esatto, ma penso di avere già qualche idea su chi contattare. – risposi con un sorriso – Adesso devo andare, penso che Evie stia per terminare l’esame e devo essere là prima che esca dall’aula»

Mi portai il telefono all’orecchio, chiamando mia sorella. «D’accordo Leo, ci vediamo domani»

Salutai il mio amico con un cenno del mento e m’incamminai a passo svelto verso l’ascensore che si aprì, perciò salii sopra e mi appoggiai alla parete di vetro con la mia schiena. Non avevo nemmeno detto a mia sorella né a mia madre della visita inaspettata di Diana e preferii tacere su tutta la mia situazione perché se Niall aveva reagito in quel modo, ero certo che mamma e Gemmasarebbero andate su tutte le furie e mi avrebbero minacciato di saltare il Galà. E poi mi ricordai che nessuna delle due sapeva dell’esistenza di Evie, non avevano la minima idea del fatto che frequentassi una studentessa. Una parte di me desiderava riferire tutta la verità ad entrambe in modo da evitare scenate durante la serata di sabato, mentre un’altra parte di me voleva sorprenderle direttamente al ballo.

«Parla GemmaStiles, guida al Museo delle Scienze e dell’Industria di Manchester. – esclamò la voce squillante di mia sorella – Come posso aiutarla oggi, signor Leonard Edward Stiles?»

La sua allegria mi strappò un sorriso. «Buongiorno signorina, volevo sapere un’informazione. È libera per parlare al momento o è impegnata ad attendere un nuovo gruppo di studenti da annoiare con le sue nozioni sul museo nel quale lavora?»

Sentii la sua risata dall’altra parte del telefono. «Sono libera, non ti preoccupare. Che succede?»

«Niente di preoccupante, volevo solo avvertirti che oggi ho stampato gli inviti per sabato sera. Sono molto contento che sia tu che mamma siate riuscite ad organizzarvi per venire qui, è un evento a cui tengo davvero tantissimo. – dissi con il cellulare premuto all’orecchio – Vi aspetterò con ansia»

Gemmagrugnì ed io ridacchiai. «Questo dovrebbe essere un pretesto per convincerti a tornare qui almeno una settimana durante le vacanze estive, giusto per far contenta mamma, non credi?»

Alzai gli occhi al cielo, uscendo dall’ascensore che si aprì con un cigolio. «D’accordo, se questo renderò felice sia mamma che te, farò in modo di organizzare qualche cosa insieme ad Evie in estate»

Ci fu qualche secondo di silenzio. «Evie? E chi è? La tua assistente personale? Sai che né io né mamma vogliamo sentir parlare di lavoro mentre sei qui»

Soffocai una risata, incamminandomi a passo svelto verso l’ingresso della sede centrale della Crown Enterprise, perché mia sorella era convinta che avrei portato la mia segretaria personale a casa mia e quindi anche qualcosa su cui lavorare. Davvero pensava che sarei stato così superficiale? Quando passavo da Holmes Chapel, trascorrevo le mattinate a passeggiare nei campi sul retro di casa nostra, i pomeriggi seduto sotto il porticato con mamma a discutere del più e del meno e le serate a cucinare torte, biscotti e qualsiasi altro cibo insieme a mia sorella.

«Non si tratta della mia assistente, non ti preoccupare. – dissi con un sorriso – E stai tranquilla, non porterò nemmeno la mia cartellina di pelle.»
Gemmatacque qualche secondo. «Chi è Evie, Leonard?»

«La conoscerai sabato sera al Galà. – replicai, aprendo la macchina con la chiave automatica – Ora ti devo salutare, volevo solo avvertirti dell’invito che ti avverrà domani o giovedì»

Lei ringhiò al telefono. «Brutto stronzo, hai una fidanzata e non me l’hai detto? Sabato ti prenderò per il collo, lo giuro sulla tomba di William Shakespeare!»

«Non stiamo insieme ufficialmente, non ti preoccupare. È una questione un po’ complicata» Risposi.

Io salii in macchina con il telefono premuto tra la spalla e l’orecchio, poi accesi il motore con la chiave e iniziai a guidare verso l’Università di Evie con la voce di mia sorella che continuava a risuonare nelle mie orecchie. Mi sentivo in colpa per non aver spiegato tutto a Gemma, per non averle raccontato sin dall’inizio la mia situazione con Evangeline però desideravo che prima lei la conoscesse, che mi dicesse un suo parere e poi avrei fatto tutto. L’opinione di Gemmae di mia madre contavano più di tutti.

«Oh mio Dio, non riesco a crederci. È bella? È giovane? Ha un lavoro? studia?» Chiese di getto lei.
Sospirai, accendendo il bluetooth della mia auto per evitare incidenti.

«Gemma, prendi un bel respiro e mantieni la calma perché non vorrei facessi un infarto»

«Con questa notizia hai appena migliorato la mia giornata! – esclamò lei – Dai, dammi qualche indizio, sono troppo curiosa. Non credo che riuscirò a resistere fino a sabato sera!»

Mi lasciai sfuggire una risatina, scuotendo la testa. «Sei incorreggibile ma d’accordo. – inspirai, fermandomi ad un semaforo rosso – Si chiama Evangeline, Evie è il suo soprannome. È giovane e sta studiando lettere al King’s College, dove avevi fatto domanda anche tu»

Gemmaemise un sospiro. «Oh Dio, davvero? Che coincidenza però! E lavora?»

Le mie guance si scaldarono visibilmente a quella domanda. Come potevo dire a mia sorella che la mia donna faceva la spogliarellista in un night club? Avrebbe cominciato a pensare molto male di lei e a ritenerla non alla mia altezza, o chissà che altro, perciò decisi di mentirle. E forse avrei dovuto anche parlare con Evie di questo piccolo problema del suo lavoro.

«Uhm.. no, non lavora. Studia soltanto, fa un po’ di volontariato all’Università»

E in parte era la verità, dato che mi aveva raccontato che le erano stati affidati due studenti per l’orientamento dopo il loro percorso di studi al liceo. Però come potevo chiedere ad Evie di lasciare il suo lavoro, che la rendeva felice, perché mi vergognavo di dire a mia sorella la verità? Inspirai profondamente e ripresi a guidare verso il campus, raggiungendolo in pochi minuti.

«Wow, sembra una ragazza interessante. Che facoltà frequenta?» chiese ancora Gemma.

Esitai, parcheggiando la mia auto accanto all’ingresso del Campus. «Lettere, come volevi fare tu.»

«Sembra una ragazza meravigliosa, molto intelligente e furba! Complimenti!» Esclamò lei.

Soffocai una risata, chiudendo il bluetooth e portandomi il telefono all’orecchio. «Ora devo andare da lei quindi ti chiamerò più tardi, d’accordo? Salutami mamma, se la vedrai stasera»

«Certo! Oh, non sai quanto sarà felice di sapere che hai trovato qualcuno! – disse lei in tono contento, come se le avessi appena detto di essere sul punto di sposarmi – Ci vediamo sabato!»

E chiuse la telefonata prima che potessi risponderle, quindi riposi il mio cellulare nella mia tasca dei pantaloni per poi scendere dalla mia auto e incamminarmi a passo svelto verso l’ingresso del cortile per poter cercare la mia donna. Ora che mia sorella era a conoscenza dell’esistenza di Evie, mi sentivo decisamente più leggero e a dir la verità anche molto più felice. Poi le parole di Gemma riecheggiarono nella mia mente: avevo forse trovato una fidanzata? Una ragazza a cui poter affidare il mio cuore, ferito da Diana negli anni precedenti? Inspirai profondamente ed entrai nel giardino, guardandomi intorno con curiosità per poi seguire uno stormo di studenti che stavano entrando nel corridoio; salii le tre scalette che conducevano al porticato sotto e aspettai accanto alla porta, infilandomi le mani nelle tasche dei pantaloni scuri.

Una studentessa dai capelli corti biondi si avvicinò a me e mi fissò perplessa, poi mi rivolse un sorriso smagliante e si allontanò, dirigendosi a passo svelto verso il giardino. Io aggrottai le sopracciglia e mi girai verso di lei, non riuscendo a capire chi fosse: perché mi aveva guardato e sorriso in quel modo? Perché aveva cercato di avvicinarsi e poi si era spostata, camminando nella sua direzione? Sbattei le palpebre e mi voltai verso l’ingresso del corridoio, notando che alcuni studenti, sia maschi che femmine, mi fissavano perplessi e poi scappavano verso il cortile. Mi conoscevano? Arrossii leggermente, forse Evie aveva detto a qualcuno che stava frequentando me. Era una cosa positiva, visto che erano ormai tre mesi che ci vedevamo almeno tre o quattro volte alla settimana.

Mi guardai intorno per altri cinque minuti e quando lanciai un’occhiata all’interno del corridoio, notai Melanie con un cappellino di lana sulla testa che teneva per mano Evie. Il mio cuore ebbe un sussulto a quella vista e prese a galoppare così rapidamente da quasi esplodermi nel petto, perciò mi avvicinai alla porta dell’ingresso e aspettai che si avvicinassero entrambe. La mia donna indossava un vestito bianco corto fino alle ginocchia con le maniche lunghe e aveva i capelli legati in una treccia che le ricadeva sulle spalle mentre indossava un paio di stivaletti di pelle nera in tinta con la giacca che teneva in mano. Era bellissima, pensai intenerito, e sembrava così felice. Melanie la trascinò verso l’uscita del corridoio e quando mi vide, mi salutò con un cenno della mano per poi sussurrare qualcosa all’orecchio di Evie che non guardò mai nella mia direzione; la bionda si limitò ad annuire e a lasciare la presa sulla sua amica che scappò via, guardandosi intorno perplessa e poi uscì dal corridoio. Io feci un passo in avanti e la intrappolai fra le mie braccia, premendole un bacio sulla spalla coperta; lei ebbe un sussulto e cercò di liberarsi, sorpresa per il mio gesto.

«Ciao principessa»

Ridacchiai alla sua espressione sconvolta. «Leonard! Oh Dio, che ci fai qui?»

Lasciai la presa sulle sue spalle, sorridendo. «A festeggiare l’ultimo esame della mia splendida principessa con un po’ di shopping, che ne dici? Ti va?»

I suoi occhi brillarono alle mie parole. «Certo che sì»

«Allora, com’è andato l’ultimo esame? Era un’orale, giusto?» Domandai, circondando le sue spalle con il mio braccio destro.

Lei annuì con vigore, conducendomi fuori nel giardino. «Sì, ho preso il massimo. Non hai la minima idea di quanto io sia felice in questo momento! Mi manca l’ultima sessione d’esami a luglio e poi ho finito il mio primo anno, non riesco ancora a crederci»

Si aggrappò al mio braccio e mi strinse con forza, così io la trascinai verso l’uscita del giardino. Ero felice anche io perché vederla sorridere in quel modo mi fece gonfiare il cuore di gioia; non si rendeva conto di quanto fosse meravigliosa. I suoi occhi erano luminosi e la sua espressione rilassata dopo quasi un mese di studio, di ansia, di preoccupazione che l’aveva costretta a fare meno turni al locale e a restare barricata nella sua stanza o nella biblioteca dell’Università a studiare.

«Sono così fiero di te, piccola! – esclamai contenta, baciandole la fronte – Allora stasera festeggiamo»

Lei si spostò un momento, morsicandosi il labbro inferiore. «Uh.. stasera esco con Melanie e alcune nostre mie compagne di corso, abbiamo organizzato un aperitivo fra ragazze»

La fissai perplesso, percependo le mie guance scaldarsi. «Oh ma certo, scusami, non.. allora domani oppure quando vorrai, se non sarai impegnata con le altre»

Evie mi guardò qualche secondo, poi annuì e salì sulla mia macchina. «Mi dispiace, avrei dovuto dirtelo ieri sera ma non ci ho pensato perché ero così agitata per..»

La zittii, baciandola sulle labbra. Sussultò alle mie parole e mi accarezzò la guancia, così io le portai una mano dietro al collo e approfondii il nostro bacio, spingendo la mia lingua nella sua bocca. Era da quasi due settimane che non facevamo sesso ed io ero sul punto di impazzire, costretto a masturbarmi almeno tre volte durante le docce della sera e nelle pause pranzo al lavoro. Maledizione, avrei dovuto trovare un modo per calmare i miei ormoni ogni qualvolta che lei mi si avvicinava altrimenti non sarei riuscito a resistere ancora a lungo.

«Stai tranquilla, avrei dovuto invitarti prima. – risposi con un sorriso, dividendomi di malavoglia dalle sue labbra carnose – Volevo farti una sorpresa, per questo non ti  ho avvertito»

Evie mi guardò con una mano sul collo. «Oh no, adesso mi sento in colpa. Leonard..»

La zittii di nuovo con un bacio, scuotendo la testa. «Venerdì sera, d’accordo? James ti ha dato ancora un’altra settimana libera perciò avremo tutto il weekend per stare insieme. – dissi con un sorriso – E.. sabato sera dovrei partecipare ad un evento molto importante per me»

«Oh, quindi sabato non ci sarai?» domandò lei.

Mi morsicai il labbro inferiore, accarezzandole la mano. «Vorrei che tu venissi con me»

I suoi occhi si spalancarono e schiuse le sue labbra, sorpresa. «Uh.. sei.. sicuro?»

«Certo che sì, piccola. – le baciai il dorso della mano – Perché non dovrei esserlo?»

Lei fece spallucce, distogliendo un momento lo sguardo da me. «Non sono il tipo di persona che frequenta i tuoi hotel o il giro di tuoi amici super ricchi. Anzi, io sono l’opposto»

Alzai un sopracciglio, scuotendo la testa con vigore. «E mi interessa se sei ricca? Piccola, voglio che tu sia al mio fianco durante il Galà perché vorrei che conoscessi mia madre e mia sorella»

«Oh Dio, sarà anche un Galà?» Domandò lei, sconvolta.

Annuii, lasciando la presa sulla sua mano. «Sì, è una serata di beneficienza»

«Non sono mai stata ad un evento simile, sei sicuro che..»

Le tappai la bocca con una mano, fissandola. «Smettila, d’accordo?»

Evie mi guardò con un mezzo sorriso sulle labbra. «Non pensavo io potessi partecipare..»

E in quel momento fui tentato di risponderle in un certo modo, di dirle che lei era la mia ragazza ma ero preoccupato che potesse spaventarsi. E se per lei fossi solo sesso? In quei tre mesi di continui incontri, non avevamo mai parlato apertamente di stare insieme o di iniziare una relazione eppure dal suo sguardo, dal suo sorriso, dai suoi occhi azzurri che mi fissavano con tanto amore sembrava presa da me tanto quanto lei. Era assurdo ed io ero estremamente confusa.

«Perché no? È un Galà di beneficienza, non un matrimonio.» Replicai.

Lei fece una smorfia, accarezzandomi il ginocchio. «Non sono all’altezza di tutte le persone che ci saranno e mi guarderanno dalla testa ai piedi, pensando che ciò che indosso proviene da negozi come Wal-Mart e H&M, non Gucci e Chanel»

«Forse non dovrei dirlo, piccola, ma io ti preferisco senza vestiti» Dissi.

Evie si portò una mano alla bocca, scoppiando a ridere. «Ma che c’entra? Non posso presentarmi nuda ad un Galà del genere, Leonard! E poi dovrò incontrare la tua famiglia, e loro.. oh Dio, sanno di noi?»

Fermai l’auto una volta arrivato nel parcheggio accanto al viale principale dello shopping e mi slacciai la cintura di sicurezza, sfilando la chiave automatica da sotto il volante per poi girarmi verso di lei. Il viso di Evie era contorto in una smorfia di preoccupazione, perciò appoggiai le mani sulle sue guance che accarezzai con i pollici e le stampai un piccolo bacio sulle labbra. Era la prima volta che mi capitava di portare una donna ai miei Galà dell’hotel perciò sapevo che tutti gli occhi sarebbero stati puntati su di noi e che tutti gli invitati, compresa la mia famiglia, avrebbero fatto commenti sull’aspetto di Evie e sulla sua età però avrei fatto di tutto per aiutarla.

«Mi spieghi perché sei così agitata? Non dovrai fare altro che sorridere e rimanere insieme a me, salutare qualcuno e mangiare. – risposi, strofinando la punta del mio naso contro la sua – E sì, ho accennato qualcosa a mia sorella ma vorrei presentarti direttamente sabato sera»

Evie si liberò dalla mia presa, fissandomi con una smorfia. «E che ha detto? Sa che ci siamo incontrati in un nightclub perché tu mi hai pagato per vedermi ballare mezza nuda? Sa che..»

La zittii di nuovo con un bacio, sorprendendola. «No, non sa nulla di tutto questo perché non ho avuto tempo di spiegarle dall’inizio la nostra situazione. Glielo diremo sabato, d’accordo?»

Cercò di parlare. «Non vorrei che poi tua sorella ti odiasse per aver frequentato un night club e per..»

«Evie, la discussione è conclusa. Smettila di preoccuparti della mia famiglia, va bene? Mia sorella vuole solo che io sia felice e se lo sono insieme ad una spogliarellista, lo accetterà senza problemi. – dissi con un sorriso, accarezzandole la guancia con il pollice – Adesso andremo a fare shopping e comprerai un vestito da indossare sabato sera, mi permetterai di comprartelo e non discuterai con me»

La ragazza alzò gli occhi al cielo e si slacciò la cintura di sicurezza. «Quanto sei prepotente»

«Ti piaccio anche per questo, o no?» Domandai con una risata.

Evie scese dalla macchina e chiuse la portiera, scuotendo la testa e sorridendo. Io la raggiunsi immediatamente e chiusi la macchina con la chiave automatica, avvicinandomi a passo svelto a lei; le presi la mano e intrecciai le nostre dita, attirandola al mio petto. Poi lei si girò verso di me e stampò un bacio veloce sulla mia guancia, strappandomi un altro sorriso.

«Scusami, è solo che mi sentirò in imbarazzo sabato.» Rispose lei, sospirando.

Io cominciai a camminare, tenendo la sua mano. «Farò di tutto per farti sentire a tuo agio»

***

Passammo davanti alla vetrina di Louis Vuitton ed Evie tirò con forza la mia mano, fermandosi davanti all’espositore con la collezione di borse con la stampa di Van Gogh, così la seguii e mi avvicinai a lei, circondandole i fianchi con le mie braccia. Appoggiai il mento sulla sua spalla e fissai la borsa a bauletto sul piano più basso, quella leggermente più grande sul piano medio e poi quella che sapevo che le piaceva di più su quello più alto. Forse avrei dovuto farle una sorpresa, comprarla senza di lei e consegnarla ad Evie la sera della festa solo per aiutarla a rilassarsi. Le stampai un piccolo bacio sul collo scoperto e poi lasciai la presa, osservando la decina di borse piene di vestiti nuovi che avevamo comprato in tutto il pomeriggio.

«Non ho mai visto una borsa così bella in tutta la mia vita.» Mormorò lei

Mi girai verso la ragazza, mordicchiandomi il labbro inferiore. «Già, molto carina»

Evie s’incollò alla vetrina, indicando la borsa più alto. «È così.. penso di essermi innamorata»

Ridacchiai alla sua espressione sognante, notando i suoi occhi brillare. «Dovrei sentirmi minacciato da una borsa di pelle con un dipinto di Van Gogh?»

«No, con quella borsa non potrei avere degli orgasmi meravigliosi» Rispose lei.

La fissai con la bocca spalancata, scoppiando subito dopo a ridere. «Bella risposta, in effetti è vero»

Evie mi gettò le braccia al collo, premendo le sue labbra sulle mie. «Non ti scambierei mai con una borsa, giusto che tu lo sappia. – disse la bionda – Però.. se solo guadagnassi di più a lavoro»

«Non puoi prendere qualcuno dei tuoi risparmi per l’appartamento e comprarti questa borsa, se la desideri da così tanto tempo? – domandai, afferrando alcune delle borse – Forza, andiamo, ci manca ancora un ultimo negozio»

La bionda dondolò il suo braccio libero, girandosi verso di me. «Dove vuoi portarmi?»

«Si tratta di uno dei miei brand preferiti, una marca che indosso molto spesso. – spiegai, incamminandomi a passo svelto davanti alla vetrina poco lontano da noi – Forse...»

Evie aggrottò le sopracciglia per un momento, poi sbarrò gli occhi. «Non ho intenzione di comprarmi un abito di Yves Saint Laurent, Leonard! Non posso permettermelo, sei pazzo? Indosserò il tubino nero che ho comprato da Primark sabato, mi dispiace»

Io tacqui, non avevo molta voglia di discutere con lei in quel momento ma avrei fatto di tutto per costringerla a permettermi di comprarle un abito. Ero ricco più di Dio, per quale motivo non avrei potuto fare qualche regalo alla mia splendida donna? Desideravo che sabato fosse la più bella di tutte le invitate, anche se ero certo che avrebbe attirato gli occhi di tutti, però.. avevo in mente un abito meraviglioso di YSL che le sarebbe calzato a pennello. Evie mi strattonò la mano ma continuò a camminare perciò sapevo che non avrebbe rifiutato il mio regalo, quindi accelerai il passo e raggiunsi finalmente il negozio colmo di donne sulla cinquantina con i loro mariti.

Ero certo che una volta entrato nel negozio, tutti gli occhi si sarebbero puntati su Evie. Aprii la porta del negozio con il braccio sinistro, facendo attenzione a non rovesciare il resto delle nostre borse colme di vestiti, e lasciai che la mia donna entrasse per prima; lei si guardò intorno come spaesata e poi si girò verso di me con le guance rosse per l’imbarazzo, mordicchiandosi le labbra. Non era abituata a negozi dove una maglia costava come la tassa universitaria e non la biasimavo, ma io desideravo che capisse che con me, finché ci fosse stata la possibilità, sarebbe potuta vivere come una regina.

«Leonard, non credo..»

Poi Barbara, una delle commesse, si avvicinò con un sorriso smagliante.

«Signor Stiles, buongiorno! Ieri è arrivata la nuova collezione uomo, nel pomeriggio le avrei spedito una mail per avvertirla»

Evie mi lanciò un’occhiataccia assassina che ignorai. «Oh no, oggi non farò spese per me. Sono qui per la mia splendida ragazza, ho visto un abito che le calzerà a pennello»

La commessa annuì, girandosi per un istante verso la bionda al mio fianco che fece un passo all’indietro e cercò di nascondersi dietro la mia schiena perciò le circondai le spalle con un braccio, sorridendo. Non volevo che si sentisse a disagio in un posto simile, si sarebbe dovuta abituare ai miei regali alquanto costosi perché.. beh, desideravo viziarla un po’. In tre mesi di incontri le avevo solo offerto il pranzo qualche volta con numerose discussioni subito dopo e le avevo regalato una vestaglia di seta che utilizzavamo quando avevamo voglia di divertirci. Insomma, niente di così eclatante.

«Che abito intendeva, signor Stiles?» Domandò la commessa.

Mi girai verso la parete con i vestiti da sera. «Credo sia della nuova condizione: è nero con uno scollo profondo, corto fino alle ginocchia o appena sopra la coscia»

Evie mi fissò con gli occhi sbarrati. «Leonard, io..»

Ignorai le sue parole, seguendo Barbara e trascinando con me la bionda. «Ho capito quale intende, signor Stiles. Posso sapere la taglia della signorina?»

La commessa si girò verso la mia ragazza che arrossì. «40 FR»

«Perfetto, vado a vedere se c’è nel magazzino. Qui sono esposte solo le taglie più richieste» Disse Barbara.

Io m’irrigidii ma cercai di non darlo a vedere, perciò rivolsi alla commessa un sorriso tirato e mi avvicinai subito ad Evie che inspirò profondamente. Si passò una mano fra i capelli e si girò verso di me, fissandomi con gli occhi sbarrati e un’espressione scioccata.

«Voglio sapere quanto costa..» iniziò.

Scossi la testa, sospirando. «Nessuna discussione, hai capito? Non voglio sentire lamentele.»

Lei mi pizzicò il braccio e poi sospirò, illuminandosi quando la commessa si avvicinò a noi con il bellissimo vestito che avevo visto il giorno precedente sul sito. Evie si leccò il labbro inferiore con gli occhi sognanti, quasi più di prima a vedere la borsa di Louis Vuitton.

«Leonard, è..»

Annuii con un sorriso, indicando ad Evie il camerino. «Provalo, forza»

Lei non mi guardò nemmeno, si limitò ad afferrare l’appendino dell’abito e a sparire dietro le tende della cabina per potersi cambiare. Ero così felice, per una volta aveva deciso di non fare alcuna storia perché non era il momento per discutere. Volevo farle un regalo, volevo che avesse qualcosa che le calzasse a pennello com’ero certo che avrebbe fatto quel vestito e una parte di me sperava che tutte le persone in quel negozio, nessuno osasse fare commenti perciò mi spostai da Barbara, facendo un giro accanto alla cassa per osservare la collezione uomo. Ero così perso nei miei pensieri che urtai contro qualcuno, rischiando di rovesciare un abito su un manichino.

«Leonard, ci ritroviamo»

La voce di Diana mi fece scattare in avanti. «Sei ancora qui»

Lei mi rivolse un sorriso smagliante, tagliente che non ricambiai.
«Esattamente, non me ne sono andata. Per quale motivo avrei dovuto farlo? Ho trovato un lavoro molto interessante»

«Speravo fossi tornata a Manchester, ma a quanto pare.. – mormorai, facendo una smorfia – E ora, se vuoi scusarmi, devo tornare ai miei affari»

Diana afferrò il mio braccio, stringendolo con forza. «Non mi saluti nemmeno?»

«Leonard?»

La voce di Evie giunse alle mie orecchie come acqua in un giorno di caldo e mi girai di scatto verso di lei, liberandomi dalla stretta ferrea della mia ex moglie sul mio braccio. Vedere Evie con quell’abito addosso interruppe ogni mio pensiero: il tessuto le ricadeva perfettamente sulle cosce coperte e lo scollo profondo nero metteva in risalto il suo seno prosperoso senza essere troppo volgare, la mano di Diana sulla mia schiena mi fece tornare alla realtà. Maledizione, cosa c’era di peggio nell’incontrare la mia ex moglie nello stesso negozio in cui mi trovavo con la mia quasi fidanzata? Maledizione. Imprecai sottovoce e mi avvicinai subito ad Evie, rivolgendole un sorriso nervoso.

«Piccola, ti sta divinamente. – dissi con un sorriso – Che ne dici?»

Evie lanciò un’occhiata a Diana al mio fianco e piegò la testa da un lato. «Uh..»

La donna mi superò di qualche passo, avvicinandosi alla giovane. «Miss, è davvero meravigliosa»

«Diana, non credo sia..»

Evie m’interruppe, cercando di mantenere un’espressione indifferente. «Così lei è Diana. È un onore per me conoscerla, signora. – disse la ragazza, sorridendo con dolcezza – Ora se non le spiace, devo chiedere una cosa al mio fidanzato. Leonard, puoi venire un momento?»

Con una spallata, superai la mia ex moglie e seguii la bionda nel camerino. Chiusi le tende dietro di noi e prima che lei potesse parlare, appoggiai le mani sulle spalle di Evie. Era successo nel momento sbagliato e nel posto sbagliato, e tutto perché io avevo deciso di trascinare Evie lì dentro. Se solo avessi deciso di portarla lì qualche decina di minuti dopo, niente di tutto ciò sarebbe successo. Maledizione.

«Che cazzo ci fa lei qui? – domandò sottovoce, aggrottando le sopracciglia – Io non.. cazzo, la tua ex moglie è qui fuori e mi ha appena visto indossare un abito che costa intorno alle due mila sterline!»

Sospirai rumorosamente, appoggiandomi per un momento con la fronte alla sua. «Piccola, non.. cazzo, ero convinto che fosse tornata a Manchester, non pensavo sarebbe rimasta qui. E soprattutto non credevo che sarebbe mai entrata in un negozio simile, non ha mai sopportato questo tipo di brand! Mi dispiace, non volevo.. scusami, puoi perdonami?»

Evie mi guardò confusa, poi mi baciò sulle labbra. «Non è colpa tua, hey! Sono solo un po’ scioccata. La tua ex moglie mi ha visto indossare un abito simile con te vicino, magari penserà che sono la tua sugar baby, hai presente? Una giovane che sta con un uomo più vecchio per i soldi»

Scossi la testa con vigore, aprendo le tende. «Credo tu stia con me per un altro motivo, perciò non ti devi assolutamente preoccupare di questo. Ora cambiati, prendiamo questo vestito e ce ne andiamo, torniamo a casa mia e.. stiamo insieme»

La baciai per la seconda volta sulle labbra e lei sospirò, portandomi la mano dietro al collo. «Sì, okay»

Uscii dal camerino senza distogliere lo sguardo dal suo viso e poi chiusi le tendine, girandomi verso Barbara che stava parlando con Diana. Mi accorsi che gli occhi della donna erano puntati su di me ed io mi mordicchiai il labbro inferiore, sperando che non le stesse raccontando qualcosa che riguardasse me oppure la mia splendida ragazza. Che diamine, era una giornata così bella sia per me che per Evie perciò per quale motivo doveva essere stata rovinata in quel modo da Diana? E perché lei non era tornata a Manchester, dove meritava di rimanere? Era una tortura. Avevo discusso così tanto con Evie per colpa, non era il caso che restasse con me e mi torturasse ancora.

«Signor Stiles? – Barbara interruppe i miei pensieri – Ha deciso?»

Inspirai profondamente, spostando gli occhi sulla commessa. «Sì, lo prendiamo»

Diana mi fissò con le labbra strette e incrociò le braccia al petto. «E così lei è la tua nuova fiamma. È molto giovane e sicuramente non ricca, per uno come te. Come mai l’hai scelta?»

M’irrigidii alle parole della mia ex moglie. Come si permetteva di parlare in quel modo della mia splendida ragazza, quando non aveva la metà del carisma di Evie e della sua dolcezza? Mi costrinsi a deglutire e a mantenere la calma per evitare di scagliarmi su di lei, prenderla per il collo e soffocarla davanti a tutti. Doveva solo tacere e pensare per se stessa, dopo ciò che aveva fatto.

«Perché sono innamorato di lei. – risposi in tono deciso, forse mentendo o forse no – E ora, se vuoi scusarmi, devo prendere questo abito per la mia donna»

Superai Diana che mi fissò con le labbra schiuse, tornando vicino ai camerini. Qualche secondo dopo, Evie si avvicinò a me con l’abito appoggiato sull’appendino che Barbara le aveva consegnato. Pagai il tutto e una volta che la commessa infilò il nuovo acquisto nella confezione e poi nella borsa, uscii prima che qualcuno delle tre donne potesse aprire bocca. Non volevo più sentire nessuno, volevo solo tornare a casa con Evie e scoparla fino a farle dimenticare ciò che era appena successo. Il sesso era l’unica cosa che mi permetteva di essere me stesso e di perdermi nel piacere per evitare di pensare alla realtà. La ragazza dai capelli biondi mi seguì in silenzio e si aggrappò al mio braccio, rubandomi due delle borse colme d’abiti per potermi aiutare così io l’acconsentii. Se avessi aperto bocca, avremmo cominciato a discutere e non avevo alcuna intenzione di peggiorare la nostra situazione.

«Leonard, è tutto okay?»

Mi girai verso di lei, fermandomi per un istante. «Sì, certo che sì»

Evie si morsicò il labbro inferiore. «Non.. non sta succedendo come l’altra volta, vero?»

«Cosa? No, no piccola! Hai l’impressione sbagliata. – risposi preoccupato – Sono solo sconvolto, non pensavo che fosse rimasta qui a Londra. Ero convinto che fosse tornata a Manchester ancora mesi fa!»

Lei tacque per qualche secondo, poi sospirò e alzò gli occhi. «Sei arrabbiato»

Inspirai profondamente, stringendo la presa sulle mie borse. «Evangeline, sono furioso. Ha fatto commenti alquanto fastidiosi su di te, su di noi e.. mi ha irritato parecchio, più di quanto tu possa immaginare. E credo sia meglio chiudere qui il discorso, voglio che sia una bella giornata»

La ragazza dai capelli biondi sollevò lo sguardo, arrossendo. «Hai detto di esserti innamorato»

Assottigliai i miei occhi, riprendendo a camminare verso il parcheggio. «Hai origliato la mia conversazione con Diana?»

Non era il caso di fare un discorso simile nel bel mezzo del viale dello shopping in centro a Londra perciò ignorai le sue parole, accelerando il passo per raggiungere il più velocemente possibile la macchina che avevo parcheggiato proprio sulla strada. Ero furioso per via delle domande di Diana e soprattutto per il modo in cui aveva guardato Evie, così disgustata e divertita; come poteva una donna come lei, adulta e matura, comportarsi in modo così infantile e stupido davanti a me? Era assurdo e ridicolo, non pensavo che potesse essere così stupida.

«Leonard, non capisco perché quando si tratta di lei diventi di ghiaccio. – replicò Evie in tono acido, accelerando il passo per potermi raggiungere – Per quanto tu sia convinto di aver superato tutto il dolore che quella donna ti ha fatto provare, non hai mai scaricato la tensione»

Mi limitai a fissarla, aprendo il bagagliaio dell’auto con la mia chiave automatica. Lei si avvicinò a me e appoggiò le borse accanto ai miei piedi, incrociando poi le braccia al petto senza distogliere il suo sguardo dal mio viso. Un brivido attraversò la mia schiena ed io deglutii. Aveva ragione. Avevo solo sfogato il mio dolore con il sesso ma mai parlando, mai discutendo con i miei amici o con qualcuno che tentava di aiutarmi ma non era di certo il caso cominciare con Evie. Lei non meritava di ascoltare le mie lamentele sulla mia ex moglie, sapeva già fin troppo.

«La sfogo con il sesso, piccola, non ho bisogno d’altro. – replicai, infilando tutte le borse dei nuovi acquisti all’interno del mio bagagliaio – E adesso ho voglia di scoparti, quindi salii in macchina e togliti le mutandine, okay?»

Le sue guance divennero rosse come dei peperoni ma si limitò ad annuire, lasciando la presa sulle borse per poter salire sul sedile accanto al mio della mia auto. Chiuse la portiera con un tonfo ed io, con la coda dell’occhio, osservai la ragazza sistemarsi con le gambe un po’ aperte. Poi decisi di distogliere gli occhi da lei e caricai l’ultima borsa di YSL; feci il giro dell’auto e spalancai la mia portiera, sedendomi davanti al volante. Infilai la chiave automatica nella macchina e accesi il motore. Non avevo tempo di restare arrabbiato con Diana per quei commenti, dovevo concentrarmi sulla donna al mio fianco.

***

«Non ti piaccio così? Vuoi che mi vesta da commessa con abiti costosi?» Domandò Evie.

Io la fissai perplesso, non capendo a che cosa si riferisse. «Come, scusa?»

Lei fece spallucce e poi incrociò le braccia, osservandomi con attenzione.

«Non fingere di cadere dalle nuvole, Leonard. L’hai guardata con la bava alla bocca per tutto il tempo che siamo rimasti al negozio, non sono stupida come credi»

Il mio cuore si strinse per un istante in una morsa, poi cominciò a galoppare. Il modo in cui guardavo Diana era carico d’odio e rabbia repressa, non provavo alcun interesse nei suoi confronti né soprattutto attrazione fisica. Ne ero sicuro al cento per cento, ma l’espressione di Evie sembrava arrabbiata tanto quanto me prima di arrivare a casa mia perciò non era il momento di scherzare.

«Sono certo che il tuo culo sarebbe fantastico con tutti gli abiti della collezione di YSL. – ammisi, afferrando il suo polso e attirando la ragazza al mio corpo – E se fossi stata più attenta, cara Evangeline, ti saresti accorta che guardavo molto più te di lei ed ero pronto a prenderla per il collo in caso avesse anche solo tentato di avvicinarsi a te. Ho passato il viaggio in macchina a non pensare a ciò che ti avevo chiesto di fare e a non guardare le tue mutandine di pizzo appoggiate sul cofano. E credimi, è stata molto.. dura, avvero dura»

L’atmosfera fra di noi cambiò drasticamente in meglio, quindi afferrai la sua mano destra con delicatezza e l’appoggiai sulla patta dei miei pantaloni, facendole sentire l’effetto che aveva avuto su di me per tutto il tempo. Decisi di continuare.

«E credimi, piccola. quando un uomo si trova in una situazione del genere, non può fare a meno che notare un sedere meraviglioso come il tuo muoversi ad ogni passo. – abbassai la cerniera dei miei pantaloni e spinsi la sua mano dentro i miei boxer – E non è lei che mi ha fatto questo effetto, né quella che desidero in questo momento»

Evie si morse il labbro, stringendo la base del mio pene. «Non sono gelosa»

Mi lasciai sfuggire una risata rauca, annuendo. «No, certo che no. Perché dovresti essere gelosa della mia ex moglie? Non mi hai appena messo una mano nei boxer, giusto?»

Lei ridacchiò e massaggiò la mia erezione, stringendola nel suo palmo. «Però non ti dispiacerebbe che io fossi gelosa di lei, o mi sbaglio?»

Afferrai suoi capelli e le portai la testa all’indietro, strappandole un gemito di piacere. «Vuoi che ti faccia l’elenco di tutte le donne che mi sono scopato prima di te e dopo Diana? – mormorai al suo orecchio, premendo il mio corpo sul suo – Non so dirti esattamente quante e non perché sia un numero pazzesco, ma perché non me lo ricordo. Nessuna di loro è stata memorabile quanto te. È questo che volevi sentirmi dire, principessa? Che per me sei l’unica? Che sei quella con cui mi diverto di più a letto e che mi invoglia a scoparla ogni volta che ti vedo?»

Percepii il suo cuore battere così velocemente e i suoi occhi spalancarsi, mentre le sue pupille si dilatarono rapidamente mentre le sue guance divennero rosse per l’eccitazione. adoravo avere quell’effetto su di lei, mi faceva impazzire e lei lo sapeva. Stava cercando di aiutarmi a sfogare la tensione, ad aprire la bocca sulla mia ex moglie e fotterla fino a dimenticarmi di aver visto Diana nel bel mezzo di un negozio insieme a lei. Ma non l’avrei fatto perché non mi importava, non volevo sfogarmi perché non ne avevo bisogno, desideravo solo portare Evie all’oblio e trascinarla in fondo con me.

«In questo momento preferisco sprofondare dentro di te piuttosto che guardare lei in faccia. Sono stato abbastanza chiaro, piccola? – spinsi una mano fra le sue cosce sotto il vestito – Che tu mi creda o no, non mi importa assolutamente niente»

Le sue ginocchia cedettero per un momento ma io riuscii a sostenerla, premendo le mie labbra sul suo collo; le sue braccia si coprirono di pelle d’oca e dalla sua bocca uscì un grido strozzato che mi eccitò ulteriormente, offuscando la mia mente. Feci scivolare la mia lingua nella sua bocca con sicurezza e strinsi le mie braccia intorno al suo corpo, mugolando quando le sue dita accarezzarono la punta della mai erezione; un brivido attraversò la mia schiena e mille scintille invasero il mio basso ventre, costringendomi ad approfondire il bacio prima che potessi scoparla senza preservativo. Spinsi la ragazza all’indietro verso il divano del mio salotto con le gambe ben aperte e lei cadde con la schiena contro i cuscini, scoppiando in una fragorosa risata a cui  mi unii anche io. Mi inginocchiai fra le sue cosce e la baciai ancora con passione, allungando il braccio verso il tavolino di vetro dove avevo abbandonato una nuova confezione di preservativi che avevo ritrovato nella camera sotto la taverna perciò l’aprii rapidamente, estraendo una bustina argentata.

Evie mi seguì in ogni minimo movimento ma prima che potesse aprire bocca, la penetrai rapidamente. Affondai nel suo corpo bollente con le sue ginocchia strette intorno ai miei fianchi e le cosce appoggiate al mio bacino, mentre le sue braccia volarono intorno al mio collo. Mi chinai in avanti e cominciai a spingermi all’interno del suo corpo, sprofondando rapidamente con la bocca premuta sul suo collo mentre la ragazza s’inarcò, premendo i suoi seni prosperosi contro al mio petto. Non volevo perdere tempo a spogliarmi né a spogliarla, desideravo scoparla fino al giorno successivo senza preoccuparmi di nessun altro ma sapevo che nessuno dei due aveva tempo. Lei sarebbe dovuta uscire con le sue amiche ed io, nonostante avessi bisogno di lei come non mai, mi sarei organizzato con Simon e Niall per un uscita fra uomini in centro, magari in uno dei pub irlandesi in centro.
Però in quel momento, l’unico posto dove desideravo stare con tutta la mia anima e il mio cuore era fra le braccia della mia donna, con i nostri corpi fusi e le nostre bocche unite in un bacio.

🌜BUONASERA A TUTTI🌛

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