Capitolo 11.

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I think it's time to let you know,
The way I feel when you take hold.
One single touch from you, I'm gone.
Still got the rush when I'm alone.
I think it is time I let you know.
Take all of me, I will devote.
You set me free, my body's yours.
It feels the best when you're involved.
I want you to take over control.
Plug it in and turn me on.


9 febbraio.
Leonard.

I suoi occhi si spalancarono così tanto che avrei giurato esplodessero fuori dalle sue orbite. Non avevo mai visto Evie così sconvolta prima d'ora in una settimana che la conoscevo e sperai che non decidesse di scendere dal letto, facendomi cadere dal materasso a furia di calci e grida ma per fortuna nulla di ciò accadde, anzi. La ragazza rimase in silenzio e mi permise di proseguire con il mio racconto, deciso a mettermi a nudo per lei e a raccontarle ogni dettaglio della mia relazione con Diana. Aveva bisogno di sapere, se lo meritava per avermi sopportato. Però.. una parte di me non voleva dire tutta la verità perché temevo di essere giudicato, temevo di essere deriso per la persona che ero precedentemente a tutta questa situazione.

«Eri sposato» Sussurrò lei con una mano appoggiata sul mio petto.

Le parole di Evie mi riportarono alla realtà. «Sì, sono stato sposato per un po'. Poco, in realtà. Era la relazione perfetta con la donna perfetta, la donna che ritenevo fosse la mia anima gemella ma che poi si è dimostrata l'esatto contrario»

I suoi occhi si velarono di tristezza. «Che è successo?»

Ero arrivato al punto di non ritorno, non potevo più tacere ma decisi di rimanere molto sul generale senza entrare troppo nel particolare. Non le avrei mai detto del rapporto che avevamo dal punto di vista sessuale, sarebbe stato troppo imbarazzante per me dirle che mi facevo dominare a letto da Diana quando con lei ero l'opposto.

«L'ho trovata a letto con il mio migliore amico la sera del mio compleanno a casa mia, nel mio letto. Credo sia stato il momento in cui ho capito che tutti i suoi sguardi, i suoi sorrisi, le sue carezze, le sue parole, i suoi gemiti fossero stati finti sin dall'inizio. Avevo sempre notato il modo in cui osservava il mio migliore amico, come rideva quando passava qualche ora in sua compagnia ma avrei mai pensato che mia moglie volesse.. insomma, potesse finirci a letto insieme»

La ragazza dai capelli biondi si morsicò il labbro inferiore. «Mi dispiace davvero tanto, Leonard»

«Ho deciso di fare finta di nulla, di andare avanti con la mia vita così cominciai a lavorare per mettere le basi all'impero che ho creato ora. Mi sono concentrato sul lavoro e non ho pensato ad altro, quando dopo circa due mesi ho ricevuto una mail da parte di Diana che mi chiese di incontrarci urgentemente, che avrebbe dovuto parlarmi di una cosa molto importante. Non dormivo più con lei, non le rispondevo né ai messaggi né alle telefonate ma mi contattò usando la mail del mio studio che ero costretto a guardare, perciò decisi di presentarmi. - proseguii, ignorando le sue parole e il suo sguardo triste - Allora ho abbandonato il mio studio e mi sono fiondato da lei per sentire che aveva da dirmi, ma quando arrivai nel suo ufficio e trovai Simon vicino a lei con una busta in mano, capii che non avrei ricevuto alcuna bella notizia. Diana mi disse di essere incinta e che il figlio era proprio di Simon. Mi crollò il mondo addosso, non volevo crederci e mi sentivo così disgustato da me stesso, così infastidito dall'intera situazione che mandai entrambi al diavolo. Simon non si arrabbiò minimamente, sapeva di aver sbagliato e si sentiva già abbastanza in colpa, mentre Diana rimase impassibile. La sua espressione cambiò solo quando le dissi che le avrei spedito i documenti del divorzio. Impazzì, cominciò a piangere e a scagliarmi addosso ogni oggetto che le capitava sotto mano in quel momento, come se fosse lei la vittima di tutta la situazione. Mi disse che io non ero mai stato in grado di capirla, che se era finita a letto con Simon ci doveva essere un motivo e che la colpa di questa nostra crisi non era sua»

Evie appoggiò una mano sulla mia guancia e quando il suo pollice accarezzò la mia pelle, mi accorsi di aver appena lanciato scivolare una lacrima. Com'era possibile che dopo quattro anni parlare della mia ex moglie faceva ancora quel terribile effetto? Inspirai profondamente e baciai dolcemente il pollice della ragazza, sbattendo le palpebre e costringendomi a smettere di piangere. Non ero un ragazzino, ero un uomo cresciuto. Avevo una persona al mio fianco che non mi avrebbe ferito.

«Da quel giorno, non la vidi più. Sparì completamente per quattro lunghi anni senza un messaggio, una lettera, una telefonata, una notizia sulla bambina. Niente di niente, era scomparsa nel nulla. L'unica cosa che ricevetti da parte sua furono le carte firmate del divorzio, ma qualcosa mi diceva che quella firma era falsa e che qualcuno l'aveva fatta per lei. - aggiunsi con una smorfia, appoggiando la mia mano su quella della ragazza al mio fianco - Ero convinto che lei fosse l'unica donna della mia vita, la mia donna ideale e quella con cui sarei rimasto per sempre fino alla fine dei miei giorni. Quando se n'è andata, ho sofferto più del momento in cui la scoprii a letto con Simon. Ero distrutto, non uscivo nemmeno di casa dalla tristezza ed ero disgustato da ogni cosa. Non parlavo con nessuno, nemmeno con mia madre per la vergogna. Ero deluso da me stesso e ferito perché avevo perso l'unica persona che avessi mai amato in tutta la mia vita. Poi ho trovato una valvola di sfogo, oltre al lavoro, che mi ha salvato dalla completa autodistruzione: il sesso. Ho fatto così tanto sesso in quattro anni di separazione dalla mia ex moglie che mi disgustavo da solo. Ogni notte avevo almeno due o tre ragazze che mi aspettavano a letto, mentre la mattina successiva andavo a lavorare e sfogavo tutta la tensione nei meetings, negli incontri con nuovi soci e nelle lettere per persuadere qualcuno ad entrare in società con me finché Niall, il mio attuale collega, è riuscito a rimettermi in carreggiata. Non so spiegarti come, semplicemente mi ha impedito di andare a letto con ogni ragazza mi si avvicinasse e devo ringraziarlo perché se non fosse stato per lui, sarei morto di qualche malattia sessualmente trasmessa»

Evie si morse le labbra, trattenendo una debole risata per l'ultima parte ma leggevo nei suoi occhi la voglia di sfogarsi, forse di consolarmi un po' in ritardo per ciò che era successo con la maia ex moglie ma decisi di farla tacere, baciandola. Avevo bisogno di smettere di pensare per un momento a Diana, avevo bisogno di soffocare la mia donna con mille baci nel tentativo di dimostrarle che lei era l'unica per me in quel momento, per quanto fosse idiota dichiararsi dopo solo una settimana. Lei non si oppose al mio bacio e portò entrambe le mani dietro al mio collo, attirandomi sul suo corpo che schiacciai con delicatezza contro al materasso; le sue gambe volarono intorno ai miei fianchi e la sua lingua scivolò nella mia bocca, stuzzicando la mia con malizia.

«Piccola..»

Evie si allontanò dalle mie labbra, arrossendo. «Perdonami, scusami»

La baciai a stampo, accarezzandole una guancia. «Non scusarti per avermi baciato, piccola, è solo che non credo riesca ad alzarsi ancora. Se capisci ciò che intendo, ovviamente»

«Perché Diana è tornata dopo tutto questo tempo?» Domandò Evie, sorprendendomi.

Restai in silenzio per qualche secondo, non sapendo come rispondere. «Credevo fosse pronta a scusarsi o comunque a tornare con me e..»

Lei m'interruppe, spostandosi da sotto di me. «E tu vorresti provare di nuovo a stare con lei? Se hai deciso di vederla, forse i tuoi sentimenti non sono ancora del tutto spariti»

Mi sollevai dal letto, osservando la ragazza raccogliere il suo intimo e indossare il pigiama. Non sapevo come rispondere alla sua affermazione perché forse aveva ragione, forse ero così stupido da non riuscire a distinguere una forte attrazione fisica nei suoi confronti dall'amore che avevo provato per la mia ex moglie, e che forse non era sparito? No, era assurdo. Erano passati quattro anni dall'ultima volta che l'avevo vista e in quel periodo ero riuscito a disintossicarmi dal suo amore, da quella forte ossessione che avevo nei suoi confronti grazie alla mia famiglia e a Niall. E a Simon, nonostante fosse stato uno dei tanti motivi per cui la mia relazione con Diana era entrata in una crisi senza fondo.

Però nel momento in cui vidi Diana quella mattina non scoccò la scintilla che invece brillò quando incontrai per la prima volta Minx al locale, tutto l'amore che avevo provato per lei negli anni precedenti e che cercavo di soffocare si era dissolto quando lei aprì la bocca e cercò di scaricare le colpe su di me.

«Forse ci ho pensato per un milli secondo ieri notte, quando te ne sei andata. Ma quando ho visto Diana arrivare questa mattina mi sono reso conto dell'enorme errore che avevo fatto cacciandoti via. Per tutto il tempo che lei è rimasta con me, non ho fatto altro che maledirmi per averti mandava a casa nel cuore della notte senza preoccuparmene» Dissi io senza esitare.

Evie si fermò davanti al letto con una bottiglia d'acqua nella mano destra e si girò verso di me, osservandomi senza dire una sola per parola. Svitò il tappo e bevve senza distogliere i suoi occhi da me, poi lasciò l'acqua sul comodino del suo letto e si sedette al mio fianco con le gambe incrociate. Restai anche io in silenzio, non sapendo che altro dire alla ragazza, ma poi lei appoggiò la testa sulla mia spalla e prese a mia mano, intrecciando le nostre dita.

«Per un istante ho dato ragione a Melanie. La nostra differenza d'età di dieci anni, il tuo lavoro completamente diverso dal mio, la tua esperienza nelle relazioni.. ho immaginato che tu avessi solo voglia di cercare qualcuno con cui andare a letto mentre aspettavi la tua ex. - mormorò Evie, tenendo la voce bassa - Mi sono sentita un rimpiazzo, una ragazzina stupida che attendeva l'arrivo di un uomo»

Aggrottai le sopracciglia a quelle parole, baciandole il dorso della mano. «Non sei una ragazzina, Evie. Sei.. l'opposto di Diana e mi piaci proprio per questo motivo»

Lei s'illuminò, girandosi verso di me. «Che cos'ho di diverso da lei?»

«Dal punto di vista fisico tu sei molto più bella. Hai degli occhi meravigliosi, così vivi e brillanti, trasmettono sempre le tue emozioni. Poi hai una bocca rossa come il sangue, labbra carnose. - portai le mie dita su esse, schiudendole appena con il pollice - E un sorriso bello, luminoso, dolce. Diana no, è.. l'opposto. L'espressione seria, gli occhi scuri e duri, una smorfia perfida sempre su quel viso dai lineamenti rigidi. Tu invece sembri un angelo»

Le sue guance si colorarono di un rosso acceso. «E.. a letto?»

Inarcai un sopracciglio alla sua domanda. «Come mai questa curiosità?»

Evie fece spallucce e avvolse le sue braccia intorno al mio collo, mettendosi seduta sulle mie ginocchia così io le circondai i fianchi con le mie mani, premendo un piccolo bacio sulla punta del suo naso. Le avrei detto la verità, magari leggermente attutita, ma meritava di sentirsi desiderata.

«Con lei il sesso era diverso, piccola. Non posso paragonarvi l'una con l'altra, siete due donne completamente differenti. - risposi con un piccolo sorriso sulle labbra - Ma se devo essere sincero, con te raggiungo l'orgasmo senza difficoltà. Con Diana era diverso, faticavo molto per arrivare al culmine ed era quasi doloroso, non era appagante come lo è con te»

Strofinò il suo naso contro il mio, attirandomi al suo corpo caldo. «Uh, capisco. Grazie, sono felice di sentirtelo dire. Sai, ci metto l'anima nel farti venire»

Una risata sfuggì dalle nostre labbra in contemporanea e le accarezzai una guancia, stampandole un altro bacio su quelle splendide labbra rosse come il fuoco. Lei portò una mano dietro la mia nuca e mi tirò una ciocca di capelli, spingendomi di qualche centimetro via dalla sua bocca per poi ridacchiare.

«Smettila, fra poco te ne devi andare. Melanie non rimarrà fuori tutto il tempo» Disse in tono divertito.

Le catturai il labbro inferiore tra i denti, mordicchiandolo. «Ma tu non vuoi davvero mandarmi via»

Sospirò alle mie parole, accarezzandomi ancora i capelli. «No, hai ragione»

«Ci possiamo vedere questa sera?» Chiesi speranzoso.

Lei annuì con vigore, baciandomi ancora. «Saprai dove trovarmi. - borbottò, cacciandomi giù dal suo letto con una risata - Ora sparisci, devo cominciare a prepararmi. Devo coprire Marissa al bar per almeno due ore prima del mio spettacolo»

Scesi dal letto senza distogliere lo sguardo da lei e incrociai le braccia al petto, osservando l'espressione della ragazza trasformarsi completamente quando si accorse che ero ancora nudo. Si girò di schiena e tornò a sdraiarsi sul letto con il viso nascosto del cuscino, perciò scoppiai a ridere per la sua reazione e raccolsi i miei boxer, rivestendomi in fretta. Non vedevo l'ora di andare al locale e godermi il suo show di quella sera. Per fortuna ero riuscito a risolvere il nostro piccolo fraintendimento ed ero contento di averla resa felice con le mie parole, lei non meritava di soffrire per uno come me. Ed io ero deciso ad essere felice, volevo rendere lei felice. Mi allacciai la camicia rapidamente quando qualcuno bussò alla porta della camera ed Evie sbuffò rumorosamente, quindi scese dal suo materasso e si fiondò all'ingresso, spalancandola dopo aver fatto scattare la serratura. Melanie entrò nella stanza ma quando si accorse della mia presenza, si fermò accanto al comodino del suo letto e arrossì.

«Oh, perdonami. Credevo.. mi dispiace, ho interrotto qualcosa?»

Mi lasciai sfuggire una risata, scuotendo la testa. «No, stavo andando via. Non ti preoccupare»

Lanciai una veloce occhiata alla ragazza dai capelli biondi che si morsicò il labbro inferiore e mi avvicinai a lei, prendendole il mento con due dita per poi baciarla con passione, chiudendo gli occhi per un istante prima di separarmi, facendola una carezza ai capelli. I suoi occhi si sbarrarono per un momento e poi le sue guance si colorarono di un rosso acceso. Non si aspettava che l'avrei fatto davanti alla sua migliore amica ma desideravo dimostrarle che lei mi interessava davvero e che non era solo un passatempo, no, lei era molto di più per me.

«Ci vediamo più tardi, piccola» mormorai al suo orecchio.

Lei si spostò subito da me con le guance in fiamme ed io uscii dalla sua camera.

Quanto era bella.

***

9 febbraio.
Evangeline.

Nel momento in cui la porta della stanza si chiuse davanti ai miei occhi, Melanie si sfilò la giacca dalle spalle e si avvicinò a me con un sopracciglio alzato, l'espressione mista tra confusione, rabbia ma soprattutto curiosità. Aveva visto Leonard abbottonarsi la camicia e baciarmi in quel modo davanti ai suoi stessi occhi, inaspettatamente, perciò sapevo che si aspettava una spiegazione. Fino a qualche ora prima continuavo a piangere perché mi sentivo male a causa di lui, e un minuto dopo ci avevo fatto del bellissimo sesso e gli avevo promesso di stare con lui la sera.

Cosa mi saltava in testa? Ero più contraddittoria di lui, mi stavo comportando da bandierina ma non riuscivo ad allontanarmi. Quando mi confessò che Diana era la sua ex moglie, giurai di aver avuto una crisi di nervi proprio davanti ai suoi occhi ma non avevo trovato il coraggio di cacciarlo come lui aveva fatto con me la notte precedente. Ero stata così stupida da permettergli di fare ciò che voleva con me? Sapevo a cosa andavo in contro, uscendo con lui, e ora che mi aveva raccontato parte dei motivi per cui su comportava in un certo modo, riuscivo a gestire meglio i miei sentimenti. E avrei ascoltato in parte la mia migliore amica, frequentando Leonard con i piedi di piombo, rallentando sempre più fino a quasi smettere di fare sesso con lui per evitare di innamorarmi di lui. Era assurdo, vero? Come può l'atto sessuale peggiorare i miei sentimenti? Perché è un atto intimo, una connessione personale. È tutto. Il modo in cui mi guarda quando facciamo l'amore, come mi tocca, come geme il mio nome, come mi sorride quando lo stuzzico, come agisce per punirmi, come.. semplicemente come si comporta. Mi fa impazzire. Ed io faccio proprio impazzire lui.

«Scusa, sul serio? Non dirmi che avete fatto.. - iniziò Melanie, poi si girò verso il mio comodino e notò la bustina strappata del preservativo - Non ci credo! Avete fatto sesso? Dopo ciò che è successo?»

La zittii, portandole una mano sulla bocca. «Le pareti sono di cartapesta, non alzare la voce! Non vorrei che Jessica e Mariah captassero le nostre conversazioni. Non sarebbe molto carino»

Melanie scosse il capo, scoppiando a ridere. «D'accordo, mi dispiace. Che è successo allora?»

«Abbiamo chiarito, più o meno. Mi ha raccontato alcune cose su di lui» risposi con un sorriso.

La ragazza sollevò un sopracciglio, sfilandosi il cappello di lana dalla testa e le scarpe. «E puoi dirmele o è tipo un segreto di stato? Conoscendo la sua figura di imprenditore, credo sia meglio non parlarne»

Feci spallucce e mi sedetti sul materasso, fissando Mel. «Riguardano la sua vita privata e hai ragione, non credo sia il caso di dirti tutto. In poche parole, mi ha chiesto scusa e abbiamo risolto»

«Ma siete fidanzati? State insieme? Com'è la vostra situazione?» domandò lei.

Le sue domande mi lasciarono perplessa. «Uhm di questo.. non lo so, non ne abbiamo parlato»

«Ah già, eravate concentrati a scopare come dei ricci sul vostro letto e a rubare uno dei preservativi del mio ragazzo poter potervi divertire. - replicò la mia amica, aprendo la finestra della nostra stanza per far girare un po' d'aria - Non ti biasimo, Leonard è bello come il sole»

Arrossii violentemente alle sue parole, coprendomi la mano con una guancia. «Senti, per una volta che sono riuscita a trovarmi un uomo in grado di attrarmi sessualmente, non potresti essere felice per me?»

Melanie alzò un sopracciglio, sfilandosi anche la maglietta. «Ma lo sono, biondina. E ti invidio, anche, perché vorrei tanto un uomo in grado di soddisfarmi come fa Leonard con te»

Le scagliai il cuscino addosso, scoppiando a ridere. «Non fare pensieri volgari su di lui, è mio»

«Per quanto mi dispiaccia dirlo, sì, è tutto tuo! - replicò lei divertita - Ad ogni modo, avete sistemato davvero o avete solo fatto sesso?»

La fissai per qualche secondo, arrossendo. «Te l'ho detto, abbiamo parlato. L'ho perdonato perché, insomma, mi ha spiegato i motivi per cui si è comportato in quel modo»

Melanie si morsicò il labbro inferiore, sedendosi davanti a me. «Per favore, piccola biondina, non illuderti troppo. E ti prego, per una volta, segui i miei consigli»

«Non ti preoccupare, per me. So cavarmela da sola, in qualche modo» Risposi con un'alzata di spalle.

La ragazza scoppiò a ridere alle mie parole ed io alzai gli occhi al cielo, appoggiando la schiena al muro accanto al mio letto per poi piegare le ginocchia. Melanie scosse il capo e cercò di soffocare la risata con una mano sulla bocca; sapevo che si riferiva a ciò che era successo la notte precedente ma ero stata colta in un momento di debolezza.

Probabilmente stava arrivando anche il ciclo, quindi i miei ormoni erano impazziti ed io mi ero lasciata prendere troppo dalle emozioni. Non avevo dato il tempo a Leonard di spiegare, proprio come lui non mi aveva dato alcuna spiegazione, ma quelli erano dettagli.

«E va bene, me l'avevi detto. - borbottai, alzando gli occhi al cielo - Ora sono tranquilla, vedi? Ho risolto la situazione insieme a lui ed è tutto normale»

Melanie mi osservò di soppiatto, poi entrò nel bagno. «Sono contenta che tu abbia sistemato, mi chiedo solo cosa ti abbia detto per portarti a perdonarlo così in fretta. Da ciò che mi hai detto, sembravi davvero un rimpiazzo per lui»

M'irrigidii alle sue parole ma non potevo che darle ragione. Però lei non sapeva cos'era successo a Leonard, lei non sapeva del rapporto che lo legava alla sua ex moglie perciò non poteva fare alcuna supposizione, non poteva immaginare cosa lui aveva provato. Inspirai profondamente e mi girai su un fianco dopo essermi sdraiato sul letto, quindi chiusi gli occhi e mi mordicchiai il labbro inferiore.

«Abbiamo chiarito, fine della questione» Risposi leggermente infastidita.

Lei fece spallucce, sbucando dal bagno con la testa. «Okay, allora niente più domande su ciò che è successo insieme a lui. - si sfilò i pantaloni - Che ne dici di raccontarmi del sesso, allora?»

Mi girai di scatto verso di lei, riaprendo gli occhi. «Uh? Che vuoi sapere?»

«E me lo chiedi? Dovresti essere tu a dirmi tutto» Rispose lei, ammiccando.

Scoppiai a ridere, coprendomi il viso con il mio cuscino. «Niente, è stato meraviglioso come sempre»

«Ieri sera? Che avete fatto? - chiese, lanciandosi al mio fianco sul letto - Forza, raccontami tutto»

Esitai per qualche momento, non avevo il coraggio di raccontarle delle mie avventure sessuali con Leonard però il suo sguardo e la sua espressione sembravano così interessati e divertiti che decisi di raccontarle almeno in parte la verità. Senza però entrare troppo nei dettagli, non era il caso che sapesse del piacere che provavo con le sculacciate, o le palette che aveva usato l'altro giorno.

«È venuto a prendermi subito dopo il lavoro e mentre stavamo andando a casa sua, ci siamo dovuti fermare in una piazzola di sosta per fare sesso. È stato il primo round e non mi sono mai sentito così bene prima d'ora, è la prima volta che ho fatto sesso in una macchina. In un Audi! - dissi con un sorriso, sfilandomi il cuscino dalla faccia - Ero un po' scomoda, ad essere sincera, ma diamine, è stato esplosivo, impressionante, intossicante»

Melanie mi fissò con occhi sognanti, appoggiando le dita sotto il mento. «Mio Dio, quanto ti invidio. È così dotato? È così bravo a letto?»

Ridacchiai. «Abbiamo già avuto questa conversazione, Mel»

Lei fece spallucce, alzando un sopracciglio. «Non mi importa, ripetimi la risposta.»

«Sì, Madre Natura è stata molto generosa con lui. E sì, è davvero molto bravo a letto. Sa come muoversi, cosa toccare e cosa fare per portarmi all'oblio. - replicai, lasciando ritornare alla mia mente i ricordi di un'ora prima - Dio.. mi sembra ancora così assurdo di aver conosciuto Leonard Stiles»

La mia amica scese dal letto e si avvicinò al suo armadio, recuperando dell'intimo pulito. «Io non riesco a credere che la mia migliore amica sia la sua compagna di letto e che mi sta tenendo all'oscuro di tutto ciò che combinano insieme sotto le coperte»

«Non capisco, vuoi che ti elenchi ogni attività da ieri?» Domandai divertita.

Mi guardò con aria di sfida. «Non costringermi a chiedertelo»

Sollevai una mano a mezz'aria, ridendo. «Non ti direi nulla comunque!»

La ragazza fece una smorfia e s'intrufolò nel bagno della nostra camera da letto, aprendo l'acqua della doccia; io restai immobile sul mio materasso con gli occhi puntati sul soffitto dipinto di un bianco scintillante e sospirai rumorosamente. Quella sera sarei dovuta andare a lavoro almeno qualche ora prima per coprire Marissa che si era sentita male di notte e perciò non poteva fare il turno, così James aveva deciso di chiamarmi e mettermi sia al bar sia agli show nel locale e nel privè. Ero certa che la mattina successiva non sarei nemmeno riuscita ad alzarmi dal letto e andare a lezione.

«Potresti svegliami alle sei? Devo andare a lavorare prima oggi!» Esclamai per farmi sentire.

Melanie sbucò con la testa dal bagno, tenendo la porta appoggiata alla sua spalla. «Sei davvero così stanca da dormire prima del lavoro? Leonard ti ha stremato?»

Fui tentata di scagliarle un cuscino addosso, ma restai ferma. «In realtà sì, è stato molto intenso quindi ho bisogno di riprendere le forze per stasera. - ammiccai nella sua direzione, facendola ridere - Se sarò ancora viva domani mattina, dopo le lezioni andremo a bere qualcosa al Rebel. Mi devi raccontare cos'hai combinato tu con Cisco, il tuo letto è ancora tutto sfatto»

Alle mie parole, la mia migliore amica arrossì. «Uh.. non credo ci sia molto da raccontare, i preservativi nel cassetto in cui avete rovistato tu e Leonard dimostrano abbastanza. È passato così tanto tempo dall'ultima volta, non pensavo l'avremmo fatto prima di partire!»

«Sono molto felice per te, Mel. - le rivolsi un sorriso smagliante - Domani mi dirai tutto»

Lei annuì con vigore e sparì all'interno del bagno, lasciandomi finalmente sola nella sala. Io appoggiai la testa sul mio cuscino e ci affondai il viso con gli occhi chiusi, non riuscendo a pensare ad altro che a Leonard e al fatto che fosse venuto da me, cercandomi per risolvere. Abitava dall'altra parte della capitale, non conosceva la stanza né l'edificio dove abitavo e.. un momento. Come aveva fatto a capire esattamente la mia camera e il mio dormitorio? Forse aveva incontrato Miss Hudson alla reception dell'ingresso e le aveva chiesto di me, pensai con un sorriso. Ma ad ogni modo, si era trascinato fino al mio Campus per potermi parlare e tentare di risolvere. Era stato molto dolce, dovevo ammetterlo, e mi aveva fatto piacere vederlo così preoccupato e triste per ciò che era successo che non ero riuscita a trattenermi e l'avevo baciato.

***

9 febbraio.
Evangeline.

Infilai la mia pochette di trucchi all'interno del mio cassetto e lo chiusi con la chiave, riponendola poi nella tasca posteriore dei miei shorts di jeans. Sotto, avevo già indossato il mio completino di pizzo verde che avrei usato per i miei show di quella sera, e sperai che nessun cliente mi chiedesse di portare le ordinazioni al tavolo. Quella lingerie doveva rimanere una sorpresa per tutti e in particolare per Leonard, che sarebbe venuto sicuramente durante il mio turno al bar. Uscii dallo spogliatoio con un elastico tra le dita e mi legai i capelli in una coda alta, sistemando la maglietta che copriva appena il mio reggiseno di pizzo a balconcino. Feci un cenno del capo a James che stava discutendo con Tyra e poi mi avviai verso il bancone del bar, aiutando immediatamente Kylie che mi affiancò con il fiatone; aveva la front imperlata di sudore e un'espressione esausta sul viso.

Erano appena le otto di sera e il locale era già gremito di persone che volevano bere, che volevano divertirsi e ammirare alcune ragazze ballare sul palco così mi girai verso i tavoli occupati. Con la coda dell'occhio, notai Leonard fissarmi dall'altra parte della sala e giurai di aver perso mille anni di vita perché era più bello del solito. I suoi capelli erano sciolti sulle spalle e aveva deciso di indossare una semplice maglietta bianca dalle maniche corte, una felpa grigia che stringeva nelle mani e un paio di pantaloni neri addosso. Era bellissimo, non avevo mai visto nulla di simile prima d'ora e fui tentata di rincorrerlo, assalirlo e baciarlo fino a consumargli le labbra ma decisi di trattenermi. L'avrei fatto la sera, dopo il mio turno nei privè.

«Ho saputo che Marissa non si è sentita bene, ha avuto un'intossicazione alimentare - disse Kylie, versando della vodka alla fragola in un calice di vetro - Mi ha scritto James questa mattina per avvertirmi che tu l'avresti sostituita»

Io annuii con vigore, avvicinandosi ad un uomo sulla cinquantina che mi chiese un Martini. «Sì, ho ricevuto anche io un messaggio da parte di James e Marissa mi ha chiamato per scusarsi. Dalla voce, sembrava piuttosto malata, non sembrava nemmeno lei!»

«Immagino, mi dispiace così tanto per lei. Era da un po' che non la vedevo! - esclamò la ragazza, ringraziando l'uomo che le pagò il drink - Ti sostituirà qualcuno nei privè?»

Scossi la testa con un sospiro, pulendo poi il bancone di marmo. «No, dovrò stare sia qui dietro, sia fare il mio show e anche dividermi nei privè. Non so se riuscirò ad uscire viva da qui»

Kylie non mi rispose, ma quando mi girai verso di lei, la sua espressione era sconvolta. «Cosa? Vuoi forse morire, per caso? James non ti ha sostituito con nessuno?»

«No, per questo sono un po' nervosa. Non credo di riuscire a fare tutto questa sera. - risposi con una smorfia, sollevando lo sguardo verso i clienti quando vidi Leonard avvicinarsi - Cazzo, puoi prendere tu la sua ordinazione? Vedo se riesco discutere un momento con James»

La ragazza alzò un sopracciglio ma poi annuì, così io le lasciai il bancone libero e uscii a passo svelto, raggiungendo James che si trovava nel corridoio vicino allo spogliatoio. Dovevo parlargli a faccia a faccia, non potevo permettergli di usarmi a suo piacimento o di distruggermi in una sera. Ero la più giovane di tutte nel locale e quella che gli portava più incassi in una sera perciò perché sfruttarmi in quel modo, rischiando di farmi star male? Con un sospiro, sorpassai un cliente che stava cercando di entrare nel corridoio e accelerai il passo, avvicinandomi a James vicino alla porta sul retro.

«Evie?»

La voce di Leonard mi paralizzò all'istante. Non avevo forse chiesto a Kylie di preparare la sua ordinazione e distrarlo un po' in modo che non venisse a disturbarmi in quel momento? Strinsi le labbra in una linea sottile e mi passai una mano fra le ciocche libere dei capelli, girandomi verso di lui con un sorriso così falso che quasi mi dolevano gli zigomi.

«Oh, hey. Non ti avevo visto! - esclamai, stampando un veloce bacio sulle sue labbra - Devo parlare un momento con James in privato, potresti ritornare di là? Torno fra poco, te lo prometto»

Il ragazzo mi guardò per qualche istante ma poi annuì, facendomi una carezza sulla guancia. «Uhm va bene piccola, ma è tutto okay? È successo qualcosa che devo sapere? Sai che potrei tirarti via da questo posto e aiutarti a trovare un nuovo lavoro in un batter d'occhio»

Scossi con vigore il capo senza smettere di sorridere. «No, è tutto okay. Devo solo chiedergli se qualcuno può sostituirmi almeno nei privè, non credo di riuscire a lavorare al bar, poi allo show nel salone e anche qui. - indicai la porta scura al mio fianco - Ci tengo alla mia salute»

Leonard annuì e mi baciò di nuovo a stampo. «Va bene, parlaci. Non ti stressare troppo e mi raccomando, non rimanere da sola con lui per troppo tempo. Sai bene che non mi piace»

Alzai un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. «Leo, so come cavarmela. Non ti preoccupare per me okay? Torna di là, bevi qualcosa e goditi gli spettacoli prima di me»

Lui borbottò qualcosa sottovoce e poi sparì fuori dal corridoio, lasciandomi da sola, così io accelerai il passo e mi avvicinai verso James che stava parlando al telefono vicino alla porta del retro. Mi posizionai al suo fianco e aspettai che si girasse, ma quando lo fece si portò un dito alle labbra e m'intimò di tacere così io annuii, attendendo la fine della chiamata. Se mi avesse trovato una sostituta per i privè, sarei potuta tornare al campus più in fretta e ad un orario decente insieme a Leonard. Insomma, le altre ragazze che lavoravano per James non facevano nulla durante il giorno mentre io frequentavo l'Università, dovevo ancora laurearmi perciò doveva avere un minimo di tolleranza in più per me, essendo la più giovane. Ed ero quella che tutti desideravano di più, diamine! Incrociai le braccia al petto e fissai l'uomo davanti a me che, dopo circa cinque minuti, si decise a chiudere la telefonata. Imprecò e insultò qualcuno sottovoce, poi si girò verso di me e mi guardò negli occhi.

«Che c'è? Perché non sei al bar con Kylie?» Chiese in tono acido come sempre.

Mi morsicai il labbro inferiore, nervosa. «Dovevo parlarti e non potevo farlo in mezzo alla gente»

Lui sollevò un sopracciglio, fissandomi. «Non capisco. Di che vuoi parlarmi?»

«James, ecco.. non credo di riuscire a farcela a coprire tutti i turni, oggi» Mormorai imbarazzata.

La sua espressione si addolcì. «Ho parlato stamattina con Wendy, pensavo ti avesse detto che oggi avrebbe sostituito te nei privè. Sapevo benissimo che non saresti riuscita a fare tutto»

Tirai un sospiro di sollievo e mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Non sapevo nulla ma uhm, perfetto. Grazie mille»

Lui mi guardò qualche secondo, poi incrociò le braccia al petto. «Volevi parlarmi di questo?»

Io feci un cenno di assenso con la testa. «Uh.. sì»

Fece una smorfia. «Va bene, ora sparisci. Torna a lavorare, non ti pago per restare qui»

Annuii leggermente e senza nemmeno guardarmi indietro, ritornai ad aiutare Kylie al bar. Leonard era seduto nel tavolo vicino al palco ma il suo sguardo era puntato sul mio viso, mentre le sue mani erano appoggiate sulle sue cosce. Un brivido mi attraversò dalla testa ai piedi quando si portò due dita sulle labbra e fece finta di leccare. Maledetto bastardo, non era il momento di provocarmi però decisi di ricambiare così mi piegai leggermente in avanti, mettendo in mostra la profonda scollatura del top; scossi appena il seno che oscillò e mi passai il pollice sul labbro inferiore, mantenendo gli occhi puntati sul volto di Leonard che s'irrigidì.

«Kylie, io fra mezz'ora cominciò lo show. - dissi con un sorriso, avvicinandomi di nuovo a lei per poterla aiutare con i clienti - Riuscirai a sopportare la folla?»

Lei sospirò, annuendo poco convinta. «Me lo auguro, biondina. Ma forse fra poco arriverà Zoey a darmi una mano qui dietro quindi non ti preoccupare»

Mi spostai vicino alla cassa del bancone per poter raccogliere le ordinazioni di un gruppo di clienti e poi cominciai a preparare i loro drink, mantenendo lo sguardo basso sulle bottiglie di alcolici. Sapevo che Leonard mi stava fissando dall'altra parte del locale ma non avevo tempo per guardarlo né per stuzzicarlo, dovevo solo lavorare perché se James mi avesse scoperto a flirtare con lui, sarebbe stata la fine prima per me e per il mio lavoro, e poi per lui. Che sarebbe successo se si fosse scoperto che stavo frequentando Leonard Stiles, uno dei miliardari più famosi di tutta l'Europa? Melanie sapeva già tutto, ovviamente, ma i miei genitori come avrebbero reagito a quella notizia? E il resto della mia famiglia, soprattutto i miei nonni? Si sarebbero sicuramente innamorati del suo portafoglio e avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di spillargli un po' di denaro, però io non gliel'avrei mai permesso.

Era capitato più di una volta che i miei genitori tentassero di intrufolarsi nella mia vita sentimentale e così com'era iniziato tutto, era finito nel peggiore dei modi. Quale ragazzo era contento di trovarsi i genitori della propria compagna perennemente attaccati a lei o di ricevere messaggi da parte loro per controllare che fosse tutto normale, tranquillo? Quale razza di coppia di genitori aveva il coraggio di spiare nel cellulare della figlia, rubare il numero di telefono del ragazzo per contattarlo? Era assurdo, eppure possibile. Versai in un bicchiere due dita di rum che mescolai a della Redbull e poi consegnai il drink all'uomo davanti a me, facendogli un cenno del capo per poi spostarmi e avvicinarmi alla cassa. Sollevai per un istante la testa verso il palco vuoto del locale e poi intravidi James sbucare dal corridoio, facendomi un segno con le dita di andare a prepararmi. Era arrivato il mio turno, pensai nervosamente, così lasciai il tutto sul bancone e mi avvicinai a passo svelto a Kylie, baciandole una guancia.

«Io devo andare, tocca a me. - mormorai al suo orecchio - In bocca al lupo, non stancarti troppo»

Scivolai fuori dal bancone del bar e cominciai a correre verso il mio spogliatoio, sbottonandomi i pantaloncini quando entrai nel corridoio; non avevo molto tempo per truccarmi e sistemarmi alla svelta per il mio show, perciò dovevo recuperare più secondi possibili in modo da non arrivare in ritardo altrimenti James si sarebbe infuriato con me. Mi sfilai il top nell'istante in cui aprii la porta dello spogliatoio e lo lanciai sulla panchina insieme ai miei pantaloncini, poi aprii il mio cassetto e tirai fuori una confezione di plastica che una delle ragazze aveva lasciato. Osservai il tessuto della vestaglia che avrei dovuto indossare e un brivido mi attraversò la schiena quando le immagini della notte precedente tornarono a farsi spazio nella mia mente.

Il modo in cui Leonard mi aveva toccato, come mi aveva baciato, scopato e.. diamine, era stato così bello che avrei desiderato ripetere mille volte quell'esperienza ma quella sera non sarei riuscita a sopportarlo. Indossai la vestaglia e la chiusi sui miei fianchi con la cintura di velluto, poi mi sfilai le scarpe dal tacco medio e infilai quelle dal tacco vertiginoso che avevo lasciato nel mio cassetto. Mi fiondai nel bagno con la mia pochette dei trucchi e accesi la luce dello specchio, tirando fuori la mia penna di eyeliner con cui ripassai la linea sulla mia palpebra; poi applicai il mio solito rossetto rosso sulle labbra e sospirai. Ero così stanca, avevo passato la notte in bianco e una giornata così intensa che ero sul punto di esplodere ma non potevo tirarmi indietro, dovevo fare quello show e poi sarei tornata a casa a dormire. Aprii la credenza accanto al lavandino e tirai fuori una delle mie confezioni di ciglia finte, preparando la colla sul loro bordo per poi applicarle con la pinza; feci con prudenza, cercando di non conficcarmi niente nell'occhio.

Dopo essermi sistemata il fondotinta sul mento e sulle guance, spruzzai del fissante su tutto il mio viso e inspirai profondamente: ero pronta.
Uscii dal bagno e dallo spogliatoio, incontrando Zoey nel corridoio che stava parlando con James perciò la superai dopo averle toccato il sedere, il nostro saluto, e m'intrufolai nella stanza precedente al palco del salone.
Una volta che Maxime, il tecnico del suono e delle luci, mi diede il via libera, uscii dalla parete di piume che mi catapultò nella sala principale del locale, gremita di uomini e alcune donne sedute ai loro tavolini con i loro drink in mano, che esplose in un applauso rumoroso a cui risposi con un sorriso sensuale, imitato dall'uomo nel primo tavolo che mi fissava attentamente. Come sarei riuscita a rimanere concentrata sulla mia esibizione con Leonard che mi fissava in quel modo? Presi un lungo respiro profondo e qualche secondo dopo, dalle casse accanto al palco, cominciò a risuonare 'Lady Marmalade', una delle melodie più sensuali che conoscessi e su cui avevo lavorato già in precedenza. Mi portai una mano sul seno e lo massaggiai con decisione, ruotando i fianchi a ritmo della musica che risuonava nelle mie orecchie senza distogliere lo sguardo dagli uomini che mi fissarono rapiti.

Amavo avere quell'effetto sulle persone intorno a me, mi faceva apprezzare sempre di più il mio lavoro e me stessa perché mi ero impegnata per diventare la donna in cui mi ero trasformata prima dell'Università. Prima di cominciare a lavorare per James non mi ero mai sentita sexy e sensuale, ma quando conobbi lui e tutte le ragazze cambiò tutto. Diventai una persona diversa, più felice e più sicura di me stessa. I miei occhi finirono ancora una volta su Leonard che si leccò il labbro inferiore e intravidi le sue gambe aprirsi sotto il tavolo, perciò lottai con tutta me stessa per evitare di scendere dal palco e crollare in ginocchio fra le sue cosce per permettergli di farmi ciò che desiderava. Spostai di qualche centimetro la vestaglia sul fianco, mostrando il bordo dei miei autoreggenti di pizzo e del mio completino intimo che strapparono gemiti e sospiri dalla folla sotto di me perciò mi girai di schiena, scuotendo il sedere. La musica suonava di sottofondo e le mie mani scivolarono sui miei fianchi, poi sulle mie natiche sode che colpii con delicatezza, sentendo gli uomini applaudire.

Tornai di nuovo verso di loro con lo sguardo posato su Leonard che mi fissava con le labbra schiuse e feci scorrere le mie mani sul mio ventre, sciogliendo la cintura della mia vestaglia che lasciai ricadere sensualmente, ancheggiando. Sulle mie labbra crebbe un sorriso malizioso che fece stordire tutti quanti ed io scossi ancora una volta il mio sedere, abbassando piano le spalline del mio reggiseno che copriva a malapena il mio seno prosperoso. Sollevai il mio bacino a ritmo di musica e portai la testa all'indietro con gli occhi chiusi, passando entrambe le mie mani sul mio seno che accarezzai con sensualità. Mi avvicinai poi al palo scintillante al centro del palo e appoggiai le mani su esso, strusciando il mio sedere; lo sguardo di Leonard bruciava su di me e fu ciò che mi permise di continuare perché, diamine, sapevo che lo stavo facendo impazzire e potevo intuirlo dalle sue dita che picchiettavano il tavolo. Voleva toccarmi, voleva scoparmi, voleva sculacciarmi, voleva fare tutto ciò che la notte precedente non aveva fatto per via di ciò che era successo. Portai le mani sulle spalline del mio reggiseno che abbassai, cominciando poi a scoprire sempre di più la mia pelle finché non sganciai il reggiseno e lo lancia in mezzo alla folla, sorridendo quando vidi Leonard, senza scomporsi, allungare una mano e afferrare quell'indumento.

Mi accarezzai ancora una volta i seni e feci scivolare le mie mani lungo i fianchi, sfiorando i bordi delle mie mutandine di pizzo che tutti ormai stavano fissando ma non le avrei potute togliere altrimenti Leonard sarebbe impazzito. Mi girai di schiena di nuovo e strofina il mio corpo contro il palo metallico al centro del palco rialzato, morsicando il mio labbro inferiore. Chinai la testa all'indietro e mi sciolsi i capelli che avevo legato prima durante il lavoro, lasciandoli sfiorare la mia schiena in morbidi boccoli. M'immaginai poi Leonard che saliva sul palco e mi faceva piegare in avanti, prendendo una ciocca dei miei ricci nelle sue mani e li tirava mentre sprofondava dentro di me, ma scacciai subito quel pensiero dalla mia testa. Non era il caso che mi bagnassi oltre ogni limite per colpa sua, ero troppo stanca per affrontare un'altra notte come la precedente insieme a lui. avevo bisogno di almeno un mese di riposo.
Quando la canzone cominciò ad arrivare alle note finali, io mi avvicinai al bordo del palco e scossi il mio seno che oscillò verso l'alto, attirando l'attenzione di tutti coloro che si stavano godendo il mio show per poi sollevare le braccia. Incassai ogni applauso, ogni grido, ogni banconota che mi fu scagliata addosso con le labbra incurvate in un sorriso smagliante e scossi leggermente i capelli, contenta. Tutti applaudirono con vigore per la mia performance mentre Leonard restò seduto al suo tavolo, con gli occhi scuri velati di lussuria, e un'espressione indifferente sul viso.

Sapevo che una volta fossimo rimasti da soli, mi avrebbe distrutto ma era un rischio che ero disposta a correre per lui. Feci un cenno con il capo e, dopo aver raccolto la maggior parte del denaro che pioveva sul mio palco, uscii rapidamente dalla parete di piume dalla quale ero entrata. Nel momento in cui misi piede nella stanza del suono, sbuffai rumorosamente e indossai alla svelta il mio reggiseno; non era il caso di girare in topless nel corridoio, chissà che razza di persone - Leonard - avrei potuto ritrovare.

«Stai stata magnifica, Minx! - esclamò Maxime con un sorriso - Complimenti!»

Arrossii, facendogli un cenno del capo. «Ti ringrazio, sei molto gentile»

Infilai le mance che avevo ricevuto dai clienti del locale in una di tela che presi con la mano sinistra e uscii dalla sala, incamminandomi rapidamente verso lo spogliatoio. Con la coda dell'occhio, vidi qualcuno entrare nel corridoio e quando capii di chi si trattava, mi girai con un sorriso sulle labbra; Leonard avvolse un braccio intorno al mio bacino e prima che potessi aprire bocca, mi baciò con una tale foga da lasciarmi senza fiato. Chiusi gli occhi e spinsi la mia lingua contro la sua, intrecciandole, mentre la sua mano accarezzò il mio sedere e poi lo colpì con una sculacciata; un gemito s'infranse contro le sue labbra ma lui non allentò la presa, anzi mi schiacciò contro il suo corpo. Riuscii ad allontanare di qualche centimetro la mia bocca dalla sua e mugolai.

Non era il posto adatto. «Leonard, non qui. Vieni..»

«Sei troppo stanca, piccola, non credo sia il caso. - sussurrò lui, lasciando subito la presa sui miei fianchi per poi accarezzarmi la guancia - Preparati, ti riporto al Campus»

Annuii con un sospiro, prendendogli la mano. «Grazie»

Lo trascinai con me nello spogliatoio del corridoio del locale e Leonard intrecciò le sue dita alle mie, seguendomi senza dire una sola parola perciò spalancai la porta e le luci si accesero. Mi avvicinai al mio armadietto e mi sfilai le scarpe con il tacco alto dai piedi, riponendole all'interno del mio cassetto per poi prendere il mio zaino nero. Leonard si sedette sulla panchina al mio fianco e mi consegnò la borsa di nylon con i vestiti che avevo indossato per venire al locale, perciò lo ringraziai con un piccolo sorriso e mi sfilai anche le mutandine di pizzo, restando completamente nuda davanti a lui. I suoi occhi si fecero più scuri ma lui non fece assolutamente niente, anzi, rimase a fissarmi con le labbra schiuse; stava cercando di mantenere un certo controllo, pensai contenta, e fui felice che non mi toccasse perché mi sarei probabilmente addormentata fra le sue braccia nell'istante in cui mi sarei appoggiata a lui.

«Sei davvero stanca, eh?» domandò Leonard con un sorriso.

Indossai subito il mio intimo normale di cotone. «Troppo, stanotte ho dormito poco»

Lui strinse le labbra in una linea sottile e mi consegnò la tuta azzurra, alzandosi poi dalla panchina per potermi aiutare a vestirmi. Non ero nemmeno in grado di sollevare le gambe che rischiavo di cadere dalla stanchezza, perciò mi appoggiai al suo petto con la schiena e chiusi gli occhi; Leonard si piegò in avanti per infilarmi i pantaloni che poi alzò con lentezza, facendo attenzione a non graffiarmi, e mi stampò un piccolo bacio sulla spalla.

«Sei venuta in metro?» chiese ancora.

Slacciò la cerniera della felpa della tuta e la sistemò sulle mie spalle, così io la indossai rapidamente e annuii, riponendo il mio completino di pizzo verde nello zaino. Tolsi l'elastico dai miei capelli che mi finirono sul viso così li ondeggiai e tornai in posizione eretta, girandomi verso il ragazzo al mio fianco che rubò il mio zaino dalle mie mani, stringendolo nelle sue.

«Sì, serviva la macchina a Melanie. - risposi, avvicinandomi a lui - Mi dispiace di usarti come taxi»

Lui fece spallucce, avvolgendo il suo braccio libero intorno ai miei fianchi. «Se ciò significa passare più tempo con te, lo faccio molto volentieri»

Arrossii leggermente alle sue parole e aprii la porta dello spogliatoio, uscendo per prima; controllai che non ci fosse James nei paraggi e poi trascinai Leonard fuori dalla stanza, incamminandomi nel corridoio verso la porta del retro. Non era il caso che uscissi dal salone principale perché mi era capitato più di una volta che qualcuno dei clienti dei privè o qualcuno che aveva assistito ai miei show, tentasse di bloccarmi e flirtare con me per potarmi a casa. E insomma, non era il caso che succedesse di nuovo visto che avevo Leonard con me. Chissà come avrebbe reagito, però. Si sarebbe di sicuro infuriato ma poi avrebbe minacciato quella persona? Avrebbe punito me? Mi leccai il labbro inferiore, non era normale pensare ad una situazione del genere eppure il pensiero di un Leonard estremamente geloso risvegliò il desiderio nel mio basso ventre. Uscii dalla porta sul retro del locale con la mano del ragazzo stretta nella mia e rabbrividii quando l'aria gelida mi coprì dritta in viso, perciò sollevai il colletto della tuta in modo da coprire la mia bocca e m'incamminai nel parcheggio. Leonard mi attirò contro al suo corpo per scaldarmi almeno un po' e aprì la sua macchina con la mano che stringeva il mio zaino, facendomi cenno di correre e salire per evitare di prendere ulteriore freddo così lasciai la sua presa e mi fiondai nella sua auto, chiudendo di scatto la portiera. C'era davvero così tanto freddo, ma che potevo aspettarmi da una notte di febbraio a Londra? Mi allacciai subito la cintura di sicurezza nel momento in cui anche Leonard salì al mio fianco; ripose il mio zaino sotto le mie gambe e poi appoggiò la mano destra sulla mia coscia sinistra, sporgendosi verso di me.

«Tutto bene?» Domandò ancora.

Io lo guardai con un sorriso, annuendo. «Sì, sono solo infreddolita»

Stampò un bacio sulle mie labbra. «Fra poco sarai nel tuo campus»

Mi portai entrambe le mani sul viso, sospirando. «E da domani ricomincerò le lezioni»

«A che ora hai la prima? - chiese, infilando le chiavi sotto al volante - E a che ora finisci?»

Ero certa che fosse sul punto di scoppiare a ridere perché lui sarebbe potuto andare a lavorare all'orario che più preferiva e sarebbe potuto tornare a casa quando desiderava, mentre io ero costretta a svegliarmi presto per potermi recare in Università e preparare tutto il materiale per le lezioni e per badare ai due ragazzini che mi erano stati affidati nel pomeriggio.

«Comincio alle otto e finisco alle quattro, ho solo mezz'ora per mangiare. - replicai, riaprendo gli occhi che puntai sulla strada - Per fortuna James ha trovato qualcuno con cui sostituirmi nei privè, altrimenti sarei morta durante uno degli show. Non sarei tornata a casa viva»

Leonard si lasciò sfuggire una risata. «Uhm.. sì, meno male, piccola»

Restai in silenzio per qualche secondo, poi realizzai. «Sei stato tu!»

«Evie, eri distrutta. Per un momento, ho pensato che ti saresti addormentata mentre servivi drink al bar, non potevo permetterti di lavorare anche nei privè! - esclamò lui, iniziando a guidare verso il mio campus - James è un mio grande amico che adora i miei soldi, perciò sono convinto che non gli sia dispiaciuto ricevere un po' di denaro in cambio di un po' di riposo per una splendida ragazza che gli porta più soldi di tutte le altre dipendenti»

Incrociai le braccia al petto, non riuscendo a sorridere. «Ed io che pensavo fosse diventato gentile!»

«Non esageriamo, piccola. Sappiamo entrambi che James è un tipo molto particolare. - disse lui con un sorriso, appoggiando entrambe le mani sul volante - L'ho fatto per preservare la tua salute!»

Ridacchiai, lanciando un'occhiata fuori dal finestrino. «Che gentiluomo, ti ringrazio»

Poi nella macchina calò un piacevole silenzio scandito solo dal rumore delle macchine sulla strada e la musica che risuonava a basso volume dallo stereo, perciò mi presi del tempo per pensare alla mia situazione e al cambiamento che la mia vita aveva subito da quel sabato notte in cui conobbi per la prima volta Leonard al locale. Avevo visto tanti uomini prima d'ora, uomini in carriera e studenti del mio corso, ma nessuno era riuscito ad attirare la mia attenzione come invece aveva fatto lui. E non erano i suoi soldi, non era il suo portafoglio sempre pieno e disponibile a comprare qualsiasi cosa; lui mi piaceva davvero come persona, mi faceva sentire bene e in pace con me stessa, adorava anche i miei kg di troppo sui fianchi che accarezzava e torturava quando facevamo sesso.

E tutto ciò in una sola settimana, come nei romanzi rosa che ogni tanto leggevo per perdere tempo. Com'era possibile che potessi essermi presa una cotta per lui? Esisteva davvero l'amore a prima vista? Inspirai profondamente, appoggiando una mano sulla portiera per poi abbassare il finestrino per far entrare un po' d'aria ma Leonard lo rialzò, girandosi per un momento verso di me.

«Sei pazza? Vuoi prenderti un'influenza?» Borbottò.

Mi morsicai il labbro inferiore, accavallando le gambe. «Scusa, avevo bisogno di un po' d'aria»

«Hai fame? Vuoi mangiare qualcosa?» Chiese lui, ignorando le mie parole.

Appoggiai la testa all'indietro contro il sedile. «Un po', ma ho dei popcorn in camera»

Lui alzò un sopracciglio, fermandosi ad un semaforo. «Ti riempiono abbastanza lo stomaco?»

Sapevo che stava cercando di invitarmi a mangiare qualcosa da qualche parte ma ero davvero stanca e per quanto volessi passare del tempo con lui, non era il caso di fermarmi ulteriormente altrimenti non sarei davvero riuscita ad alzarmi per le lezioni del mattino. Accarezzai per un momento il ginocchio di Leonard e poi annuii con vigore, ridacchiando.

«Metti in discussione anche il cibo che ingerisco?» Domandai.

Il ragazzo fece una smorfia. «No, certo che no, è solo che..»

«Non ti preoccupare per me e il mio stomaco, i popcorn mi basteranno. - replicai, interrompendolo prima che potesse dire altro - E poi sono molto stanca, ho bisogno di dormire»

Lui tacque qualche secondo, poi ripartì con la macchina. «Non posso fermarmi da te, immagino»

Alle sue parole, il mio cuore si strinse in una morsa e il sangue affluì nel mio bassoventre. Stava davvero cercando di intrufolarsi nella mia camera la notte prima di cominciare una settimana di lavoro e di lezioni per me? Da un lato, desideravo tanto che si fermasse per dormire con me e farmi compagnia la notte ma dall'altro come avrei potuto lasciare il mio letto con lui addosso? Era meglio se fosse tornato a casa e se ci fossimo visti durante la settimana, permettendo sia a me che a lui una notte di sonno per poterci ricaricare dopo ciò che ci era successo in quel weekend.

«Venerdì prossimo, d'accordo? - risposi con un piccolo sorriso, notando che si era fermato davanti all'ingresso del mio Campus - Convinci James a lasciarmi una settimana libera e potrai dormire da me venerdì, sabato e anche domenica»

E prima che potesse rispondermi, scesi dalla sua auto.

🐼 🐼 🐼 🐼

Buonasera a tutti!
Ecco l'undicesimo capitolo del racconto.
Qui si inizia a scoprire qualcosa in più sul passato di Leonard, in particolare su Diana.
Spero vi sia piaciuto! E se avete qualche critica, scrivete pure!

See you soon, guys x

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