Capitolo 17.

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I think I worry a lot
I need to take it easy
I got this anxious feeling
But it goes away for a minute
When I'm with you breathing
I can taste it, my heart's breaking, please don't say
That you know, when you know
I can't take it, I'm impatient, tell me baby
Now I know, you should go
I know I'll fall in love with you, baby
And that's not what I wanna do
I hope you won't ever lie to me
And If you do, I know I won't ever be your cry baby


12 Maggio.
Evangeline.

Appoggiai lo straccio bagnato nel lavabo dietro al bancone del locale e fissai con attenzione il mio fidanzato dall'altra parte della stanza, ammirando il suo profilo illuminato dai fari colorati del palco su cui Lauren si stava esibendo con il mio completino di pizzo grigio che avevo acquistato qualche giorno prima. Avrei dovuto usarlo come piccolo regalo per il mio fidanzato il giorno successivo, ma purtroppo la mia amica si era trovata senza nulla da indossare per i suoi show perciò fui costretta a permetterle di usarlo; però dovevo ammettere che stava meglio a lei, perciò non mi ero nemmeno arrabbiata quando la folla di clienti aveva cominciato a urlare il suo nome nel momento in cui Lauren si era sfilata la sottoveste. Leonard era rapito dalla musica e i suoi occhi erano chiusi, mentre le sue dita tamburellavano sul tavolo coperto di velluto e il suo piede dondolava a ritmo della canzone che risuonava a tutto volume all'interno del locale.

Con un sospiro, spostai lo sguardo sulla ragazza al mio fianco che preparava un cocktail ai frutti di bosco per un cliente vicino al bancone e notai che anche lei mi stava fissando con un'espressione concentrata. Si chiamava Georgia ed era stata assunta da poco da James, infatti quello era il suo primo giorno di lavoro; per fortuna non aveva bisogno che la tenessi d'occhio perché era una barista professionista, conosceva ogni drink a memoria e sapeva badare a se stessa. E proprio per quel motivo, io mi ero presa qualche minuto in più per spiare il mio fidanzato seduto dall'altra parte del locale che guardava Lauren spogliarsi. Ormai ero abituata alla nostra relazione, al fatto che lui ammirasse alcune mie colleghe spogliarsi perché sapevo che l'unica a fargli un certo effetto ero io, l'unica che pensava di scopare fino a piangere ero io. E la cosa era reciproca anche per lui: nonostante lavorassi nel privè, la mia mente si puntava solo su di lui e non permettevo a nessuno di toccarmi, nemmeno per consegnarmi in mano i soldi.

Avevo stabilito una nuova regola che facevo rispettare a tutti i miei clienti: chiunque fosse venuto nel privè insieme a me, doveva sedersi sul divanetto, tenere le mani sulle ginocchia e guardarmi; nessuno aveva il permesso di scendere dal divano a meno che non l'avessi chiesto io, nemmeno in caso cadessi o mi facessi male alle caviglie per via dei tacchi a spillo che ero costretta ad usare. E Leonard sembrava molto contento di questa mia decisione, odiava quando qualcuno dei miei clienti, anche del bar, riuscisse a sfiorarmi anche per sbaglio.

Superai Georgia per poter raggiungere il portabottiglie degli alcolici e appoggiai il calice di vetro accanto ad esso, leggendo rapidamente la ricetta del Long Island che avrei dovuto preparare per il mio fidanzato. Afferrai quindi una manciata di ghiaccio che lasciai cadere all'interno del bicchiere e poi versai del gin, del rum bianco, la tequila, il Triple Sec, la vodka, il succo di limone e dello sciroppo allo zucchero, concludendo la preparazione con un po' di cola per arrivare al bordo del calice. Sistemai poi un ricciolo di scorza di lime e appoggiai il cocktail sul vassoio insieme allo scontrino, uscendo dal bancone per attraversare il salone principale del locale; arrivai quindi al tavolo che Leonard aveva occupato e gli consegnai il suo drink, rivolgendogli un sorriso smagliante.

«Ecco qui, amore. Sono sette sterline. Preferisci pagare ora o dopo?» domandai.

Leonard sfilò una banconota da dieci dal suo portafoglio, consegnandomela. «Tieni il resto, piccola.»

Ammiccai nella sua direzione e poi tornai al bancone con il vassoio vuoto nella mano destra, quindi lo sistemai vicino al lavabo e mi pulii le mani appiccicose a causa della bottiglia di vodka con alcune macchie sopra. Odiavo quando qualcuno non chiudeva bene gli alcolici e sporcava il vetro, odiavo la sensazione di appiccicaticcio sul palmo delle mie mani; poi mi asciugai con un piccolo straccio con cui pulii anche la bottiglia e sospirai, lanciando un'occhiata a Georgia. Forse avrei dovuto ricordarle che i tappi erano fatti apposta per poter chiudere ogni recipiente. Con la coda dell'occhio, notai Leonard fissare l'entrata del Night Club con attenzione e la sua espressione s'irrigidì quando vide entrare Niall; io fui tentata di nascondermi sotto al bancone del bar ma cercai di rimanere calma. Non sapevo se i suoi colleghi fossero a conoscenza del mio vero lavoro ma da ciò che riuscii a vedere, Leonard non aveva ancora detto nulla a nessuno. Che avrebbero pensato, vedendomi dietro al bancone del Secret Dreams? O peggio, se mi avessero visto sul palco senza reggiseno e mutandine? Deglutii a vuoto e inspirai profondamente, preparando un caffè ad un uomo che si sedette davanti a me; versai del latte nella tazzina che poi consegnai al cliente, ringraziandolo con un cenno del capo. Mi avvicinai alla cassa del bancone, fissando Niall entrare nel night club insieme a Simon e ad un ragazzo dai capelli neri; i tre amici andarono verso Leonard che li salutò con uno dei suoi sorrisi più belli ed io mi calmai, inspirando a fondo.

«Che succede, Evie?» domandò Georgia preoccupata.

Io sospirai, rivolgendole un flebile sorriso.

«Niente di brutto, tranquilla. Sono arrivati gli amici del suo mio ragazzo e loro non sanno che io lavoro qui, perciò spero non facciano commenti.»

La mia collega guardò nella direzione in cui c'era Leonard. «Aspetta, sei tu la fidanzata di Leonard Stiles?»

Io annuii, sentendo il mio cuore gonfiarsi. «Sì, esattamente.»

«Wow, non sai quanto ti invidio. – esclamò lei, fissandomi sconvolta – Sei davvero fortunata!»

Le mie guance si scaldarono ed io mi morsicai il labbro inferiore. «Lo so, ti ringrazio.»

«Io ho conosciuto la sua ex moglie, lavorava con me al negozio MAC vicino agli Harrods. – continuò Georgia, attirando la mia attenzione – Ora capisco come mai Leonard non ti stacca gli occhi di dosso! Con Diana non è mai stato così, era molto meno interessato.»

Mi girai verso la mia collega, osservando la sua espressione. «Davvero? Hai conosciuto Diana?»

«Sì, eravamo molto amiche prima che lei e Leonard divorziassero quattro anni fa. Abitavo anche io a Manchester con loro, poi lui si è trasferito qui a Londra mentre io sono rimasta per un po' nel mio paese natale. – spiegò lei con un sorriso, consegnando il resto al cliente a cui aveva preparato un Cosmopolitan – Non ho mai capito perché hanno divorziato, Diana non me l'ha mai raccontato.»

Soffocai una risata contro il palmo della mia mano, sedendomi su uno sgabello dietro al bancone. «Forse si vergognava troppo di ciò che ha combinato a Leonard. Non posso dirti cos'è successo ma ti assicuro che ha commesso un errore orribile nei suoi confronti, imperdonabile direi.»

Georgia mi guardò, poi si spostò verso il portabottiglie. «Non capisco come abbia potuto farlo, Leonard ha un cuor ed'oro ed è una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita.»

Mi lasciai sfuggire un piccolo sospiro, annuendo. «Lo so, mi ritengo molto fortunata ad aver catturato la sua attenzione infatti, e spero di non commettere mai alcun errore. Non me lo perdonerei mai. – risposi con un sorriso, lanciando un'occhiata al mio fidanzato che mi stava indicando insieme ai suoi amici – Cazzo, okay, riesci a badare tu un attimo al bancone?»

La mia collega annuì con vigore. «Ma certo, non ti preoccupare. Sono tutti occupati a guardare Lauren esibirsi, nessuno verrà a prendersi qualche drink.»

Io la ringraziai con un bacio sulla guancia e mi sfilai l'elastico dai capelli, ravvivandoli con una mano; poi mi avviai a passo svelto verso il tavolo che aveva occupato il mio fidanzato insieme ai suoi amici, e Niall fu il primo ad alzarsi per salutarmi. Mi strinse con forza la mano sinistra e mi baciò la guancia, per poi tornare al fianco di Simon che mi baciò il dorso dell'altra mano. Il ragazzo dai capelli neri, lo sconosciuto, si girò verso di me e quando lo vidi in faccia, il mio cuore sprofondò nel mio petto: perché il mio ex fidanzato – se potevo ritenerlo tale, visto che la nostra relazione era durata poco meno di un mese – era insieme al mio attuale fidanzato? Gli occhi blu di Michael mi fissarono con attenzione e la sua bocca si spalancò, così come i suoi lineamenti che si tesero e la sua espressione s'irrigidì. Io deglutii a vuoto e cercai di rimanere calma, rivolgendogli un sorrisetto flebile che però parve più una smorfia.

«Michael, quanto tempo.» dissi sottovoce.

Leonard guizzò in piedi, avvicinandosi a me. «Vi conoscete?»

Io mi morsicai il labbro inferiore, annuendo. «Sì, è..»

Michael m'interruppe, alzandosi dalla sedia per stringermi la mano. «Ciao Evie, non pensavo che potessi finire a lavorare qui e a fidanzarti con un milionario.»

Una risata imbarazzata sfuggì dalla mia bocca mentre al mio fianco, Leonard si girò verso di me. Sapevo che avremmo discusso, visto che io non gli avevo mai raccontato nulla per quanto riguardava il mio ex fidanzato, ma in quel momento volevo solo che Georgia mi chiamasse dietro al bancone e non mi permettesse di restare oltre con gli amici del mio ragazzo. Ero così in imbarazzo. Non vedevo Michael da quasi nove mesi e fatalità, lui era entrato nel locale in cui lavoravo insieme al mio attuale fidanzato. Ho sempre pensato che il fato mi odiasse ma non credevo così tanto.

«Michael era al quinto anno quando io ero al secondo, è stato il mio primo bacio. – spiegai sottovoce, mantenendo lo sguardo puntato sul tavolo – E anche il mio primo fidanzato.»

Leonard s'irrigidì ancor di più al mio fianco e la sua mano sinistra si appoggiò sul mio fianco, mentre le sue dita affondavano nella pelle dei miei fianchi scoperta dal top bianco che indossavo. Era forse arrabbiato? Deglutii a vuoto e inspirai profondamente, cercando di sfuggire alla presa del mio fidanzato che però mi bloccò contro di lui; non era un bel segno, pensai preoccupata, perché odiavo litigare con lui e non volevo rovinarmi la serata.

«Già, è da molto tempo che non ci vediamo. – disse Michael, sorridendo – Come stai?»

Non sapevo se avrei potuto proseguire la conversazione sia perché dovevo lavorare, e quindi sarei dovuta scappare dietro al bancone, sia perché Leonard pareva parecchio arrabbiato con me. Non avevamo mai parlato dei nostri ex fidanzati, visto ciò che era successo con la sua ex moglie, ed io non ritenevo Michael abbastanza importante da raccontare la mia vecchia relazione con lui al mio attuale fidanzato.

«Sto bene, grazie per l'interessamento. Posso portarvi qualcosa da bere?» domandai.

Leonard lasciò scivolare la sua mano lungo la mia gamba. «Io non voglio nient'altro, amore. Possiamo parlare un momento, durante la tua pausa per favore?»

Annuii brevemente e mi avvicinai a Niall per un momento, respirando a fondo. «Sai fare un Alexander?»

I miei occhi brillarono alle sue parole perché sapevo aveva capito che l'atmosfera si stava facendo pesante fra me e il mio fidanzato, perciò mi stava aiutando a sfuggire dalla conversazione. Appoggiai quindi una mano sulla spalla del ragazzo dai capelli biondi e annuii contenta, rivolgendogli un sorriso smagliante.

«Perfetto, un Alexander. E voi, Simon e Michael?»

Percepii lo sguardo di Leonard bruciare sulla mia pelle ma cercai di ignorarlo, concentrandomi sulle risposte degli altri due suoi amici che diedero una veloce occhiata al menù al centro del tavolino. Fui costretta ad avvicinarmi a loro a causa della musica che suonava a tutto volume all'interno del locale e mi morsicai il labbro inferiore, facendo attenzione a non toccare, nemmeno per errore, Michael o avrei scatenato un incendio.

«Io un Daiquiri, per favore. Niente ghiaccio, però.» Dissi Simon con un sorriso.

Annuii, girandomi per un momento verso il bancone del bar ancora vuoto. «D'accordo, e tu?»

Michael mi guardò per qualche secondo, facendo scorrere gli occhi dalla mia testa ai piedi, e un brivido di disagio attraversò il mio corpo. La serata non sarebbe finita molto bene, me lo sentivo nelle ossa, ma avrei fatto di tutto per evitare di litigare con il mio fidanzato in quel momento o durante il lavoro, per lo meno. Sarei dovuta ritornare a casa con lui e passare il weekend insieme a lui, come al solito, ma non volevo trascorrere tre giorni a discutere o a non rivolgergli la parola per colpa di una discussione.

«Sex on the beach. – rispose Michael, scandendo ogni parola – Grazie, Evie.»

Se Leonard non gli aveva ancora messo le mani addosso, era solo perché non voleva fare scenate e perché era un uomo molto educato e tranquillo. Deglutii a vuoto e annuii alle parole del mio ex fidanzato, poi ringraziai i quattro ragazzi e sgattaiolai a passo svelto dietro al bancone del bar con il cuore che palpitava così rapidamente nel mio petto da potermi saltare fuori dalla cassa toracica. Sapevo che Michael avrebbe scelto il nome di un cocktail con cui flirtare con me, l'aveva sempre fatto sin dalla prima volta che l'avevo visto, perciò non mi sorprendeva che avesse scelto il Sex on the Beach ma una parte di me sperava con tutta l'anima che non decidesse di fare il cascamorto proprio sotto gli occhi attenti del mio fidanzato.

Lui evidentemente non aveva la minima idea di quanto fosse difficile per me non litigare con Leonard, visto che, nonostante fossi follemente innamorata di lui, era davvero un ragazzo particolare. Poi mi accorsi di aver fatto un pensiero nuovo e la cosa mi preoccupò: mi ero innamorata di Leonard? Mentre preparavo i tre drink per gli amici del mio fidanzato, continuai a riflettere sui miei sentimenti per lui: erano passate solo due settimane da quando ci eravamo messi insieme ufficialmente e tre mesi, quasi quattro, dal nostro primo incontro. È possibile essersi innamorati in così poco tempo o forse il mio amore era solo abbastanza forte? Versai della vodka nel calice per il Sex On the Beach e sospirai rumorosamente, senza degnare di uno sguardo Georgia che si avvicinò a me per sfilare lo straccio bagnato dal lavabo con cui pulire il bancone.

Pulii il bicchiere di vetro con un tovagliolo e appoggiai il drink di Michael su un vassoio, mettendomi subito a preparare il Daiquiri per Simon e l'Alexander per Niall. Non mi era mai capitato d'innamorarmi di qualcuno prima d'ora ma la sensazione che provavo ogni qualvolta che i miei occhi finivano su Leonard era così strana. Il mio cuore si gonfiava di gioia, percepivo le classiche farfalle nello stomaco quando mi fissava o mi accarezzava e non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, così come faticavo a tenermi le mani in tasca e a non toccarlo. Poi ero sempre terrorizzata che potesse succedergli qualcosa, non volevo che mi lasciasse la sera senza avermi dato un bacio e avermi detto quanto sono importante per lui. Nella mia mente c'era posto solo per l'Università e per Leonard, non facevo altro che immaginarmi sempre al suo fianco o fra le sue braccia, oltre che a piegata sui libri per studiare. Ogni ragazza che provava ad avvicinarsi al mio fidanzato per me risultava una sciacquetta ed ero convinta che tutte volessero flirtare con lui, quando sapevo benissimo fosse solo una delle mie ossessioni; il fatto era che cercavo di far capire alle mie colleghe che, nonostante sapessero della mai relazione con lui, Leonard era felicemente occupato con me e che non avrebbe degnato nessuna di loro di uno sguardo. Anche se si era portato a letto la maggior parte delle spogliarelliste che lavoravano per James, lo sapevo e purtroppo avrei dovuto conviverci fino alla fine. Ma io ero l'unica con cui si era visto più di una volta e l'unica per la quale aveva sviluppato un particolare interesse o che aveva richiesto nel privè, dato che la prima sera aveva voluto me e nessun'altra. E poi, un altro dei segnali che mi fece capire che ero pazzamente follemente innamorata di lui, era che avrei mollato qualsiasi cosa per seguirlo. Ero addirittura disposta a trasferirmi in un minuscolo paese della Mongolia pur di rimanere al suo fianco, pur di renderlo felice e di non lasciarlo mai perché il solo pensiero di restare senza di lui, il mio cuore soffriva. Ed io tremavo.

Dopo aver preparato i tre drink, li sistemai tutti sul vassoio insieme ad una ciotola di patatine ed una di salatini che poi portai al tavolo dei quattro ragazzi che stavano discutendo fra di loro. Quando mi avvicinai, Leonard si girò verso di me e mi guardò con attenzione; io quasi inciampai nelle mie stesse scarpe per via dell'intensità dei suoi occhi e deglutii a vuoto, percependo le ginocchia tremare per l'imbarazzo. In quell'esatto istante volevo solo nascondermi e non uscire mai più perché non potevo sopportare la sua rabbia, perciò consegnai i tre drink ai ragazzi e poi mi avvicinai a Leonard, avvolgendo entrambe le braccia al suo collo. Lui si non si spostò nemmeno, si limitò ad appoggiare la sua mano destra sulle mie unite ma non mi guardò; continuò a discutere con i suoi amici che mi ringraziarono. Io rimasi con loro per qualche secondo e poi mi piegai in avanti, raggiungendo l'orecchio del mio fidanzato per potergli dire una cosa.

«Faccio la pausa ora, vieni con me?» Domandai.

Leonard annuì, baciandomi il dorso della mano. «Ragazzi, torno subito. Voi godetevi lo spettacolo.»

Si alzò dalla sedia del tavolino che spinse in avanti e mi prese la mano sinistra, intrecciando le nostre dita; il suo contatto spedì mille scintille in tutto il mio corpo e non erano piacevoli perché sapevo che avremmo discusso, perciò la mia espressione cambiò completamente. M'incamminai verso la porta sul retro vicino al corridoio dei privè e salutai con un cenno del capo Georgia che mi mandò un bacio volante, così accesi la luce appena all'interno dell'androne e accelerai il passo. Leonard rimase dietro di me con gli occhi puntati su di me ed io rabbrividii, spalancando poi il portone sul fondo con una gomitata; andai subito a sedermi sul piccolo muretto che dava sul parcheggio e mi strofinai le mani sulle braccia, nonostante non ci fosse così freddo. Leonard si sedette al mio fianco e mi guardò senza dire una sola parola. Passammo così i primi due minuti, a guardarci e a non parlare, ma i suoi occhi stavano già esprimendo tutto senza bisogno di dire niente. Mi rifeci rapidamente la treccia che ricadde sulla mia spalla destra e sospirai rumorosamente, percependo il mio cuore battere velocemente e le mie ginocchia trasformarsi in gelatina. Odiavo quella brutta sensazione che precedeva un litigio, ma io non avevo fatto assolutamente e non pensavo che Leonard potesse arrabbiarsi perché non conosceva i dettagli della mia prima relazione.

«Non mi hai mai detto di essere stata fidanzata con Michael Walker.» Disse con voce decisa.

Io mi morsicai il labbro inferiore, spostando lo sguardo sulle mie scarpe. «Siamo stati insieme per un mese, non era niente di così serio. E poi non pensavo fosse un tuo amico, l'ho perso di vista lo stesso giorno in cui mi ha mollato per fidanzarsi con un'altra. Non ho nemmeno il suo numero di cellulare.»

Leonard fece una smorfia, sollevando gli occhi sul cielo scuro sopra di noi. «E come mai non ritieni così importante la vostra storia? Non era abbastanza ricco per te?»

M'irrigidii alle sue parole, spalancando la bocca. «Come hai detto, perdonami?»

«Ti ho chiesto se Michael non era abbastanza ricco per te, tutto qua. – replicò Leonard con un tono acido che m'irritò come non mai – E rispondi alla mia domanda, è maleducato tacere e sviare la conversazione.»

Scesi dal muretto, incrociando le braccia al petto. «Spero che tu non sia serio in questo momento altrimenti ti metto le mani addosso e non sarà per darti piacere! Come puoi insinuare che io pensi al denaro quando si tratta dei miei sentimenti?»

Il ragazzo dai capelli ricci alzò un sopracciglio. «Ho fatto solo una domanda innocente.»

«No Leonard, era una maledetta frecciatina simile a quelle che mi fa mia madre riguardo a noi due. – risposi determinata, puntandogli un dito contro – Forse non ti è chiaro che sono la tua ragazza perché mi piaci, non m'interessa se sei più ricco di Dio.»

Lui scosse la testa, alzandosi in piedi e torreggiando su di me. «Non sviare la conversazione. Stiamo parlando di Michael, non di noi due, Evangeline. Smettila di evitare la mia domanda.»

Strinsi le mani a pugno, assottigliando gli occhi. «No, siamo stati insieme per poco perché lui voleva solo portarmi a letto per poi scaricarmi e passare alla prossima verginella che aveva una cotta per lui.»

Leonard mi guardò attentamente, tornando a sedersi sul muretto. «E non era abbastanza ricco per te?»

Fui sul punto di gettarmi su di lui e prenderlo a schiaffi, ma mi costrinsi a mantenere le mani al loro posto lungo i miei fianchi e mi morsicai il labbro inferiore, dondolandomi sui talloni. Odiavo il suo comportamento in quel momento e non capivo come potesse essere così acido tutto d'un tratto. Cos'avevo fatto per trasformarlo così?

«Che cazzo ti prende, Leonard?» strillai furiosa.

Lui afferrò entrambi i miei polsi, digrignando i denti. «È stato lui la tua prima volta?»

Ero più confusa di prima. «Sì, cazzo, è stato lui. Ora mollami, mi stai facendo male!»

Il ragazzo affondò le dita nella mia pelle ed io piagnucolai. «Ha flirtato con te per tutto il tempo e tu non te ne sei accorta, o sei stata zitta perché ti piaceva. – percepii l'odore dell'alcool nel suo alito – Che c'è, ti piace attirare l'attenzione degli altri uomini?»

«Leonard, per favore, mi stai per rompere i polsi. – sussurrai gli occhi che pizzicavano – Mi sono accorta che Michael ha fatto di tutto per attirare la mia attenzione ma non l'ho degnato di uno sguardo proprio perché non mi interessa nulla di lui. Io voglio solo te, lo sai.»

Strinse ancora la presa su di me ed io cominciai a tremare. Ecco uno dei motivi perché odiavo l'alcool e bevevo solo due dita di vino quando uscivo con le mie amiche; non mi piaceva quando le persone diventavano violente a causa dell'ebbrezza e sinceramente non avevo mai pensato che Leonard potesse arrivare a quel punto. Per quanto mi eccitasse essere picchiata in camera da letto, non volevo essere vittima di una violenza a causa dell'alcool. Io cercai di liberarmi con gli occhi lucidi e feci un passo all'indietro, ma il ragazzo m'impedì di muovermi; le sue dita premettero nella mia pelle e sapevo che il giorno successivo, o già alla fine del turno, mi sarei trovata qualche livido violaceo sui polsi.

«Non l'hai fermato né ti sei lamentata.» rispose Leonard, avvicinando il suo viso al mio.

Abbassai lo sguardo, percependo il mio cuore battere rapidamente. «Lascia i miei polsi, amore, ti prego.»

E finalmente le sue dita allentarono la presa su di me fino a lasciarla del tutto, ma le sue braccia mi circondarono i fianchi e il ragazzo mi bloccò contro di lui, impedendomi anche solo di fare un passo all'indietro. Sollevai la testa e incontrai i suoi occhi verdi più scuri che scintillavano sotto la luce fioca del piccolo faretto sopra alla porta che ci separava dal locale. Leonard era ubriaco e aveva avviato un litigio che sarebbe proseguito finché non fosse tornato sobrio; io ero preoccupata perché avrebbe dovuto guidare dal locale fino a casa sua. Non mi avrebbe mai permesso di utilizzare la sua auto, perciò avrei dovuto aspettare finché non fosse stato del tutto sobrio.

«Evie, non hai fatto una piega quando ti ha chiesto il Sex On the Beach.» continuò Leonard.

Gli accarezzai i capelli con la mano sinistra ma lui si allontanò, aggrottando le sopracciglia.

«Amore, si è sempre comportato in quel modo. Io voglio solo te, non m'importa di Michael.»

Leonard sospirò rumorosamente, lasciando la presa su di me. «Non è abbastanza ricco per te.»

Lo fissai senza rispondere e mi sentii improvvisamente uno schifo. Davvero credeva che fossi fidanzata con lui solo per i soldi o era l'alcool a parlare? Si dice sempre che quando si è ubriachi si tende a dire la verità, perciò magari Leonard era davvero convinto che io puntassi ai suoi soldi, come dicevano Diana e mia madre. Ma ormai, in tre mesi di relazione, dovrei avergli spillato un patrimonio quando in realtà era Leonard a spendere soldi per farmi dei regali che io non chiedevo. Okay, forse avevo fatto di tutto per costringerlo a prendermi la borsa di Louis Vuitton della collezione privata ma non avevo chiesto l'abito di Yves Saint Laurent. Avevo sempre pagato per ogni cosa, non gli avevo mai permesso di offrirmi nulla.

«Non m'importa dei tuoi soldi, credevo l'avessi capito ormai. – sussurrai, sedendomi sul muretto – Sto con te perché mi piace passare il tempo insieme a te, perché mi fai sentire bene e amata, perché ti am..»

Mi zittii, non volevo confessargli i miei sentimenti mentre era in quelle condizioni ma Leonard parve accorgersi delle mie parole perché i suoi occhi guizzarono subito sul mio viso. La sua espressione s'addolcì e fece un passo in avanti per accarezzarmi il viso, ma quando le sue dita sfiorarono le mie guance, i suoi occhi si oscurarono di nuovo e il suo volto si contorse in una smorfia rabbiosa. Tornò indietro e scosse la testa, sbuffando.

«Cazzate, cazzate. Anche Diana diceva di amarmi e poi mi ha tradito. È finita a letto con Simon.»

Ne avevo abbastanza, non volevo più parlare con lui fino alla fine del turno. Scesi dal muretto e senza nemmeno rispondere alla sua affermazione, spalancai la porta sul retro del locale e m'intrufolai nel corridoio, incamminandomi a passo svelto e con gli occhi lucidi verso il salone principale. Forse con il lavoro al bar sarei riuscita a distrarmi un po' dalle parole di Leonard che mi avevano ferita. Mi asciugai le guance umide con i dorsi delle mie mani e tirai su con il naso, percependo i passi affrettati del mio fidanzato dietro di me ma non lo degnai di uno sguardo, salendo sul piccolo gradino che divideva il bancone del bar dal resto della sala. Georgia mi lanciò un'occhiata preoccupata a cui risposi con un piccolo sorriso e mi avvicinai ad un cliente che appoggiò i gomiti sul bancone, cercando di attirare la mia attenzione. Ero furiosa perché avevo permesso a Leonard di rivolgersi in questo modo a me ma al tempo stesso ero ferita dalle sue parole perché aveva messo in discussione i miei sentimenti, era convinto che dicevo di amarlo solo per poi ferirlo come aveva fatto Diana ma evidentemente non capiva che io ero l'opposto della sua ex moglie. Non avrei mai avuto il coraggio di andare a letto con qualcuno diverso da lui, non mi sarei mai permessa nemmeno di lasciarlo visto che era l'unico uomo a farmi sentire così bene prima d'ora. Maledizione, a causa di un po' d'alcool, avevamo litigato in quel modo.

«Evie, stai bene? – domandò Georgia, sciacquando un calice nel lavabo – Sembri sconvolta.»

Versai del succo d'arancia nel bicchiere, sospirando rumorosamente. «Lascia perdere, Leonard è ubriaco.»

La ragazza fece una smorfia, asciugandosi le mani con uno straccio. «Oh mi dispiace. Vuoi che ti copro il resto del turno? Io non ho problemi, tanto non c'è molta gente al bar questa sera.»

Scossi la testa con vigore, alzando lo sguardo davanti a me e notai Leonard sedersi al tavolo di prima insieme al resto dei suoi amici che cominciarono a fargli domande, probabilmente su cos'era successo, mentre lo sguardo di Michael era rivolto a me. I suoi occhi azzurri bruciavano sulla mia pelle in modo alquanto fastidioso ed io sospirai, appoggiando il bicchiere di Black Russian sul balcone per poi consegnarlo al cliente che s'incamminò al suo tavolino, sorseggiando il cocktail. Odiavo quella situazione. Una volta concluso il litigio per Diana, c'era stato quello per mia madre e ora che finalmente mia madre era a casa, in Norvegia, Leonard aveva deciso di rovinare la nostra tranquillità con dell'alcool. Che rabbia, pensai infastidita.

«No, non ti preoccupare. Se rimango qui, riesco a distrarmi un po'. – spiegai con un piccolo sorriso, sussultando quando mi trovai Michael davanti – E tu che vuoi adesso?»

Lui fece una smorfia, lanciando un'occhiatina alla ragazza al mio fianco. «Niente, volevo parlarti.»

Io sollevai un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. «Io non credo sia una buona idea. Cosa non ti è chiaro del fatto che sono fidanzata con Leonard?»

Georgia si spostò per non ascoltare la mia conversazione ed io mi morsicai il mio labbro inferiore, tentata di afferrare la mia collega per il braccio per evitare di farla allontanare. Non volevo che mi lasciasse sola con il mio ex fidanzato che cercava di approcciarmi di nuovo e con il mio attuale fidanzato, dall'altra parte del locale, che mi fissava come se fosse pronto ad uccidermi nonostante l'alcool in corpo. E non sapevo come fare per allontanare Michael il più possibile da me. Più di trattarlo male e insultarlo, non avevo idea di come comportarmi.

«Lo so, l'ho capito! Non ti preoccupare, non sto cercando di strapparti via da lui. – disse Michael, agitando la mano sinistra a mezz'aria – Avete litigato per colpa mia?»

Lo fulminai con lo sguardo, incrociando le braccia al petto. «Non credo siano affari tuoi.»

Il ragazzo fece spallucce, sedendosi su uno degli sgabelli. «Puoi prepararmi un Gin tonic, per favore?»

Afferrai un bicchiere da sotto il bancone, cercando la bottiglia di gin e quella di acqua tonica dal piccolo armadietto dietro di me per poi versare la quantità indicata; lasciai cadere qualche cubetto di ghiaccio all'interno del recipiente e consegnai il cocktail, senza nemmeno la fetta di lime, al mio ex ragazzo che mi fissava con attenzione, seguendo ogni mio movimento con lo sguardo.

«Grazie, Evie. – prese il bicchiere, roteando il liquido all'interno – Non pensavo che Leonard potesse essere così geloso, non sto nemmeno cercando di portarti a letto con me.»

Mi sciacquai le mani umide, aggrottando le sopracciglia. «Stiamo insieme, è normale sia un po' geloso. Lo sarei anche io se si presentasse qui la sua ex moglie e flirtasse con lui davanti a me, non credi? E adesso sparisci, non voglio vederti più qui al bancone se non per ordinare da bere.»

E mi spostai verso la cassa del bancone, seguendo Georgia che si posizionò al mio fianco e mi copriva da Michael; il ragazzo restò per qualche secondo seduto sullo sgabello con il bicchiere in mano e poi fece una risata, dirigendosi di nuovo verso il tavolo dove Leonard e gli altri stavano ancora discutendo. Il mio fidanzato si girò per un momento verso di me e sollevò il bicchiere a mezz'aria, segno che voleva un altro Long Island ma io scossi la testa e gli preparai un bicchiere d'acqua. Non avevo alcuna intenzione di permettergli di peggiorare il suo umore con ulteriore alcool, perciò afferrai il recipiente di vetro e m'incamminai verso il suo tavolo, sospirando rumorosamente senza distogliere lo sguardo da Leonard. Gli consegnai il suo bicchiere d'acqua e lui lo afferrò, poi lo annusò e fece una smorfia.

«Non ti ho chiesto dell'acqua, Evangeline.» disse acidamente.

Io sollevai un sopracciglio. «Ed io non voglio prepararti un altro cocktail. Sei già abbastanza ubriaco.»

Simon mi lanciò un'occhiata preoccupata a cui risposi con un sorrisetto. «La tua ragazza ha ragione, Stiles, forse è il caso che tu beva quell'acqua e te la faccia bastare per il resto della serata.»

Leonard si girò verso di me, mi squadrò dall'alto al basso e scosse la testa. «Lei non è la mia ragazza.»

Mi si mozzò il respiro a quelle parole e il mio cuore si strinse in una morsa dolorosa. Avevo sentito bene o forse la musica mi stava leggermente offuscando la mente e l'udito? Deglutii a vuoto e vidi Niall sbarrare gli occhi, poi diede una pacca alla spalla del mio fidanzato che fece una smorfia e sorseggiò l'acqua nel suo bicchiere. Fui tentata di prendere uno dei drink dei suoi amici e rovesciarglielo addosso, ma riuscii a tenermi le mani nelle tasche degli shorts che indossavo. Mi avvicinai a Leonard e gli passai una mano fra i capelli, strappandogli un mugolio di piacere perché sapevo quanto adorasse quando qualcuno gli accarezzava i riccioli in quel modo.

«Ogni tanto Leonard ha voglia di scherzare. – dissi con un sorriso, baciandogli una guancia – Sei troppo ubriaco, ti conviene chiamare un taxi e tornare a casa perché io non ho intenzione di guidare la tua macchina.»

Il ragazzo sospirò appena, massaggiandosi le tempie. «Cristo, ho mal di testa.»

Michael scoppiò a ridere ed io lo fulminai per l'ennesima volta con lo sguardo. «Tu sta' zitto.»

Niall si girò verso di me, guardandomi attentamente. «Gli ho preso le chiavi della macchina, guiderò io. Credo sia meglio portarlo via adesso prima che possa chiedere all'altra barista qualche cocktail. – disse il ragazzo dai capelli biondi, sospirando appena – Tu devi rimanere con lui stanotte?»

Annuii, guardando l'orologio. «Sì, dovrei passare tutto il weekend con lui ma finisco il turno al bar fra mezz'ora, quindi dovrai aspettare ad andare via. È un problema?»

Il ragazzo scosse la testa, finendo di bere il suo Alexander. «No, non ti preoccupare.»

Lo ringraziai con una pacca sulla spalla e mi girai di nuovo verso Leonard che mi fissò con un piccolo sorriso sulle labbra, poi allungò la mano verso di me e mi accarezzò il fianco. Poi mi attirò contro di lui e mi strappò un bacio, sfregando il suo naso contro la mia guancia.

«Quindi torni a casa con me? Mi farai un pompino prima di dormire?» domandò con voce rauca.

Simon scoppiò a ridere, incrociando le braccia al petto. «Dio, è completamente fuori di testa.»

Arrossii leggermente, annuendo. «Devo imparare a non esagerare con la vodka e il rum nei Long Island.»

E prima che Leonard potesse pronunciare qualche altra parola o chiedermi altro, tornai dietro al bancone.

***
13 maggio.

Aprii la porta dell'ingresso della villa di Leonard con la chiave che gli avevo rubato dalla tasca ed entrai, accendendo la luce per permettere a Niall e a Simon di sdraiare il mio fidanzato sul suo divano. Sistemai quindi i cuscini in modo che non fossero troppo spiegazzati e mi mordicchiai il labbro inferiore, osservando Leonard lamentarsi con gli occhi chiusi mentre si sdraiava sul divano. Il ragazzo dai capelli biondi poi si avvicinò a me ed io gli gettai subito le braccia al collo perché era l'unico ad aver capito i sentimenti in quel momento. Sapeva che ero furiosa per ciò che aveva detto prima Leonard riguardo al pompino e al tempo stesso ferita perché per un momento non mi aveva considerata la sua fidanzata, ma sapevo che era tutta colpa dell'alcool che aveva ingerito, in particolare dei due Long Island che gli avevo preparato io e del Martini che invece aveva preparato Georgia mentre io avevo fatto un salto al bagno.

Niall ricambiò l'abbraccio e mi fece una breve carezza ai capelli, per poi girarsi verso Leonard che schiuse la bocca in una smorfia divertita. Io mi girai e mi avvicinai anche a Simon, stringendogli una mano. Non volevo che Leonard potesse anche solo pensare che avevo toccato troppo il suo migliore amico, lo stesso che era finito a letto con la sua ex moglie; non era il caso di litigare ulteriormente, soprattutto non mentre il suo umore era in continuo cambiamento per l'ebbrezza.

«Grazie sul serio, ragazzi. Se non fosse stato per voi, l'avrei fatto dormire nei privè del Secret Dreams. – dissi io con un sorriso, mordicchiandomi il labbro inferiore – Adesso ci penso io a lui. Ha bisogno di una bella doccia e poi di altra acqua, è completamente fuori di testa.»

Mi sedetti al fianco del mio fidanzato che si girò su un fianco, avvolgendomi un braccio intorno al bacino per poi appoggiare la testa sulle mie cosce. Io chiusi gli occhi con un sospiro e mi girai verso i suoi due amici che, dopo avermi salutata, uscirono dalla porta dell'ingresso che si chiuse con un tonfo. Quando mi assicurai di essere rimasta sola, tirai un forte schiaffo sulla spalla di Leonard che sbarrò gli occhi e fece una smorfia di dolore, lamentandosi per ciò che avevo fatto. Era stato fortunato a non ricevere la sberla sul viso, non l'avevo fatto solo perché era ubriaco e meritava un po' di compassione ma ero così furiosa che non sarei potuta rimanere senza far niente, dovevo sfogarmi in qualche modo. Poi mi sporsi verso di lui e stampai un bacio sulla sua mano sinistra, cominciando ad accarezzargli i capelli con la punta delle mie dita; portai la testa all'indietro contro lo schienale del divano e sospirai, permettendo al ragazzo sdraiato al mio fianco di accoccolarsi contro di me. I pensieri iniziarono ad affluire nella mia mente con rapidità: io ero innamorata, per la prima volta, di un milionario che era stato sposato fino a quattro anni prima; aveva una moglie che cercava di rovinare sia lui che il suo impero economico, mentre io avevo una madre che cercava di convincere il mio fidanzato a darle dei soldi per aprire un ristorante ad Oslo, la mia città natale. E, ciliegina sulla torta, il mio ex fidanzato aveva deciso di tornare alla carica; era un amico del mio attuale ragazzo e aveva deciso di scatenare una discussione tra me e Leonard, flirtando con me davanti a tutti. Era assurdo.

«Leonard, ti porto un po' d'acqua?» domandai sottovoce.

Il ragazzo aprì gli occhi, fissandomi. «Sei sempre così gentile con me.»

Le mie guance si scaldarono per l'imbarazzo. «Sei il mio fidanzato, voglio farti stare bene.»

«Se solo non fossi così giovane e non fossimo fidanzati da poco tempo, ti avrei chiesto di sposarmi.» Sussurrò lui con voce flebile, tossendo subito dopo e girandosi a pancia in su.

Io gli accarezzai i capelli, sapendo che era l'alcool a parlare per lui. «Hai sete, amore?»

Leonard scosse la testa, schiudendo le labbra rosse. «No, sto bene così. Con la testa sulle tue gambe e la faccia nelle tue tette, credo di essere in Paradiso!»

Soffocai una risata, continuando ad attorcigliare i suoi riccioli intorno alle mie dita. «Amore, vuoi andare a letto, così stiamo più comodi? – domandai con un sorriso, cercando di alzarmi – E così possiamo spogliarci, farci le coccole senza vestiti e baciarci.»

Leonard cercò di alzarsi dal divano, annuendo con vigore. «Certo, ma la mia ragazza non deve saperlo. – la sua voce era strana, rauca – E no, non voglio spogliarmi. Non voglio tradire Evang.. Evie, Evie. Dovresti conoscerla, ti assomiglia parecchio ed è molto, molto bella. Poi ha un culo impressionante e delle tette.. non devo pensarci, altrimenti mi viene duro e non posso tra-tradirla con te.»

Fui tentata di ridere, ma non potevo o avrei rovinato il momento. E così era convinto che non fossi Evie quando in realtà ero proprio io? Assurdo cosa l'alcool potesse fare alla mente delle persone, pensai con un sorriso divertito sulle labbra, ma non mi dispiaceva perché dimostrava quanto Leonard tenesse a me. Decisi distare al gioco, sembrava divertente strappargli quelle confessioni dalla bocca. Un minuto prima era furioso, quello dopo non si rendeva nemmeno conto di essere a casa sua. Vivo, anche se ubriaco.

«Wow, quindi ha delle curve molto prosperose. – risposi con un sorriso, aiutando Leonard a scendere dal divano senza farlo inciampare nel tappeto – Seguimi, andiamo in camera.»

Lui fece una smorfia, avvolgendo un  braccio intorno alle spalle. «So benissimo dov'è il mio letto, siamo a casa mia, giusto? O il tuo appartamento è uguale al mio? Wow, abbiamo gli stessi gusti.»

Scossi la testa, ignorando le sue parole, e strinsi con forza il braccio intorno al suo bacino mentre cercai di trascinarlo con me verso la scalinata che conduceva al piano superiore. Leonard salì lentamente i gradini con entrambi gli occhi chiusi, contando solo sul mio aiuto, ed io vacillai; per quanto avessi qualche accenno di muscoli sulle braccia, non ero in grado di sollevare un uomo che pesava il triplo di me e che si appoggiava completamente su di me. Passammo quasi cinque interi minuti sulla rampa di scale che ci separava dalla camera da letto ma finalmente raggiungemmo la stanza, quindi condussi il ragazzo verso il suo letto e prima di spingerlo sul materasso, gli aprii la camicia. Lui crollò all'indietro e sbadigliò rumorosamente, rotolando sul fianco senza distogliere lo sguardo offuscato dall'alcool da me.

«Sei Evie, vero?» domandò.

Io mi sfilai la maglietta bianca dai fianchi, lanciandola a terra. «Sì, amore. Sono io.»

«Mi sposi?» chiese ancora, sbadigliando subito dopo.

Lo fissai per qualche secondo, sperando che fosse ironico, ma la sua espressione sembrava alquanto seria e la sua voce non tremava. Pareva tornato lucido in meno di dieci secondi e non sapevo se esserne contenta o meno; mi stava davvero chiedendo di sposarmi dopo solo venti giorni di relazione e tre mesi di frequentazione? Mi morsicai il labbro inferiore e salii sul letto, sdraiandomi al suo fianco con una mano appoggiata sulla sua fronte ma lui afferrò le mie dita con le sue, portandosele alle labbra. Posò un bacio sul mio anulare ed io rabbrividii a quel gesto perché non avevo mai provato una sensazione simile. Ero così innamorata.

«Leonard, sei ubriaco. Chiudi gli occhi e prova a dormire, amore.» sussurrai con un sorriso.

Lui scosse la testa, baciando di continuo la mia mano. «Sposami, Evie. Sei perfetta per me.»

Io lo guardai con attenzione e poi sospirai, annuendo. Non era il caso di rifiutarlo, visto che non mi sembrava una cattiva idea passare il resto della mia vita al suo fianco nonostante fosse ancora molto presto, però era tutto così affrettato. Fortunatamente Leonard era ubriaco, e il giorno dopo non si sarebbe ricordato nulla.

«Va bene, amore. Ti sposo. Adesso dormi, però.»

E pronunciate quelle parole, Leonard chiuse gli occhi per qualche secondo. Io posai un bacio sulla sua fronte e gli accarezzai una guancia con il dorso della mano, per poi scendere dal letto e incamminarmi nel bagno. Accesi la luce e aprii la pochette di prodotti da bagno che avevo lasciato a casa di Leonard, visto che ormai vivevo nella sua villa per tutta la durata del weekend per poter lasciare la camera libera a Melanie e Francisco. Afferrai il flaconcino di latte detergente con cui mi struccai, facendo attenzione a non spruzzarlo nei miei occhi, e fissai con attenzione il mio riflesso nello specchio davanti a me. Quella serata era stata una delle più pesanti che avessi mai vissuto prima d'ora ed era tutta colpa dell'alcool. Lavorare al bar era quasi più faticoso di ballare sul palco all'interno del nightclub, soprattutto perché dovevo occuparmi del mio fidanzato che adorava bere qualche bicchiere in più di cocktail piuttosto che sbavare su di me a ritmo di musica. E per fortuna che Niall e Simon, senza contare Michael, avevano deciso di farci visita altrimenti non sarei riuscita a tornare a casa. Quando Leonard decideva di esagerare con i drink, capitava solo nelle prime due ore dei miei turni e non le ultime due perciò a mezzanotte era già tornato sobrio, riuscendo ad arrivare a casa. Con un sospiro, mi asciugai il viso umido con un telo bianco morbido; avevo tolto le ciglia finte e ogni residuo di makeup dal mio viso, perciò mi lavai anche i denti con il mio nuovo spazzolino e sputai nel lavandino, fissando subito dopo la mia immagine nello specchio davanti a me.

Avevo delle orribili occhiaie che non ero riuscita a coprire nemmeno con il correttore perché per correggerle sarebbero servite almeno venti ore di sonno in più, ma sapevo che anche quella notte non sarei riuscita a chiudere occhio. Maledizione, sarei dovuta andare da un medico prima o poi per farmi prescrivere qualche rimedio o qualche sonnifero che mi permettesse di dormire. Melanie era convinta che la mia insonnia fosse dovuta alla relazione con Leonard, ma io non volevo incolparlo di un problema così grave: poteva essere lo stress dell'Università o del problema che si era creato con mia madre, perciò decisi di lasciare il mio fidanzato fuori da qualsiasi supposizione. Dopo aver fatto pipì, uscii dal bagno e spensi la luce. Salii sul materasso accanto al mio ragazzo e mi intrufolai fra le sue braccia aperte, appoggiando la testa sul suo petto; ascoltai il lento battito del suo cuore e i suoi respiri scandire ogni secondo che passava, riuscendo a tranquillizzarmi all'istante. Sembrava assurdo che un essere umano potesse avere un tale effetto su un altro, eppure era proprio quello che faceva l'amore. Mi aveva reso dipendente da Leonard, mi aveva trasformato in una sanguisuga bisognosa di attenzioni ogni minuto che passava e al tempo stesso bisognosa di cedere altrettanto affetto per rendere la mia metà contenta. E vedere Leonard felice era una delle sensazioni più belle che ci potessero essere perché mi faceva sentire in pace con me stessa. Osservai il viso rilassato del mio ragazzo e lo accarezzai ancora, stampando un piccolo bacio sulle sue labbra schiuse; l'odore di alcool mi penetrò nelle narici e mi costrinse ad allontanare il viso dal suo. Il giorno successivo avrebbe vomitato anche l'anima, pensai.

«Non sai quanto ti amo, riccone sfacciato. E sei un idiota se pensi che io stia con te per il denaro, perché mi sarei dovuta fidanzare con Maxime Paulson al liceo, visto che è quasi più ricco di te. Eppure sono qui al tuo fianco, non ti lascio nemmeno ora che sei in condizioni disgustose. Sai perché? Perché ti amo, ti amo più di quanto tu possa immaginare e ne sono terrorizzata. Non ho mai amato nessuno prima d'ora, non so come ci si comporta in una relazione e mi sembra assurdo dire che ti amo solo dopo venti giorni che stiamo insieme eppure.. eppure i miei sentimenti sono più forti di un semplice 'mi piaci'. Tu mi hai addirittura chiesto di sposarti, quindi sei tu quello che sta correndo. – sussurrai al suo orecchio, baciandogli una guancia – E odio quando bevi, ma sei un uomo grande e vaccinato perciò non posso costringerti ad evitare gli alcolici. Sappi che domani non ho alcuna intenzione di tenerti i capelli, altrimenti vomiterò anche io e non è il caso che io mi riduca come te.»

Poi mi accoccolai al suo fianco, riuscendo ad addormentarmi.

***
13 maggio.
Ore 9.

Aprii gli occhi nel momento in cui una luce fioca dalla finestra mi colpì gli occhi e sospirai, passandomi una mano sulla fronte quando mi accorsi che Leonard, sdraiato al mio fianco, era ancora immerso nel mondo dei sogni perciò sgattaiolai giù dal letto e mi intrufolai nel bagno. Non accesi la luce per evitare di svegliarlo e mi passai una mano sul viso, fissando la mia immagine allo specchio: avevo finalmente dormito e anche se per sole quattro ore, era meglio di niente. Avevo riposato i miei occhi e andava bene così. Mi sciacquai subito il viso con l'acqua del rubinetto e mi massaggiai le guance, sollevando poi lo sguardo sullo specchio davanti a me nel momento in cui percepii qualche rumore dalla camera da letto. Quindi mi asciugai rapidamente con un telo colorato e uscii dal bagno, chiudendo la porta e spegnendo la luce. Leonard si rotolò sul fianco destro sul letto e mi guardò con un'espressione assonnata, gli occhi praticamente socchiusi e le labbra strette.

«Buongiorno bell'addormentato.» sussurrai.

Salii sul materasso e m'inginocchiai accanto al mio fidanzato che mugolò dolorante, sollevando la testa dal cuscino per poi sedersi con le gambe incrociate. Si passò una mano fra i capelli e mi guardò per un momento, massaggiandosi il ventre con la mano libera.

«Non ricordo niente e ho lo stomaco sottosopra.» replicò lui.

Mi lasciai sfuggire una risata, sporgendomi verso di lui per baciargli la fronte. «Vado a prenderti dell'acqua e un frutto con cui fare colazione, così ti passa la sbornia più in fretta.»

Leonard tornò a sdraiarsi, nascondendo il suo viso contro il cuscino. «Mi viene da vomitare.»

Scesi dal letto, scuotendo la testa con un sorriso. «Allora vai in bagno perché io non ho intenzione di pulire il pavimento dal tuo vomito, capito? – borbottai, avvicinandomi alla porta – Cosa preferisci mangiare?»

Il ragazzo fece una smorfia e si lamentò di nuovo, rotolando a pancia in giù. «Scegli tu, non cambia.»

Uscii dalla camera da letto dopo aver ridacchiato e scesi rapidamente la rampa di scale che conduceva al piano inferiore, poi entrai nella cucina e mi avvicinai al portafrutta. Cercai la mela più bella e appetitosa, poi la sciacquai con l'acqua nel lavabo e l'asciugai con un fazzoletto; aprii il frigo e recuperai una bottiglia d'acqua da mezzo litro, incamminandomi di nuovo su per le scale. Odiavo avere a che fare con Leonard in quelle condizioni però al tempo stesso era divertente perché, dopo ciò che era successo la sera prima in discoteca e ciò che mi aveva detto, si meritava una punizione. Non mi avevo definito la sua fidanzata, mi aveva detto che puntato solo al suo portafoglio proprio come avevano fatto mia madre e la sua ex moglie, però forse era stato l'alcool a farlo parlare in quel modo. Ma la cosa che mi aveva lasciato più scioccata di tutto fu la sua proposta: mi aveva chiesto di sposarlo dopo meno di venti giorni di relazione, dopo tre mesi di appuntamenti. Certo, non l'aveva fatto seriamente visto che l'alcool gli aveva sicuramente offuscato la mente, però non mi aspettavo di certo quella domanda dopo così poco tempo. Ed io, come una stupida, avevo accettato. Non se lo ricorderà di sicuro, pensai con il cuore in gola. Entrai in camera da letto con la mela nella mano sinistra e l'acqua nella destra, ma trovai Leonard piegato in avanti con il viso nel water intento a vomitare l'anima. Io appoggiai il tutto sul suo comodino e poi seguii il mio fidanzato, inginocchiandomi dietro di lui; gli afferrai i capelli con delicatezza, tenendoli lontani dal suo viso per evitare che si sporcassero, e stampai un bacio sulla sua schiena.
«Perché mi hai lasciato bere così tanto, amore?» sussurrò Leonard, pulendosi la bocca con un fazzoletto.

Scoppiai a ridere alla sua domanda, accarezzandogli la nuca. «Sei stato tu a costringere Georgia a prepararti un cocktail mentre io ero in bagno quindi non provare ad incolparmi.»

Il ragazzo vomitò di nuovo ed io arricciai il naso, nascondendo il viso dietro la sua schiena. Se c'era una cosa che non avevo mai sopportato sin da quando ero bambina, era proprio il vomito. Il rumore, l'odore e semplicemente l'azione mi disgustava, mi rivoltava lo stomaco e mi provocava brividi di fastidio ma non potevo abbandonare il mio ragazzo nel bagno. Mi portai quindi l'altra mano sulla bocca e poi mi alzai dal pavimento del bagno, prendendo la bottiglia d'acqua che avevo lasciato sul comodino di Leonard per porgergliela. Aveva bisogno di bere almeno metà di quel mezzo litro o sarebbe stato ancora peggio.

«È colpa del whiskey che ho bevuto prima di venire al locale. – borbottò, tossendo – Non avrei dovuto ordinare due Long Island e.. cazzo, non ricordo neanche cos'ho chiesto a Georgia.»

Aiutai Leonard ad alzarsi dal pavimento e gli afferrai il braccio sinistro, facendolo sedere sul bordo della vasca per poi porgergli la bottiglia d'acqua. Lui svitò il tappo e cominciò a bere, massaggiandosi di tanto in tanto le tempie con la punta delle dita; io mi sedetti al suo fianco e gli baciai la spalla nuda, accarezzandogli poi la gamba sinistra mentre una goccia d'acqua scivolò sul suo petto. Nonostante fosse mezzo addormentato e intontito per la sbornia, sembrava deciso a stuzzicarmi. O forse ero io a fare certo pensieri. Mi mancava fare sesso con lui, anche se era successo solo il giorno precedente nella mia camera del dormitorio con Melanie nel bagno. Era stata una sveltina meravigliosa ma diamine, avevo bisogno di più calma per potermi godere il corpo del mio ragazzo a contatto con il mio e la sua bocca ovunque su di me. Ma non potevo, non in quel momento. Ero ancora ferita dalle sue parole e arrabbiata per il modo in cui mi aveva trattato al locale.

«Non ci pensare troppo, d'accordo? – dissi, porgendogli anche la mela – Mangia e poi bevi ancora.»

Leonard chiuse la bottiglia d'acqua, addentando il frutto. «Ho combinato qualche cazzata?»

Soffocai una risata, stringendo le labbra. «Hai solo detto cose che potevi benissimo evitare, amore.»

«Oh Dio, che ho detto? Ti ho fatto del male?» chiese preoccupato, ingoiando il boccone di mela.

Risalii con la mano sul suo viso, mordicchiandomi il labbro inferiore. «Non ti preoccupare, pensa a farti passare la sbornia, okay? – risposi con un sorriso – Non è stato..»

«Cazzate, che ho detto?» borbottò Leonard.

Io lo fissai, arrossendo. «Hai detto che voglio solo i tuoi soldi, che non sono la tua ragazza ed eri convinto che non avessi rifiutato Michael perché mi piace attirare l'attenzione degli uomini.»

Il mio fidanzato sbarrò gli occhi, portandosi la bottiglia sulla fronte. «Sono un coglione, mi dispiace tanto amore, l'alcool mi ha dato alla testa. Spero tu non mi abbia preso seriamente.»

Alzai le spalle con un sorrisetto, scuotendo il capo. «Tranquillo, so bene che sei un coglione.»

Lui fece una smorfia, sporgendosi verso di me per baciarmi. «Dovresti avere pietà del tuo fidanzato.»

«Evitavi di bere così tanto. – replicai, accarezzandogli una guancia – E non provare a baciarmi, hai bisogno di una doccia e di lavarti i denti perché non hai un buon profumo.»

Leonard si alzò dal bordo della vasca. «Va bene, ma prima devo chiederti una cosa.»

Io mi girai verso di lui, sistemandogli i capelli arruffati. «Certo, dimmi.»

«Mi sposi, vero?»

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