Capitolo 7.

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Make you wanna hear me talk, see me walk,
See me fuck, see me suck a lollipop.
Wanna get messy?
I’ll make you hot, make you rock.
I’ll leave the world in shock.
I’m a tease, I’m your fuel.
I just wanna see you drool on your knees, pretty please.


8 Febbraio.

Evangeline.

Erano circa le otto del mattino quando aprii gli occhi. Mi svegliai di soprassalto quando percepii una goccia di sudore scivolare lungo la mia colonna vertebrale. Non era normale che a febbraio ci fosse così tanto caldo di note, non a Londra sorpattutto, eppure in quell’istante stavo sudando come non mai. Poi le immagini della notte precedente assalirono la mia mente: Leonard che mi baciava, che accarezzava la mia schiena e massaggiava le mie spalle, che scivolava fra le mie cosce e posava piccoli baci sul mio interno coscia e poi io mi addormentai senza nemmeno accorgermene. Qualcosa di morbido poi solleticò il mio naso che arricciai, infastidita, e soffocai una risata; girai il viso il viso da un lato per sfuggire a quella carezza ma mi accorsi di avere Leonard spalmato addosso. Era ancora addormentato e le sue labbra erano aperte, appoggiate sulla mia clavicola mentre la sua lingua premeva sulla mia pelle senza malizia. La sua testa era nascosta nell’incavo del mio collo mentre i suoi riccioli scuri erano sparsi sul mio viso. Avrebbe dovuto tagliarli di qualche centimetro, pensai, ma poi a che cosa mi sarei aggrappata io durante i suoi assalti con la bocca alla mia zona intima? Quel pensiero mi fece ridere ma riuscii a trattenermi per evitare di svegliare il ragazzo, quindi sollevai il braccio libero e gli accarezzai la testa, sospirando appena.

Avevo trascorso l’intera notte insieme a lui ed ero così felice: non mi ero mai sentita così bene prima d’ora dopo una notte con un ragazzo, era una sensazione stranissima. Dopo i tre round di sesso selvaggio, avevamo deciso di rilassarci sul divano con un buon film scelto su Netflix ma prima che potesse cominciare, Leonard mi caricò sulle sue spalle e mi riportò in camera da letto, riprendendo la sua tortura con la bocca alle mie parti intime. Insomma,nessuno dei due riusciva a togliere le mani dall’altro; eravamo troppo eccitati, troppo vogliosi l’uno dell’altro che nemmeno durante la seconda doccia della serata riuscimmo a stare lontani. Leonard mi consigliò di entrare per prima nella doccia, in modo che lui potesse calmarsi un attimo ed evitare di assalirmi, ma nel momento in cui io uscii dalla cabina di vetro con un accappatoio addosso, lui spalancò subito la porta e mi prese contro la parete, scopandomi.

Era stato bellissimo. E dopo la nostra meravigliosa scopata, avevamo trascorso il resto del tempo a baciarci e ad accarezzarci come una coppia. Ma ciò non mi dispiaceva affatto: le labbra di Leonard erano una droga per me e avrei desiderato baciarle per il resto dei miei giorni. Erano morbide, delicate, soffici e tutte da mordere, carnose e aderivano perfettamente alla mia bocca come un puzzle. Ma la cosa più eccitante dei suoi baci erano i rumorosi gemiti di piacere che uscivano dalla sua bocca quando chiudevo le mie labbra intorno alla sua lingua e la succhiavo, facendolo impazzire d’eccitazione.
Infilai  la mano libera fra i suoi capelli riccioli e piegai la gamba su cui non era sdraiato, costringendolo a scivolare leggermente verso di me e a spostare la sua testa. Iniziai ad accarezzare la sua nuca con le mie unghie senza fargli del mal e abbassai lo sguardo sul suo viso, osservando le sue labbra incurvarsi in un debole sorriso mentre i suoi occhi tremolarono. Si stava svegliando, pensai, perciò mi chinai con fatica in avanti a causa della mia posizione scomoda e lo baciai piano sulla bocca, non riuscendo a resistere a quelle splendide labbra carnose. Leonard scivolò verso il basso e si girò su un fianco, portando il suo braccio intorno alle mie spalle. Schiusi le labbra e feci una smorfia: stava cercando di soffocarmi senza accorgersene? Cercai di alzargli il gomito, visto che bloccava il mio collo, ma lui non si mosse di un centimetro quindi calciai appena la sua gamba con la punta del mio piede e Leonard sollevò di scatto la testa, confuso.

«Che c’è? Che succede?»

La sua espressione mi fece ridere: aveva gli occhi leggermente socchiusi, le labbra aperte ma incurvate in una smorfia addormentata e le sopracciglia scure aggrottate. Non riuscii a trattenere un sorriso, così lo baciai di nuovo ma lui si oppose, rotolando a pancia in su al mio fianco con gli occhi chiusi.

«Buongiorno, bell’addormentato.» sussurrai con un sorriso.

Leonard si portò il cuscino sul viso, sbuffando. «Non baciarmi adesso o finirò per scoparti di nuovo, piccola, e sarà solo per il mio piacere. Non per il tuo.»

Scoppiai subito a ridere per le sue parole e mi sedetti sul materasso con le gambe incrociate, fissando il ragazzo completamente nudo fuori dalle coperte con il cuscino premuto sul viso. Il mio sguardo si soffermò per un istante sulla semierezione che svettava fra le sue cosce e arrossii leggermente. Certo, l’avevo già vista e toccata molte volte nella stessa sera ma fissarlo in quel modo mi metteva a disagio così abbassai la testa. Sapevo che gli uomini al mattino spesso si svegliavano in quelle condizioni, ma non pensavo che Leonard avesse la forza di avere un’altra erezione dopo tutto ciò che avevamo fatto la notte precedente. Era ammirevole, pensai divertita.

«Perdonami, non avevo intenzione di svegliarti. – replica, rivolgendomi al suo pene – Mi dispiace.»

Lui si girò verso di me, lanciandomi il cuscino che schivai prontamente con una risata, ma lui fu più veloce di me e afferrò la mia caviglia, attirandomi contro di lui. Mi lasciai sfuggire un grido dalla bocca per la sorpresa e Leonard salì sul mio corpo, schiacciando la mia schiena sul materasso, per poi sollevare la mia gamba destra e appoggiarla sulla sua spalla. Aggrottai le sopracciglia e cominciai a pizzicare la spalla del ragazzo, percependo i muscoli della mia coscia destra pizzicare per lo sforzo di quella posizione.

«Leonard! Molla la mia gamba, mi fai male!» strillai.

Lui scoppiò a ridere e scosse la testa, cominciando a posare piccoli baci sul mio collo mentre portò la mano sotto al mio piede, piegandomi la gamba. Io urlai di nuovo e mi divincolai dalla sua presa, rotolando sul suo corpo con le mani appoggiate alle sue spalle. Leonard avvolse le braccia intorno ai miei fianchi e continuò a ridere senza distogliere lo sguardo dal mio viso, pizzicandomi le anche ad ogni leggero movimento che facevo. Si divertiva ad infastidirmi alle otto del mattino?

«Sei noiosa, continui a lamentarti! – borbottò lui, spostando la sua mano verso i miei capelli – Forse dovrei zittirti in qualche modo, che ne dici?»

Alzai gli occhi alle sue parole e scossi il capo, piegandomi in avanti con il viso. Stampai un lungo bacio sulle sue labbra ma lui non mi permise di allontanarmi, portando la mano dietro la mia nuca e costringendomi a rimanere incollato alla sua bocca. Il suo profumo m’invase le narici e il suo calore mi fece sudare ancora di più: avevo bisogno di un’altra doccia, non riuscivo a capire perché sentissi così caldo nonostante fossimo fuori dalle lenzuola e fosse febbraio. Sapevo che lui non aveva alcuna intenzione di lasciarmi andare perciò circondai il suo collo con le mie braccia, approfondendo il nostro bacio con la mia lingua che s’intrufolò nel suo palato e s’intrecciò alla sua. Leonard mi piegò piano la testa all’indietro e mi baciò con più foga.

Esplorò la mia bocca con la sua lingua, spedendo mille scintille in tutto il mio corpo, e mugolai rumorosamente. Un calore liquido affluì fra le mie cosce e fui tentata di fare l’amore con lui in quell’istante senza preservativo, ma non era il caso visto che non prendevo né la pillola né sapevo se fosse sieropositivo o che altro perciò cercai di calmare i miei istinti. Ma Leonard non sembrava della stessa opinione perché rotolò di scatto sopra al mio corpo, bloccandomi di nuovo contro il materasso con il suo corpo muscoloso. Le sue labbra ricoprirono e accarezzarono le mie con maestria, costringendole a schiudersi ancora una volta per permettere alle nostre lingue di unirsi. Lo sentii gemere di piacere per quel bacio così focoso così sollevai le gambe e mi aggrappai al suo corpo con le cosce, abbandonandosi e concentrandomi sul bacio. Il suo membro premeva di continuo contro la mia intimità ed io sussultai, strusciandomi appena contro di lui; sentii la sua punta strofinare piano sul mio clitoride ed io gemetti, quasi staccando la mia bocca dalla sua, senza fiato. La tensione fra le mie cosce arrivò quasi al limite e i miei pensieri si focalizzarono solo su una cosa, quando lui si allontanò dalle mie labbra per potermi guardare negli occhi. Il suo respiro era affannoso e la sua espressione era stravolta, così come le sue pupille che ricoprivano quasi totalmente l’iride. Era eccitato oltre ogni misura, non poteva negarlo, ma sapevo che si stava trattenendo.

«Leonard..»

Lui mi zittì con un bacio a stampo, scendendo dal letto. «Ho bisogno di una doccia fredda, piccola.»

Soffocai una risata, coprendomi la bocca con la mano. «D’accordo, prendi tutto il tempo che ti serve. Io intanto chiamo Melanie per avvertirle che sto bene e sono viva, altrimenti morirà di preoccupazione.»

Scesi anche io dal materasso e mi infilai la maglietta di Leonard che giaceva sul pavimento, perciò mi girai verso di lui e lo raggiunsi in un secondo; stampai un lungo bacio sulle sue labbra morbide e poi uscii dalla sua camera da letto, scendendo la rampa di scale che conducevano al piano inferiore dove si trovava il salotto. Sentii Leonard chiudersi nel bagno della sua camera, così io accelerai il passo e andai a prendere la borsa che avevo lasciato vicino al divano; tirai fuori il cellulare e lo sbloccai. Era quasi scarico, perciò mi guardai intorno alla ricerca di una presa elettrica per poter attaccare il mio caricabatterie, e ne trovai una accanto al televisore così mi avvicinai, collegando il caricatore al muro. Infilai il cavo nel mio telefono che s’illuminò e vidi due messaggi da parte di Melanie, così senza nemmeno guardarli, decisi di chiamarla. Sapevo che il sabato mattina si svegliava presto per poter andare a fare shopping, come le avevo suggerito io, da Victoria’s Secret, perciò mi avrebbe di sicuro risposto al primo colpo. Digitai il suo numero di telefono e mi portai il cellulare all’orecchio.

«Ah, ma allora sei viva!»

Ridacchiai alla voce squillante della mia coinquilina. «Sì, un po’ dolorante ma sono viva! Scusa Mel, so che avrei dovuto chiamarti ieri sera prima di dormire ma non credo avresti gradito una telefonata alle quattro del mattino.»

«Come mai sei andata a letto così tardi? Leonard ti ha tenuto sveglia, mh?» domandò in tono malizioso.

Immaginai la sua espressione e scoppiai a ridere di nuovo. «Già, ti racconterò tutto più tardi.»

«Non hai un po’ di tempo per anticiparmi qualcosa? – chiese di nuovo – Dai, per favore! Sono troppo curiosa, avete passato un’intera notte insieme dopo cinque giorni! Avrete fatto faville, scommetto.»

Arricciai il naso alle sue parole.
«Faville è dire poco, Mel. Ti dico solo che è stato bellissimo.»

«Chi è bellissimo?»

E prima che potessi rispondere alla mia coinquilina, Leonard sbucò dalla rampa di scale con un asciugamano intorno ai fianchi e il corpo ricoperto di piccole goccioline d’acqua che bagnavano la sua pelle, mettendo in risalto i tatuaggi scuri. I suoi capelli ricadevano sulle sue spalle, incollati al suo collo e in parte alla sua fronte, mentre con una mano stringeva un asciugamano più piccolo che si passò prima sulle spalle e poi sulla nuca, arruffandosi i ricci. Mi si mozzò il respiro, era stupendo. Restai a fissarlo con il cellulare appoggiato al mio orecchio, non sapendo che cosa fare dato che mi aveva colta sul fatto mentre parlavo con Melanie.

«Evie? Tutto bene? Che succede?»

La voce della mia coinquilina mi risvegliò. «Uhm.. ti chiamo dopo, Mel.»

E chiusi la telefonata, contro le proteste di Melanie che mi gridò di non riattaccare. Ma che si aspettava? Che continuassi a parlare con lei della mia notte con Leonard quando avevo il ragazzo davanti a me, bellissimo e coperto solo da un misero telo bianco che sarebbe caduto con un soffio? Mi leccai il labbro inferiore con il cuore sul punto di scoppiare dall’eccitazione e percepii le mie guance scaldarsi per l’imbarazzo. Leonard mi aveva scoperta mentre parlavo di lui con la mia coinquilina. Appoggiai quindi il mio cellulare sul mobile accanto al televisore, lasciandolo sottocarica, e mi portai entrambe le mani sui fianchi senza distogliere lo sguardo dal volto del ragazzo; lui sollevò un sopracciglio e si passò l’asciugamano sul viso, piegandolo e stringendolo nella mano sinistra.

«Allora? Chi è bellissimo?» domandò.

Le sue labbra s’incresparono in un sorriso malizioso e la sua espressione cambiò di nuovo. Io abbassai lo sguardo, non riuscendo a trattenere una piccola risata nervosa, e scossi la testa; mi portai una mano fra i capelli e li ravvivai, facendo un passo in avanti per raggiungere Leonard.

«Niente che ti possa interessare. – risposi, alzando la testa – Cose da ragazze.»

Lui aggrottò le sopracciglia, prendendo la mia mano destra. «Stavi parlando di me?»

Feci una smorfia alle sue parole, mentendo. «No, non sei il centro dei miei pensieri.»

Il ragazzo ridacchiò, attirandomi al suo corpo bagnato. «Fingerò di crederci, d’accordo.»

Gli pizzicai il braccio sinistro, riuscendo a liberarmi dalla sua presa ferrea, e m’incamminai nella cucina del suo appartamento in punta dei piedi. Percepii i passi lenti di Leonard dietro di me perciò accesi la luce, notando che le finestre di quella stanza erano molto più piccole rispetto a tutte le altre, ma il sole di quella mattina filtrava comunque. Le nuvole erano grigie ma non sembrava una giornata di pioggia, pensai con sollievo, ma chissà. Il tempo era imprevedibile.

«Vuoi fare colazione? – domandò Leonard, aprendo il frigorifero – Ho del bacon, del burro, delle uova che possiamo preparare.»

Io mi girai verso di lui. «Non hai freddo in quelle condizioni?»

Lui fece spallucce, estraendo la confezione di uova che appoggiò vicino ai fornelli. «Sopportabile.»

Mi avvicinai al ragazzo e cercai di spingerlo fuori dalla cucina. «Vai ad asciugarti i capelli e a vestirti, non è il caso che tu ti prenda un’influenza solo perché desideri mostrare che sei un uomo alpha.»

Alle mie parole, Leonard esplose in una risata fragorosa che rimbombò in tutta la stanza. Vederlo sorridere in quel modo con le due tenere fossette sulle guance mi riempì il cuore di gioia: era così bello, non l’avevo mai visto così divertito prima d’ora, eppure la mia non era una battuta così stupida. Restai a fissarlo con le labbra schiuse e lui riuscì a calmarsi un attimo, portandosi una mano alla bocca.

«Io sono un uomo alpha, piccola. – chiese, scuotendo la testa – Credo di avertelo dimostrato più volte.»

Lo schiaffeggiai sulla spalla, sbuffando. «Sparisci dalla mia vista e torna con dei vestiti addosso.»

Leonard avvolse un braccio intorno ai miei fianchi. «Non ti piaccio come mamma mi ha fatto?»

Mi coprii il viso con le mani quando sentii un lieve fruscio e subito dopo il suo membro sfiorare le mie cosce, perciò cercai di sfuggire dalla sua presa e mi avvicinai al frigorifero girata di schiena. Leonard ridacchiò di nuovo e poi finalmente uscì dalla cucina, lasciandomi da sola. Ero scioccata, da quando si comportava in modo così gioco con me? Forse avevamo stretto un rapporto anche d’amicizia, più o meno, con l’intera notte che avevo trascorso a casa sua e la cosa mi fece piacere. Perciò, per ringraziarlo dell’ospitalità e anche di altro, decisi di preparargli la colazione. Rovistai nella credenza vicino al lavabo alla ricerca di una pentola per cuocere il bacon e le uova, quindi aprii la prima portella ma trovai solo tazzine da caffè e bicchieri; ne presi due e li lasciai sul bancone di marmo dove avevamo mangiato qualche ora prima. Mi sembrava assurdo di essere finita nella casa di uno degli uomini più ricchi di tutto il mondo per farci sesso, era incredibile. Mi avvicinai ai fornelli e mi inginocchiai accanto al forno, aprendo l’anta dell’armadietto dove finalmente trovai una serie di pentole diverse; ne cercai due abbastanza piatte e non alte che appoggiai sui fornelli, rialzandomi da terra. Mi avvicinai al frigorifero e recuperai la confezione di bacon che avevo intravisto prima, aprendola; misi sul fuoco le due pentole e, una volta si furono scaldate abbastanza, lasciai scivolare alcune gocce d’olio che scricchiolò.

Poi presi alcune fette di bacon e le lasciai cuocere all’interno della padella, dedicandomi alla rottura di altre due uova nella pentola accanto; le sbattei rapidamente all’interno di una ciotola e le versai nella padella, facendo attenzione che non si bruciassero. Un flash illuminò il mio corpo per un istante e mi girai di scatto, trovando Leonard con il suo cellulare in mano: mi inquadrò di nuovo e scattò un’altra fotografia nell’istante in cui lo guarda, confusa. Che stava succedendo?

«Leonard?»

Lui guardò per un momento lo schermo del suo telefono e poi sorrise. «Sì, piccola?»

Adoravo quando mi chiamava in quel modo, era così dolce. «Come mai mi hai fotografato?»

Fece spallucce, appoggiando il cellulare sul tavolo. «Sembravi così concentrata che non sono riuscito a trattenermi, avevi un’espressione adorabile! E poi sei bellissima.»

Arrossii per le sue parole, voltandomi per controllare che le due padelle non bruciassero. «Grazie, sei molto gentile ma anche tu non sei male, signor Stiles.»

Lui mi sorpassò e notai che indossava un paio di pantaloncini corti grigi con una canottiera nera, ma i suoi capelli erano ancora bagnati ma legati in un codino appena dietro la sua nuca. Era così affascinante, non riuscivo a capire come potesse essere interessato in una ragazza come me, non ero minimamente alla sua altezza. Con un sospiro, mi avvicinai ai fornelli e girai il bacon che scricchiolò mentre Leonard prese due piatti e apparecchiò il tavolo; poi cercò la confezione del pane che infilò nel tostapane e recuperò una bottiglia di succo d’arancia, posizionandola in mezzo ai piatti. Poi si avvicinò a me e mi avvolse un braccio intorno ai fianchi, posando una serie di piccoli baci sul retro del mio collo; chiusi per un istante gli occhi e rabbrividii, leccandomi il labbro inferiore.

«Potrei assumerti come cuoca personale. – mormorò con la bocca sulla mia pelle – Che ne dici? Ti pagherò molto bene, profumatamente, anche in natura se ti va.»

Arrossii alle sue parole. «No, meglio il denaro. La natura non è così soddisfacente.»

Lui mi morse il collo, strappandomi una risata. «Non dicevi così questa notte dopo i sei orgasmi che hai avuto ma hey, chi sono io per giudicare una bellissima donna come te?»

«Chi ti dice che non ne ho finti la metà? – replicai determinata, mescolando le uova – Ah, uomo alpha.»

Leonard scosse la testa, appoggiando il mento sulla mia spalla. «Me lo dicevano le tue gambe che tremavano per le mie spinte, la tua bocca che mordeva la mia pelle, le tue lacrime di piacere che hanno bagnato il mio collo, il tuo calore che mi string..»

Sollevai entrambe le padelle a mezz’aria, sbuffando. «E anche le uova con il bacon sono pronte!»

Afferrai i due piatti vicini al lavabo e ci versai dentro le uova, lasciando mezza porzione in più al ragazzo dietro di me che mi baciò la spalla; poi spostai tre fette di bacon in entrambi i piatti, girandomi verso di lui con un sorriso sulle labbra. Andai a sedermi al suo fianco con la mia porzione di cibo davanti agli occhi e gli baciai una guancia, prendendo in mano le posate.

«Grazie, signorina Rønning. – disse Leonard, poi aggrottò le sopracciglia – Aspetta un attimo.»

Alzai lo sguardo, perplessa. «Che c’è?»

«A che ora devi tornare al Campus?» chiese ancora.

Io feci spallucce, mangiando un pezzetto di bacon. «Non ho un orario preciso.»

Lui sorseggiò il suo succo d’arancia, appoggiando il bicchiere vicino al mio. «D’accordo, abbiamo ancora un po’ di tempo per stare insieme allora. – rispose ed io arrossii – Devi fare una doccia?»

Annuii alla sua domanda, finendo di mangiare la mia colazione. «Sì perché a quanto pare questa notte qualcuno ha deciso di dormire su di me. Mi ha fatto sudare.»

Leonard arricciò il naso, pulendosi la bocca con un tovagliolo. «Disse la ragazza che mi ha sbavato sul sulla fronte per tutta la notte.»

Spalancai la bocca. «Io non sbavo quando dormo! Sei un bugiardo!»

Gli lanciai il mio fazzoletto accartocciato e lui scoppiò a ridere, evitandolo. «Ne sei proprio sicura?»

Aggrottai le sopracciglia, sollevando il bicchiere, e a quel gesto Leonard sbarrò gli occhi. Credeva davvero che gli avrei lanciato anche quello? Finsi di tirare il braccio all’indietro e lui si coprì il viso con una mano, poi scoppiai a ridere e scossi il capo, bevendo il mio succo d’arancia. Non avrei mai potuto scagliargli quella cosa addosso, non mi sarei mai permessa di fargli del male né di rompere una cosa che apparteneva a lui, non era giusto.

«Smettila di stuzzicarmi, so bene che di notte non sbavo. Posso tirare calci, è vero, ma non sbavo.» dissi in tono deciso, leccandomi il labbro inferiore.

Leonard allungò la sua gamba destro sotto al tavolo, accarezzandomi il polpaccio con il suo piede; io ebbi un sussulto e sbattei le palpebre, imbarazzata per quel contatto così improvviso. Lui mangiò l’ultimo boccone di uova che avevo cucinato e lo ingoiò, pulendosi la bocca con un tovagliolo ma senza smettere di stuzzicarmi con il suo piede sulla mia gamba. Stava cercando di provocarmi? Erano solo le nove del mattino, quasi, non era il caso di fare sesso ancora una volta. Le mie cosce imploravano pietà e la mia intimità, benché fosse pronta ad accogliere di nuovo Leonard, pizzicava per tutto lo sforzo che avevo fatto la notte precedente. Il mio corpo aveva bisogno di almeno un’intera giornata per riprendersi, non ero abituata a fare tutto quel sesso in una sola notte.

«Domani sei libera?» chiese Leonard.

Io sbattei le palpebre, scuotendo il capo. «No, sono impegnata con Melanie. Devo aiutarla ad organizzare una cosa per lei e il suo fidanzato perciò non posso uscire, ormai ci siamo organizzate da un paio di giorni quindi non posso tirarle il pacco.»

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, osservandomi. «Uh, che cosa? Un regalo?»

Arricciai il naso, dondolando il capo. «Diciamo di sì, è un regalo un po’ particolare.»

«Sono curioso, posso sapere di che si tratta?» domandò con un sorriso.

Io mi alzai dal tavolo, prendendo il mio piatto vuoto che riposi nella lavastoviglie accanto al frigorifero; poi mi sciacquai le mani e le asciugai nel piccolo telo bianco che avevo lasciato sul lavandino, poi tornai da Leonard e mi sedetti sulle sue gambe come se niente fosse. Ci stavamo comportando come due fidanzati, era così strano ma maledettamente piacevole che quasi non volevo ritornare al Campus. Era così bello poter passare del tempo a scherzare e a fare l’amore con un uomo meraviglioso come lui, ma prima o poi sarei dovuta tornare alla mia realtà fatta di libri di Università, lezioni per esami e lavoro, lavoro per guadagnare soldi.

«Fra due settimane Melanie partirà con il suo fidanzato per Copenaghen dato che è il loro terzo anniversario da quando si sono fidanzati e lei mi ha chiesto un consiglio su che cosa regalargli. – risposi, accarezzando la guancia ruvida del ragazzo – E siccome stanno avendo dei piccoli problemi a letto, visto che non fanno sesso da quasi due mesi o forse più anche se lei non vuole ammetterlo, le ho suggerito di comprarsi un completo intimo di pizzo e di fare uno strip tease al suo fidanzato.»

Leonard alzò un sopracciglio, appoggiando la forchetta nel suo piatto vuoto. «E tu vuoi insegnarle qualche mossa per far impazzire questo ragazzo, scommetto. Beh, quale altra donna potrebbe aiutarla se non una spogliarellista professionista come te?»

Arrossii alle sue parole, scuotendo la testa. «Non sono una professionista, dai. Comunque ci proverò, ma lei è davvero troppo impacciata quindi dovrò limitarmi ad insegnarle come eccitare il suo ragazzo con uno sguardo, sculettare e spogliarsi in modo sexy.»

«Perché non mi mostri quello che vorresti insegnarle?» chiese, portando una mano sulla mia coscia.

Gli pizzicai il braccio destro. «Ho bisogno di riposo, questa sera devo lavorare. Non posso permettermi di avere altri lividi, James mi ha detto che avrò tre persone nel privè oggi.»

Alle mie parole, Leonard s’irrigidì.

«Ah già, oggi è sabato. Sarai tu a fare uno degli spettacoli.»

Sospirai appena, mettendomi seduta sulle sue gambe con le cosce aperte.

«Già, sfortunatamente. Ci sarai stasera al locale? Verrai a vedermi?»

Lui mi guardò per un istante, poi la sua espressione s’addolcì. «Certo, piccola. Se me lo chiedi in questo modo, potrei addirittura prenotarti nel privè.»

Alzai gli occhi al cielo, sorridendo.

«Meglio di no, altrimenti domani non riuscirò a muovermi e passerò la giornata con Melanie che mi tortura, riempiendomi di domande.»

«Come ha fatto questa mattina, scommetto.» rispose lui.

Io lo guardai, leggermente confusa dalle sue parole, ma poi mi ricordai che mi aveva scoperta mentre parlavo al cellulare con lei della notte che avevo appena trascorso con lui. Le mie guance si tinsero di un rosa accesero e si scaldarono visibilmente per l’imbarazzo, così abbassai lo sguardo e mi mordicchiai il labbro inferiore, non sapendo bene come rispondere. Ormai aveva capito che la mia coinquilina sapeva della mia ‘relazione’ con lui perciò perché continuare a mentirgli?

«Non le ho ancora detto nulla, se questo ti rassicura. – replicai, baciandolo a stampo – Certi dettagli preferiscono tenerli per me senza condividerli con nessuno.»

Leonard accarezzò la mia schiena, strofinando il naso contro il mio.

«Sono stato bravo questa notte?»

Catturai il suo labbro inferiore con i miei denti, mordendolo appena.
«Bravo è dire poco.»

«Non dirlo ad alta voce, potrei gasarmi un po’ troppo. – disse lui, sorridendo – Sai, sei la prima ragazza a cui permetto di salire in camera mia e di dormire con me.»

Io lo guardai per un istante, arrossendo. «Davvero? Mi sento onorata, wow.»

La mia mente si riempì di domande: perché aveva deciso di portare me allora? E perché tutte le donne con cui era andato a letto non erano mai salite di sopra? C’erano delle stanze al piano di sotto che io non avevo visto? Che differenza c’era fra le camere giù e quelle su? Aggrottai le sopracciglia e appoggiai una mano al centro del petto del ragazzo, osservando la sua espressione rilassarsi.

«Scommetto che ti stai chiedendo cosa c’è di sotto.» disse Leonard.

Io mi mordicchiai il labbro inferiore, annuendo. «Uhm.. sì, più o meno.»

Lui mi baciò il naso e poi mi fece scendere dalle sue gambe. «Te lo mostro direttamente, che ne dici?»

«D’accordo, come preferisci tu. – replicai, arrossendo quando lui afferrò la mia mano destra – Mi devo preparare psicologicamente ad una camera della tortura?»

Il ragazzo scosse la testa, trascinandomi verso la porta dell’ingresso del suo appartamento ma invece di aprirla, prese una chiave dal piccolo mobile accanto all’entrata e mi condusse verso un’altra porta; fece scattare la serratura e la spalancò, accendendo una piccola luce che illuminò delle scale ripide. Io rabbrividii per una ventata gelida che salì dal piano di sotto ma mi feci coraggio, seguendo Leonard giù per la rampa; strinsi con forza la sua mano, preoccupata di poter scivolare sugli scalini, quando raggiungemmo entrambi un pianerottolo illuminato da una lampadina bianca al centro sul soffitto. I muri erano vuoti, non c’erano fotografie o altro ed io ero convinta che Leonard mi avesse portata nella sua taverna ma quando spalancò un portone di metallo pesante, spingendolo verso il muro, un forte odore di disinfettante penetrò nelle mie narici, portandomi ad arricciare il naso. Ciò che mi trovai davanti non era proprio quello che mi aspettavo.

Ero convinta che mi avrebbe condotta in una stanza tipo quella di Christian Grey, la cosiddetta “camera del piacere”, invece era molto, molto peggio. Il pavimento e le pareti erano fatte entrambe di pietra gelida, c’erano solo una piccola lampada di cristallo che scendeva dal soffitto e illuminava l’intera stanza. Al centro si trovava un enorme letto con un materasso nero come la pece, delle lenzuola bianche e dei cuscini rossi come il sangue mentre sul pavimento, anch’esso di pietra, si trovava un tappeto nero con piccoli decori dorati. Leonard strinse con forza la mia mano nella sua, girandosi per un istante verso di me in cerca di una possibile reazione, ma io restai a fissare quella stanza senza emettere un solo suono. Come avrei dovuto reagire? Avevo capito che l’indole di Leonard fosse quella di un dominatore, sapevo che infliggere dolore lo eccitava oltre ogni immaginazione ma non avrei mai pensato che potesse possedere una stanza simile. Il mio sguardo vagò sulle pareti ricoperte da corde di seta, cinghie di metallo e di pelle, una croce di Sant’Andrea appoggiata in un angolo, barre divaricatrici, frustini, canne di rattan e un piccolo armadio nero. Mi si bloccò il respiro. Non sapevo cosa fare, cosa dire, come comportarmi.

«Le altre donne dormivano qui.»

La voce di Leonard mi sembrò diversa, più rauca e grave. I suoi occhi guizzarono sul mio viso ed io deglutii a vuoto, non avendo il coraggio di lasciare la presa della sua mano per paura di farlo arrabbiare o addirittura rattristire perciò mi limitai ad annuire. Ero senza parole. Cos’avrei potuto dire? Una parte di me era intenzionata a scappare il più lontano possibile, ma l’altra desiderava rimanere e capire cos’erano tutti quegli oggetti, provarli sulla mia pelle, permettere a Leonard di rovinarmi in ogni modo perché volevo vederlo felice. Ma come potevo concedermi a certe pratiche con una persona che conoscevo da solo qualche giorno e con cui passavo il tempo a fare sesso? Inspirai profondamente e mi mordicchiai il labbro inferiore, accarezzando il dorso della sua mano con il mio pollice. La sua espressione si rilassò visibilmente quando feci quel gesto e si lasciò sfuggire un breve sospiro: aveva capito quanto fossi combattuta in quell’istante.

«Vuoi andartene?»

La sua domanda mi svegliò dai miei pensieri. «No.»

Ed era vero, non avevo alcuna intenzione di scappare via. Ciò che avevo appena visto era scioccante, mi aveva lasciata senza parole ma non era terrificante né spaventoso. Sapevo a cos’ero andata incontro nello stesso momento in cui James mi aveva parlato di lui, dei suoi gusti sessuali perciò una semplice stanza con giocattoli del genere non mi preoccupava. Leonard annuì appena alle mie parole e si guardò intorno per un istante, poi lasciò la presa sulla mia mano e fece scivolare la sua intorno ai miei fianchi.

«Vuoi.. dare un’occhiata?» domandò Leonard.

Inspirai profondamente, sbattendo le palpebre. «Uh.. no, non credo ci sia molto da vedere.»

Lui annuì appena, mordicchiandosi il labbro inferiore. «Vuoi tornare di sopra?»

«Sì, forse è meglio. – sussurrai – Leonard..»

Il ragazzo si girò verso di me e appoggiò le sue mani sulle mie guance, baciandomi. Io chiusi i miei occhi e portai la mia mano sul suo collo, accarezzando la sua nuca con la punta delle mie dita. Come potevo andarmene in quel momento? Mi sentivo così bene fra le sue braccia, era una sensazione così strana perché non avevo mai permesso ad uno sconosciuto, ad un uomo di dieci anni più grande di me, di potermi stringere in quel modo. Ma lui era un’eccezione. La sua lingua sfiorò il mio labbro inferiore con delicatezza ed io sospirai appena, schiudendo la bocca per permettere a Leonard di approfondire il nostro bacio. La sua mano destra s’intrufolò sotto la maglietta che gli avevo rubato e sfiorò il mio sedere, poi mi pizzicò il sedere; il ragazzo si allontanò dalle mie labbra che baciò un’ultima volta e mi rivolse un debole sorriso, facendomi un cenno con il capo per poi incamminarsi fuori dalla stanza.

Io restai per qualche secondo a fissare le pareti coperte di giocattoli che non avevo mai visto e un brivido mi travolse dalla testa ai piedi, provocandomi la pelle d’oca sulle braccia. Sbattei le palpebre e uscii a passo svelto da quella camera senza dire una sola parola; aspettai che Leonard chiudesse la porta con la chiave e iniziai a salire la rampa di scale, accorgendomi di avere le mani che tremavano. Sapevo che Leonard era un amante del BDSM e anche io, mi piacevano quelle pratiche e desideravo provarle, ma forse trovarmi un uomo esperto mentre io conoscevo a malapena le basi, mi aveva scioccata. E non in modo negativo, anzi ero piacevolmente interessata. Leonard avrebbe potuto mostrarmi ogni gioco, ogni pratica, ogni piacere che il dolore può produrre in una persona.

«Ti riporto al Campus?» domandò Leonard.

Io salii l’ultimo scalino, aspettando che lui chiudesse anche l’altra porta. «Uhm.. sì, come vuoi.»

Rimase a fissarmi per qualche secondo, poi sospirò. «So che sei un po’ spaventata e..»

Lo zittii immediatamente, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. «Non lo sono, per niente.»

«Ne sei sicura? Hai una faccia.»
replicò in tono quasi infastidito.

Aggrottai le sopracciglia, scuotendo la testa. «Non ho avuto paura di quello che ho visto, è che non mi aspettavo di trovare una camera così, credevo esistessero solo nei film. Ma sono.. insomma, piacevolmente sorpresa, diciamo.»

Leonard mi guardò poco convinto. «Sorpresa?»

Sbuffai, facendo spallucce. «Sì, sembra un posto interessante. Perché non mi hai portata lì?»

Lui sfiorò la mia guancia destra con il pollice. «Non mi servono tutti quei giochi per godere insieme a te, pensala in questo modo. E poi devo trattenermi con te, poi avresti problemi con James a causa mia e non sarebbe una bella cosa. Meriti di tenere il tuo lavoro.»

Piegai la testa, arrossendo leggermente per le sue parole. «Uhm.. grazie, credo.»

«Vorresti venire in questa stanza, prima o poi?» domandò.

Restai in silenzio per qualche secondo, poi annuii con vigore. «Sì, mi piacerebbe.»

Leonard alzò un sopracciglio, poi mi rivolse un piccolo sorriso. «Quando James ti darà qualche giorno libero, me lo dirai e ci organizzeremo in qualche modo. Sarà molto divertente, piccola.»

**


8 Febbraio.

Evangeline.

Melanie uscì dal bagno della nostra stanza con la lingerie che aveva comprato il giorno precedente da Victoria’s Secret e quasi mi soffocai con la mia stessa saliva. Aveva scelto un bellissimo completo in pizzo rosso fuoco: il reggiseno era palesemente push up, il che l’aiutava a mettere in risalto il suo seno piccolo ma sodo, e le mutandine avevano la stessa fantasia del ricamo. Gli autoreggenti le arrivavano appena sopra il ginocchio e si chiudevano con una piccola rosellina sulla coscia.

Francisco sarebbe letteralmente impazzito, ne ero sicura al cento per cento, quindi rivolsi un sorriso smagliante alla mia migliore amica che si coprì al meglio con le mani, scoppiando in una risata nervosa.

«Non mi sento a mio agio con queste cose addosso. – borbottò, sedendosi sul letto e usando un cuscino per coprirsi – Come potrò mostrarmi a Francisco in queste condizioni? Sembro una bambolina.»

Alzai un sopracciglio, scuotendo la testa. «Beh, è questo l’effetto che vuoi ottenere. E comunque il colore ti si addice alla perfezione, il completo ti sta benissimo. Perché sei così imbarazzata? Ti ho visto in condizioni decisamente peggiori, ricordatelo.»

Melanie fece una smorfia e si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Lo so, ma non mi sono mai svestita per un uomo. Come fai a dire che Francisco sarà contento?»

La guardai perplessa, evidentemente non si rendeva conto di quanto fosse sensuale. «È attratto da te ed è il tuo fidanzato, come fai a dire che non sarà soddisfatto o eccitato alla vista della lingerie? I ragazzi amano il pizzo, soprattutto se addosso ai loro partner.»

La mora scosse il capo, dondolando i piedi giù dal letto. «Non lo so, non sono più così convinta. – alzò lo sguardo su di me, sbattendo le palpebre – E poi il reggiseno mi va grande, cosa posso fare?»

Sbuffai. «Ti sta bene così, non iniziare a farti questi problemi.»

«Come fai ad essere così tranquilla, tu? Ti sei già vestita così per qualcuno?» chiese con le sopracciglia aggrottate.

Io m’irrigidii alla sua domanda, sapendo benissimo che avrebbe proseguito con le domande finché non le avessi rivelato la verità perciò annuii brevemente e mi mordicchiai il labbro inferiore. Scesi dal materasso e aprii un cassetto, afferrando il mio completino di pizzo blu che avrei indossato quella sera per il mio spettacolo al Secret Dreams, e mi rintanai nel bagno. Lo indossai rapidamente e mi sciolsi i capelli sulle spalle, notando di aver lasciato il mio cellulare sul lavandino perciò lo afferrai. Accesi la fotocamera e mi posizionai davanti allo specchio. Avevo voglia di provocare un po’ Leonard, visto che dopo essersi fermato davanti al mio campus, aveva deciso di assalirmi nella sua macchina, stuzzicandomi e portandomi verso l’orgasmo per poi negarlo e cacciarmi via. Maledetto. Mi scattai una fotografia, girata di profilo in modo da mostrargli quanto leggere fossero quelle mutandine di pizzo azzurre, e poi gli mandai subito la foto senza esitare. Chissà come avrebbe reagito. Uscii dal bagno con il mio cellulare in mano e aprii  le braccia, mostrando a Melanie il mio completino preferito.

«Questo ha conquistato Leonard, mia cara. – dissi con un sorriso, girandomi di schiena – Non devi avere vergogna del tuo corpo perché è perfetto per quel colore e quel tipo di modello, ti sta davvero benissimo come a me dona questo. Francisco impazzirà proprio come ha fatto Leonard, perciò non hai nulla di cui preoccuparti. Devi smettere di farti mille problemi per nulla, perché non farai nemmeno in tempo ad uscire dal bagno della stanza che avrete a Copenaghen che lui ti sarà addosso. Fidati di me, d’accordo? Conosco abbastanza bene la mente maschile, meglio di quanto tu possa immaginare.»

Melanie mi guardò con la bocca aperta, scioccata. «Da quanto hai questa roba nel cassetto? E perché la indossavi a lavorare?»

Schiusi le labbra, non sapendo bene come risponderle. «Uh.. diciamo che sapevo che avrei conosciuto qualcuno a lavorare, perciò mi faccio trovare sempre pronta. – mormorai, mentendo spudoratamente visto che non andavo mai a letto con nessuno la prima volta – E a quanto pare, ho fatto bene ad indossare questo completino domenica scorsa.»

Lei mi guardò perplessa, poi annuì con vigore. «D’accordo, mi hai convinta di nuovo. – rispose – Lo vedrai di nuovo questa sera a lavoro?»

«Uh, credo di sì. Ha detto che sarebbe passato a fare un giro, ma non penso andrò da lui.» dissi.

Melanie si mordicchiò il labbro inferiore. «Perché no? Non abbiamo il coprifuoco oggi, goditi un’altra notte con lui finché puoi. – replicò ed io alzai un sopracciglio – E sì, Francisco verrà qui questa sera. Per questo sto cercando di cacciarti fuori dalla camera per tutta la notte.»

Scoppiai a ridere, lanciandole il cuscino. «E va bene, mi autoinviterò da Leonard.»

«Ti ringrazio, penso che questa sera parleremo del nostro problema. – disse lei – E non vorrei litigare furiosamente con lui davanti a te, né finire a fare sesso mentre stai dormendo. Mi sembra un po’ triste, non credi anche tu?»

Annuii, scendendo dal materasso per poi entrare nel bagno. «Non ti preoccupare, scrivo a Leonard adesso ma penso che accetterà di avermi intorno a lui anche stasera.»

«Ti amo, lo sai!» esclamò la mia coinquilina.

Scoppiai a ridere e mi sedetti sulla tavoletta chiusa del water, prendendo il mio cellulare collegato al caricabatterie e notai alcuni messaggi da parte di Leonard. Mi mordicchiai il labbro inferiore e, senza nemmeno leggerli, decisi di chiamare direttamente il ragazzo. Per quanto adorassi leggere messaggi eccitanti e fare chat erotiche, la voce di Leonard che pronunciava il mio nome e mi sussurrava cose sporche era da perdere la testa. Dopo qualche secondo, lui mi rispose con un gemito sonoro ed io sussultai per l’imbarazzo. Si stava forse masturbando per me? Era così senza vergogna.

«Piccola.. cazzo, sei bellissima.» mormorò senza fiato.

Io arrossii di nuovo, abbassando il volume della sua voce. «Uhm.. grazie, sei gentile. Volevo chiederti una cosa, però, che riguarda questa sera.»

Leonard ansimò di nuovo e sentii il rumore delle lenzuola. «Dimmi ma fai veloce. Sono impegnato.»

«Posso rimanere da te a dormire stanotte?» domandai senza esitare.

Ci fu qualche secondo di silenzio, poi il ragazzo gemette di nuovo. «Ti avrei costretta a rimanere a casa mia in ogni caso perciò sì, sei la benvenuta. Ma Melanie è d’accordo?»

Mi lasciai sfuggire una risata, alzandomi per mettermi davanti allo specchio. «Sì, sarà più che felice di non avermi intorno questa sera.»

«Perfetto, piccola. Allora che ne dici se ti passo a prendere? – domandò, sospirando appena – Ti porto a lavoro io, così eviti di sprecare benzina almeno oggi.»

Il mio cuore si strinse in una morsa e non riuscii a trattenere un sorriso. «Ma la sprecherai tu per me, e non mi sembra affatto giusto. Sei sicuro? Non voglio..»

«Piccola.. non è un problema per me, anzi. Passeremo un po’ di tempo insieme prima del lavoro. – disse in tono divertito ed io arrossii – Come se fosse un terzo appuntamento.»

Mi leccai il labbro inferiore, sorridendo felice. «Terzo appuntamento? Wow, signor Stiles, non me l’aspettavo da parte sua. Mi ha lasciato piacevolmente sorpresa per la seconda volta in un solo giorno, è un record per lei.»

Lo sentii ridere dall’altra parte del telefono. «Mi fai impazzire quando mi chiami ‘signore’, lo sai? Potrei quasi costringerti a rivolgerti a me in questo modo. – disse con voce rauca – Ad ogni modo, stanotte dovremo parlare di alcune cose importanti per me, d’accordo?»

M’irrigidii a quelle parole. «Certo, va bene. Nessun problema, Leo.»

«Molto bene, piccola. A che ora comincerai a lavorare questa sera?» chiese.

Io deglutii. Che cos’avrebbe voluto dirmi? Sarebbero state cose positive o negative? Era il suo modo per addolcire la pillola e costringermi a sparire dalla sua vista? Il mio cuore tremò e i battiti accelerarono, ma mi costrinsi a mantenere la calma. Non dovevo sempre essere così drammatica, magari desiderava chiedermi di avere altri appuntamenti per potermi conoscere meglio e chissà, il nostro rapporto si sarebbe potuto evolvere in un altro modo. Arrossii a quel pensiero che non mi dispiacque.

«Alle nove, ma dovrò essere là intorno alle otto per preparare alcune cose. – dissi, abbassando il tono della mia voce per evitare che Melanie mi sentisse – Devo truccarmi e fare altre cose insieme a Tyra, questa sera sono con lei.»

Leonard sospirò leggermente alle mie parole. «D’accordo, allora passerò per le sette. Andiamo a mangiare qualcosa insieme, che ne dici? Prendiamo del take away dal Drive In vicino al nightclub, parcheggio la macchina lì vicino e ceniamo insieme.»

«Mi sembra perfetto, Leonard. Un secondo appuntamento molto romantico.» ridacchiai.

Il ragazzo scoppiò a ridere insieme a me. «Sì, molto romantico. Ci vediamo fra poco, piccola.»

«A dopo, Leonard.»

Uscii dal bagno, lasciando il cellulare sul bordo del lavandino, e tornai in camera. Non avevo nemmeno bisogno di sfilarmi il completino di pizzo per il lavoro, visto che avrei usato quello per il mio spettacolo della sera, perciò mi sdraiai sul materasso e appoggiai la testa sul cuscino, infilandomi sotto le coperte che sollevai fin sotto al mio naso. Melanie si slacciò il reggiseno e si girò di schiena, piegandolo e sistemandolo in una scatola rosa con un piccolo fiocco bianco; indossò la sua maglia lunga del pigiama e si abbassò le mutandine, così io rotolai a pancia in su e mi coprii il viso con il cuscino. Era il caso di vedere il sedere della mia migliore amica.

«E così sarà il vostro terzo appuntamento.» disse Melanie.

Sapevo che avrebbe origliato la nostra conversazione. «Già, possiamo considerarlo tale.»

La ragazza si voltò nella mia direzione ed io sistemai il mio cuscino sotto la testa. «Dunque è ufficiale? Tu e Leonard state uscendo insieme?»

Scossi il capo, facendo spallucce. «Non ne ho la più pallida idea. Non pensavo che lui considerasse le nostre uscite come appuntamenti fino a ieri. Quando mi ha portato a casa sua, mi ha detto che non aveva mai permesso a nessuna donna di salire insieme a lui. Non so che cosa pensare, Mel.»

Lei fece una smorfia, sedendosi sul suo letto. «Vi conoscete da meno di una settimana, giusto?»

La sua domanda m’irritò. Lei e Francisco si erano incontrati di lunedì e la domenica della settimana successiva si erano già fidanzati, perciò lei era l’ultima persona che doveva giudicarmi. Non gliel’avrei permesso, anche se lei era l’unica a potermi aiutare nella mia situazione.

«Sì, ma non so.. cioè, io..» balbettai, non sapendo nemmeno che cosa dire.

Melanie afferrò il suo cellulare, guardò l’ora e poi lo ripose sul comodino. «Allora, ti do un consiglio. So che io dovrei essere l’ultima a parlare di questo, visto che io e il mio fidanzato ci siamo innamorati nel giro di una sola settimana, ma dovresti andare con più calma.»

La guardai perplessa, alzando un sopracciglio. «Infatti questi sono solo appuntamenti, niente di più e niente di meno. Se mai ci sarà qualcosa, di sicuro succederà molto più avanti!»

«Ti sei messa sulla difensiva. – mormorò la mora ed io alzai gli occhi al cielo – Non fare così, sto solo cercando di preservare il tuo piccolo cuoricino da una possibile delusione. Leonard è un uomo di quasi trent’anni con il mondo ai suoi piedi, soldi che escono da ogni poro della sua pelle. Sai se per lui questo è solo sesso o qualcosa di più? Riesci a capirlo?»

Scossi il capo, irritata dalle sue affermazioni. «Sta considerando le nostre uscite come appuntamenti, forse c’è qualcosa tra di noi, non credi anche tu? – domandai infastidita – Evidentemente, se continua a chiedermi di passare del tempo con lui, se si presenta dal nulla nel cortile del campus forse è un po’ interessato da me. E avevi ragione, tu sei l’unica che dovrebbe parlare di andare con calma con il proprio fidanzato perciò la discussione è chiusa. Non voglio sentire altro.»

Melanie mi guardò con le labbra strette in una linea sottile.

«Evangeline..»

Sollevai una mano a mezz’aria, scendendo dal letto. «Non c’è nient’altro da dire, Mel.»
La ragazza annuì appena senza distogliere il suo sguardo da me ma io decisi di ignorarla. Le sue parole mi avevano irritata oltre ogni cosa e non capivo perché all’inizio fosse così euforica per me, mentre in quell’istante sembrava che volesse impedirmi di vedere Leonard. Come poteva dirmi di andare con più calma con lui quando lei in una settimana si era fidanzata con uno sconosciuto? Certo, io non ero molto meglio visto che passavo la maggior parte del tempo a letto con Leonard e non a parlargli come due persone normali, ma l’attrazione fra di noi era così forte, troppo forse. E Melanie non aveva la minima idea dell’atmosfera che si creava quando io e Leonard eravamo insieme, non sapeva degli sguardi che ci scambiavamo, dei baci che ci consumavano le labbra. Lei non sapeva niente, assolutamente niente.
Aprii il mio armadio vicino al mio letto e tirai fuori la mia tuta grigia, indossandola rapidamente; poi mi legai i capelli in una coda alta e afferrai il mio zaino scuro, nascondendoci dentro la mia pochette dei trucchi, il mio caricabatterie di scorta e il mio portafoglio. Mi sarebbe servito altro? Lanciai un’occhiata a Melanie che si portò il cellulare all’orecchio e sospirai appena, chiudendo la cerniera della felpa della tuta che indossavo.
«Vai a lavoro adesso?» domandò Melanie
Annuii, guardando l’ora sulla sveglia della ragazza. «Sì, Leonard passa a prendermi.»
Non capivo perché la mia migliore amica si stesse comportando in quel modo dopo che l’avevo aiutata a trovare un’idea per stuzzicare il suo fidanzato. Da quando diceva a me di andare con più calma in una relazione, quando sapeva benissimo che non l’avrei ascoltata? Avrei fatto di testa mia per due motivi: il primo, lei non poteva assolutamente parlare visto ciò che aveva fatto con Francisco, e il secondo perché tra me e Leonard non c’era chiarezza. Non avevamo mai parlato della nostra situazione per il semplice fatto che ci conoscevamo solo da una settimana, sapevamo benissimo che sei giorni non erano moltissimo e non bisognava spesso affibbiare etichette in così poco tempo ma qualcosa mi diceva che quella sera avremmo discorso della nostra posizione. Leonard aveva portato per la prima volta una donna in casa sua, quindi forse significavo qualcosa per lui proprio come lui era importante per me, che ero finita nel letto di uno sconosciuto per la prima volta in tutta la mia vita dopo solo una serata insieme. Insomma, sia io che lui ci eravamo lanciate piccole frecciatine. Ma che voleva dire tutto quello?
«Non sei arrabbiata per quello che ti ho detto, vero? – chiese ancora, scendendo dal letto – Tu vuoi che io sia sempre sincera con te, perciò ho detto ciò che pensavo.»
Mi appoggiai le mani sui fianchi. «Mi hai infastidita, tutto qui. Dici a me di rallentare mentre tu in una settimana ti sei fidanzata. Poi metti in mezzo la questione dell’età, quando fino a qualche giorno mi hai detto che gli anni non contano molto in una relazione, e dei soldi, quando sai benissimo che non m’interessa il suo capitale. Sto passando del tempo con lui e mi piace, è un ragazzo d’oro, molto interessante e simpatico.»
«Ma è solo sesso.» replicò lei determinata
La fissai con la bocca spalancata, non aspettandomi una risposta simile da parte della mia migliore amica, e strinsi una mano a pugno, trattenendomi dal non lanciarle dietro qualcosa. Lei non sapeva nulla di me e Leonard, lei non era a conoscenza della chimica e dell’intesa che si era creata fra di noi in quei pochi giorni che eravamo stati insieme. Doveva solo tacere, pensare alla sua relazione e smettere di ficcare il naso nella mia quando la sua intenzione era quella d’infastidirmi o irritarmi.
Cercai di trattenere la mia rabbia, sbattendo le palpebre. «Questo lo dici tu.»
Lei mi guardò, poi sospirò rumorosamente. «Non lo so, Evie, non voglio che tu t’illuda.»
Arricciai il naso e mi mordicchiai la lingua, scuotendo vigorosamente la testa alle sue parole. Illudermi era l’unica cosa che non avevo mai fatto. Certi comportamenti di Leonard mi inducevano a pensare che avesse una cotta per me, altre volte pensavo che per lui fosse solo sesso ma gli sguardi, le carezze, il suo tono di voce, le sue parole, le foto che mi aveva scattato, il pranzo insieme del lunedì, il suo invito a casa sua e la camera che occupavano le altre donne nella sua taverna. Insomma, c’era qualcosa fra di noi.

«Non mi sto illudendo. Non so cosa si sta instaurando fra me e Leonard perché lo conosco da poco, ma mi piace passare del tempo insieme a lui e il sesso è meraviglioso. Lui mi fa stare bene e non solo dal punto di vista fisico, mi fa sorridere e mi fa ridere. – risposi, afferrando il mio zaino ed entrando nel bagno per prendere il mio cellulare sul lavandino – Non preoccuparti per me, so badare a me stessa meglio di quanto tu creda.»

E pronunciate quelle parole, uscii dalla nostra camera.

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