Cap IX - Festa della Vittoria

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Yoichi si stava già pentendo della sua decisione, ma un riflesso condizionato gli imponeva di tenere le labbra serrate.
Certo, era difficile non emettere un suono, mentre le mani delicate della kitsune gli percorrevano il torace. Non era mai stato muscoloso, ma era abbastanza magro e tonico da non sfigurare. L'elfo non era in grado di decifrare lo sguardo spiritato di Ren, ma a giudicare da come le sue unghie volteggiavano non doveva lamentarsi troppo.
Con una maestria innegabile, Ren stava tintillando con cinque unghiette l'ascella destra dell'incantatore, mentre con due dita ne stuzzicano il capezzolo sinistro.
Il mix di sensazioni stava scavando un solco profondo nella sua risolutezza, al punto che Yoichi sentiva fremere e scalpitare muscoli che non conosceva
«Ghiri ghiri ghiri» cantilenava la kitsune «non sapeva I capezzoli di un elfo potessero diventare così!»
Quella vocina dolce e sadica lo mandava in confusione, e Yoichi aveva già abbastanza problemi a rimanere concentrato
«Direi che abbiamo giocato abbastanza» il sorriso di Ren divenne un ghigno predatorio. Nella mano della kitsune apparve una candela
«Che vuoi fare?» Yoichi non riuscì più a star zitto, mentre la yokai accendeva la candela.
Come per vendetta, Ren decise di non rispondere; inclinò la candela e ne fece colare una goccia di cera sul capezzolo ritto dell'elfo.
Yoichi si scosse da capo a piedi, mordendosi a sangue le labbra per non gridare.
La kitsune ripeté il gesto, sommergendo l'altro capezzolo nella cera. L'elfo sentì i denti stridere, e una scarica di caloroso piacere riempirgli il petto.
Non poteva credere che una cosa del genere lo potesse eccitare, e la scoperta lo sconvolse così tanto che quasi non si rese conto della terza goccia
«Basta!» urlò, balbettando dal dolore. Incurante del tutto, Ren continuò a far colare la cera, disegnando un fiore sul petto nudo dell'incantatore
«Aaaaaah! Per favore!» la dignità di Yoichi venne sovrastata dal bisogno di allontanare il dolore «ferma! Maledizione! Fermati aaaaaaaah! Ti prego!»
Ren non fece intendere di starlo a sentire, gongolò continuando a far cadere la cera, sghignazzando
«Mmm... qualcuno qui si sta divertendo» la mano della kitsune scivolò verso l'inguine dell'elfo, mandando in fiamme la faccia di Yoichi. Perfino lui si era sorpreso di come reagisse, e in vita sua non ricordava di aver mai provato un simile picco di piacere. Sotto la stoffa delle mutande, il suo pene premeva e fremeva, prossimo a strappare la sua prigione.
Ren sghignazzò, e Yoichi per un istante credette di vedere del rossore sul suo volto. Ma si confuse con la pelliccia fulva delle orecchie e lo scarlatto dei capelli, oltre che con il sorriso malevolo.
In ogni caso, l'elfo era troppo imbarazzato, eccitato, spaventato e confuso per prestarci attenzione
«Adesso, vediamo di cogliere questo fiore» le dita di Ren calarono sui suoi fianchi, grattando piano e sensualmente.
Yoichi resse per un poco, poi risatine e altri versi emersero dalla sua bocca
«Ihihih! Mmmmm! Ihihihihihi ferma! Mmmmm maledizione! Fermatihihihihih!» l'elfo scuoteva la testa a destra e a manca, strattonando le corde che lo legavano. Il letto sobbalzava, ma Ren non accennava a essere sbalzata via dalla sua posizione
«Puoi convincermi» disse la kitsune, spostando le mani ad aggredire i capezzoli di Yoichi. Per qualche momento, la cera indurita fu una barriera, ma poi le unghie si fecero strada, raggiungendo la pelle sensibile, stuzzicata dal calore.
Yoichi sentì il proprio cervello smettere di funzionare. Spalancò la bocca, scosse la testa, mentre i muscoli prendevano vita e lottavano contro le corde
«Ahahahahahaahhaahhaahah! Noooooooooo! Ahahahaahhahaah! Fermahahahahahahahaha! Fermahahahahahahahah! Per gli dei fermahahahahahawhhaahahahah!» era appena consapevole delle sue convulsioni, dei movimenti frenetico dei suoi arti impazziti.
Ondate di piacere gli sferzavano mente e corpo, ormai incapace di intendere cosa gli accadeva. Aveva la minima consapevolezza di sé stesso, tutto ciò che capiva era di essere legato, del solletico frenetico che aggrediva il suo petto, del doloroso piacere che gli tormentava l'inguine.
Andò avanti così per ore, o forse pochi minuti, forse giorni interi. Yoichi prese qualsiasi contatto con la realtà. E poi finì, le unghie si staccarono dal suo corpo, il peso di Ren sulla sua pancia svanì
«Riprenditi presto, dobbiamo giocare ancora» la voce della kitsune era lontana, accompagnata dal rumore di una porta.
Yoichi riprese fiato, provando a far ordine nella sua mente sconvolta. La minaccia della kitsune lo aveva eccitato più di quanto credesse possibile.

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