Cap X - Pensieri Volpini

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Ren uscì dalla stanza, con tutta la decenza, la malizia e la dignità che l'imbarazzo poteva permetterle.
Non lo aveva previsto. Non aveva nemmeno pensato che potesse accadere.
Finalmente, fuori dalla stanza e al riparo dallo sguardo di Yoichi, Ren poté reagire come avrebbe voluto fare subito.
Il fiato le si mozzò, tutto l'imbarazzo le si concentrò sulla faccia, rendendola così rossa da non distinguerla dai capelli.
La coda le prese a vibrare frenetica, dritta come una lancia. Le orecchie sembravano così rigide da volersi staccare.
L'aveva visto. Per la prima volta in vita sua, lo aveva visto. Ren sentì le gambe tremare, mentre il cuore lottava per romperle le costole e uscirle dal petto.
Non era la prima volta che vedeva un elfo torturato, non era la prima volta che vedeva un elfo nudo. Ma, essere lei a toccarlo, trovarselo così vicino, sentirlo così caldo, duro e dritto a pochissimi centimetri da lei.
Ren non sapeva come aveva fatto a non urlare.
Una cosa era vedere le sue sorelle stuzzicare un elfo, ma la sola idea di farlo lei stessa le faceva vorticare la testa.
Quando lo aveva sfiorato la prima volta, Ren era rimasta pietrificata dalle dimensioni. Aveva nascosto la cosa come possibile, anche perché Yoichi era troppo preso dall'eccitazione per accorgersene.
Poi però, non sapeva come, i movimenti convulsi di Yoichi lo avevano liberato. Ren aveva sentito qualcosa di duro, umido, caldo premerle alla base della coda.
Ridacchiando, quando si era girata, lo aveva visto puntato contro di lei. In un attimo, la kitsune avrebbe preferito affrontare una muta di cani.
Era fuggita via, con la prima scusa che le veniva in mente.
Ora, fuori dalla porta, stava valutando il da farsi.
Poteva rientrare, far finta di nulla e continuare da dove si era fermata. Oppure... oppure nulla. Doveva rientrare, doveva continuare a tormentare quell'elfo. Se fosse fuggita in quel momento, avrebbe perso qualsiasi credibilità come sadica e maliziosa kitsune; sarebbe diventata solo una piccola e carina volpe giocosa.
Un pensiero la folgorò di colpo. Yoichi era un maschio, lei era una femmina. Maschi e femmine fanno sesso.
Di colpo, Ren realizzò che quell'appendice tra la gambe di Yoichi sarebbe potuta entrare dentro di lei. Un panico si impadronì del suo corpo. Ma, mentre la sua testa provava a capire quanto dolore le avrebbe causato, un'altra parte di lei si inebriava della prospettiva.
Ren sentì un calore atroce tra la cosce, seguito da un'umidità sospetta. La kitsune provò a stabilizzare il respiro, quando una figura femminile voltò l'angolo del corridoio.
Si ricompose in fretta, mascherando il volto sconvolto con un sorriso di circostanza e la mano
«Lei è la kitsune» disse la nuova arrivata, squadrandola da capo a piedi
«Decisamente si» sussurrò Ren, atteggiando la voce al tono più languido che poteva «tu sei?»
«Akiono no Ayako» Ren sussultò un momento, mentre l'altra si inchinava «lieta di fare la sua conoscenza»
Ridacchiando, Ren tentò di dire qualcosa
«Oh, la sorellina del mio servitore» ora che la guardava meglio, più da vicino, notava la sfumatura dei suoi capelli, un grigio lucente che le ricordava uno specchio d'argento, e gli occhi nerissimi, così scuri che le faceva male fissarli troppo a lungo.
Ayako si limitò a annuire, un cipiglio infastidito in volto
«Ti ho vista nel cortile, alla partenza» disse Ren, più a se stessa «tiravi con l'arco» l'altra annuì di nuovo
«Yoichi e lei siete convocati da nostra madre» disse l'elfa «essendo lei qui, può riferirlo anche a lui»
«Non vuoi entrare? Nessuna premura da sorellina?» Ren mascherò il panico, perché se quella fosse entrata avrebbe visto Yoichi mezzo, no, totalmente nudo
«Non vedo perché disturbarlo» Ayako chinò il capo «spero che la stanza a lei assegnata sia di suo gradimento»
«La stanza... ma certo!» trillò la kitsune «anche se...»
«La vasca da bagno è grande a sufficienza per la sua coda, mi auguro» per la prima volta in vita sua, Ren sentì imbarazzo per la sua coda «prego, chiamate pure mio fratello»
«Io... lo farò, o volete farlo con me?» provò a mettere quanta più malizia nella sua voce. L'unica risposta di Ayako fu lo stesso cipiglio impassibile
«Non ho interesse a turbare il riposo di mio fratello» detto ciò, l'elfa si girò, avanzando con impeccabile dignità lungo il corridoio.
Ren rimase lì ferma, eccitata, umiliata, imbarazzata, con la ferma convinzione che Ayako l'avesse appena schiaffeggiata in qualche modo.

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